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Banche, ecco perché l’outlook 2024 di Moody’s è negativo. Cosa può cambiarlo

Banche, ecco perché l’outlook 2024 di Moody’s è negativo. Cosa può cambiarlo


Banche, ecco perché l’outlook 2024 di Moody’s è negativo. Cosa può cambiarlo​

di Francesca Gerosa

La ridotta liquidità e la capacità di rimborsi più limitata comprimeranno la qualità dei prestiti delle banche a livello globale, aumentando i rischi sugli attivi, avverte l’agenzia di rating, preoccupata per il rallentamento economico in Cina e per l'esposizione degli istituti al settore immobiliare commerciale negli Stati Uniti e in Europa


L’outlook di Moody’s sulle banche globali nel 2024 è negativo. Il perché è presto detto: le politiche monetarie più restrittive delle banche centrali hanno portato a una crescita del Pil più bassa. «La ridotta liquidità e la capacità di rimborsi più limitata comprimeranno la qualità dei prestiti, aumentando i rischi sugli attivi degli istituti di credito», avverte l’agenzia di rating statunitense. Al contempo, la redditività probabilmente diminuirà a causa dei maggiori costi di finanziamento, della minor crescita dei prestiti e delle riserve accumulate.

Il capitale delle banche rimarrà stabile

Tuttavia, il capitale delle banche rimarrà stabile, beneficiando della generazione organica di capitale e di una moderata crescita dei prestiti, mentre alcune delle più grandi banche statunitensi accumuleranno capitale, prevede Moody’s. In particolare, «le banche in Europa manterranno ampi buffer al di sopra dei minimi regolamentari. Negli Stati Uniti (rating Aaa e outlook negativo), alcune delle più grandi banche aumenteranno il capitale a causa dei cambiamenti normativi. Nell'Asia-Pacifico, la generazione organica di capitale e i dividendi prudenti garantiranno la stabilità del capitale».

La liquidità rimarrà scarsa

Il contesto operativo si deteriorerà sotto le politiche monetarie restrittive. «Le principali banche centrali inizieranno a tagliare i tassi, ma la liquidità rimarrà scarsa, portando a una crescita del Pil più bassa nel 2024», prosegue Moody’s. Certo, l'inflazione sta rallentando, ma rimangono rischi geopolitici (guerra in Ucraina e in Medio Oriente) e climatici. E anche la crescita economica della Cina (rating A1 e outlook stabile) è destinata a rallentare a causa della limitata spesa privata, delle esportazioni deboli e della crisi del mercato immobiliare.

Maggiori rischi sugli attivi delle banche

La qualità dei prestiti sarà compressa dalla bassa liquidità e da una capacità di rimborsi più limitata. Gli aumenti precedenti dei tassi di interesse porteranno a maggiori rischi sugli attivi e accumuli di riserve. E ancora. L'aumento della disoccupazione nelle economie avanzate indebolirà la performance dei prestiti. Senza contare, aggiunge Moody’s, che «l'esposizione al settore immobiliare commerciale (CRE) negli Stati Uniti e in Europa rappresenta un rischio crescente; nell'Asia-Pacifico, mercati immobiliari specifici sono sotto stress. Le banche cinesi stanno affrontando alcuni rischi legati a una crescita economica più lenta e agli impatti di secondo ordine derivanti da un prolungato calo nel mercato immobiliare. La redditività delle banche, quindi, diminuirà a causa dei maggiori costi di finanziamento, della minor crescita dei prestiti e delle esigenze di copertura delle perdite sui prestiti».

I maggiori costi di finanziamento ridurranno i margini di interesse


Così ì profitti degli ultimi due anni probabilmente inizieranno a diminuire, ma rimarranno solidi, assicura Moody’s. I maggiori costi di finanziamento ridurranno i margini di interesse delle banche, mentre la produzione di prestiti continuerà a indebolirsi poiché gli aumenti dei tassi limitano la domanda e si stringono gli standard di credito. Le spese per le coperture seguiranno gli aumenti dei rischi sugli attivi, mentre le spese operative affronteranno maggiori investimenti in tecnologia e nuovi costi regolamentari. La crescita dei depositi rallenterà, mentre i depositi si sposteranno su conti più costosi o usciranno dai sistemi bancari. Infine, la carenza di valuta straniera metterà sotto pressione la liquidità in alcuni mercati di frontiera.

Cosa può cambiare l’outlook di Moody’s a stabile e a positivo

Moody’s ha anche evidenziato cosa può cambiare il suo outlook negativo sulle banche a stabile: una più marcata diminuzione dell'inflazione consente una politica monetaria espansiva e una ripresa della crescita economica. Migliori prospettive economiche della Cina in grado di limitare il rischio di un contagio ad altre regioni. Le preoccupazioni per il finanziamento e la liquidità si attenuano con tassi più bassi. L'attività commerciale si intensifica, consentendo alla crescita di compensare la flessione della redditività e i limitati aumenti nelle coperture per le perdite sui prestiti. Il rischio di deterioramento della qualità degli attivi di

Sei, invece, gli spunti che potrebbero far cambiare l’outlook di Moody’s sulle banche a positivo: la crescita del Pil più forte del previsto e l’inflazione che si porta sui target delle banche centrali; le autorità cinesi che gestiscono efficacemente le pressioni economiche, sociali e ambientali; il finanziamento e la liquidità che traggono beneficio dai tassi più bassi; la redditività che aumenta grazie a una maggior domanda di prestiti e costi di finanziamento più contenuti; pochi crediti deteriorati, riserve abbondanti, crescita prudente dei prestiti; miglioramento dei livelli di capitale. (riproduzione riservata)

Orario di pubblicazione: 04/12/2023 14:26
Ultimo aggiornamento: 04/12/2023 15:16
 
CONSULENTI FINANZIARII

Fideuram e Sanpaolo Invest danno vita alla Open Financial Week​

di Enrico Colombo

Al via la nona edizione della Open Financial Week, una due giorni dedicata al binomio tecnologia e sostenibilità



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Sergio Pepe

Oggi e domani, presso il teatro Petruzzelli di Bari, è in programma la IX edizione della Open Financial Week. Fideuram e Sanpaolo Invest, reti di consulenti finanziari di Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking presenteranno ai risparmiatori le rispettive analisi sui temi legati alla tecnologia e sostenibilità, in collaborazione con Fideuram Asset Management SGR, Goldman Sachs, Amundi e Lombard Odier.

