Italia,start up e venture capitals

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

non posso 'sopportare' queste affermazioni.
Se non esistessero anziani esperti NON POTREMMO AVERE
QUELL'INDUSTRIA CHE ABBIAMO.
Esiste una capacità manuale ENORME (sino a quando non so..)
ma per ora ancora c'è.
Se invece si parla di capacità meramente intellettuali
beh il discorso diventa difficile. Chi definisce un esperto
intellettualmente ? Se è vero quanto leggevo sull'Economist
che circa il 70% degli studi scientifici..sono errati, la conseguenza
è una sola.

Non sopporti questi affermazioni perché non hai letto attentamente. Fare e dirigere/insegnare/comandare sono cose diverse. Saper fare non vuol dire saper dirigere. Questo è forse anche un limite italiano, si pensa che saper fare vuol dire anche saper insegnare, saper comandare. Ma non è così.

Ti faccio un esempio. Nello studio in cui sono socio uno dei due fondatori è un professionista classe 1950 circa estremamente capace e competente. Pochi sono i giovani che possono vantare le sue competenze tecniche. Eppure, come ha detto l'altro socio anziano (che ora ha lasciato per limiti di età), questa persona è stata un freno per la crescita.

E' incapace di organizzarsi, non ha il senso dell'economicità nei compiti, dedica e fa dedicare ai dipendenti mezzo pomeriggio a cose insignificanti, lavora le pratiche sempre all'ultimo giorno, pretende che tutti ruotino intorno a lui.

Fin quando lui aveva dei poteri decisionali lo studio non è andato da nessuna parte, la metà dei dipendenti/collaboratori/professionisti che passavano sono andati altrove, la clientela si è sviluppata poco e male, le procedure interne inesistenti, con connessa inefficienza.

Solo quando è arrivata la generazione successiva, professionista classe 1960/1970, le cose sono cambiate. A questa persona sono state lasciate le sue pratiche, i suoi clienti, insomma il lavoro tecnico, ma tutta la restante parte strategica e di gestione delle risorse umane è stata presa in carico da altri, con connessa notevole crescita di tutto lo studio (quantitativo e qualitativo).

Purtroppo questa non è l'eccezione. In Italia c'è troppo la figura padronale che pensa di sapere tutto e questo anche a livello di quadri/impiegati. In realtà, molti di questi, sono dei bravi esecutori, ma hanno poco da insegnare.

Insomma, il detto chi sa fa e chi non sa insegna non è del tutto campato per aria. Spesso, chi sa DEVE fare, perché non sa insegnare.
 
il tuo discorso non ha basi scientifiche nè può averle.
Io invece guardo la realtà. E la realtà mi dice
che le imprese italiane stanno sul mercato nè più nè meno di prima.
E questo è possibile solo se c'è un trasferimento di conoscenza
dagli anziani ai giovani.
 
il tuo discorso non ha basi scientifiche nè può averle.
Io invece guardo la realtà. E la realtà mi dice
che le imprese italiane stanno sul mercato nè più nè meno di prima.
E questo è possibile solo se c'è un trasferimento di conoscenza
dagli anziani ai giovani.

Continui a non leggere bene.

Ho forse detto il contrario? No.

Ho semplicemente detto che il 90% di quelli che pensano di poter trasferire conoscenza in realtà non sono in grado di trasferire nulla. Ovviamente c'è un altro 10% che, invece, trasferisce.

Se si aumentasse questa capacità di trasferire, si starebbe sul mercato molto meglio.
 
forse non è il 3d giusto giusto ma in fondo si parla
di sistema azienda italia.
Prendo un bel grafico dal FT e scopro che il nostro esport import
con la China (anno 2010) è migliore di quasi tutti i Paesi Europei.
La Germania è un caso a parte (e cmq la differenza è di un paio di
punti percentuali)
FT.com / Global Economy - Interactive graphic: China
 
forse non è il 3d giusto giusto ma in fondo si parla
di sistema azienda italia.
Prendo un bel grafico dal FT e scopro che il nostro esport import
con la China (anno 2010) è migliore di quasi tutti i Paesi Europei.
La Germania è un caso a parte (e cmq la differenza è di un paio di
punti percentuali)
FT.com / Global Economy - Interactive graphic: China

Non mi dire che dai ragione a Prodi quando diceva che la Cina andava vista come opportunità. Eppure, in questa sezione del Forum, ho letto tantissimi che continuano a sostenere la necessità di dazi contro la minaccia cinese.

