Italia paese violento... morti ammazzati, pedofili in ogni angolo

nell'articolo,si parla poi di crimini violenti e in italia , gra naprte delel vioelnze avvengono in famiglia ecome si sa , la famiglia italiani è molto omertosa ,tendesmepre a nascondere le violenze, molto di più chenegl ialtri paesi;
ecco qua di cosa abbiamo il primato tanto per fare un esempio:

Più di 120 donne uccise dai partner, in Italia è femminicidio | Linkiesta.it

Più di 120 donne uccise dai partner, in Italia è femminicidio
Angela Gennaro

Le vittime di omicidio da parte di partner o ex partner sono passate da 101 nel 2006 a 127 nel 2010. Molte violenze non vengono neppure denunciate, per quello che è ancora il contesto italiano, «patriarcale e incentrato sulla famiglia». E un triste primato tutto italiano è quello di vedersi affibbiata in un documento ufficiale delle Nazioni Unite la parola «femminicidio». In questo lo Stivale è insieme al Messico, condannato nel 2009 dalla Corte interamericana per i diritti umani per il femminicidio di Ciudad Juarez.

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(Flickr - fspugna)
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Società
12 febbraio 2012 - 09:12

In contemporanea in diverse città d’Italia, nei giorni scorsi sono state accese migliaia di fiaccole per ricordare Stefania Noce. Uccisa da un uomo che dice di aver amato «più della sua vita». Luci e fiamme per lei e per tutte le donne vittime di violenza, volute da «Se non ora quando» di Catania, da tutta Snoq e da tante associazioni e organizzazioni politiche. In tutto il mondo, la violenza maschile è la prima causa di morte per le donne: in Italia sono aumentate del 6,7% nel 2010. La violenza di compagni, mariti, o ex è la prima causa di morte per le donne dai 15 ai 44 anni. «Con dati statistici che vanno dal 70% all’87% la violenza domestica risulta essere la forma di violenza più pervasiva che continua a colpire le donne in tutto il Paese», ha detto la relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne, Rashida Manjoo, al termine della sua visita ufficiale in Italia.

Le vittime di omicidio da parte di partner o ex partner sono passate da 101 nel 2006 a 127 nel 2010. Molte violenze non vengono neppure denunciate, per quello che è ancora il contesto italiano, «patriarcale e incentrato sulla famiglia». Vi è di più: capita ancora che la violenza domestica non venga percepita come reato. E «un quadro giuridico frammentario e l’inadeguatezza delle indagini, delle sanzioni e del risarcimento alle vittime sono fattori che contribuiscono al muro di silenzio e di invisibilità che circonda questo tema».

L’Italia non ha ancora ratificato la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza nei confronti delle donne firmato a Istanbul lo scorso maggio da 10 stati europei. La piattaforma italiana «Lavori in Corsa: 30 anni CEDAW», D.I.Re (Donne in Rete contro la violenza), e l’UDI (Unione Donne italiane), ne chiedono in questi giorni l’immediata ratifica. E un triste primato tutto italiano è quello di vedersi affibbiata in un documento ufficiale delle Nazioni Unite la parola «femminicidio». In questo lo Stivale è insieme al Messico, condannato nel 2009 dalla Corte interamericana per i diritti umani per il femminicidio di Ciudad Juarez. Una storia della quale si parla poco e dai confini ancora troppo incerti: centinaia di donne, più di 500, violentate e uccise nella totale indifferenza delle autorità dal 1993. E altrettante sarebbero scomparse. Donne, ragazze e bambine (bambine) uccise ma prima sequestrate, torturate, mutilate, violentate (ed è un eufemismo) nello Stato di Chihuahua. I cadaveri straziati – nei corpi ancora in vita inseriti oggetti a beneficio di giochi erotici (anche questo è un eufemismo) mortali – buttati nella monnezza, o sciolti nell’acido. Secondo alcune denunce, si sarebbero macchiati di questi crimini anche uomini delle forze dell’ordine. Ma tanto, nonostante l’aumento della violenza contro le donne, il dibattito politico in paesi come il Messico e il Guatemala continua secondo molti osservatori ad archiviare tutti questi orrori come un danno collaterale della grande guerra del narcotraffico.