Oggi alle 19.30, presso il Foyer del Teatro, è in programma la prima tavola rotonda dal titolo “Tecnologia e Sostenibilità: la strada per il futuro” con la partecipazione di Isauro Cancellieri, sales director di Amundi ed Emanuele nero, executive director di Goldman Sachs, moderati da Giuseppe Riccardi, editore di Fondi&Sicav.
Domani, giovedì 7, sempre alle 19.30, la seconda tavola rotonda con Lucia Forte amministratore delegato di Oropan SpA, azienda del territorio che ha fatto della sostenibilità e tecnologia il suo punto di forza e Giancarlo Fonseca, country head Italy di Lombard Odier, sempre moderati da Giuseppe Riccardi.
La due giorni di lavori si concluderà con un evento musicale a carattere più convivale: Gianluca Guidi interpreterà “The Voice”, accompagnato dai Karima Quartet intratterranno gli oltre mille ospiti presenti a Teatro. La serata è presentata dall’attore Demo Mura.
Sergio Pepe, divisional manager Fideuram ha così commentato: “Siamo alla nona edizione di un evento ormai diventato storia della nostra Città. Quest’anno vogliamo focalizzarci sul binomio tecnologia e sostenibilità, due concetti che stanno interessando sempre più la comunità finanziaria. La nostra attività, che combina consulenza patrimoniale personalizzata, trasparenza e diffusione di cultura finanziaria, ci porta ad organizzare frequenti incontri, per favorire una sempre più ampia conoscenza dei mercati e dei trend macroeconomici che caratterizzeranno il prossimo futuro. Sono convinto che l’innovazione sostenibile rivoluzionerà, nei prossimi anni, il concetto di sviluppo economico e genererà nuovi modelli di business non solo per le grandi multinazionali ma anche per le piccole e medie imprese del nostro territorio. Questo nostro impegno ci viene riconosciuto ed è particolarmente apprezzato dagli oltre 20.000 clienti attivi nella Regione, seguiti oggi da 115 consulenti finanziari che in Puglia gestiscono nelle cinque sedi - tra filiali e agenzie - circa 2,7 miliardi di euro di asset complessivi”.

Orario di pubblicazione: 06/12/2023 11:32
Ultimo aggiornamento: 06/12/2023 11:54
 
Messina ha detto anche la sua sui tassi...


Azioni, 5 titoli long e 5 titoli short fra banche e assicurazioni. Il consenso su Intesa Sanpaolo e Unicredit
Azioni, 5 titoli long e 5 titoli short fra banche e assicurazioni. Il consenso su Intesa Sanpaolo e Unicredit
Piazza Affari

Azioni, 5 titoli long e 5 titoli short fra banche e assicurazioni. Il consenso su Intesa Sanpaolo e Unicredit​

di Elena Dal Maso

Gli analisti di Mediobanca Research hanno rivisto il portafoglio finanziario europeo long-short in vista dei movimenti di fine anno. Ecco i cambiamenti e l’aggiornamento Bloomberg sul consenso delle due maggiori banche italiane fra Goldman Sachs, JP Morgan, Societe Generale, Autonomous...


Mediobanca Research ha aggiornato la sua nota sul settore finanziario europeo rivedendo il portafoglio dei titoli. Intanto giovedì 6 dicembre il Ftse Mib viaggia in leggero calo a 30.300 punti, il volume delle contrattazioni è ridotto a causa della festività di Sant’Ambrogio a Milano.

Nel mese di novembre il portafoglio di investimento finanziario di Mediobanca ha visto il rendimento calare leggermente (-1%), con un contributo negativo da parte di ogni partecipazione, spiegano gli analisti di Piazzetta Cuccia. Le contrattazioni che riguardano le banche spagnole (la coppia Santander- CaixaBank -0,6%), gli istituti italiani ( Unicredit- Intesa Sanpaolo -3%), inglesi (Standard Chartered-Barclays -0,4%) e francesi/del Benelux (Ing- Societe Generale -0,6%), hanno tutti chiusi in calo il mese di novembre.

Per quanto riguarda dicembre, invece, gli analisti restano «cauti nei confronti dei fattori tecnici fino a fine anno e preferiscono stare abbinati (paired), privilegiando i titoli che effettuano buyback». E di conseguenza effettuano un rolling sul trading legato alle coppie Unicredit- Intesa Sanpaolo e Ing- Societe Generale. Il rollover significa uscire da un contratto e acquistare il contratto con la scadenza successiva più lunga, in modo da mantenere una posizione con scadenza costante.

A questo si aggiungono tre nuovi titoli assicurativi. Gli analisti sono lunghi su Hannover Rück in attesa del Capital Markets Day, abbinata a Munich Re (short), in riferimento alla quale si aspettano contrattazioni laterali. Inoltre giocano la coppia Allianz-Zurich grazie al programma di riacquisto di azioni «più stabile» del gruppo assicurativo tedesco. Infine, introducono la coppia Tryg A/S (compagnia scandinava)- GFJ.

Titoli Long

ING: interessante attività di buyback fino a fine anno.

Unicredit: il programma di riacquisto di azioni proprie in corso e« i solidi fondamentali scambiati a multipli modesti continueranno a sostenere la performance».

Hannover Rück: gli analisti si aspettano che il Capital Markets Day del 12 dicembre «rinforzi il messaggio di conservazione e ribalti la sottoperformance del 10% rispetto alla concorrente Munich Re».

Allianz: gli analisti vedono un «caso di investimento più chiaro e un buyback solido (con un rendimento totale del 7%) oltre ad una buona performance partita nel terzo trimestre che dovrebbe proseguire».

Tryg A/S: buyback in corso (1% della capitalizzazione di mercato, termina il 31 gennaio) dovrebbe sostenere gli acquisti dopo una debolezza da inizio anno.

Titoli Short

Societe Generale: il titolo esce da un rally da +11% dopo i minimi toccati nel terzo trimestre 2023 e gli analisti ritengono che non ci siano grandi driver ora per sostenere la corsa.

Intesa Sanpaolo: la valutazione pare ragionevole.

Munich Re: l’oulook per il 2024 (sarà illustrato il 15 dicembre) è atteso in linea con il consenso a 5 miliardi di euro, il titolo dovrebbe muoversi lateralmente.

Zurich: gli obiettivi per il 2025 non sono lontani dal consenso e i riacquisti dopo i risultati 2023 «saranno un po’ incerti». Di conseguenza, gli analisti si aspettano che il programma di buyback «più costante di Allianz venga ricompensato meglio».

GFJ: i target del Capital Markets Day sono più alti delle attese, gli analisti prevedono un andamento laterale a dicembre del titolo dopo la forte performance dell'ultimo mese.