Al di là dell'OT, alla fine ho visto che in questo thread, malgrado il titolo, non si è parlato affato di venture capital
 
forse non è il 3d giusto giusto ma in fondo si parla
di sistema azienda italia.
Prendo un bel grafico dal FT e scopro che il nostro esport import
con la China (anno 2010) è migliore di quasi tutti i Paesi Europei.
La Germania è un caso a parte (e cmq la differenza è di un paio di
punti percentuali)
FT.com / Global Economy - Interactive graphic: China

Un paio di punti percentuali :rolleyes: l'italia è a 4.8, la germania a 6.1

1.3 / 4.8 = 27%, non un paio :rolleyes:


comunque, considerando che la grecia è al 5.7, non credo ci sia relazione tra lo stato dell'economia e quei numeretti.
 
Non mi dire che dai ragione a Prodi quando diceva che la Cina andava vista come opportunità. Eppure, in questa sezione del Forum, ho letto tantissimi che continuano a sostenere la necessità di dazi contro la minaccia cinese.

Al di là dell'OT, alla fine ho visto che in questo thread, malgrado il titolo, non si è parlato affato di venture capital

Da quel grafico difficile da dire. Affermare che il peso della Cina sull'interscambio e' tra i più alti d'Europa puo' essere un bene o un male a seconda che tale peso sia dato prevalentemente dall'importo o dall'export. L'Italia non mi sembra abbia un trade balance con la Cina eccessivamente buono.
 
Il mercato dell'early stage in italia è narrato e caratterizzato da molti luoghi comuni, primo tra tutti che le banche non finanziano le start-up o le seed. Le banche non finanziano e non finanzieranno mai queste realtà, perchè il loro mestiere è un altro. Poi alla base di una start up è necessario che sia presente un'idea innovativa (di processo, sviluppo, prodotto, tecnologia..), se uno vuole aprire una pasticceria non deve riferirsi ad un BA o un fondino di seed.
C'è moltissima letteratura in merito, e le opportunità non mancano a chi ha progetti validi e sia in grado di sviluppare un modello di business intelligente. A questo punto è necessario trovare l'angelo giusto, perchè è così che si chiama, che intervenga con dell'equity e quindi metta la sua esperienza all'interno della company. Utopia pensate? date un'occhiata ad IBAN | Italian Business Angel Network , l'associazione che in italia rappresenta gli investitori informali nel capitale di rischio.

p.s.: Elserino Piol ha da poco presentato un club, per cui è sempre attivo. Ma ahimè la forma del club non è interessante e non meno importante è il fatto che lui oramai non è più un teen ager, risultato: poco successo. Ecco anche in questo club è possibile riferirsi e far valutare la propria ide
 
Da quel grafico difficile da dire. Affermare che il peso della Cina sull'interscambio e' tra i più alti d'Europa puo' essere un bene o un male a seconda che tale peso sia dato prevalentemente dall'importo o dall'export. L'Italia non mi sembra abbia un trade balance con la Cina eccessivamente buono.

Non è buono ma sono migliorate di molto le esportazioni.
Comunque, concordo sul fatto che dire che l'interscambio italiano con la Cina è tra i più alti d'Europa può essere eccessiva come affermazione, anche perché la situazione è ancora molto fluida. Le mie osservazioni (non di oggi) sul commercio con la Cina sono, invece, legate all'effettivo riscontro che quel mercato per noi è sempre più significativo e offre enormi opportunità in divenire, se sapremo coglierle.
 
Non mi dire che dai ragione a Prodi quando diceva che la Cina andava vista come opportunità. Eppure, in questa sezione del Forum, ho letto tantissimi che continuano a sostenere la necessità di dazi contro la minaccia cinese.

Al di là dell'OT, alla fine ho visto che in questo thread, malgrado il titolo, non si è parlato affato di venture capital

Io sono per gli accordi bilaterali..sinchè è possibile.
Cara Cina io continuo acquistare le tue cianfrusaglie
tu però acquista questo o quello o entrambi.
L'interscambio è interesse di tutti..nessuno ad un tavolo
pone dei divieti assoluti. In genere un accordo lo si trova.
.
I dazi ci stanno solo se è dimostrabile il dumping.
 
Mi chiedo come faccia una persona competente,con un'idea e un progetto in mano,ad aprire un'azienda start up se in Italia le banche ti prestano 100 solo se hai 200 e dove le venture capitals sono inesistenti.