Nel 1985 l’Italia ha ratificato la Convenzione per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (CEDAW) adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU nel ’79, impegnandosi ad adottare «misure adeguate per garantire pari opportunità a donne e uomini in ambito sia pubblico che privato». Il monitoraggio dei risultati avviene ogni quattro anni. Gli Stati firmatari presentano un rapporto governativo con tutti gli interventi portati avanti per raggiungere i risultati richiesti dalla Cedaw. Oltre al rapporto governativo, in parallelo e autonomamente anche la società civile redige un proprio rapporto, il «Rapporto Ombra». Il Comitato Cedaw, composto da 23 esperti provenienti da tutto il mondo, eletti dagli Stati firmatari, esamina entrambi i rapporti e formula le proprie raccomandazioni allo Stato, che è tenuto a considerarle nell’ottica dell’avanzamento delle donne nella società e a risponderne negli anni successivi.

L’organismo delle Nazioni Unite ora ha chiesto all’Italia un aggiornamento entro due anni (invece dei canonici quattro) sulle misure adottate. Le ultime raccomandazioni fatte al nostro Paese, pubblicate il 3 agosto, sono state finalmente pubblicate sul sito delle Pari Opportunità in lingua italiana solo in questi giorni. Tra quattro anni sarà la volta di un nuovo rapporto periodico, il settimo da quando esiste la Convenzione. Nelle raccomandazioni del 2011, il Comitato Cedaw ha accolto con favore l’adozione della legge del 2009 che introduce il reato di stalking in Italia, «il Piano di Azione Nazionale per Combattere la Violenza nei confronti delle donne e lo Stalking, così come la prima ricerca completa sulla violenza fisica, sessuale e psicologica nei confronti delle donne, sviluppata dall’Istat». Azioni che, però, non bastano: «il Comitato rimane preoccupato per l’elevata prevalenza della violenza nei confronti di donne e bambine nonché per il persistere di attitudini socio-culturali che condonano la violenza domestica, oltre ad essere preoccupato per la mancanza di dati sulla violenza contro le donne e bambine migranti, Rom e Sinte». E qui l’affondo: «Il Comitato è inoltre preoccupato per l’elevato numero di donne uccise dai propri partner o ex-partner (femminicidi), che possono indicare il fallimento delle Autorità dello Stato-membro nel proteggere adeguatamente le donne, vittime dei loro partner o ex-partner».

«Femminicidio» è la distruzione fisica, psicologica, economica, istituzionale, della donna in quanto tale, della donna che non rispetta il suo ruolo. Il termine è stato coniato per i fatti di Ciudad Juarez, e ha fatto il giro del mondo. Barbara Spinelli, avvocato di Giuristi Democratici, tra le associazioni della società civile che si occupano del Rapporto Ombra rappresentante della piattaforma Lavori in Corsa – 30 anni CEDAW, ne parla in un libro scritto già nel 2008. «Femminicidio. Dalla denuncia sociale al riconoscimento giuridico internazionale». Già, perché tante sono e sono state nel tempo le richieste delle organizzazioni che si occupano di diritti umani di riconoscimento giuridico del femminicidio come reato e crimine contro l’umanità. Questo, si legge nella descrizione del libro, per «individuare il filo rosso che segna, a livello globale, la matrice comune di ogni forma di violenza e discriminazione contro le donne, ovvero la mancata considerazione della dignità delle stesse come persone».

Ai sensi della Convenzione Cedaw, spiega Barbara Spinelli a Linkiesta, «lo Stato ha delle obbligazioni note internazionalmente come le 4P»: prevenire la violenza sulle donne, attraverso un’adeguata sensibilizzazione, proteggere le donne che decidono di uscire dalla violenza, perseguire i reati commessi e procurare riparazione alle donne, supporto psicologico e sostegno all’ingresso nel mondo del lavoro. Inutile dire che, per le 4P, l’Italia potrebbe fare di più. «Il rapporto presentato dal governo italiano al Comitato Cedaw non dedica un capitolo specifico alla violenza sulle donne come richiesto», spiega la giurista. E «illustra troppo genericamente i provvedimenti che l’Italia ha preso». Quello che manca è «l’inquadramento della violenza dell’uomo sulle donne come carattere culturale». Le violenze si consumano soprattutto in famiglia, e soprattutto quando una famiglia si sta spaccando: ecco perché si auspica l’introduzione del divorzio breve. «La violenza sulle donne non è frutto di raptus, ma dalle relazioni di genere. E l’incapacità di adattare un’ottica di genere si riflette in un’inadeguatezza», dice la Spinelli.

