intesa san paolo vol. 38

Stato
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le sciacquatine di questi gg non mi stanno piacendo sto facendo solo scalping portando over poco e niente
quando la vedo sull'orlo dei 2€ mi aspetto sempre che li rompa verso il basso
anche l'america non strappa verso l'alto quindi presumo che prossima settimanba si vada sotto 2
spero di sbagliarmi
Beh, è venuto meno il discorso DVD e BB e fino a quando non c'è qualche motivo per cui "qualcuno" abbia interesse a riportarla su diminuiranno i volumi e scenderà lentamente. A meno di eventi importanti e improvvisi in bene o male. Ha sempre fatto cosi'...
 
Beh, è venuto meno il discorso DVD e BB e fino a quando non c'è qualche motivo per cui "qualcuno" abbia interesse a riportarla su diminuiranno i volumi e scenderà lentamente. A meno di eventi importanti e improvvisi in bene o male. Ha sempre fatto cosi'...
Sembra che tutti siano pessimisti su intesa
 
io non lo sono ma è in discesa e si vede dai grafici...il bottom non si conosce...
C'è una TL ascendente di lungo che passa per 1,66/1,68 e una di lunghissimo che passa circa 15 cent più sotto se non sbaglio. Per me quelli sono i bottom ma sono estremi.
 
C'è una TL ascendente di lungo che passa per 1,66/1,68 e una di lunghissimo che passa circa 15 cent più sotto se non sbaglio. Per me quelli sono i bottom ma sono estremi.
Venerdì ha fatto un buon recupero…. Magari lo short é finito
Infatti.
Un titolo che dovrebbe piombare a 1,93 e più sotto, con wall street che certamente non ha fatto faville, ha recuperato da 2.03 con bella risalita...
 
Dal grafico comparativo riportato il titolo dovrebbe , nel breve, salire ......
 
Ultima modifica:
Al di la del pessimismo che non ha senso in borsa, credo che a 1,93 ci debba tornare. Non penso però a nuovi minimi al momento, poiché bisogna tenere conto dell'inflazione, quindi già 1,90 equivale a 1,70 di un'anno fa. Sempre per l'inflazione però il p/e deve essere molto elevato. Per me lateralizzerà in un range di almeno 40 centesimi nei prossimi mesi. Fra un paio di trimestrali si fa una revisione del tutto, anche se dubito che ci sia in programma un così lungo periodo di tregua nei programmi politici mondiali.
 
Si muove troppo poco per i miei gusti.. ho difficoltà a portare a casa operazioni con questa poca volatilità..
 
Banche: sarà riscossa in filiale? (Mi.Fi.)
12 Dicembre 2022 - 09:15AM
MF Dow Jones (Italiano)