Se date un'occhiata ai bilanci di TUTTE le start ups biotech,high tech ecc...aperte in USA e altrove grazie a banche lungimiranti e venture capitals,i primi anni ovviamente i bilanci sono molto negativi,ma dopo arriva l'utile e il ripagamento del prestito.



In Italia già ai primi mesi di perdite le banche avrebbero le fitte al cuore. :rolleyes:



Comunque è vero: il nostro sistema bancario ha retto meglio degli altri: impresta soldi a chi li ha già.
Grazie al capzo.


Ma così facendo frena moltissimo l'economia.




Just my two cents naturalmente.




:bye:

La ragione va rivelata a monte. Il VC investe in un'azienda per portarla in borsa e guadagnare decine di volte l'investimento. In italia la borsa non funziona, quindi il meccanismo VC è impossibile
 
chissà perchè qualcosa di positivo made in Italy devo leggerlo
sull'Economist ?????
.
BIELLA, in northwest Italy, is the centre of a cluster of woollen manufacturers and the home of Ermenegildo Zegna, a luxury clothing brand. A group of the town’s businessmen have, however, come up with a scheme far from the catwalks and seasonal collections. They plan to use wool, which is good at repelling water and absorbing oil, to soak up oil spills. The idea came to them after the Deepwater Horizon disaster and it would, they reckon, have worked better than the containment booms, chemical dispersants and other methods deployed in the Gulf of Mexico.
Earlier this year, Tecnomeccanica Biellese, an engineering firm that makes machinery for the woollens industry, carried out experiments using greasy wool to see how good the fleece was at gathering oil. It turned out to be very good. Coarse wool (the cheapest sort, with a fibre diameter of between 25 and 40 microns) was able to absorb ten times its own weight of heavy fuel oil, a refinery product similar to crude. Moreover, the oil could be squeezed out and the wool reused. Indeed, even after a dozen immersions in oil, for between 15 and 20 seconds each time, the wool’s absorptive capacity did not decline.

Moving out of the laboratory and onto the water with a working oil-collection system is the next step. In March the businessmen, who have called their project Wool Recycle Eco System, obtained patents for a containerised kit that can be set up in boats to deal with small spills, and for a bigger ship-based system to tackle large ones.

Mario Ploner, the managing director of Tecnomeccanica Biellese, says the ship-based system will use external booms running parallel with the vessel’s sides to channel oil onto wool that has been spread over the surface of the sea. Mechanical mixers fitted between the booms and the hull will increase the wool’s absorptive capacity. As the ship moves through a spill, the oil-impregnated wool will be gathered mechanically up ramps and taken into the ship. As the wool is transported up these ramps any droplets of water attached to it will be shaken off. Once on board the wool will be pressed to recover the oil and then reused.

Mr Ploner estimates it would cost about €1m ($1.5m) to equip a 50-metre vessel to carry ten tonnes of wool. That would be sufficient, in optimum circumstances, to recover over 1,000 tonnes of oil.

In practice, he reckons, cleaning up the Deepwater Horizon spill of almost 5m barrels would have needed around 7,000 tonnes of wool. At a current market price of less than $1 a kilo, that does not add up to a huge sum for an industry as big as Big Oil. It would, on the other hand, be a nice little earner for sheep shearers.
.
La ricerca se la finanziano i privati e se gli va bene
hanno diritto a guadagnare un sacco di soldi.
Così funziona.
 
che bel Paese che siamo..
ah dimenticavo: trattandosi di nuova tecnologia
era anche un investimento in RICERCA...


......
MF-DJ)--Enel prende atto con stupore della sentenza del Consiglio di Stato che annulla il decreto di compatibilita' ambientale, rilasciato dal Ministero dell'Ambiente il 29 luglio 2009, per la conversione a carbone pulito della centrale di Porto Tolle, rovesciando l'esito positivo della sentenza emessa dal Tar del Lazio il 14 ottobre 2010.