Inadeguatezza e non sistematicità nella formazione degli operatori sanitari, sociali, delle forze dell’ordine e dei magistrati, «che costituiscono il primo ostacolo concreto alla protezione delle donne». Su 10 femminicidi, 7.5 sono stati preceduti da denunce alle forze dell’ordine o agli operatori sociali. «Quindi c’è una risposta inadeguata da parte dello Stato», spiega Barbara. Il comitato Cedaw «si dice appunto preoccupato per l’elevato numero di femminicidi che potrebbero evidenziare una responsabilità dello Stato nel non dare alle sue azioni in questo ambito carattere strutturale e culturale». Garantendo, tanto per cominciare, il risarcimento alle vittime. Ad oggi in Italia «la legge europea che prevede il risarcimento per le vittime è stata attuata per le vittime della violenza negli stadi, ma non per le donne», conclude amara l’esponente di Giuristi Democratici.


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barzelletta molto datata

Beh sai, mi hanno fot.tuto il giubbotto, con passaporto, soldi e tutto dentro (per fortuna che avevo un po' di cash e carta di credito in un'altra bustina). Spaccato, così tanto per gradire senza neppure chiedere di aprire con la chiave, il vetro dell'auto per fot.tersi il navigatore.

Il tutto a 500 mt da un'auto della polizia che, alla nostra segnalazione, si gira, inverte la marcia e se ne va.

Al telefono (tipo 113 nostro) ti comunicano un numero che identifica il tuo "crimine" a semplici fini assicurativi.

Il giorno dopo sono andato di persona alla stazione di polizia (nello stesso stabile del consolato italiano, ma dall'altro lato) e ci manca poco che mi sbattono fuori (poliziotta con postolone alla cintura) dicendo che il numero del file me lo hanno già dato e quello deve bastare...

Sarà anche una barzelletta, ma non è una bella esperienza...
 
si, in tutti i posti turistici :D

vai a Plaza de Catalunya e sembra tutto bello e pieno di Mossos de Esquadra e ragazzotti della polizia statale, poi fai 300 metri e sulla Rambla (e ancora peggio nelle strade adiacenti dal lato del Mercato) vedi spacciare, mi.gnotte, saltimbanchi, borseggiatori che nemmeno nel peggior suk di Marrakech

vedo che conosci barcellona meglio di me

io recentemente solo una settimana; ho visto una situazione incomparabile all'Italia (a favore di barcellona, naturalemente); però non sono andato a cercare i quartieri più malfamati

se però paragoni una stazione di barcellona alla stazione termini o all'ostiense, marrakesch siamo noi
 
Beh sai, mi hanno fot.tuto il giubbotto, con passaporto, soldi e tutto dentro (per fortuna che avevo un po' di cash e carta di credito in un'altra bustina). Spaccato, così tanto per gradire senza neppure chiedere di aprire con la chiave, il vetro dell'auto per fot.tersi il navigatore.

Il tutto a 500 mt da un'auto della polizia che, alla nostra segnalazione, si gira, inverte la marcia e se ne va.

Al telefono (tipo 113 nostro) ti comunicano un numero che identifica il tuo "crimine" a semplici fini assicurativi.

Il giorno dopo sono andato di persona alla stazione di polizia (nello stesso stabile del consolato italiano, ma dall'altro lato) e ci manca poco che mi sbattono fuori (poliziotta con postolone alla cintura) dicendo che il numero del file me lo hanno già dato e quello deve bastare...

