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TOP STORIES MONDO: Cina vuole diventare Opec delle rinnovabili ma l'Ue non
ci sta MILANO (MF-DJ)--L'Europa ha appena annunciato di voler potenziare
gli investimenti pubblici volti a sovvenzionare la produzione di pannelli
solari, turbine eoliche e altri tipi di apparecchiature per la produzione
di energia rinnovabile. Questo permettera' alle aziende che installano
energie rinnovabili di avvicinare le loro catene di approvvigionamento.
Tra le societa' europee che potrebbero beneficiarne ci sono Vestas e
Nordex, attive nell'eolico, ma anche i produttori di energia solare come
Photowatt, una controllata della utility francese Edf e Rec Silicon, che
e' stata fondata in Norvegia ma ora fa parte del conglomerato indiano
Reliance Industries. Il Piano industriale del Green Deal europeo,
annunciato dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, a
Davos questa settimana, aumenterebbe i finanziamenti per i progetti di
energia pulita, faciliterebbe le autorizzazioni e aiuterebbe a formare la
forza lavoro necessaria per costruire e installare sistemi. E' una
risposta allo sforzo simile avviato dagli Stati Uniti con l'Inflation
Reduction Act che aumentera' la produzione interna di energie rinnovabili.
Il piano mira pero' anche a contrastare l'enorme potere di mercato della
Cina. Pechino ha ottenuto un importante vantaggio nel settore delle
energie rinnovabili, controllando la produzione di pannelli solari e di
diversi tipi di minerali necessari per la costruzione di veicoli elettrici
e altre infrastrutture energetiche pulite. Secondo le stime del consulente
energetico Wood Mackenzie, circa il 70% di tutti i moduli fotovoltaici e
l'80% delle celle agli ioni di litio sono prodotti in Cina. Il Paese
produce anche il 70% dei propulsori utilizzati negli impianti eolici. La
Cina ha sovvenzionato per anni aziende attive nell'energia rinnovabile, in
modi che, secondo altri Paesi, costituiscono pratiche commerciali sleali.
Il controllo che esercita sui materiali rinnovabili conferisce alla Cina
almeno lo stesso potere di mercato che l'Opec ha sul petrolio. Non e'
pero' solo la Cina che l'Europa sta tenendo d'occhio. I leader dell'Ue si
sono lamentati con il presidente Usa, Joe Biden, circa il fatto che
l'Inflation Reduction Act (Ira) degli Stati Uniti danneggera' la
produzione europea di energie rinnovabili, causando potenzialmente il
trasferimento di alcune fabbriche negli Stati Uniti per sfruttare i
sussidi. Von der Leyen ha affermato che l'Ue vuole "contrastare i
rischi
di delocalizzazione derivanti dai sussidi esteri" con il proprio ampio
pacchetto di incentivi. Lo scorso anno gli Stati Uniti hanno deciso di
spendere 370 miliardi di dollari per sovvenzionare progetti energetici
nell'ambito dell'Ira, gran parte dei quali destinati alle aziende che
producono apparecchiature per l'energia pulita come pannelli solari e
batterie. Per qualificarsi per i maggiori sussidi, le aziende dovranno
utilizzare pannelli, turbine e batterie prodotti negli Stati Uniti,
anziche' all'estero. Wood Mackenzie prevede che la legge aumentera' gli
investimenti annuali nella produzione di energie rinnovabili a 114
miliardi di dollari entro il 2031, rispetto ai 64 miliardi di dollari del
2022. Da un lato, i grandi sussidi governativi dovrebbero avvantaggiare
gli acquirenti di batterie e pannelli solari come le utility e i
consumatori che desiderano installare pannelli sui tetti delle loro case.
Alcuni di questi sussidi governativi andranno all'acquirente finale ma la
spinta verso la produzione interna potrebbe non ridurre di molto i prezzi.
