Katarina

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

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La pittura si sviluppa ed assume in Italia importanza predominante rispetto agli altri paesi in virtu di una complessa articolazione in scuole e centri, e delle notevoli opere di lllustri rappresentanti, che riportarono nelle immagini la vitalità e lo spirito del gotico.

Indirizzata dalla scuola di Cimabue e Giotto, la pittura gotica italiana elabora applicazioni prospettiche, suggestive e realistici paesaggi urbani e rurali ed incisivi ritratti.

Si sviluppa con lineare realismo in Lombardia, in senso drammatico in Firenze, con raffinato lirismo a Siena, con vivacità in Emilia e con estrosa fantasia nel Veneto, per tornare ed aprire la via al formarsi di una tradizione che giungerà, attraverso il gotico internazionale di Simone Martini, ai massimi fasti del Rinascimento.
 
Del pittore Pietro Cavallini non ci restano che notizie tarde.
Sappiamo che nel 1291 circa eseguì il ciclo di mosaici rappresentanti le Storie della vita della Vergine per la chiesa di Santa Maria in Trastevere a Roma.
Il suo stile sicuramente risente degli influssi di pittori quali Cimabue e Giotto, ma appare legato ad un linguaggio tipicamente medievale e bizantino. Caratteristica essenziale nelle sue opere è l'esaltazione del cromatismo: è attraverso il colore che definisce le immagini determinandone la forma e lo spazio. Ne derivano figure fortemente monumentali e plastiche, una definizione dello spazio e della composizione in cui è il colore a primeggiare.

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Eseguì successivamente gli affreschi per la chiesa di Santa Cecilia in Trastevere a Roma con il Giudizio e Storie dell'Antico e Nuovo Testamento.
Altre opere da lui eseguite furono gli affreschi della Tomba del cardinale Matteo D'acquasparta nella chiesa dell'Aracoeli a Roma e gli affreschi dell'abside di San Giorgio in Velabro sempre a Roma.
Nel 1308 Cavallini fu a Napoli al servizio di Carlo d'Angiò, qui eseguì l'affresco rappresentante l'Albero di Jesse nel Duomo di Napoli e gli affreschi della chiesa di Santa Maria Donnaregina, da lui realizzati solo in parte.
L'artista inoltre eseguì a Roma il mosaico per la facciata di San Paolo fuori le mura che oggi è andato perduto.

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GIORGIO VASARI, Vita di Pietro Cavallini romano. Pittore
(da: Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti)

Essendo già stata Roma molti secoli priva non solamente delle buone lettere e della gloria dell'armi, ma eziamdio di tutte le scienze e bone arti, come Dio volle, nacque in essa Pietro Cavallini in que' tempi che Giotto, avendo si può dire tornato in vita la pittura, teneva fra i pittori in Italia il principato. Costui, dunque, essendo stato discepolo di Giotto, et avendo con esso lui lavorato nella nave di musaico in S. Piero fu il primo che dopo lui illuminasse quest'arte, e che cominciasse a mostrar di non essere stato indegno discepolo di tanto maestro, quando dipinse in Araceli sopra la porta della sagrestia alcune storie che oggi sono consumate dal tempo, e in S. Maria di Trastevere moltissime cose colorite per tutta la chiesa in fresco. Dopo, lavorando alla capella maggiore di musaico e nella facciata dinanzi alla chiesa, mostrò nel principio di cotale lavoro, senza l'aiuto di Giotto saper non meno esercitare e condurre a fine il musaico, che avesse fatto la pittura: facendo ancora nella chiesa di S. Grisogono molte storie a fresco, s'ingegnò farsi conoscer similmente per ottimo discepolo di Giotto e per buono artefice. Parimente pure in Trastevere dipinse in S. Cecilia quasi tutta la chiesa di sua mano, e nella chiesa di S. Francesco appresso Ripa molte cose.
 
