Cinque secoli fa cioe' verso la fine dell' estate 1489, Aldo Manuzio
il Vecchio, umanista ed editore, partito da Carpi (Modena) dove era precettore presso i Pio, giungeva a Venezia, dove fondo' la
tipografia da cui sarebbero uscite edizioni di classici
pregevolissime per veste tipografica e cura filologica.
Negli anni fra il 1439 e il 1444 l' arte tipografica passa dalla
pagina xilografica a quella composta con i caratteri mobili. Utrecht,
Strasbourg, Magonza, Avignone e altre citta' gareggiano nel definirsi sede d' origine della stampa. Ma se la nascita della moderna stampa spetta alla Germania, all' Italia va il merito di averla portata ai massimi splendori con Aldo Manuzio.
Il 18 settembre 1469, la Repubblica di Venezia concesse a Giovanni da Spira il primo privilegio quinquennale che si ricordi per l'esercizio dell' arte tipografica nella citta' . Da allora i tipografi
operanti a Venezia produssero, fino ai primi del 1500, oltre
quattromila edizioni, corrispondenti a circa 1/8 di tutta la
produzione libraria europea, tanto che ogni veneziano, in media, era possessore di venti libri annui procapite.
Come risulta dai documenti, l' espansione della tipografia a Venezia modifico' assai il commercio librario e l' industria della carta, al punto che gli stampatori costituirono un loro quartiere presso San Zulian e San Paternian inoltre negli ultimi dieci-quindici anni del Quattrocento, lunghe file di bancarelle e botteghe mostravano il prodotto tipografico in bella vista ai passanti che percorrevano il tratto che va da Rialto a San Marco.
Ma perche' la stampa ebbe una cosi' rapida ascesa a Venezia? Le cause furono diverse: la florida economia esistente l' attivissimo
commercio intrapreso con le altre parti d' Italia e d' Europa la
carta in abbondanza fornita dalle cartiere site lungo i fiumi che
scendevano dalle Alpi inoltre la ricca tradizione di arti figurative
che incremento' il numero degli stampatori. Era infatti opinione
generale che chi esercitasse la nuova arte si arricchisse in poco
tempo. Non a caso Erasmo attribuiva ad Andrea Torresani stampatore un guadagno annuo di oltre mille scudi con un patrimonio di centomila ducati. Successivamente, gli stampatori divennero cosi' tanti, da provocare la saturazione. Gli stessi tipografi si azzuffavano fra loro, nonostante la "divina ars" fosse elogiata dagli umanisti e' piu' tardi definita dagli storici come un "inarrestabile trionfo".
Dal 1490 circa, Venezia conobbe una parziale decadenza della stampa e del suo mercato librario, finche' non comparve sulla scena Aldo Manuzio, il quale affronto' la situazione, realizzando, fra mille problemi, quello che oggi definiremmo "un miracolo" imprenditoriale.
Ma come fece Manuzio a trasformarsi da umanista in stampatore? Questa interessante domanda e' stata analizzata ampiamente da Martin Lowery nella sua opera, The World of Aldus Manutius. Business and Scholarship in Renaissance Venice (Oxford, Basil Blackwell, 1979 e Roma, <Il Veltro>, 1984). Probabilmente Manuzio conobbe l' arte della stampa fin dal momento in cui Sweynheim e Pannartz la introdussero in Italia, prima a Subiaco (1465) poi a Roma (1467), dove egli si reco'verso il 1450(-1449) e dove apprese forse i primi rudimenti. Per Manuzio l' attivita' tipografica non si distaccava da quella umanistica, anzi ne era il complemento e si inseriva bene nel nuovo contesto sociale e culturale e in quello del Rinascimento veneziano.
Sappiamo che Aldo, prima di stampare il suo primo libro, lavoro' per un lustro all' organizzazione della sua azienda: infatti egli
impresse la sua prima opera solo dopo cinque (o sei) anni di
permanenza, dato che le prime opere databili risalgono al 1494-1495 cio' e' affermato nel suo Scriptores Grammaticae Graeci dell' agosto del 1496.
Indubbiamente, preparativi e rapporti andavano al di la' dell'
organizzazione stessa della societa' tipografica, considerando anche l' evoluzione che la stampa ebbe, specialmente per quanto riguarda l' origine del celeberrimo carattere aldino, poi cancelleresco e poi ancora corsivo, che Erasmo e i letterati cinquecenteschi definirono minutioribus illis omnium nitidissimis, mentre il Morison (in:Towards and Ideal Type - The Fleuron, 1924, 2, pagg. 57-75) li defini' come <una nuova epoca nella tipografia>, avendoli egli ammirati nel De Aetna di Bembo. Illogico fu invece il giudizio espresso dal Proctor (Printing of Greek..., pagg. 78-82) sui caratteri greci affermando essere Manuzio persona di poco gusto.