Unicredit – Intesa Sanpaolo, che cosa dice il consenso Bloomberg

Intesa Sanpaolo, 23 rating buy su Bloomberg, 6 hold. Ecco gli ultimi dieci giudizi per ordine temporale di pubblicazione:
  1. Autonomous, neutral, target price 3,08 euro (6 dicembre 2023)
  2. Mediobanca, neutral, 3,00 euro (5 dicembre 2023)
  3. Equita Sim, buy, 3,60 euro (1 dicembre 2023)
  4. Goldman Sachs, buy, overweight, 3,60 euro (30 novembre 2023)
  5. JP Morgan, buy, 3,90 euro (29 novembre 2023)
  6. Societe Generale, buy, 3,40 euro (27 novembre 2023)
  7. Jefferies, buy, 3,90 euro (27 novembre 2023)
  8. ISS-EVA, overweight, / (21 novembre 2023)
  9. HSBC, buy, 3,50 euro (20 novembre 2023)
  10. Berenberg, hold, 3,00 euro (17 novembre 2023)

Unicredit, 25 rating buy su Bloomberg, 2 hold. Ecco gli ultimi dieci giudizi per ordine temporale di pubblicazione:
  1. Equita Sim, buy, 31,00 euro (6 dicembre 2023)
  2. Autonomous, outperform, 31,3 euro (6 dicembre 2023)
  3. Mediobanca, outperform, 34,00 euro (5 dicembre 2023)
  4. Goldman Sachs, buy, 34,00 euro (30 novembre 2023)
  5. Intesa Sanpaolo, buy, 30,00 euro (29 novembre 2023)
  6. JP Morgan, overweight, 39,00 euro (27 novembre 2023)
  7. Societe Generale, buy, 29,00 euro (27 novembre 2023)
  8. Morgan Stanley, overweight, 36,00 euro (27 novembre 2023)
  9. Jefferies, buy, 39,90 euro (24 novembre 2023)
  10. Alpha Value, buy, 36,70 euro (24 novembre 2023)

Intesa, il ceo Messina: tassi negativi, un mondo sbagliato

«Quello dei tassi negativi era un mondo sbagliato. È giusto, invece, che il costo del denaro oscilli tra il 2 e il 4%. Non so dire se la Bce abbia sbagliato la tempistica nell'aumentare i tassi, ma il livello attuale mi pare corretto rispetto all'inflazione, la cui riduzione mi sembra a portata di mano». Lo ha detto nel corso di un’intervisra l'ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, parlando della stretta monetaria avviata l'anno scorso dalla Bce per riportare l'inflazione verso l'obiettivo del 2%.

A proposito della tassa sugli extraprofitti delle banche, Messina ha ricordato che «a maggio sono stato l'unico a dire che se la extra tassazione fosse stata usata contro le disuguaglianze, la banca sarebbe stata a favore. Sono convinto che sia giusto soprattutto a fronte di utili che superano anche le aspettative. E per questo abbiamo lanciato un piano da 1,5 miliardi in 5 anni: sarebbe giusto che lo facessero tutte le aziende che hanno molti utili. La remunerazione degli azionisti è fondamentale, ma sono gli azionisti stessi ad apprezzare l'impegno sociale delle imprese. Senza che siano altri a chiederlo. Purtroppo si vedono poche aziende che agiscono in questo modo. Così come vanno alzati gli stipendi».

Quanto alle scelte della banca, «noi faremo più di 7,5 miliardi di utile netto di fronte a una richiesta di aumento di 435 lordi al mese come faccio a dire di no? Bisogna dimostrare alle proprie persone che ci si prende cura di loro. Sono loro che ci permettono di fare questi utili. E pazienza se gli economisti dicono che l'aumento dei salari fanno aumentare l'inflazione», ha concluso Messina.

Orario di pubblicazione: 07/12/2023 09:21
Ultimo aggiornamento: 07/12/2023 11:04
 
Più ricchi del Btp: 50 azioni a Piazza Affari e 15 bond con dividendi e rendimenti anche del 17%
Più ricchi del Btp: 50 azioni a Piazza Affari e 15 bond con dividendi e rendimenti anche del 17%
Btp contro azioni e bond

Più ricchi del Btp: 50 azioni a Piazza Affari e 15 bond con dividendi e rendimenti anche del 17%​

di Elena Dal Maso

Mentre il rendimento del titolo di Stato scende dal 5% al 4%, si fanno largo i dividendi delle azioni, che offrono fino al 17%. E nel 2024 sono attesi stacchi per 32 miliardi a Piazza Affari. Ecco quali sono i titoli più generosi e una selezione di bond che rende fino al 6%


E ora che il rendimento del Btp decennale è sceso all’improvviso dal 5% fino al 3,9%, i concorrenti all’investimento forse più amato dagli italiani iniziano ad alzare la testa. A partire dalle azioni di Piazza Affari, che vantano un dividend yield (il rapporto fra prezzo e cedola) atteso nel 2024 dal consenso degli analisti compreso fra il 17% e il 4,5% nei primi 50 titoli del segmento Mta, per arrivare ai bond concorrenti al titolo di Stato italiano, come quelli dei Paesi dell’Est Europa o anche un’emissione Tim rivolta agli investitori finali, che restituiscono il 6%.

Perché il rendimento Btp è sceso tanto e quindi il prezzo, che si muove in direzione opposta, è in pieno rally? Perché i mercati si aspettano che la Bce inizi a tagliare i tassi fra sei mesi e quindi le emissioni già sul mercato vengono acquistate a mani basse dagli investitori. Intanto le azioni cercano di farsi largo nei portafogli degli investitori e Piazza Affari è famosa per essere il listino europeo più generoso sul fronte dei dividendi. I primi quattro titoli con uno yield a doppia cifra sono soprattutto finanziari: doValue (17%), Banca Ifis (13%), Intesa Sanpaolo (11%), Igd (10,6%).

Una cascata di dividendi

«Nel 2024 il Ftse Mib dovrebbe staccare un importo di oltre 32 miliardi di euro», spiega Diego Toffoli, responsabile Investimenti di Intermonte Advisory & Gestione. Erano 31 miliardi circa nel 2023, sarebbe un aumento del 3,2%. «Il dividend yield del Ftse Mib per il 2023 è stato del 4,42%, mentre la stima per il 2024 è del 5% circa. Il dividend yield è tornato a crescere dal 2020 e sia quest’anno che l’anno prossimo il contributo del settore finanziario è stato e sarà importante. Per il 2024 si stima che il dividendo del settore finanziario pesi più di un terzo del totale», sottolinea Toffoli. Che ricorda come «il mercato cerchi di anticipare le mosse della Bce e ad oggi si è arrivati a stimare anche 150 di punti base di tagli nel 2024. Tassi in calo spingono al rialzo gli indici azionari». Tuttavia, se il mercato «arriverà troppo carico sulle aspettative, potrà accadere che all’evento del taglio tassi ci saranno prese di profitto. Il dividend yield è rapportato al prezzo, quindi se scende quest’ultimo, il dividend yield sale».