I sussidi andranno solo ai prodotti fabbricati a livello nazionale, quindi
i produttori statunitensi non saranno necessariamente in competizione
diretta con quelli europei e cinesi per abbassare i prezzi. "Non si
traduce necessariamente in una riduzione dei prezzi delle
apparecchiature", ha affermato in un'intervista al Wall Street Journal
Daniel Liu, analista di Wood Mackenzie, spiegando che "ci sono molte
altre dinamiche in gioco
ci sta MILANO (MF-DJ)--L'Europa ha appena annunciato di voler potenziare
gli investimenti pubblici volti a sovvenzionare la produzione di pannelli
solari, turbine eoliche e altri tipi di apparecchiature per la produzione
di energia rinnovabile. Questo permettera' alle aziende che installano
energie rinnovabili di avvicinare le loro catene di approvvigionamento.
Tra le societa' europee che potrebbero beneficiarne ci sono Vestas e
Nordex, attive nell'eolico, ma anche i produttori di energia solare come
Photowatt, una controllata della utility francese Edf e Rec Silicon, che
e' stata fondata in Norvegia ma ora fa parte del conglomerato indiano
Reliance Industries. Il Piano industriale del Green Deal europeo,
annunciato dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, a
Davos questa settimana, aumenterebbe i finanziamenti per i progetti di
energia pulita, faciliterebbe le autorizzazioni e aiuterebbe a formare la
forza lavoro necessaria per costruire e installare sistemi. E' una
risposta allo sforzo simile avviato dagli Stati Uniti con l'Inflation
Reduction Act che aumentera' la produzione interna di energie rinnovabili.
Il piano mira pero' anche a contrastare l'enorme potere di mercato della
Cina. Pechino ha ottenuto un importante vantaggio nel settore delle
energie rinnovabili, controllando la produzione di pannelli solari e di
diversi tipi di minerali necessari per la costruzione di veicoli elettrici
e altre infrastrutture energetiche pulite. Secondo le stime del consulente
energetico Wood Mackenzie, circa il 70% di tutti i moduli fotovoltaici e
l'80% delle celle agli ioni di litio sono prodotti in Cina. Il Paese
produce anche il 70% dei propulsori utilizzati negli impianti eolici. La
Cina ha sovvenzionato per anni aziende attive nell'energia rinnovabile, in
modi che, secondo altri Paesi, costituiscono pratiche commerciali sleali.
Il controllo che esercita sui materiali rinnovabili conferisce alla Cina
almeno lo stesso potere di mercato che l'Opec ha sul petrolio. Non e'
pero' solo la Cina che l'Europa sta tenendo d'occhio. I leader dell'Ue si
sono lamentati con il presidente Usa, Joe Biden, circa il fatto che
l'Inflation Reduction Act (Ira) degli Stati Uniti danneggera' la
produzione europea di energie rinnovabili, causando potenzialmente il
trasferimento di alcune fabbriche negli Stati Uniti per sfruttare i
sussidi. Von der Leyen ha affermato che l'Ue vuole "contrastare i
rischi
di delocalizzazione derivanti dai sussidi esteri" con il proprio ampio
pacchetto di incentivi. Lo scorso anno gli Stati Uniti hanno deciso di
spendere 370 miliardi di dollari per sovvenzionare progetti energetici
nell'ambito dell'Ira, gran parte dei quali destinati alle aziende che
producono apparecchiature per l'energia pulita come pannelli solari e
batterie. Per qualificarsi per i maggiori sussidi, le aziende dovranno
utilizzare pannelli, turbine e batterie prodotti negli Stati Uniti,
anziche' all'estero. Wood Mackenzie prevede che la legge aumentera' gli
investimenti annuali nella produzione di energie rinnovabili a 114
miliardi di dollari entro il 2031, rispetto ai 64 miliardi di dollari del
2022. Da un lato, i grandi sussidi governativi dovrebbero avvantaggiare
gli acquirenti di batterie e pannelli solari come le utility e i
consumatori che desiderano installare pannelli sui tetti delle loro case.
Alcuni di questi sussidi governativi andranno all'acquirente finale ma la
spinta verso la produzione interna potrebbe non ridurre di molto i prezzi.
I sussidi andranno solo ai prodotti fabbricati a livello nazionale, quindi
i produttori statunitensi non saranno necessariamente in competizione
diretta con quelli europei e cinesi per abbassare i prezzi. "Non si
traduce necessariamente in una riduzione dei prezzi delle
apparecchiature", ha affermato in un'intervista al Wall Street Journal
Daniel Liu, analista di Wood Mackenzie, spiegando che "ci sono molte
altre dinamiche in gioco