Questa decisione, spiega l'Enel, rischia di cancellare un progetto necessario per la sicurezza degli approvvigionamenti energetici del Paese e per la riduzione del costo finale dell'energia, progetto che vedeva un investimento da circa 2,5 miliardi di euro e oltre 3.000 posti di lavoro per i 5 anni necessari a costruire l'impianto e che avrebbe migliorato di molto l'ambiente con l'utilizzo delle piu' avanzate tecnologie di abbattimento di fumi e inquinanti. In vista dell' avvio dei lavori, previsto per fine anno, Enel aveva gia' qualificato 400 aziende e indetto 52 gare per un valore di circa 1,8 miliardi di euro pari a circa il 70% dell'intero investimento.
Con questa decisione, si impedisce inoltre la realizzazione del primo impianto in Europa di cattura e sequestro dell'anidride carbonica su scala industriale, sostenuto dall'Unione Europea. L'innovativo impianto avrebbe attivato ulteriori investimenti per 1 miliardo di euro e diverse centinaia di nuovi posti di lavoro che, uniti a quelli della centrale, comportano la perdita di 1000 posti di lavoro permanenti (tra diretti e indotto).

Enel annuncia che valutera' le iniziative necessarie a ripristinare un percorso di agibilita' del progetto a Porto Tolle o di altri siti italiani. Se necessario, a malincuore, si vedra' costretta a portare gli investimenti in altri paesi interconnessi con l'Italia. com/ren

