Particolarmente interessante è l’andamento evidenziato dal risparmio netto delle Amministrazioni pubbliche. Risulta negativo – e in tal caso si parla di disavanzo netto - fino al 1998. Dopo la crescita dei primi anni novanta, che ha portato il disavanzo al massimo storico di oltre 144.000 miliardi, si assiste ad un lento miglioramento: nel 1997, anno caratterizzato dalle politiche di riequilibrio atte a garantire il rispetto dei parametri di Maastricht, il disavanzo si riduce drasticamente da 94.000 miliardi circa a poco più di 27.000. Nel 1999 il disavanzo netto si tramuta in risparmio netto, pari a circa 5.000 miliardi e nel 2000 migliora ulteriormente.
Investimenti
Il risparmio rappresenta la fonte primaria di finanziamento nel processo di accumulazione reale. Quest’ultimo viene effettuato attraverso gli investimenti lordi e favorito dalle Amministrazioni pubbliche e dal Resto del Mondo (i fondi strutturali dell’Unione europea) mediante la corresponsione ai settori di contributi agli investimenti, ovvero risorse finanziarie destinate al sostegno dello sviluppo.
Dopo la stagnazione dei primi anni novanta, culminata nella brusca flessione del 1993 (-7% a livello di intera economia), gli investimenti fissi lordi tornano a crescere, in modo particolarmente sostenuto nel biennio 1995-96 ed ancora apprezzabile negli anni successivi. In questo quadro il settore delle società risulta il più dinamico. Tuttavia, un ruolo importante è svolto dalle Amministrazioni pubbliche, soprattutto negli ultimi quattro anni. Esse recuperano un ruolo di primo piano nello sviluppo della dotazione di capitale fisso reale del Paese, compensando ampiamente il ripiegamento avvenuto nella prima metà del decennio.
Più contenuta e regolare è l’evoluzione degli investimenti del settore Famiglie. Questi risentono in una prima fase del rallentamento nel settore delle costruzioni; successivamente beneficiano della ripresa del mercato immobiliare conseguente alla flessione del costo del denaro.
Distribuzione del reddito in Italia
Per studiare la distribuzione del reddito in Italia utilizzeremo la curva di Lorenz; la perfetta distribuzione del reddito presuppone che il 20% della popolazione abbia il 20% del reddito, che il 40% della popolazione abbia il 40% dal reddito, che il 100% della popolazione abbia il 100% del reddito, tanto più ci si allontana dalla diagonale tanto più il reddito è mal distribuito.
Il grafico sottostante mostra la reale sperequazione del reddito in Italia.
La diagonale del grafico rappresenta la perfetta distribuzione del reddito, cioè il 10 % della popolazione ha il 10% del reddito e così via, mentre la curva rappresenta come è oggi distribuito il reddito in Italia e tanto più la curva è distante dalla diagonale tanto più il reddito è male distribuito.
Il rapporto tra la percentuale delle famiglie e la percentuale del reddito nazionale percepito dalle stesse mostra la forbice che si è aperta in Italia tra i redditi più bassi e quelli più alti.
I vari interventi legislativi tesi a ridurre la pressione fiscale e il costo del lavoro (indipendente piuttosto che dipendente) non hanno prodotto un significativo miglioramento nella distribuzione del reddito, ma piuttosto un trasferimento di risorse verso i redditi più alti attraverso la contrazione del costo del lavoro e la compressione della pressione fiscale sui redditi da capitale.
La curva della distribuzione del reddito può essere rappresentata anche attraverso la relazione diretta tra la percentuale di reddito percepito dalle famiglie e la percentuale delle famiglie interessate dalla quota di quel reddito.
Investimenti
Il risparmio rappresenta la fonte primaria di finanziamento nel processo di accumulazione reale. Quest’ultimo viene effettuato attraverso gli investimenti lordi e favorito dalle Amministrazioni pubbliche e dal Resto del Mondo (i fondi strutturali dell’Unione europea) mediante la corresponsione ai settori di contributi agli investimenti, ovvero risorse finanziarie destinate al sostegno dello sviluppo.
Dopo la stagnazione dei primi anni novanta, culminata nella brusca flessione del 1993 (-7% a livello di intera economia), gli investimenti fissi lordi tornano a crescere, in modo particolarmente sostenuto nel biennio 1995-96 ed ancora apprezzabile negli anni successivi. In questo quadro il settore delle società risulta il più dinamico. Tuttavia, un ruolo importante è svolto dalle Amministrazioni pubbliche, soprattutto negli ultimi quattro anni. Esse recuperano un ruolo di primo piano nello sviluppo della dotazione di capitale fisso reale del Paese, compensando ampiamente il ripiegamento avvenuto nella prima metà del decennio.
Più contenuta e regolare è l’evoluzione degli investimenti del settore Famiglie. Questi risentono in una prima fase del rallentamento nel settore delle costruzioni; successivamente beneficiano della ripresa del mercato immobiliare conseguente alla flessione del costo del denaro.
Distribuzione del reddito in Italia
Per studiare la distribuzione del reddito in Italia utilizzeremo la curva di Lorenz; la perfetta distribuzione del reddito presuppone che il 20% della popolazione abbia il 20% del reddito, che il 40% della popolazione abbia il 40% dal reddito, che il 100% della popolazione abbia il 100% del reddito, tanto più ci si allontana dalla diagonale tanto più il reddito è mal distribuito.
Il grafico sottostante mostra la reale sperequazione del reddito in Italia.
La diagonale del grafico rappresenta la perfetta distribuzione del reddito, cioè il 10 % della popolazione ha il 10% del reddito e così via, mentre la curva rappresenta come è oggi distribuito il reddito in Italia e tanto più la curva è distante dalla diagonale tanto più il reddito è male distribuito.
Il rapporto tra la percentuale delle famiglie e la percentuale del reddito nazionale percepito dalle stesse mostra la forbice che si è aperta in Italia tra i redditi più bassi e quelli più alti.
I vari interventi legislativi tesi a ridurre la pressione fiscale e il costo del lavoro (indipendente piuttosto che dipendente) non hanno prodotto un significativo miglioramento nella distribuzione del reddito, ma piuttosto un trasferimento di risorse verso i redditi più alti attraverso la contrazione del costo del lavoro e la compressione della pressione fiscale sui redditi da capitale.
La curva della distribuzione del reddito può essere rappresentata anche attraverso la relazione diretta tra la percentuale di reddito percepito dalle famiglie e la percentuale delle famiglie interessate dalla quota di quel reddito.