Duccio di Buoninsegna nacque a Siena nel 1255 circa.
Fu uno dei più importanti esponenti della pittura senese della metà del 200.
Alla sua produzione giovanile appartiene la Madonna di Crevole che si trova al museo dell'opera del Duomo di Siena. In quest'opera sono evidenti i modelli della sua formazione: il panneggio schematico e l'uso dell'oro provenienti dalla pittura bizantina, elementi derivanti dalla miniatura gotica e motivi iconografici tipicamente bizantini.

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Nello stesso periodo mentre Cimabue e i suoi seguaci cercano di rappresentare lo spazio tridimensionalemente e volumetricamente, Duccio cerca di focalizzare la sua attensione sull'eleganza delle forme e delle linee e sull'armonia dei colori. Per esempio questo è evidente nella Madonna Rucellai eseguita nel 1285 per la chiesa di Santa Maria Novella a Firenze e che oggi si trova alla Galleria degli Uffizi. Un tempo questo dipinto era attribuito a Cimabue ma poi alcuni elementi hanno proposto l'attribuzione a Duccio, per esempio i motivi tipici della cultura bizantina e il fatto che manca in quest'opera il senso volumetrico tipico della pittura del Cimabue.

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Nel 1308 e gli venne commissionata la pala della Maestà per il Duomo di Siena che oggi si trova al Museo dell'opera del Duomo. Il dipinto, terminato nel 1311, rappresenta sul recto la Madonna in trono tra angeli mentre nella parte posteriore, divisa in 26 scomparti, vi sono rappresentati episodi della passione di Cristo. In origine nella parte sottostante della pala era presente una predella con una storie dell'infanzia di Cristo. Influssi del gotico francese appaiono evidenti nelle linee dei contorni estremamente morbide e nella scelta dei colori, la figura centrale della Madonna col bambino non ha una vera e propria consistenza vuolumetrica e risulta sproporzionata rispetto alle figure che la circondano.

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Un'altra opera di Duccio di Buoninsegna è la Madonna dei Francescani che si trova alla Pinacoteca Nazionale di Siena, per alcuni quest'opera è ritenuta prodotto giovanile per altri è da considerarsi più tarda. La piccola pala ha uno sfondo quadrettato tipico delle miniature gotiche francesi.
Tra le opere tarde del pittore che corrispondono pienamente al suo gusto pittorico, con spunti tratti dalla miniatura gotica francese, con una delicata stesura dei colori, con le rispondenze ritmiche e lineari, un'iconografia tipicamente bizantina, ricordiamo il Trittico della Madonna e il Polittico di Siena.
Duccio di Buoninsegna morì nel 1318 circa.

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Simone Martini


La formazione di questo artista senese, nato ad Siena nel 1284 circa e morto ad Avignone nel 1344, risentì della tradizione locale (Duccio di Boninsegna) e fiorentina (Giotto) alle quali si aggiunsero le impressioni suscitate dalle sculture di Giovanni Pisano e dagli oggetti del raffinato gotico francese (avori, smalti). Le linee eleganti ed armoniose e la preziosità dei colori sono i due elementi basilari della sua pittura, usati per creare un’atmosfera di grande raffinatezza. I suoi soggetti, anche se religiosi, hanno una intonazione aristocratica e cavalleresca, ben lontane dalla concretezza storica ed umana di Giotto, come appare negli affreschi del Palazzo Pubblico di Siena: la Maestà (tipica raffigurazione medievale di Cristo o della Madonna glorificati in cielo) con la Vergine tra gli angeli e i santi sotto un’ondeggiante baldacchino variopinto, e l’araldico ritratto di Guido Ricco da Foiano, che cavalca tutto solo tra i castelli da lui conquistati di Montemassi e Sassoforte.

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Un’altra serie di affreschi è nella chiesa inferiore di San Francesco ad Assisi: cinque santi a mezzo busto e le storie di San Martino.
 