(END) Dow Jones Newswires

May 17, 2011 11:53 ET (15:53 GMT
 
Se Steve fosse nato in provincia di Napoli

Steve Jobs è cresciuto a Mountain View, nella contea di Santa Clara, in California. Qui, con il suo amico Steve Wozniak, fonda la Apple Computer, il primo aprile del 1976. Per finanziarsi, Jobs vende il suo pulmino Volkswagen, e Wozniak la propria calcolatrice. La prima sede della nuova società fu il garage dei genitori: qui lavorarono al loro primo computer, l’Apple I. Ne vendono qualcuno, sulla carta, solo sulla base dell’idea, ai membri dell’Homebrew Computer Club. Con l’impegno d’acquisto, ottengono credito dai fornitori e assemblano i computer, che consegnano in tempo. Successivamente portano l’idea ad un industriale, Mike Markkula, che versa, senza garanzie, nelle casse della società la somma di 250.000 dollari, ottenendo in cambio un terzo di Apple. Con quei soldi Jobs e Wozniak lanciano il prodotto. Le vendite toccano il milione di dollari. Quattro anni dopo, la Apple si quota in Borsa.
Mettiamo che Steve Jobs sia nato in provincia di Napoli. Si chiama Stefano Lavori. Non va all’università, è uno smanettone. Ha un amico che si chiama Stefano Vozzini. Sono due appassionati di tecnologia, qualcuno li chiama ricchioni perchè stanno sempre insieme. I due hanno una idea. Un computer innovativo. Ma non hanno i soldi per comprare i pezzi e assemblarlo. Si mettono nel garage e pensano a come fare. Stefano Lavori dice: proviamo a venderli senza averli ancora prodotti. Con quegli ordini compriamo i pezzi.
Mettono un annuncio, attaccano i volantini, cercano acquirenti. Nessuno si fa vivo. Bussano alle imprese: “volete sperimentare un nuovo computer?”. Qualcuno è interessato: “portamelo, ti pago
a novanta giorni”. “Veramente non ce l’abbiamo ancora, avremmo bisogno di un vostro ordine scritto”. Gli fanno un ordine su carta non intestata. Non si può mai sapere. Con quell’ordine, i due vanno a comprare i pezzi, voglio darli come garanzia per avere credito. I negozianti li buttano fuori. “Senza soldi non si cantano messe”. Che fare? Vendiamoci il motorino. Con quei soldi riescono ad assemblare il primo computer, fanno una sola consegna, guadagnano qualcosa. Ne fanno un altro. La cosa sembra andare.
Ma per decollare ci vuole un capitale maggiore. “Chiediamo un prestito”. Vanno in banca. “Mandatemi i vostri genitori, non facciamo credito a chi non ha niente”, gli dice il direttore della filiale. I due tornano nel garage. Come fare? Mentre ci pensano bussano alla porta. Sono i vigili urbani. “Ci hanno detto che qui state facendo un’attività commerciale. Possiamo vedere i documenti?”. “Che documenti? Stiamo solo sperimentando”. “Ci risulta che avete venduto dei computer”.
I vigili sono stati chiamati da un negozio che sta di fronte. I ragazzi non hanno documenti, il garage non è a norma, non c’è impianto elettrico salvavita, non ci sono bagni, l’attività non ha partita Iva. Il verbale è salato. Ma se tirano fuori qualche soldo di mazzetta, si appara tutto. Gli danno il primo guadagno e apparano.
Ma il giorno dopo arriva la Finanza. Devono apparare pure la Finanza. E poi l’ispettorato del Lavoro. E l’ufficio Igiene. Il gruzzolo iniziale è volato via. Se ne sono andati i primi guadagni. Intanto l’idea sta lì. I primi acquirenti chiamano entusiasti, il computer va alla grande. Bisogna farne altri, a qualunque costo. Ma dove prendere i soldi?
Ci sono i fondi europei, gli incentivi all’autoimpresa. C’è un commercialista a Napoli che sa fare benissimo queste pratiche. “State a posto, avete una idea bellissima. Sicuro possiamo avere un finanziamento a fondo perduto almeno di 100mila euro”. I due ragazzi pensano che è fatta. “Ma i soldi vi arrivano a rendicontazione, dovete prima sostenere le spese. Attrezzate il laboratorio, partire con le attività, e poi avrete i rimborsi. E comunque solo per fare la domanda dobbiamo aprire la partita Iva, registrare lo statuto dal notaio, aprire le posizioni previdenziali, aprire una pratica dal fiscalista, i libri contabili da vidimare, un conto corrente bancario, che a voi non aprono, lo dovete intestare a un vostro genitore. Mettetelo in società con voi. Poi qualcosa per la pratica, il mio onorario. E poi ci vuole qualcosa di soldi per oliare il meccanismo alla regione. C’è un amico a cui dobbiamo fare un regalo sennò il finanziamento ve lo scordate”. “Ma noi questi soldi non ce li abbiamo”. “Nemmeno qualcosa per la pratica? E dove vi avviate?”.
I due ragazzi decidono di chiedere aiuto ai genitori. Vendono l’altro motorino, una collezione di fumetti. Mettono insieme qualcosa. Fanno i documenti, hanno partita iva, posizione Inps, libri contabili, conto corrente bancario. Sono una società. Hanno costi fissi. Il commercialista da pagare. La sede sociale è nel garage, non è a norma, se arrivano di nuovo i vigili, o la finanza, o l’Inps, o l’ispettorato del lavoro, o l’ufficio tecnico del Comune, o i vigili sanitari, sono altri soldi. Evitano di mettere l’insegna fuori della porta per non dare nell’occhio. All’interno del garage lavorano duro: assemblano i computer con pezzi di fortuna, un po’ comprati usati un po’ a credito. Fanno dieci computer nuovi, riescono a venderli. La cosa sembra poter andare.
Ma un giorno bussano al garage. E’ la camorra. Sappiamo che state guadagnando, dovete fare un regalo ai ragazzi che stanno in galera. “Come sarebbe?”. “Pagate, è meglio per voi”.
Se pagano, finiscono i soldi e chiudono. Se non pagano, gli fanno saltare in aria il garage. Se vanno alla polizia e li denunciano, se ne devono solo andare perchè hanno finito di campare. Se non li denunciano e scoprono la cosa, vanno in galera pure loro.
Pagano. Ma non hanno più i soldi per continuare le attività. Il finanziamento dalla Regione non arriva, i libri contabili costano, bisogna versare l’Iva, pagare le tasse su quello che hanno venduto, il commercialista preme, i pezzi sono finiti, assemblare computer in questo modo diventa impossibile, il padre di Stefano Lavori lo prende da parte e gli dice “guagliò, libera questo garage, ci fittiamo i posti auto, che è meglio”.
I due ragazzi si guardano e decidono di chiudere il loro sogno nel cassetto. Diventano garagisti.
La Apple in provincia di Napoli non sarebbe nata, perchè saremo pure affamati e folli, ma se nasci nel posto sbagliato rimani con la fame e la pazzia, e niente più.
 
un po' troppo ingeneroso.
in uno dei commenti, uno dei pochi veramente pertinenti, si mettono in campo tutte le variabili che giocano contro un'intera area (mancanza di venture capital, cultura d'impresa, poli tecnologici, universita' di alto livello internazionale...)
E comunque siamo anche il paese dei leonardo del vecchio e della StM, di Finmatica (poi andata a putains...) dell'Universita' di Salerno leader negli studi sulla fisica e nell'informatica (guarda un po'...) e di tante altre piccole chicche.
Poi, ovvio, i gravi problemi strutturali restano.....
 