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Ftse Mib +33% grazie ai dividendi

Anche Lorenzo Batacchi, portfolio manager di Bper Banca e membro Assiom Forex, mette in evidenza che «i dividendi delle azioni sono tornati a fare concorrenza al titolo di Stato. E l'Italia resta un listino interessante con un rapporto prezzo/utili delle società quotate atteso al 2024 attorno alle 8 volte». C'è un'inversione storica in corso, spiega Batacchi, «con il Ftse Mib salito del 33% da inizio anno, dividendi compresi, forse i mercati hanno già anticipato il rally del primo trimestre 2024 nell'attesa che la Bce tagli i tassi, magari addirittura prima della Fed. Un'ipotesi circolata sui mercati dopo l'intervento, inatteso, di Isabel Schnabel, membro del board della Bce, nota per essere un falco».

Ftse Mib a 31.500?

Invoca qualche cautela, Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, che avverte: «Il mercato sconta, in modo molto ottimistico, un probabile taglio dei tassi già nel primo trimestre 2024 e una serie di tagli del costo del denaro pari a 125-150 punti base che potrebbero portare a fine anno i tassi sui depositi al 2,50%/2,75% e quelli sulle operazioni di rifinanziamento principale al 3%/3,25%». Ad aumentare le aspettative su una Bce con un atteggiamento meno restrittivo del previsto è stata l’intervista di Isabel Schnabel, membro del Comitato Esecutivo dell’istituto di Francoforte. «La regista occulta delle azioni delle Bce, che negli ultimi mesi ha anticipato le mosse della Bce più della presidente Christine Lagarde e del capo economista Philip Lane», ha sottolineato come la crescita dei prezzi al consumo abbia evidenziato un forte rallentamento, «ben maggiore delle previsioni dei banchieri centrali, rendendo improbabile un nuovo aumento dei tassi». Un cambio di rotta radicale da parte di uno dei membri cosiddetti falco del board di Francoforte che non più tardi del «3 novembre non escludeva che i tassi potessero essere alzati di nuovo».

A questo punto, che cosa potrebbe accadere a Piazza Affari, che nel frattempo ha riagganciato quota 30.000? Per l’esperto, «il rally potrebbe continuare almeno fino a metà dicembre quando si riuniranno i Consigli Direttivi di Federal Reserve (Fomc 12/13 dicembre) e Bce (14 dicembre). Crediamo che l’indice italiano possa raggiungere l’obiettivo di 31.500 nelle prossime sessioni per poi scendere alla fine dell’anno. Pensiamo che le riunioni delle banche centrali potrebbero raffreddare un po’ l’entusiasmo degli investitori. Già in passato i banchieri centrali avevano etichettato troppo presto l’inflazione elevata temporanea intervenendo tardi per contenerla». Nella riunione di dicembre della Bce si discuterà inoltre dei reinvestimenti del piano Pepp, ricorda Diodovich, un argomento che interessa da vicino l’Italia perché ha a che fare con i Btp. «A nostro avviso per evitare eccessive turbolenze sui mercati la decisione sui reinvestimenti sul Pepp sarà rinviata al primo trimestre», conclude l’analista.

Bond che battono il Btp

Per Giacomo Alessi, analista obbligazionario di Finint Private Bank, «il momento d’oro dei bond non sembra vicino ad arrestarsi, la fine del 2023 ha visto bruschi movimenti di restringimento dei tassi e l’impressione è che il 2024 sarà un anno di tagli. La previsione è di una riduzione di 150 punti base. Il Btp ha visto il rendimento calare dal 5% al 3,9% in poche sessioni e non sembra che ci siano grosse resistenze affinché continui la sua discesa». Il momento attuale ricorda in maniera «simmetricamente opposta il periodo nel quale l’inflazione stava iniziando a registrare impennate al 5-7% con i tassi ancora prossimi allo zero.

Sostanzialmente oggi come allora è in corso un principio di movimento che potrebbe continuare e protrarsi se gli attuali dati dovessero essere confermati nel prossimo futuro», ragiona Alessi. E’ sempre complicato trovare titoli che «possano superare il rendimento del Btp che tutt’ora è il titolo di stato dell’Eurozona con rendimento maggiore. C’è da guardare all’Est Europa con Romania e Ungheria che hanno ancora rendimenti piuttosto alti e in qualche corporate italiano come Tim ed alcuni titoli tedeschi che sono tra gli unici emittenti a mantenere un taglio minimo retail anche per i titoli di interesse internazionale», conclude Alessi.

Considerando le varie asset class, le obbligazioni «si distinguono per le loro solide prospettive nelle nostre prospettive macro di base, oltre che per la loro resilienza, diversificazione e soprattutto valutazione», interviene Geraldine Sundstrom, Asset Allocation Portfolio Manager di Pimco. Considerati i rischi di un «mercato azionario costoso, l'opportunità di un'allocazione al reddito fisso di alta qualità è convincente», riprende. Nel credito, Pimco preferisce «restare prudente sul credito societario a tasso variabile di minore qualità come i prestiti bancari e determinati attivi sui mercati privati, che restano i più suscettibili ai tassi alti e già mostrano segnali di tensione». Sebastiano Picone, Head of Partnerships Italy di Moneyfarm, suggerisce, «con tassi a questi livelli, emissioni con scadenze più lunghe che possono generare benefici interessanti lato prezzo hanno in portafogli più movimentati, dove non parliamo di investimenti buy & hold».

L’alternativa: i certificate sui Btp

Esiste anche la possibilità di puntare su un eventuale ribasso dei tassi senza necessariamente acquistare il Btp, operando con i Mini Future Certificate quotati su Borsa Italiana: strumenti che permettono di investire a leva sia al rialzo (Mini Future Long) che al ribasso (Mini Future Short), su un determinato sottostante. «Quando questo è un titolo di stato, in caso di aspettativa di diminuzione dei tassi, è possibile acquistare un Mini Future Long», racconta Nevia Gregorini, Head of Exchange Traded Solutions di Bnp ParibasCib. Con questi certificate «non è possibile perdere oltre il capitale investito. Per esempio, con il decennale italiano che rende attorno al 3,97%: in caso di ribasso dei tassi di 50 punti, si arriverebbe al 3,47% e il future sul Btp, che adesso quota circa 117, si apprezzerebbe fino a 121», conclude l’esperta.


Milano Finanza - Numero 242 pag. 8 del 09/12/2023
 
Mercati, c’è una mina pronta a esplodere nel 2024. Ecco quale secondo Jp Morgan Am
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La sede di Jp Morgan

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di Marco Capponi
tempo di lettura 2 min

A partire dal prossimo anno verrà meno una serie di cuscinetti, dai mutui al credito alle imprese, che finora hanno fatto resistere l’economia ai venti contrari. Ma la politica fiscale rimarrà espansiva. Come investire al meglio con azioni, bond e asset alternativi


C’è una mina pronta a esplodere sui mercati finanziari mondiali. Un elefante in cristalleria che finora è stato domato, ma che potrebbe essere sul punto di cadere rovinosamente. A partire dal prossimo anno è previsto infatti un boom di scadenze di bond finanziati con i tassi a zero precedenti alle maxi-strette di Fed e Bce del biennio 2022-23, che dovranno essere rifinanziati con i nuovi tassi alti. A lanciare l’avvertimento è Maria Paola Toschi, global market strategist di Jp Morgan Am, nell’ambito dell’outlook 2024della società di gestione, ramo di asset management della più grande banca di investimento al mondo.