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Dalla metà di luglio a oggi i titoli bancari italiani hanno guadagnato in media il 30% in piazza Affari, recuperando la caduta seguita all'invasione dell'Ucraina. In alcuni casi come quello di Unicredit il salto è stato ancora più sostenuto e i titoli hanno messo a segno un +50%. Rimbalzo tecnico o svolta storica? Con i tassi arrivati al 2% (livello più elevato da gennaio 2009) e quelli di deposito all'1,5%, da qualche mese la politica monetaria ha messo il turbo al margine di interesse che ha iniziato a crescere con percentuali a doppia cifra. Già in estate l'agenzia di rating S&P aveva stimato che un rialzo del 2% avrebbe comportato un aumento del margine d'interesse medio delle banche europee di circa il 18% rispetto al 2021.
Una prova generale, scrive MF-Milano Finanza, la si è vista nei risultati dei nove mesi: le cinque maggiori banche italiane hanno registrato un utile aggregato di 8,9 miliardi, in crescita del 5,5% rispetto agli 8,25 miliardi dello stesso periodo del 2021. La componente di maggior rilievo è stata per l'appunto quella del margine di interesse, salito di quasi 1,5 miliardi (+9,1%). Questa performance ha consentito di assorbire l'esposizione sul mercato russo e di proseguire con le attività di deleveraging e alleggerimento degli stock di crediti deteriorati iscritti a bilancio. Gli azionisti potrebbero beneficiare del quadro favorevole. In un recente report gli analisti di Citi si aspettano annunci positivi in termini di dividendi con i risultati dell'esercizio 2022 e prevedono un rendimento del capitale per il 2023 del 10% e oltre. Già oggi peraltro Santander e Ing continuano a riacquistare azioni, mentre Bnp Paribas inizierà il proprio programma di riacquisto non appena si concluderà l'operazione BancWest. Anche le banche italiane sono state generose. Intesa Sanpaolo ha maturato nei nove mesi 2,3 miliardi di dividendi e ha appena deliberato la distribuzione di 7,38 centesimi di euro per azione come acconto a valere sui risultati del 2022. Tra cedole e buyback invece Unicredit quest' anno ha distribuito 3,75 miliardi, un settimo della propria capitalizzazione.
Sarà vera riscossa? Malgrado l'ottimismo del mercato, le nubi all'orizzonte non mancano. L'economia europea si sta deteriorando e l'escalation militare in Ucraina prosegue. Al punto che la Vigilanza della Bce non manca di raccomandare prudenza ai gruppi bancari. "Se i tassi di interesse più alti e i margini sui tassi stanno sostenendo la redditività delle banche in questa fase, possono anche intaccare la capacità degli utenti che hanno fatto elevato ricorso alla leva finanziaria di restituire i loro debiti", ha avvertito il numero uno della Vigilanza Andrea Enria nella sua ultima audizione al Parlamento europeo. "Le banche devono prepararsi per il potenziale impatto avverso negativo del contesto di incertezza delle loro attività. Il nuovo contesto di rischi giustifica alcuni aggiustamenti nel nostro approccio di vigilanza", ha rincarato Enria. Sia chiaro: il regolatore ha escluso uno stop unilaterale ai dividendi, come accaduto all'inizio della pandemia. Quello che diversi banchieri temono è una stretta sui requisiti di capitale che spinga implicitamente gli istituti a essere meno generosi con gli azionisti.
I forti segnali di incertezza si riflettono anche nelle vicende di alcuni gruppi. Sotto i riflettori in questi giorni c'è soprattutto Unicredit. Venerdì 9 dicembre Bloomberg ha ventilato un aumento del requisito patrimoniale Pillar 2 (articolo a pagina 5), sulla base delle comunicazioni preliminari della Bce. La banca guidata da Andrea Orcel ha subito messo le mani avanti, assicurando che l'incremento sarà "in misura minima rispetto all'attuale livello di 175 punti base". Tradotto: i dividendi sono assicurati. "Non c'è alcun impatto sulle politiche distributive per il 2022 e per il futuro, sul funding plan né sul target di capitale, che rimangono come da guidance", ha precisato Unicredit, che fornirà al mercato un ulteriore aggiornamento dopo aver ricevuto la lettera formale dello Srep con il risultato finale. Già oggi l'intervento della Bce ha aperto un dibattito all'interno del board di piazza Gae Aulenti, dove non manca qualche segnale di perplessità sulle scelte più recenti. Di sicuro il caso Unicredit sarà un test importante per saggiare la solidità di una riscossa a cui, malgrado tutto, banchieri e investitori avevano iniziato a credere.
 
io guardo il 50ennale il btp67, il macd sta tagliando al ribasso, la mm20 sta a 77,4 e li li x tagliarla, 2800 miliardi di debito pubblico, verra sicuramente adoperato x sostenere indice dei soldi facili, ma diciamolo fra noi il prezzo dell'indice giusto sta molto piu in basso. o no solo un mio pensiero. ps dimenticavo stiamo sempre sotto alla mm200 x il 67. ciao
 