Ancora più preziosa ed intensa è la sua pittura su tavola: il San Ludovico da Tolosa che incorona Roberto D’Angiò (Napoli, gallerie di Capodimonte) e l’ Annunciazione degli Uffizi. Il fulgore irradiante dei fondi d’oro, simbolo della luce divina, qui diventa un mezzo di elevazione spirituale e le figure esangui e senza peso corporeo sembrano vivere, in mezzo a tanta luce, come sospese fuori dello spazio e del tempo e chiuse in un mistico isolamento. Nel 1339 Simone Martini si trasferì ad Avignone alla corte dei Papi e le sue opere di questo periodo, che sono andate quasi tutte perdute, esercitarono una determinante influenza sullo sviluppo del tardo gotico francese ed internazionale. Qui conobbe Petrarca, per cui miniò il frontespizio di un codice di Virgilio e dipinse il ritratto di Laura purtroppo scomparso. Simone Martini può essere considerato la prima personalità di spicco di livello europeo nella storia dell’arte italiana.
 
Gentile da Fabriano nacque a Fabriano nel 1370 circa. Rappresentate del gotico internazionale, pittore di ricca cultura, prevalentemente fiamminga e lombarda. Le sue prime opere, tra le quali il Polittico di Valle Romita, presentano i caratteri tipici della sua pittura: ricchi panneggi, linearità dei contorni, fastosità dei costumi, tutti elementi tipici del gotico intenazionale. Il primo sicuro dato cronologico risale al 1408 quando il pittore si trovava a Venezia, dove eseguì un affresco in palazzo ducale poi andato perduto.
 
Dal 1414 al 1419 fu a Brescia, poi probabilmente a Fabriano e a Siena; a Firenze nel 1422 eseguì per la cappella di Palla Strozzi in Santa Trinita la famosa Adorazione dei Magi che ora si trova aglii Uffizi di Firenze. Questo dipinto ci è giunto integro nella sua cornice intagliata e dipinta in oro, i personaggi della scena, che indossano ricchi costumi, sono immersi in una atmosfera fiabesca quasi irreale unita però ad un'attenta descrizione veristica di piante e fiori.


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Nel 1425 dipinse, sempre a Firenze, il Polittico Quaratesi oggi smembrato fra Londra, Firenze, Vaticano e Washington; nello stesso anno l’artista fu a Siena, poi a Orvieto dove eseguì gli affreschi nel duomo. Nel 1427 si trova a Roma, dove iniziò nella basilica di S. Giovanni in Laterano un ciclo di affreschi, che poi furono distrutti con il rifacimento secentesco della chiesa.
Morì a Roma nel 1427.
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La pittura di Cimabue, sulla cui vita si hanno notizie certe solo fra il 1272 e il 1302, conclude l'epoca dell'egemonia dell'arte bizantina. In effetti, egli resta fedele ai canoni della tradizione bizantina, ma portandola alla sua massima capacità espressiva e svolgendo un'innovativa ricerca sulle forme e sul colore: indica così la strada a Giotto ed alla nuova pittura italiana, come ricorda Dante citandoli nel "Purgatorio".
Il primo documento in cui viene ricordato è del 1272, quando se ne cita la presenza a Roma. Sono anni in cui la Chiesa si rinnova, appoggiando i nuovi ordini monastici: fra questi, per primi, i Francescani. Così, il secondo punto di riferimento per Cimabue è la basilica francescana di Assisi, dove lavora a partire dal 1278 ca., avendo a fianco il senese Duccio di Boninsegna e il fiorentino Giotto (cosa che rende problematico comprenderne i rapporti di scambio effettivi). Prima di Roma sembra collocarsi il Crocifisso di Arezzo (1265-68 ca.), ancora quasi pietrificato nella tensione. Prima di Assisi ci sarebbe invece il celebre Crocifisso di Santa Croce (1272 ca. - gravemente danneggiato dall'alluvione del 1966 e restaurato), con quel corpo mosso da una nuova sensibilità.
 
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