Flop dei saldi estivi, è tempo di supersvendite - Roma - Repubblica.it
Flop dei saldi estivi,
è tempo di supersvendite
L'allarme della Cna e della Confesercenti: "Dal centro alla periferia, affari in caduta anche del 40%". E continuano ad aumentare le aziende che abbassano le saracinesche per sempre
di ANNA RITA CILLIS
Benzina, anelli e bracciali, biglietti da visita e poster. Anche loro a prezzi scontati. È la crisi, il commercio si reinventa. Le offerte cambiano pelle e ai tradizionali saldi di fine stagione si affiancano, oramai, le promozionie non solo di abiti, scarpe e borse. Ma alla fine il risultato non cambia: il calo delle vendite è stato a luglio in media del 20% con punte del 40 fanno notare le associazioni di categoria.
"La merce a prezzi stracciati spazia a 360 gradi" dicono dalla Cna, la Confederazione degli artigiani, e va da "copisterie, negozi di articoli da regalo, oreficerie, alle pompe di benzina. E visto che la tendenza regge da alcuni mesi, tutti si trovano a confrontare gli incassi di luglio con quelli dello stesso periodo del 2011". E alla fine i conti non sono dei migliori: "Settori come abbigliamento e calzature hanno avuto un calo, in media del 2030%", aggiunge Cna per la quale non si salva nessun settore. Del resto il quadro che disegna Valter Giammaria, presidente del Confesecenti, non è diverso. "La situazione è drammatica - dice - in alcune zone della città, specie quelle più periferiche, ci sono stati negozi che hanno avuto a luglio il 40% in meno degli incassi rispetto al 2011. I saldi non sono più appetibili tanto che giugno è andato meglio di luglio". Non solo: "Ci sono stati
esercizi che in alcune giornate non hanno battuto neppure uno scontrino".
Nonostante trovate pubblicitarie, saldi, svendite e promozioni continuano, però, ad aumentare le aziende che abbassano le saracinesche per sempre: dall'inizio dell'anno a fine luglio "sono state 1500 - aggiunge Giammaria - e a fine anno, se le cose continueranno così arriveremo a 5000. Comune e Regione devono intervenire concretamente altrimenti sarà una moria continua di piccole e medie imprese già schiacciate dal calo dei consumi, dalle tasse più alte d'Italia e dall'apertura di megastore e outlet. Solo a Roma ci sono 35 centri commerciali e presto ne arriverà un altro visto che la commissione tecnica di preventiva intesa alla Pisana ha dato parere positivo all'apertura di uno nuovo a Valle Aurelia".
Stessa foto scattata da Giovanna Marchese, responsabile della Cna Commercio: "Nel mio centro commerciale naturale dieci attività hanno chiuso i battenti in questi giorni. Chiudono e non più: il turnover riguarda solo le attività in franchising".
L'Eur
di Sara Sbaffi
"Ormai puntiamo su un target alto
è l'unico modo per sopravvivere"
Il centro dello shopping all'Eur, almeno fino all'apertura di Euroma2, è sempre stato in viale Europa. Ma tra la crisi e il centro commerciale i negozianti fanno fatica a sopravvivere. Le commesse di "Carla G", negozio di abbigliamento femminile, ammettono: "Rispetto allo scorso anno nonostante i saldi abbiamo percepito un forte calo di vendite. Comunque abbiamo un livello di clientela medioalta, che quindi spende abbastanza, e questo ci permette di sopravvivere".
Si punta sul servizio e sulla qualità per non essere risucchiati nel vortice del vicino centro commerciale e della crisi, un prodotto più di nicchia per una clientela di fascia medioalta. Fa impressione, lungo una strada dove mai un negozio è rimasto sfitto e chiuso, trovare invece tre saracinesche abbassate. I locali che chiudono e aprono a tempo di record sono il simbolo della difficile situazione che lambisce anche una delle arterie più frequentate del quartiere.
"Il calo è forte rispetto all'anno scorso
sono spariti gli acquirenti di passaggio"
Uno dei negozi storici di viale Europa è "Fellini". E anche qui la crisi ha colpito duro. È tra quei locali che rimangono aperti all'ora di pranzo ma sulla strada la gente che passeggia è poca: molti preferiscono il fresco del vicino centro commerciale, qualcun altro guarda le vetrine, ma non entra.
"Il calo di vendite si sente molto di più rispetto allo scorso anno - afferma con rammarico la commessa - Noi siamo fortunati, abbiamo una clientela fissa che continua a venire acquistando anche con i saldi. Grazie a questo riusciamo a rimanere a galla. Però manca quel cliente di passaggio che si lascia attrarre dalla vetrina e prende una magliettina o una camicia in più". Pesa l'assenza di chi entra per comprare qualcosa di non strettamente necessario. Rispetto ai tempi d'oro in cui per la strada si faceva il famoso "struscio" il calo è consistente. I negozi classici e di qualità come "Fellini" o le grandi catene resistono, gli altri chiudono.
Il Centro
di Chiara Piselli
"Andiamo avanti grazie a russi e cinesi
gli italiani preferiscono i megastore"
"Un enorme flop. Ed è per tutti la stessa cosa". Così Felice Kaminski, titolare di un negozio di abbigliamento in via dei Due Macelli, che si affaccia su piazza di Spagna, descrive la stagione dei saldi estivi giunta al termine. "È stato decisamente un fallimento. Abbiamo venduto molto poco". A nulla sono serviti i ribassi fino al 60%: "Molti curiosi, ma pochissimi acquirenti. E tra chi compra, l'acquisto di un capo è la media. Raramente si va oltre". E il cliente è quasi sempre straniero, "di italiani se ne vedono davvero pochi, o preferiscono i centri commerciali". "I più propensi ad aprire il portafoglio - continua - sono i russi. Poi i cinesi". "Va un po' meglio per le grandi catene - sostiene - . Ma così il piccolo esercizio scompare, non a caso il made in Italy è quasi sparito. E pensare che eravamo i primi". "Il domani ci fa ancora più paura", conclude Kaminski. Ed è pronto a giurarci sopra: "Ci aspetta un settembre devastante. Chiuderanno moltissimi negozi piccoli e medi".
"A rischio quattro negozi su dieci
ormai speriamo negli sconti invernali"
"Grazie al cielo siamo in centro. Chi ha il negozio in periferia deve vedersela davvero molto male". Sorride Fabio Bosco di Vaturi, negozio di abbigliamento per uomo situato in via del Corso. Ma è consapevole che questa stagione è stata un fallimento anche qui. "Il volume d'affari è calato del 40%. Un vero flop. Però c'è chi sta peggio", afferma. Ed è pronto a scommettere che "quest'anno sarà almeno il 40% dei negozi ad abbassare le saracinesche per sempre, specialmente in periferia". Vaturi ha applicato sconti tra il 20 e il 30%, "perché andare oltre - spiega - avrebbe significato un margine di guadagno troppo basso". "Per fortuna beneficiamo della forte presenza dei turisti. I romani (e gli italiani in generale) sono in difficoltà: non hanno più soldi da spendere". I russi, secondo Bosco, sono i migliori acquirenti in assoluto: "Spendono più di tutti e aprono il portafogli senza pensarci due volte. A questo punto - conclude - speriamo nei saldi invernali".
(11 agosto 2012)