Attenti a cantar vittoria

Il titolo dell’outlook è quanto mai emblematico. «Troppo presto per cantare vittoria». Una prima spia da monitorare è quella dei mutui. «Quelli contratti prima dei rialzi, a tasso fisso, hanno finora assorbito l’aumento dei costi», ha spiegato la strategist, segnalando però al contempo un crollo importante delle richieste, sia negli Stati Uniti sia in Europa, in coincidenza con il picco dei tassi.

E poi ci sono le scadenze del credito. Il rifinanziamento delle società diventerà gradualmente più caro, tanto più che a partire dal prossimo anno scadrà un numero importante di bond, sia investment grade sia high yield. Già nei prossimi 12 mesi Jp Morgan Am prevede che circa l’8% delle imprese dei relativi indici dovrà rifinanziarsi, quota che passerà intorno al 10-12% nel 2025 e addirittura 14-16% nel 2026.

Supporto fiscale, continuerà?

In questo contesto, la casa di gestione prevede che la politica fiscale rimarrà espansiva, a cominciare dal forte impatto previsto dal Recovery Fund europeo (e dal relativo Pnrr in Italia). «La politica fiscale è stata molto generosa in periodo Covid e poi nelle fasi di rischio energetico del 2022, e questa tendenza dovrebbe rimanere», ha precisato Toschi. «Al contempo, i pagamenti dei vari Recovery potrebbero essere più lenti rispetto a quanto previsto inizialmente».

In questo contesto resta il nodo inflazione: posto che quella dei beni, negli Stati Uniti, è già intorno all’1%, il vero rebus è capire dove andrà quella dei servizi. «Questa componente dell’inflazione fa più fatica a scendere», ha precisato Toschi, «anche per una componente psicologica che si è riflessa, dopo il Covid, soprattutto sulle attività ricreative, i cui costi rimangono elevati». Il tutto in una cornice di mercato lavoro che, va detto, rimane molto forte sia negli Usa sia in Europa.

In portafoglio i bond restano importanti

Poste queste premesse, dove investire nei prossimi 12 mesi? Posto che, per Toschi, costruire un portafoglio 60% azioni e 40% obbligazioni resta «una logica di partenza corretta», va considerato che i bond «torneranno a essere buoni diversificatori e potranno proteggere dagli shock di inflazione». Considerando vari scenari di rendimento dei tassi, i Treasury decennali potrebbero apprezzarsi da un minimo del 5% (se i tassi restano invariati) a un massimo del 30% se ci dovesse essere una sforbiciata ai tassi di 300 punti base.

Lato azioni, invece, seppur con margini di profitto visti in calo, Jp Morgan Am invita a guardare alle valutazioni a sconto («Anche nell’S&P 500, esclusi i 10 titoli a più alta capitalizzazione, le valutazioni degli altri 490 restano interessanti», ha detto Toschi), ma con un occhio di riguardo al tema della qualità, «prescindendo da logiche geografiche e settoriali».

Orario di pubblicazione: 11/12/2023 11:21
Ultimo aggiornamento: 11/12/2023 12:52
 
Banche, redditività ai massimi ma il settore potrebbe essere a un punto di svolta secondo l’Eba

Banche, redditività ai massimi ma il settore potrebbe essere a un punto di svolta secondo l’Eba
JOSE' MANUEL CAMPA
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Banche, redditività ai massimi ma il settore potrebbe essere a un punto di svolta secondo l’Eba​

di Francesco Ninfole
tempo di lettura 2 min

L’analisi annuale dei rischi dell’Eba. La redditività ha raggiunto il livello più alto dalla crisi finanziaria ma ora potrebbe iniziare la discesa, secondo l’autorità Ue. Crediti deteriorati ai minimi ma potrebbero risalire. La liquidità resta solida


Il settore bancario europeo potrebbe essere a un «punto di svolta», secondo quanto osservato dall’Eba nell’analisi annuale dei rischi e nel giorno della pubblicazione dell’esercizio di trasparenza per le banche. Gli istituti di credito hanno raggiunto massimi di redditività a giugno: il roe ha toccato l’11%, il livello più alto dalla crisi finanziaria. Ma ora «la redditività potrebbe rallentare a causa della bassa domanda di prestiti e della crescita modesta degli attivi. Inoltre la raccolta potrebbe diventare più costosa, con un impatto negativo sui margini di interesse», ha osservato l’Eba. Sulla scia dei roe, anche i dividendi e i buyback hanno raggiunto livelli record nel 2022: gli istituti europei hanno distribuito 63 miliardi agli azionisti, rispetto ai 48 miliardi che avevano pianificato a inizio 2022.

La raccolta delle banche

Le banche hanno aumentato le risorse raccolte sul mercato. E presto potrebbero essere obbligate anche ad aumentare i tassi sui depositi: «L’aumento del costo della raccolta di mercato aumenterà la pressione a raccogliere più depositi. Questo potrebbe richiedere alle banche di aumentare la loro remunerazione».
Alcuni istituti dovranno impegnarsi anche per raccogliere titoli più rischiosi (sottoponibili a bail-in) con cui raggiungere i requisiti Mrel: al momento 57 banche, che rappresentano il 13% degli asset totali, non hanno raggiunto le soglie richieste. Due terzi delle banche hanno emesso finora bond Esg, anche se i titoli verdi sono aumentati nel 2023 con un tasso inferiore a quello dei bond complessivi. Sempre in tema Esg, le banche comunque «considerano una priorità per il futuro offrire prestiti sostenibili a un ampio spettro di clienti, compresi quelli al dettaglio, nonostante gli ostacoli individuati dalle banche, come la mancanza di dati e l’incertezza normativa», secondo l’Eba.
Nel complesso la liquidità del settore rimane alta: l’indice a breve termine, il liquidity coverage ratio (Lcr), è al 160%, rispetto al minimo del 100%, ma è in calo per la restituzione dei rifinanziamenti Tltro alla Bce e per la riduzione del bilancio (Quantitative Tightening) della banca centrale.

