la biblioteca ideale

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Gutenberg nel 1452 iniziò a comporre la Bibbia Latina “delle 42 linee” (42 erano le righe di stampa) detta anche Bibbia Mazarina, perché il primo esemplare descritto in una biblioteca è quello custodito presso la Biblioteca Mazarine di Parigi. La Bibbia, completata da altri due tipografi solo nel 1456, presenta 1282 pagine e circa 3.800.000 lettere su due colonne. Ne furono stampate 150 copie su carta e 34 su pergamena. Costava metà prezzo di quella manoscritta. Oggi se ne conoscono solo 41 copie, di cui 12 su pergamena.
 
Bibbia di Gutenberg o di 42 righe (1452-1456)

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la prima Bibbia stampata da Gutenberg è nella versione Vulgata. Essa è nota come "Bibbia di 42 righe", poichè il testo è disposto su due colonne per pagina, per un totale di 42 righe. Inizialmente furono stampate approssimativamente 180 copie, 40 su pergamena, 140 su carta, impiegando: 100.000 caratteri, 6 presse e 20 stampatori, oltre a vari altri assistenti (inchiostratori, addetti alla carta, ecc.). Ciascuna Bibbia possedeva un totale di 1282 pagine. A causa del gran numero di caratteri nece s sari, si stampava solo una pagina al giorno. Furono pertanto necessari 3 anni per terminarne la stampa. Un copista nel medesimo tempo avrebbe ricopiato una sola Bibbia! Alla stampa in bianco e nero, faceva seguito la miniatura. La rubricatura delle iniziali e dei titoli è in rosso e blu. I "Nomina Sacra" sono evidenziati con una lineetta rossa o un segno sulla lettera capitale all'inizio di una sentenza. Da 2 a 10 linee, a seconda dell'importanza della posizione, erano lasciate in bianco durante la stampa p er consentire ai miniatori l'inserimento delle iniziali. Gli acquirenti di tali Bibbie potevano decidere che tipo di decorazioni desideravano, in tal modo ogni pezzo diveniva unico. Sulle prime pagine della Bibbia su carta, sono evidenti le tracce degli e s perimenti tipografici di Gutenberg: 40 linee (fogli 1-5 e fogli 129-132), 41 linee (foglio 5 verso), poi 42 linee dal foglio 6 in avanti, da cui il nome. Attualmente conservata a Magonza, nel Gutenbergmuseum, è stata dichiarata “ patrimonio dell' umanità” d a ll'Unesco. E' inserita nel registro della “ Memoria del mondo” . Grazie al sito della British Library, è possibile leggerla e consultarla interamente su internet all'indirizzo
http://prodigi.bl.uk/gutenbg/default.asp
 
Attraverso questo cambiamento, il germe del libro moderno era innescato. Nel giro di poco tempo, si affermò il carattere latino su quello gotico, meno leggibile.

Il tipografo veneziano Aldo Manuzio introdusse i nitidissimi caratteri detti aldini e fornì il libro di pagine numerate in sequenza e di un indice analitico.
Poi arrivarono i formati tascabili, i frontespizi , i colophon che riportavano la data e il nome dell'autore e dello stampatore. Le edizioni si arricchirono di illustrazioni, il libro si diffuse sempre maggiormente per tutto il Rinascimento; poi, la fase artigianale cedette il posto a quella industriale.
 
Nel periodo tra il 1450 e il 1500 furono stampate in Europa più di 6000 opere e il numero di tipografi aumentò rapidamente. Se i tipografi dell'Europa settentrionale producevano soprattutto libri religiosi, quelli italiani stampavano principalmente opere laiche, come i classici greci e latini che il Rinascimento aveva riscoperto, le novelle degli scrittori italiani e le opere scientifiche contemporanee. Nei secoli XVI e XVII, inoltre, le grandi controversie politiche e religiose produssero notevoli quantità di opuscoli polemici.

Per comprendere a fondo lo spirito con cui veniva accolta la nuova invenzione tra gli scrittori che per primi poterono godere dei benefici della stampa, possiamo analizzare alcuni testi, di scarsa importanza letteraria ma utili al nostro fine, di alcuni scrittori del 1500 che contribuiscono a dare una visione "in prima persona" della Rivoluzione della stampa.