Sarà anche una barzelletta, ma non è una bella esperienza...



il numero del file :D:D:D
 
vedo che conosci barcellona meglio di me

io recentemente solo una settimana; ho visto una situazione incomparabile all'Italia (a favore di barcellona, naturalemente); però non sono andato a cercare i quartieri più malfamati

se però paragoni una stazione di barcellona alla stazione termini o all'ostiense, marrakesch siamo noi


guarda che la Rambla e la Boqueria stanno in pieno centro, a 300 mt da Plaza de Catalunya, non sono zone malfamate :D:D

sicuramente i luoghi come stazioni e metro a Barcellona sono molto sorvegliati, questo è vero, ma la Rambla è una delle strade principali di Barcellona ;)
 
e i dati di confronto con gli altri Paesi dove stanno? :mmmm:

nell'articolo c'è scritto che abbiamo il primato; vedrò se trovo altri dati
ma se c'èscritto che abbiamo il primato assieme al messico ,qualcosa vorrà dire ,o no?
come dicevo ,in italia le violenze sono in famiglia e la famiglia italiana ,è omertosa ,quindi le statistiche , valgono fino ad un certo punto
poi c' è la faccenda criminalità organizzata
 
guarda che la Rambla e la Boqueria stanno in pieno centro, a 300 mt da Plaza de Catalunya, non sono zone malfamate :D:D

sicuramente i luoghi come stazioni e metro a Barcellona sono molto sorvegliati, questo è vero, ma la Rambla è una delle strade principali di Barcellona ;)

io a barcellona e in spagna ,ci vado tutti gli anni , la macchina piena di roba , non ho mai subito un furto una aggressione ,mai avuto nessun problema
ceeto ,si deve stare attenti a dove si parcheggia,ma questo anche in italia;
e ripeto ,in spagna io ci sarò andato almeno una quindicina di volte; se fossi andato a napoli , mi avrebbero rubato anche le ruote dell'auto,stando ai racconti e agli avvertimenti dei tanti napoletani che lavorano con me
 
purtroppo ,faccio fatica a trovare statistiche europee ,ma ci sono frasi che parlano chiaro:

http://www.ami-avvocati.it/leggi_articolo.asp?id_articolo


Negli ultimi giorni si è tornati a parlare di stragi familiari.

I fatti di Mantova, Torino, Udine, Gela e Benevento hanno scosso (almeno così pare) le coscienze di tutti gli italiani.

L’AMI, come sempre in questi ultimi anni, ha immediatamente assunto una posizione ufficiale, già domenica sera 25 aprile u.s., fornendo a tutti i dati statistici del fenomeno.

Da quel momento si è scatenata la “bagarre”. Tutti hanno fatto la gara per esprimere la loro opinione sulle violenze intrafamiliari.
La famiglia italiana non è più un isola felice. Tra le mura domestiche si consumano più crimini della malavita organizzata, un bollettino di guerra vergognoso che attribuisce all’Italia un assoluto triste primato in Europa in termini di frequenza di gravi fatti di sangue tra familiari.

Si tratta della vera emergenza nazionale che rischia di affogare nella rassegnazione e nella più pericolosa assuefazione.

Donne e bambini sono le principali vittime di tale ferocia.

È arrivato il momento di dire basta ed individuare le cause e i metodi di prevenzione di questo tipo di violenza.

Pare, infatti, che faccia più notizia l’omicidio di un mafioso che quello di una moglie, un figlio e talvolta di un marito. Ma ci sono figli che ammazzano i genitori, suoceri che ammazzano generi e nuore. Stragi, sangue, odio. Morte

L’indifferenza di tutti - dinanzi a questo scempio - è il peggior terreno fertile perchè la "mattanza" continui.

Secondo il “Crime clock” in Italia viene uccisa una donna ogni 2 giorni, 20 minuti e 41 secondi.

E così secondo dati statistici, dal 1970 ad oggi, sono stati assassinati circa 400 bambini (nella stragrande maggioranza ad opera delle madri).

Si sono registrati tuttavia anche numerosi fatti di sangue anche contro uomini/mariti o suicidi di padri separati disperati. E' bene ricodarlo.

La morte è uguale per tutti. E tutti i morti meritano pietà e rispetto.

Non c’è dubbio. Tuttavia, donne e bambini, dal freddo punto di vista numerico, sono le vittime più frequenti e numerose.

Ormai siamo una società in crisi e me ne accorgo anche dai dibattiti a cui ho partecipato in TV o che ho visto comodamente da casa.