Il tema npl

Anche in tema di npl, le banche hanno raggiunto una posizione di sicurezza: i crediti deteriorati hanno toccato il minimo storico all’1,8% dei prestiti totali. «La qualità degli asset rimane solida, ma la crescita economica contenuta e i livelli elevati dei tassi creano sacche di rischio», ha osservato l’Eba. «La probabilità di un deterioramento della qualità degli attivi è in aumento. Le banche dovrebbero valutare il rischio di credito in modo prudente e garantire accantonamenti sufficienti». Nel primo semestre di quest’anno gli afflussi di npl sono stati superiori ai deflussi e le banche hanno ancora segnalato una quota «relativamente elevata» di prestiti Stage2 (9,1% del totale).
Per l’autorità Ue il settore bancario resta vulnerabile ai rischi geopolitici e agli sviluppi di alcuni mercati, come le esposizioni al real estate commerciale Usa. Inoltre secondo l’Eba il rischio operativo è aumentato negli ultimi anni, anche a causa delle tensioni geopolitiche. Tra i pericoli crescenti, per l’autorità bancaria, ci sono il rischio di perdite dovute a comportamenti scorretti e frodi. Inoltre, in un contesto di digitalizzazione e di crescente importanza delle nuove tecnologie, le banche «diventano più vulnerabili ai rischi digitali e informatici» secondo l’Eba, che ha invitato gli istituti ad affrontare anche i rischi legati alla criminalità finanziaria, al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo.

MF - Numero 244 pag. 4 del 13/12/2023
 
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Bce, Christine Lagarde: nessun dibattito sul taglio dei tassi. Sul Pepp decisione presa con ampia maggioranza
Bce, Christine Lagarde: nessun dibattito sul taglio dei tassi. Sul Pepp decisione presa con ampia maggioranza
Christine Lagarde, governatore della Bce

Bce, Christine Lagarde: nessun dibattito sul taglio dei tassi. Sul Pepp decisione presa con ampia maggioranza​

di Rossella Savojardo

La numero uno di Francoforte sottolinea che la Bce si trova adesso in una fase transitoria che deve ancora attraversare. Inflazione vista al rialzo a dicembre nella zona euro


«Siamo dipendenti dai dati, non dalle tempistiche». Ha esordito così la presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, nel corso della conferenza stampa che ha seguito l’ultima riunione dell’anno del board di Francoforte, evidenziando ancora una volta che le future decisioni di politica monetaria dipenderanno dall’andamento macroeconomico dell’area euro. «L’attuale livello dei tassi, mantenuto per una durata sufficiente, contribuirà a portare l’inflazione al nostro obiettivo», ha aggiunto la numero di Francoforte.

Sui tagli dei tassi nessuna discussione

«Non abbiamo parlato di tagli dei tassi, non c’è stato alcun dibattito e alcuna discussione su questo tema. Tutti capiscono la differenza tra rialzo e taglio dei tassi», ma c’è anche una terza via, ovvero che «c’è un ampio spazio di mantenimento dei tassi elevati», ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde in conferenza stampa.

L’inflazione potrebbe risalire a dicembre

«Questo mese l’inflazione dovrebbe aumentare a causa di effetti base al rialzo del costo dell'energia. Nel 2024, ci aspettiamo che l’indice dei prezzi al consumo scenda più lentamente, a causa di ulteriori effetti base al rialzo e della graduale eliminazione delle misure fiscali precedenti volte a limitare le ripercussioni dello shock dei prezzi dell'energia», ha detto Lagarde, sottolineando che «tutte le misure dell’inflazione core sono diminuite in ottobre, ma le pressioni sui prezzi interni sono rimaste elevate, soprattutto a causa della forte crescita dei salari e del calo della produttività». Lagarde ha osservato che «e misure delle aspettative di inflazione a lungo termine si attestano per lo più intorno al 2%, mentre alcuni indicatori di mercato della compensazione dell’inflazione sono scesi da livelli elevati».

Sul Pepp decisione presa con ampia maggioranza

Infine, sul Pepp la presidente Lagarde ha precisato che tutti erano d’accordo con uno graduale stop ai reinvestimenti di titoli di stato del piano pandemico. «La decisione sul Pepp è stata condivisa da una «maggioranza molto, molto ampia», ha aggiunto Lagarde. «Alcuni però avrebbero preferito un timing diverso, più imminente o più ritardato».

Orario di pubblicazione: 14/12/2023 14:45
Ultimo aggiornamento: 14/12/2023 16:35
 
La Bce lascia i tassi ancora fermi. Da metà 2024 caleranno i riacquisti di titoli di Stato del piano Pepp
La Bce lascia i tassi ancora fermi. Da metà 2024 caleranno i riacquisti di titoli di Stato del piano Pepp
La sede della Bce a Francoforte

La Bce lascia i tassi ancora fermi. Da metà 2024 caleranno i riacquisti di titoli di Stato del piano Pepp​

di Rossella Savojardo

Ultima riunione dell’anno per la Bce, che rivede al ribasso le stime sull’inflazione 2023 e 2024. Tagliate anche le previsioni sulla crescita. Il rallentamento dei reinvestimenti di titoli previsti del piano pandemico Pepp sarà in media di 7,5 miliardi al mese. La fine dei reinvestimenti avverrà alla fine del 2024: confermata la data

Il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea ha deciso oggi, 14 dicembre, di mantenere invariati i tre tassi di interesse di riferimento (al 4,5%). «Sebbene l'inflazione sia diminuita negli ultimi mesi, è probabile che riprenda temporaneamente nel breve termine», spiegano da Francoforte.

Inflazione Eurozona al 5,4% nel 2023

Secondo le ultime proiezioni degli esperti dell’Eurosistema per l’area dell’euro, l’inflazione dovrebbe diminuire gradualmente nel corso del prossimo anno, prima di avvicinarsi all’obiettivo del 2% dal Consiglio direttivo nel 2025. Nel complesso, Francoforte prevede un’inflazione complessiva in media del 5,4% nel 2023, del 2,7% nel 2024, del 2,1% nel 2025 e dell’1,9% nel 2026. Rispetto alle proiezioni degli esperti di settembre, ciò equivale a una revisione al ribasso per il 2023 e soprattutto per il 2024: in precedenza aveva previsto valori del 5,6% quest’anno, 3,2% nel 2024 e 2,1% nel 2025.

Gli esperti di Eurolandia prevedono inoltre che la componente core, che esclude i beni energetici e alimentari, si attesterà in media al 5% nel 2023, al 2,7% nel 2024, al 2,3% nel 2025 e al 2,1% nel 2026.

Tagliate le previsioni di crescita

«I passati aumenti dei tassi d'interesse continuano a trasmettersi con forza all’economia», ha ribadito poi la Bce. «L’inasprimento delle condizioni di finanziamento sta smorzando la domanda e questo sta contribuendo a spingere al ribasso l’inflazione». Su questa scia la Bce si attende una crescita economica contenuta nel breve periodo. Gli esperti hanno abbassato la stima sul pil 2023 allo 0,6%, dal precedente 0,7%, e allo 0,8% per il 2024, rispetto al precedente l’1%, resta invariata la prospettive sul 2025 all’1,5%.