Steve Jobs è cresciuto a Mountain View, nella contea di Santa Clara, in California. Qui, con il suo amico Steve Wozniak, fonda la Apple Computer, il primo aprile del 1976. Per finanziarsi, Jobs vende il suo pulmino Volkswagen, e Wozniak la propria calcolatrice. La prima sede della nuova società fu il garage dei genitori: qui lavorarono al loro primo computer, l’Apple I. Ne vendono qualcuno, sulla carta, solo sulla base dell’idea, ai membri dell’Homebrew Computer Club. Con l’impegno d’acquisto, ottengono credito dai fornitori e assemblano i computer, che consegnano in tempo. Successivamente portano l’idea ad un industriale, Mike Markkula, che versa, senza garanzie, nelle casse della società la somma di 250.000 dollari, ottenendo in cambio un terzo di Apple. Con quei soldi Jobs e Wozniak lanciano il prodotto. Le vendite toccano il milione di dollari. Quattro anni dopo, la Apple si quota in Borsa.
Mettiamo che Steve Jobs sia nato in provincia di Napoli. Si chiama Stefano Lavori. Non va all’università, è uno smanettone. Ha un amico che si chiama Stefano Vozzini. Sono due appassionati di tecnologia, qualcuno li chiama ricchioni perchè stanno sempre insieme. I due hanno una idea. Un computer innovativo. Ma non hanno i soldi per comprare i pezzi e assemblarlo. Si mettono nel garage e pensano a come fare. Stefano Lavori dice: proviamo a venderli senza averli ancora prodotti. Con quegli ordini compriamo i pezzi.
Mettono un annuncio, attaccano i volantini, cercano acquirenti. Nessuno si fa vivo. Bussano alle imprese: “volete sperimentare un nuovo computer?”. Qualcuno è interessato: “portamelo, ti pago
a novanta giorni”. “Veramente non ce l’abbiamo ancora, avremmo bisogno di un vostro ordine scritto”. Gli fanno un ordine su carta non intestata. Non si può mai sapere. Con quell’ordine, i due vanno a comprare i pezzi, voglio darli come garanzia per avere credito. I negozianti li buttano fuori. “Senza soldi non si cantano messe”. Che fare? Vendiamoci il motorino. Con quei soldi riescono ad assemblare il primo computer, fanno una sola consegna, guadagnano qualcosa. Ne fanno un altro. La cosa sembra andare.
Ma per decollare ci vuole un capitale maggiore. “Chiediamo un prestito”. Vanno in banca. “Mandatemi i vostri genitori, non facciamo credito a chi non ha niente”, gli dice il direttore della filiale. I due tornano nel garage. Come fare? Mentre ci pensano bussano alla porta. Sono i vigili urbani. “Ci hanno detto che qui state facendo un’attività commerciale. Possiamo vedere i documenti?”. “Che documenti? Stiamo solo sperimentando”. “Ci risulta che avete venduto dei computer”.
I vigili sono stati chiamati da un negozio che sta di fronte. I ragazzi non hanno documenti, il garage non è a norma, non c’è impianto elettrico salvavita, non ci sono bagni, l’attività non ha partita Iva. Il verbale è salato. Ma se tirano fuori qualche soldo di mazzetta, si appara tutto. Gli danno il primo guadagno e apparano.
Ma il giorno dopo arriva la Finanza. Devono apparare pure la Finanza. E poi l’ispettorato del Lavoro. E l’ufficio Igiene. Il gruzzolo iniziale è volato via. Se ne sono andati i primi guadagni. Intanto l’idea sta lì. I primi acquirenti chiamano entusiasti, il computer va alla grande. Bisogna farne altri, a qualunque costo. Ma dove prendere i soldi?
Ci sono i fondi europei, gli incentivi all’autoimpresa. C’è un commercialista a Napoli che sa fare benissimo queste pratiche. “State a posto, avete una idea bellissima. Sicuro possiamo avere un finanziamento a fondo perduto almeno di 100mila euro”. I due ragazzi pensano che è fatta. “Ma i soldi vi arrivano a rendicontazione, dovete prima sostenere le spese. Attrezzate il laboratorio, partire con le attività, e poi avrete i rimborsi. E comunque solo per fare la domanda dobbiamo aprire la partita Iva, registrare lo statuto dal notaio, aprire le posizioni previdenziali, aprire una pratica dal fiscalista, i libri contabili da vidimare, un conto corrente bancario, che a voi non aprono, lo dovete intestare a un vostro genitore. Mettetelo in società con voi. Poi qualcosa per la pratica, il mio onorario. E poi ci vuole qualcosa di soldi per oliare il meccanismo alla regione. C’è un amico a cui dobbiamo fare un regalo sennò il finanziamento ve lo scordate”. “Ma noi questi soldi non ce li abbiamo”. “Nemmeno qualcosa per la pratica? E dove vi avviate?”.
I due ragazzi decidono di chiedere aiuto ai genitori. Vendono l’altro motorino, una collezione di fumetti. Mettono insieme qualcosa. Fanno i documenti, hanno partita iva, posizione Inps, libri contabili, conto corrente bancario. Sono una società. Hanno costi fissi. Il commercialista da pagare. La sede sociale è nel garage, non è a norma, se arrivano di nuovo i vigili, o la finanza, o l’Inps, o l’ispettorato del lavoro, o l’ufficio tecnico del Comune, o i vigili sanitari, sono altri soldi. Evitano di mettere l’insegna fuori della porta per non dare nell’occhio. All’interno del garage lavorano duro: assemblano i computer con pezzi di fortuna, un po’ comprati usati un po’ a credito. Fanno dieci computer nuovi, riescono a venderli. La cosa sembra poter andare.
Ma un giorno bussano al garage. E’ la camorra. Sappiamo che state guadagnando, dovete fare un regalo ai ragazzi che stanno in galera. “Come sarebbe?”. “Pagate, è meglio per voi”.
Se pagano, finiscono i soldi e chiudono. Se non pagano, gli fanno saltare in aria il garage. Se vanno alla polizia e li denunciano, se ne devono solo andare perchè hanno finito di campare. Se non li denunciano e scoprono la cosa, vanno in galera pure loro.
Pagano. Ma non hanno più i soldi per continuare le attività. Il finanziamento dalla Regione non arriva, i libri contabili costano, bisogna versare l’Iva, pagare le tasse su quello che hanno venduto, il commercialista preme, i pezzi sono finiti, assemblare computer in questo modo diventa impossibile, il padre di Stefano Lavori lo prende da parte e gli dice “guagliò, libera questo garage, ci fittiamo i posti auto, che è meglio”.
I due ragazzi si guardano e decidono di chiudere il loro sogno nel cassetto. Diventano garagisti.
La Apple in provincia di Napoli non sarebbe nata, perchè saremo pure affamati e folli, ma se nasci nel posto sbagliato rimani con la fame e la pazzia, e niente più.