12/12/2022 08:54BANCHE: STIPENDI, VINCE ORCEL (MI.FI.)
ROMA (MF-DJ)--Le remunerazioni dei ceo sono un aspetto sempre piu' rilevante nella strategia delle banche italiane. Non solo perche', dopo l'entrata in vigore della Vigilanza Unica, rappresentano un frequente elemento di confronto con il regolatore; ma anche perche' gli investitori istituzionali stanno dedicando crescente attenzione a questo aspetto. Lo si e' visto nelle ultime stagioni assembleari, quando alcuni istituti hanno rischiato la bocciatura da parte del mercato. Ma vediamo piu' nel dettaglio qual e' oggi la situazione dei ceo nelle principali banche italiane. In base agli ultimi dati ufficiali (esercizio 2021), la busta paga piu' pesante siconferma quella dell'amministratore delegato di Unicredit Andrea Orcel. Arrivato in piazza Gae Aulenti nella primavera del 2021, il banchiere era subito finito al centro di polemiche per il compenso da 7,5 milioni concesso dal consiglio di amministrazione. La cifra, pur elevata per il mercato italiano, non si discosta comunque dalla media delle grandi banche europee dove gli stipendi dei capi azienda superano anche la soglia dei 10 milioni (come accaduto all'ex ceo di Ubs Sergio Ermotti che nel 2020 aveva incassato quasi 12 milioni di euro). Nel 2021 Orcel ha comunque ricevuto un totale di 6,7 milioni cosi' articolati: 1,8 milioni di componente cash fissa, 89 mila euro di cash variabile e 4,8 milioni di azioni. Cifre superiori a quelli incassate dal predecessore Jean Pierre Mustier nel 2020: 5,2 milioni articolati in 911 mila euro di fisso e 4,3 milioni equity. La scorsa settimana il Financial Times ha riportato indiscrezioni su un possibileaumento dello stipendio di Orcel, anche se per il momento il vertice della banca non si sbilancia: il ceo "non ha mai avanzato richieste di alcun tipo ne' al consiglio di amministrazione ne' al comitato per le remunerazioni di aumento del suo compenso", ha puntualizzato il presidente Pier Carlo Padoan. In Intesa Sanpaolo Carlo Messina ha ricevuto nel 2021 un compenso di circa 4,7 milioni, cosi' ripartito: 2,62 milioni come componente cash fissa, 414 mila euro come premio cash annuale e azioni per un controvalore di 1,65 milioni, a valere sui programmi di incentivazione degli esercizi precedenti. La cifra e' superiore a quelle del 2020 (4,26 milioni) e del 2019 (4,32 milioni), anche alla luce dell'evoluzione positiva del mercato, mentre e' ancora presto per fare previsioni sul 2022. La componente variabile e' infatti collegata ai risultati aziendali dell'anno in corso e pertanto, allo stato attuale, non e' quantificabile. In terza posizione sul podio dei ceo bancari italiani piu' pagati c'e' l'amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel che nell'ultimo esercizio disponibile ha ricevuto compensi per 4,4 milioni: 1,9 milioni di componente fissa, 1,17 milioni di componente cash variabile e 1,33 milioni in azioni. Anche in questo caso il trend e' in crescita rispetto agli anni della pandemia. Seguono Giuseppe Castagna di Banco Bpm (2,33 milioni), Gian Maria Mossa di Banca Generali (1,8 milioni), Massimo Doris di Banca Mediolanum (1,8 milioni), il ceo di Bper Piero Montani ha ricevuto 1,2 milioni, il fondatore di Illimity Corrado Passera (769 mila euro) e l'ad di Mps Luigi Lovaglio (466 mila euro). "Quello delle remunerazioni dei ceo e' un tema sempre piu' caldo nei rapporti tra le grandi banche e il mercato", spiega a MF-Milano Finanza Andrea Di Segni, managing director di Morrow Sodali. Sotto la lente degli investitori non c'e' tanto l'importo generico dei compensi quantoi criteri che lo regolano. L'utilizzo dei criteri Esg come key performance indicator (kpi) per la remunerazione del management e' la nuova frontiera che si sta aprendo in Europa. A livello metodologico la questione e' stata gia' affrontata da almeno un decennio e nel mondo - soprattutto anglofono - le grandi banche collegano ormai regolarmente le remunerazioni del management anche ai criteri Esg. Quello Esg peraltro e' un insieme ampio nel quale rientrano una molteplicita' di tematiche. Tra queste l'attenzione del mercato continua ad andare soprattutto al climate change, seguito dalla composizione e dall'efficacia del board, dalla gestione del personale fino alla remunerazione dei dirigenti. Senza dimenticare temi apparentemente piu' di nicchia, anche se sempre piu' rilevanti per le aziende, come la gestione della supply chain, la cybersecurity e la biodiversita'. "In media in Italia tra il 10 e il 20% dei piani di incentivazione e' ormai collegata a criteri Esg, a riprova del fatto che per questi aspetti c'e' un'attenzione costante da parte degli istituti di credito e degli investitori", spiega Di Segni. Si tratta peraltro di temi su cui all'estero si vede gia' un confronto serrato tra banche e mercato, come dimostrano le cronache finanziarie degli ultimi anni. L'assemblea di Jp Morgan Chase per esempio si e' opposta a un bonus di circa 50 milioni di dollari per il ceo Jamie Dimon e ha votato contro 201 milioni di remunerazioni per sei top manager. Solo il 31% degli azionisti ha espresso un voto positivo. Che dire del mercato italiano? Piazza Affari non e' abituata alle battaglie assembleari che si combattono in Usa o in Uk, ma il vento del cambiamento sta arrivando anche qui. "Sicuramente fissare il compenso per un top manager o un amministratore delegato e' oggi un'operazione molto piu' delicata rispetto a qualche anno fa e le grandi banche non possono permettersi di prenderla alla leggera", conclude Di Segni. red fine MF-DJ NEWS 1208:53 dic 2022
 
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