La riduzione del piano Pepp nella seconda metà del 2024

Quanto al programma di acquisto di asset (Paa) e programma di acquisto per l'emergenza pandemica (Pepp), la Bce ha sottolineato che il portafoglio del Paa sta diminuendo a un ritmo «misurato e prevedibile, in quanto l'Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza».

Il Consiglio direttivo intende, inoltre, continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nell’ambito del Pepp nel corso della prima metà del 2024. Nella seconda metà dell’anno intende ridurre il portafoglio Pepp in media di 7,5 miliardi di euro al mese. Come da programma, la fine dei reinvestimenti avverrà alla fine del 2024.

Orario di pubblicazione: 14/12/2023 13:59
Ultimo aggiornamento: 14/12/2023 15:47
 

INTESA SP: VINCE ALLA CORTE D'APPELLO LONDRA SU DERIVATI COMUNE VENEZIA​

Contratti sottoscritti nel 2007. In ballo circa 55 mln (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)

- Milano, 14 dic - Intesa Sanpaolo e Dexia Credit Local hanno vinto davanti alla Court of Appeal di Londra sui contratti derivati conclusi dal Comune di Venezia. Ribaltata cosi' la sentenza di primo grado che, in base a quanto riportato dal sito web Law360 Uk, aveva stabilito che l'ente locale potesse recuperare 55 milioni versati nell'ambito dell'accordo di ristrutturazione del debito con le due banche.
La storia parte da lontano. Si tratta, infatti, del procedimento che vede coinvolti Intesa e Dexia (entrambe assistite dallo studio legale Bonelli Erede) e il Comune di Venezia, con riferimento ad alcuni contratti derivati sottoscritti tra le parti nel 2007. La decisione della Corte d'appello ha riformato integralmente la sentenza di primo grado, che era stata emessa nel 2022 dalla High Court of Justice e che aveva dichiarato la nullita' dei contratti. In appello, invece, i giudici - spiegano i legali dei due istituti di credito - hanno affermato che 'i contratti derivati, conclusi tra le parti, devono essere considerati pienamente validi ed efficaci, escludendo che essi presentassero profili di speculativita' o che fossero stati stipulati in violazione delle norme applicabili ai contratti derivati stipulati da enti locali'. In conseguenza di cio', il Comune 'sara' tenuto ad adempiere agli obblighi di pagamento previsti a suo carico dai contratti stessi'.
Enr-
(RADIOCOR) 14-12-23 16:10:13
 
Le banche scontano la fine della stretta e l'avvicinamento dei tagli dei tassi
Le banche scontano la fine della stretta e l'avvicinamento dei tagli dei tassi


Le banche scontano la fine della stretta e l'avvicinamento dei tagli dei tassi​

di Rossella Savojardo

A Piazza Affari seduta pesante per il comparto dopo le parole di Powell e Lagarde. I cali maggiori per gli istituti italiani e spagnoli. Il mercato sconta un taglio dei tassi d'interesse Bce di 120 punti base l'anno prossimo. L'euro si rafforza nei confronti del dollaro


Le borse europee hanno portato a casa ieri un'altra seduta di rialzi, seppur timidi, nonostante abbia ampiamente confermato le aspettative lasciando i tassi invariati. A fare leggermente peggio rispetto alle altre piazze finanziarie è stata Francoforte (-0,08%), mentre Piazza Affari, Parigi e Madrid hanno chiuso la seduta portando a casa rispettivamente un +0,2%, +0,6% e un +0,7%.

Il mercato prezza un taglio dei tassi Bce di 120 punti base nel 2024

Il sentiment è sostenuto da uno scenario più favorevole a un taglio dei tassi dopo le osservazioni «da colomba» della Fed di ieri, al termine della riunione con la quale ha lasciato, come da attese, i tassi di interesse invariati. Analogamente alla banca centrale Usa, la Banca Centrale Europea ha optato per lasciare invariati i tassi, ma gli investitori si sono concentreranno sui toni del discorso della Lagarde che, come previsto dagli analisti, non ha fatto riferimento ad una discussione sul taglio dei tassi. Anche senza particolari indicazioni, gli analisti segnalano che il mercato sta continuando comunque a prezzare un taglio dei tassi di 120 punti base nel 2024 da parte di Francoforte.

Le banche scontano la fine della stretta

A scontare la fine della stretta e l'avvicinamento dei tagli dei tassi sono state ieri le banche, che hanno segnato notevoli cali, soprattutto a Milano. L'ondata di vendite ieri ha penalizzato in particolar modo Mps (-6%), Bper Banca (-5,89%), Unicredit(-4,5%) e Banco Bpm (-3,8%). A spiegare l'andamento dei titoli bancari ieri, oltre l'effetto delle attese sui tagli dei tassi, sono anche le forti performance del settore da inizio anno che secondo gli analisti hanno fatto scattare delle fisiologiche prese di profitto da parte degli investitori, soprattutto in prossimità della chiusura d'anno.

Secondo Equita, tra i finanziari «un contesto di calo dei tassi d'interesse favorirà i titoli del risparmio gestito e le società meno sensibili al margine d'interesse, come Mediobanca, rispetto alle banche tradizionali». In effetti, in controtendenza con il resto del comparto, Piazzetta Cuccia ieri ha infatti segnato un +0,6%, mentre Fineco e Mediolanum sono salite rispettivamente del 2,19% e dell'1,4%, bene anche Banca Generali (+1,1%) e Azimut (+2,24%). A fare compagnia al comparto bancario italiano invece ieri è stato quello spagnolo con il Banco de Sabadell in calo del 5%, il Bankinter giù del -2,73% o Bbva scivola dello 0,9%. In Germania rosso anche per Commerzbank (-2,88%), mentre nel resto d'Europa i titoli degli istituti di credito sono rimasti in rialzo. Nel complesso i cali hanno fatto scivolare lo Stoxx 600 Bank dello 0,4%.

Giù lo spread, corre l'euro

Fuori dai mercati azionari ne beneficiano anche Titoli di Stato e il valutario. Lo spread tra Btp e Bund ieri è speso in scia a Fed e Bce sotto quota 170 punti, chiudendo a 168. A riprendere la corsa è stato anche l'euro che è salito di oltre l'1% contro il dollaro, scambiando a 1,099 e tornando ai massimi da luglio di quest'anno.