:clap:

Bella storia, dovresti inviarla a qualche testata giornalistica tipo il Mattino di Napoli o anche Repubblica, sono convinto che hai ottime possibilità di vederla pubblicata....
Ma invialo con una mail fittizia ed in forma anonima perché se la camorra si ******* va a finire che dovrai chiedere la scorta alla polizia cantonale....;)

PS: e' piu' probabile che il padre di Stefano Lavori inviti suo figlio ad arruolarsi nell'esercito prima ancora di farlo sognare di diventare imprenditore....
 
un po' troppo ingeneroso.
in uno dei commenti, uno dei pochi veramente pertinenti, si mettono in campo tutte le variabili che giocano contro un'intera area (mancanza di venture capital, cultura d'impresa, poli tecnologici, universita' di alto livello internazionale...)
E comunque siamo anche il paese dei leonardo del vecchio e della StM, di Finmatica (poi andata a putains...) dell'Universita' di Salerno leader negli studi sulla fisica e nell'informatica (guarda un po'...) e di tante altre piccole chicche.
Poi, ovvio, i gravi problemi strutturali restano.....

Pensavo avresti spostato questo post verso i bassifondi perche', cosi' come e' stato posto il problema, di macro ha veramente poco....;)

Ellegus non me ne voglia, ma avrebbe potuto benissimo esporre il problema in maniera piu' accademica :bow:
 
Mamma come la fate lunga...:rolleyes:
Se Steve fosse nato in provincia di Napoli......... comprava un biglietto aereo per la California......:D:D:p:p
 
Mamma come la fate lunga...:rolleyes:
Se Steve fosse nato in provincia di Napoli......... comprava un biglietto aereo per la California......:D:D:p:p


...e sarebbe tornato dopo un mese perché le due sorelle rimaste a Napoli gli avrebbero detto che la mamma stava male e rischiava di morire in pochi giorni...(tutto falso al fine di impietosirlo e farlo tornare sui suoi passi..)
 
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