E' ovvio che Aldo prima di stampare la prima opera compi' vari
esperimenti che si svolsero contemporaneamente alle trattative di
messa a punto dell' officina. D' altronde il problema dei caratteri
tipografici fu quello che maggiormente preoccupo' gli stampatori
dell' epoca. In particolare, i caratteri greci furono un cruccio per
Manuzio e gli posero una serie di difficolta' di realizzazione,
poiche' il suo programma era quello di stampare oltre che in
caratteri latini, anche in caratteri greci ed ebraici. A testimoniare
le sue preoccupazioni in merito fu anche l' effetto artistico della
pagina impressa, come dimostrano quelle dell' Hypnerotomachia
Poliphili. Nel De Aetna si manifestano chiaramente tali
preoccupazioni infatti in quest' opera di rara eleganza, troviamo
alcune lettere (a, e, m, n, t) meticolosamente studiate in due forme:
semplici quando sono impiegate nelle righe complesse e con tratti
esterni allungati quando la parola chiude la riga in modo da avere un perfetto allineamento verticale della pagina, nonostante i vuoti che compaiono di tanto in tanto nella spaziatura. Da cio' possiamo immaginare le difficolta' che incontro' Manuzio per procurarsi i tipi necessari alla stampa, difficolta' che sarebbero continuate se non avesse incontrato quel Francesco da Bologna (Griffo), il quale divenne la figura piu' importante dell' azienda di Aldo (cfr. Lowery, cit., pagg. 118-125).
Probabilmente Manuzio arrivo' a Venezia con piani molto precisi per realizzare il suo progetto editoriale, che a quasi cinque secoli di distanza suscita interesse e meraviglia le circa 130 edizioni
impresse in 20 anni di attivita' sono ancora oggi studiate e
ristudiate per sondare i suoi esperimenti, la tecnica, il carattere
tipografico e i formati, come quello in-8o adottato quasi subito in
tutta Europa.
Tuttavia nell' attivita' del grande tipografo esistono anche zone d'
ombra e rallentamenti dovuti a cause imprevedibili, come quelle
verificatisi il 10 maggio 1498, anno in cui a Venezia si
manifestarono alcuni focolai di peste. Manuzio ne rimase colpito in
modo lieve, a giudicare dal fatto che nel mese di giugno la
tipografia era in piena attivita' . La paura della morte lo spavento'
al punto di fare voto: <se fosse scampato alla peste si sarebbe fatto prete>. A guarigione avvenuta cambio' idea, inviando supplica a Roma per ottenere la dispensa, affermando che l' unica fonte di sostentamento <per se' e la famiglia> era l' attivita' tipografica.
La dispensa, che giunge l' 11 agosto 1498 <in alia pietatis opera
sibi (Aldo) commutes...> (R. Fulin, Una lettera di Alessandro VI. In:
Arch. Veneto, I, 1871, pag. 157), mise Manuzio in crisi morale verso la Chiesa, la quale inizio' , da quel momento, a controllare i libri da lui pubblicati e lo stesso Cardinale Felino Sandeis di Lucca
annoto' sulla copia personale del Giamblico (De mysteriis), che vi
erano <multa in his libris a Christiano non legenda> (A. Niero,
Decreti pretridentini di due patriarchi di Venezia su stampa di
libri, in: Rivista Stor. della Chiesa in Italia, 1960, XIV, pagg.
450-452).
Detto cio' , e' doveroso dire qualche cosa sull' invenzione del
formato in-8o (in: enchiridii forma) innanzitutto bisogna precisare
che Aldo non invento' il formato del libro portatile (detto anche
tascabile), ma semplicemente lo perfeziono' . Il libro di piccolo
formato era gia' stato realizzato e sperimentato, sia come
manoscritto che a stampa, molto prima che Manuzio avesse impresso nell' aprile del 1501 il celeberrimo Virgilio, considerato il
prototipo del libro moderno. Nicola Jenson, per esempio, aveva
realizzato negli anni 1470-1471 i piccoli volumi dell' Uffizio
Divino e ancora nel 1497, Lazzaro di Soardis chiedeva al Senato
Veneto il privilegio per stampare le opere di Jacopo da Varagine e di Sant' Agostino <in forma piccola et octavo foglio>, e nel 1498
Antonio di Zanoti includeva in una petizione la richiesta di
esclusiva di opere impresse in-8o.
Il declino dell' azienda di Aldo comincio' col 1504: da quest' anno
al 1512 uscirono dai suoi torchi piu' o meno 24 edizioni. Fra i
programmi editoriali fu mantenuto attivo solo quello riguardante le
edizioni greche, che, iniziate nel 1495 con l' editio princeps di
Aristotele, prosegui' con quelle tradotte da Teodoro Gaza e da
Gregorio Nazanzieno. Quando Aldo mori' il 6 febbraio 1515, buona
parte dell' impresa mori' con lui.