Pochi, a mio sommesso parere, hanno messo a fuoco le cause di queste tragedie.

Provo a farlo io, secondo la esperienza di avvocato proveniente dal penale e tuffatosi nel diritto di famiglia e minorile.

1. Il nostro processo, sia di separazione che di divorzio, ha tempi insopportabilmente lunghi.

2. Gli addetti ai lavori, spesso, non sono esperti o specializzati perché la “tuttologia” è il vero tumore dei giuristi italiani.

3. Mancano nel processo esperti che, sin dall’inizio, sostengano le coppie in conflitto, lasciando allo spontaneismo del singolo avvocato o magistrato il compito di risolvere situazioni senza controllo.

4. I provvedimenti emessi dai Tribunali non tengono conto dei diritti dei padri “a stipendio fisso”, creando ogni giorno nuove povertà. Né esiste una reale politica sociale di sostegno psicologico ed economico per tutti i separati in difficoltà economica e psicologica.

È altrettanto evidente che molti uomini benestanti, al contrario, fanno carte false per pagare assegni irrisori e mettere in difficoltà moglie e figli.

Insomma c’è di tutto. E non sono più ammessi stereotipi. I luoghi comuni sono costruiti per difendere le ingiustizie: buoni da una parte e cattivi dall’altra….

E' la nostra società ad essere malata.

La realtà è che noi non aiutiamo le persone in difficoltà.Anzi le ghettizziamo.

E quando ad una persona si toglie ogni via d’uscita, la tragedia è dietro l’angolo.

A quel punto basta solo premere il grilletto o afferrare un coltello da cucina, se si è disperati e psicolabili, e farla finita.

Occorrerebbe un diritto di famiglia più giusto che tuteli i diritti di tutti, che non lasci solo qualcuno o peggio metta alla gogna “il colpevole”.

Già perché in Italia, specie nelle vicende familiari, si cerca sempre un colpevole.

E ciò è dimostrato dalla esistenza dell’addebito, arma micidiale offerta dallo Stato alla gente e a noi avvocati per distruggere il “nemico”.

Insomma separarsi in Italia significa guerra, vergogna, vittoria e sconfitta. Non dovrebbe essere nulla di tutto questo.

Perché quando finisce un amore occorrerebbe solo trovare una soluzione che consenta a tutti di esistere e sperare ancora

Le vere armi che uccidono sono quelle del nostro processo. E’su tale versante che la violenza inizia a crescere vertiginosamente.

Ovviamente pensare di "giustificare" le stragi con tutto quanto sopra è quanto mai delinquenziale.

E qualcuno ci sta provando. Trattasi di qualche **********.

Quando si arriva ad uccidere un coniuge o un figlio non c’è affidamento condiviso violato, casa coniugale “sottratta” o solitudine che tengano.

Davanti al sangue ci dobbiamo tutti fermare. Senza criminalizzare o giustificare. Occorre pietà.

Oggi, invece, è una scoppiata una "guerra di genere" sempre più irresponsabile. Nessuno lavora per mediare con l’altro sesso. Vi è una reciproca delegittimazione e demonizzazione. Uomini che odiano le donne, donne che odiano gli uomini. Società che odia i gay.

Ciò che mi preoccupa è che una sparuta ma chiassosa schiera di uomini si sia posta negli stessi termini delle più becere e squallide femministe.

Che tristezza.

Vi è un proliferare di associazioni “contro” qualcuno o qualcosa. E raramente a favore di qualcuno o qualcosa.

Da una parte trovi associazioni di femministe che vomitano odio contro il genere maschile (provare ad andare su facebook o su qualche blog) secondo cui "gli uomini sono tutti potenziali assassini e pedofili...perchè il maschio,in quanto tale, è una bestia".

Dall'altra i femministi al contrario che sostengono che le donne "sono esseri inferiori in cerca di potere e rivincite, maestre di opportunismo e calunnie"

E così proliferano associazioni di padri, di madri, di zii, di nonni, di maschi, femmine, gay, stranieri, bianchi , neri, etc..Ogni giorno ne nasce una nuova. Ma dove andremo a finire se non fermiamo questa spirale di violenza culturale?