MF - Numero 246 pag. 2 del 15/12/2023
 
Banche: oltre 5 miliardi in più ai soci tra dividendi e buyback. Ecco il bilancio dei 18 mesi d’oro del settore che ora teme la svolta Bce

Banche: oltre 5 miliardi in più ai soci tra dividendi e buyback. Ecco il bilancio dei 18 mesi d’oro del settore che ora teme la svolta Bce​

di Luca Gualtieri

La frenata di Fed e Bce rischia di penalizzare il settore dopo il rally dell’ultimo anno. Ma gli istituti possono ancora giocare la carta della remunerazione, con una pioggia di dividendi e buyback



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La frenata che Fed e Bce hanno imposto alla stretta monetaria rischia di avere un grande sconfitto: il settore bancario. Questo almeno è il timore del mercato, come dimostrano i ribassi subiti dai titoli del credito dopo l’ultima riunione di Francoforte. Se la prospettiva di tassi in discesa li preoccupa, i banchieri hanno però ancora diverse carte da giocare per sostenere le quotazioni.

Il piano industriale di Banco Bpm

Con il nuovo piano industriale presentato martedì 12 dicembre il ceo Giuseppe Castagna ha promesso agli azionisti di Banco Bpmdi quintuplicare la remunerazione rispetto al periodo 2019-2022. Anche se il mercato ha giudicato prudenti le politiche di piazza Meda, gli annunci della terza banca italiana danno la misura del cambiamento avvenuto nel settore.
Dopo oltre dieci di quaresima, gli istituti italiani hanno ricominciato a macinare ricavi grazie allo sprint del margine di interesse. La maggiore redditività si è tradotta in politiche di remunerazione più generose che, fra il 2022 e il 2024, porteranno oltre cinque miliardi in più nelle tasche degli azionisti. Un trend che dovrebbe trovare conferma anche nei prossimi esercizi. Secondo i calcoli di Intermonte fra il 2023 e il 2025 il cumulated payout yield delle principali banche tricolore, cioé il rendimento complessivo di dividendi e buy back, oscillerà tra il 14% e il 46% per una remunerazione totale di quasi 50 miliardi.

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Quanto hanno incassato i soci

Nel 2022 Unicredit ha distribuito 1,7 miliardi di dividendo e 2,5 miliardi di buy back, cifre salite quest’anno rispettivamente a 1,91 miliardi e 3,34 miliardi. Nel 2024 la banca guidata da Andrea Orcel prevede una distribuzione totale maggiore o uguale a 6,5 miliardi, con una prima tranche di riacquisto di azioni da 2,5 miliardi attualmente in corso.

Gli azionisti di Intesa d’altra parte hanno ricevuto nel 2022 per cassa 4,6 miliardi (2,9 miliardi di dividendi per cassa e 1,7 miliardi di buyback) e 5,9 miliardi per quest'anno (4,2 miliardi di cedole per cassa e 1,7 miliardi di riacquisto titoli). Per il 2024 invece sono previsti oltre 5,2 miliardi di cedole e un piano di riacquisti ancora da quantificare.

Mediobanca ha distribuito ai soci 629 milioni di dividendi e 241 milioni di buyback nel 2022, mentre quest'anno ha portato le cedole a quota 715 milioni. Per l'anno prossimo il consensus prevede 840 milioni di cedole, mentre l'istituto ha già chiesto e ottenuto l'approvazione per un piano di riacquisto per un importo massimo di 200 milioni.

Dopo 289 milioni di cedole pagati sull'utile 2021 e 349 milioni sull'utile 2022, il piano industriale del Banco prevede invece per l'anno prossimo 750 milioni di dividendi più un acconto sui profitti 2024 di 550 milioni. Questi numeri dimostrano le politiche di remunerazione variano profondamente da istituto a istituto.

Il parere degli analisti

«La scelta tra dividendo cash e buyback è figlia di considerazioni sia finanziarie che di governance», spiega Fabrizio Bernardi, analista di Intermonte. «Oggi tutte le banche commerciali italiane quotano a sconto sul patrimonio tangibile e quindi avrebbero convenienza ad acquistare le proprie azioni e sostenere in questo modo il titolo. Sulla scelta influiscono però anche considerazioni di governance. Un buyback può infatti rafforzare un socio già rilevante, modificando così in maniera consistente gli assetti di controllo. Ecco – spiega Bernardi –perchéil riacquisto delle azioni tende a essere preferito dalle public company, con un alto livello di frammentazione del possesso azionario, mentre i gruppi con uno zoccolo duro di azionisti si orientano sul dividendo», conclude l’esperto di Intermonte.

Se insomma gli annunci delle banche restano all’insegna di un prudente ottimismo, i segnali di allerta si vanno moltiplicando. Secondo quanto osservato dall’Eba nell’analisi annuale dei rischi, dopo aver raggiunto il picco della redditività le banche europee sono ormai arrivate a un punto di svolta. Da un lato l’aumento del costo della raccolta di mercato aumenterà la pressione sui margini, dall’altro lato la probabilità di un deterioramento della qualità degli attivi è in aumento.

In questo contesto le promesse sulla remunerazione saranno mantenute? A favore delle banche gioca senza dubbio l’alto livello di patrimonializzazione raggiunto. «Le politiche di dividendo sono correlate ai livelli di dotazione patrimoniale che le banche vogliono raggiungere e mantenere», spiega Bernardi. «La soglia minima obbligatoria di common equity è quella fissata dallo Srep, che può prevedere un cuscinetto ulteriore nella forma della Pillar 2 Guidance. In genere però le banche preferiscono mantenersi abbondantemente al di sopra di queste soglie, mantenendo capitale in eccesso per scopi prudenziali. Oggi i gruppi sono quasi tutti ipercapitalizzati e questo spiega anche lo sconto sul patrimonio tangibile che ormai rappresenta una caratteristica strutturale del settore, non solo a livello italiano ma più in generale europeo», conclude Bernardi.

Questi punti di forza saranno in grado di guidare le aspettative degli investitori? «Tutte le banche stanno cercando di far capire al mercato che gli utili che stanno conseguendo in questo momento sono sostenibili nel tempo», spiega Luigi De Bellis, co-head ufficio studi di Equita. «L’obiettivo è far percepire una minor rischiosità visto che il capitale è cresciuto, mentre il npe ratio (rapporto tra crediti deteriorati e totale impieghi, ndr) è sceso con la conseguenza che anche il costo futuro del capitale dovrebbe calare. Con queste premesse, anche in uno scenario di tassi più contenuti, le banche dovrebbero essere in grado di garantire agli azionisti una remunerazione sostenibile», conclude De Bellis. L’obiettivo è ambizioso, ma il settore è determinato a conseguirlo.

Milano Finanza - Numero 247 pag. 13 del 16/12/2023
 
Ragazzi, qualcuno apra il nuovo capitolo nei prossimi giorni per favore, abbiamo quasi raggiunto quota 2000 e il thread si chiuderà automaticamente.
Grazie.
 
Stato
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