Nulla da dire sull'associazionismo che ha avuto un ruolo importante. Ma adesso basta.

Quella stagione è finita. Occorre abbattere le barriere, unire le forze e iniziare una battaglia comune.

Siamo divisi su tutto, noi italiani. Anche su ciò che dovrebbe unirci.

E così vi è un proliferare di “avvocati di genere” o consulenti ad hoc per uomini e donne, a seconda dell'associazione di appartenenza.

Come se la toga dell’avvocato fosse una maglia di una squadra di calcio o la tessera di un partito.

Ormai, pur di sbarcare il lunario, si violano le più elementari norme deontologiche e l’essenza stessa dell’essere e sentirsi avvocati.

“Io difendo i padri, tu i nonni, quell’altro le madri”. Così si accaparra solo clientela. Nel modo più squallido e strumentale. Che cos’è questa roba?

Parliamo piuttosto di tutela delle persone, indipendentemente se chi ha bisogno di aiuto sia uomo, donna, gay o trans.

Probabilmente c'è qualcuno che campa sulle contrapposizioni e dà un senso alla propria esistenza sputando quintali di letame contro il nemico o la nemica.

Si tratta di frustrati e di perdenti che ragionano solo partendo dai loro guai personali.

Chi ha condiviso le battaglie dell’AMI - che intendono salvaguardare i diritti delle persone - non può che restare disgustato da tutto questo.

La violenza può essere prevenuta solo se ciascuno di noi si fa carico dei problemi di tutti, indistintamente e non contribuisce ad alimentare contrapposizioni o convinzioni che gli uomini e le donne siano nemici.

E si combatte soprattutto se vittima e carnefice non sono abbandonati al loro destino e al loro odio.

Non basta mettere il mostro in prima pagina per sentirci tutti in pace con la nostra coscienza.



Gian Ettore Gassani

scritto il 28/04/2010 - 15.51.10)
 
non mi risulta affatto...

a me risulta eccome:yes:
tanto per dirne una il primo caso eclatante di violenza su un minore è del 1969
con l'uccisione del 12enne Ermanno Lavorini
da allora ne son successe di cose:yes:
 
a me sembrano una marea di stro.nzate per fomentare odio sociale e creare paura e incertezza nella popolazione

la gente s'ammazza da quando è nato il mondo, la violenza psicologica non si vede quella fisica si... te lo sei chiesto cui prodest questa litania del "femminicidio"? questi gran signori che ci fanno sopra convegni, programmi tv e libri che propongono per risolvere questo presunto drammatico problema, o intendono solo continuare a pomparlo ben bene e sfruttarlo per farci sopra quattrini? :rolleyes:
 
a me risulta eccome:yes:
tanto per dirne una il primo caso eclatante di violenza su un minore è del 1969
con l'uccisione del 12enne Ermanno Lavorini
da allora ne son successe di cose:yes:


si, il primo

da quando è nato il mondo al 1969 tutti agnellini :rolleyes::rolleyes::rolleyes:
 
a me sembrano una marea di stro.nzate per fomentare odio sociale e creare paura e incertezza nella popolazione

la gente s'ammazza da quando è nato il mondo, la violenza psicologica non si vede quella fisica si... te lo sei chiesto cui prodest questa litania del "femminicidio"? questi gran signori che ci fanno sopra convegni, programmi tv e libri che propongono per risolvere questo presunto drammatico problema, o intendono solo continuare a pomparlo ben bene e sfruttarlo per farci sopra quattrini? :rolleyes:



la violenza psicologica ,è spesso devastante e porta a varie forme di autolesionismo o di suicidio,come la droga ,l'alcool eccetera

comunque ,sostenere che un paese come l'italia ,CHE è AL PRIMO POSTO IN TUTTO IL MONDO ,PER LA CRIMINALITà ORGANIZZATA, sia un paese piuttosto tranquillo ,mediamente più tranquillo di altri , è veramente una boiata pazzesca
ma vi rendete conto di cosa significa avere questo primato? significa che per una buona parte della società ,la violenza è un sistema accettabile , un buon sistema per fare affari ,per governare , per controllare il territorio,per decidere su ogni cosa;
non so se state scherzando o cosa
 
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