Il primo tra questi è Aldo Manuzio (1497 – 1500); nativo di Bassiano presso Roma, fu dal 1495 al 1515 il più importante tipografo di Venezia. Curò personalmente l’edizione di numerosi testi greci, latini e volgari. In un’opera di Lorenzo Maioli da lui edita, aggiunge una prefazione in cui loda le potenzialità di questo nuovo strumento che, secondo la sua opinione, è in grado di elevare lo spirito delle persone perché attraverso di esso la conoscenza può essere diffusa, diventando patrimonio di molti e non più di una ristrettissima minoranza. Manuzio loda anche Maioli per aver deciso di affidare le sue opere alla stampa.

Esiste un altro testo dello stesso editore usato come introduzione alla ristampa delle opere del filosofo Tito Lucrezio Caro. L’editore si compiace per essere riuscito a dar vita ad un testo quasi privo di errori nel quale "pochissimi luoghi richiedono emendazioni". Come in una prefazione degna di un libro contemporaneo, si ringrazia il curatore dell’opera, il professore di filosofia a Padova Girolamo Avanzo.

Nel 25 Ottobre 1515 Ludovico Ariosto scrive una lettera indirizza al Doge di Ferrara, a cui chiede di essere aiutato a far rispettare i "Diritti d’autore" o "Copyright" delle proprie opere, che verranno affidate ad una tipografia per essere stampate in serie. Le preoccupazioni dello scrittore sono molto sentite, tanto che propone al Doge una forma di "risarcimento danni" per i trasgressori, dividendo la pena tra lui ed il Doge stesso. Ecco che viene toccato un problema nuovo che gli scrittori dovevano fronteggiare ora che il riprodurre un’opera in più copie era questione di pochi giorni. Grazie all’incredibile facilitazione, vennero alla luce una gran quantità di falsi, contraffazioni, nonchè copie illegalmente eseguite e distribuite. Anche il "target" iniziava a divenire ben più vasto delle epoche precedenti. Lentamente molte opere assumeranno significati propagandistici o addirittura consumistici…



Un scrittore dell’epoca, Pietro Arentino, ci descrive un altro aspetto dell’attività dei letterati. Arentino aveva cominciato una carriera di cortigiano a Roma, ma in seguito a vicende turbinose se ne era allontanato e si era stabilito a Venezia. In una lettera del 1538 esprime tutta la sua indignazione contro la società cortigiana, la corruzione e il degrado spirituale. Trova rifugio nella sua professione di scrittore, perché "vive del sudore degli inchiostri". La possibilità di vendere e distribuire su larga scala le proprie opere rappresentava quindi anche una fonte di guadagno. Ciò comporta l’avvicinarsi all’arte dello scrivere di numerose categorie di persone, non necessariamente di ricchissima provenienza. Ecco che per la prima volta siamo di fronte al "libro – prodotto di consumo", una caratteristica della società Occidentale moderna. E’ tuttavia importante sottolineare che tutti questi concetti all’epoca erano ancora in fase embrionale. Solamente dopo secoli l’editoria diventerà un vero e proprio affare.

Per ultimo analizziamo un discorso scritto nel 1585 delle letterato Tommaso Garzoni. Ormai è passato più di un secolo dall’invenzione della stampa a caratteri mobili e ciò consente a Garzoni di osservare e giudicare quest’importante innovazione in modo assi più maturo dei suoi predecessori. È in grado di comprendere gli effetti presenti e futuri che la stampa comporta. Con un linguaggio tipicamente barocco ne loda tutte le qualità e pregi: la stampa è un lume sull’intelligenza, è lo strumento con cui conservare la memoria di uomini illustri, è il mezzo con cui traghettare nei tempi futuri le conoscenze che l’umanità ha accumulato e smascherare i "falsi sapienti".
 
ALDO MANUZIO - Umanista , Editore, Tipografo

Aldo Manuzio il vecchio nacque a Bassiano, presso Velletri, nel 1449 o 1450 e morì a Venezia il 6 febbraio 1515.

Egli iniziò la sua attività a Venezia e nel 1494 stampò l’Opusculum de Herone et Leandro" di Museo e la Galeomyomachia (di incerto autore).

Nel 1499 pubblicò il più elegante libro illustrato del ‘400, la Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna o, secondo taluni, di Felice Feliciani; con questo libro iniziò ad utilizzare quale marca tipografica la famosa "Àncora col delfino": tra vari tipi di "Àncore" da lui adottate, la più antica e importante è la c.d. "Àncora secca".



Nel 1501 uscì dalla sua tipografia il rarissimo Virgilio, famoso soprattutto perché è il primo ad avere la numerazione di tutte le pagine e non più solo delle carte.

Manuzio è stato anche il primo ad adottare l'elegante carattere "Italico" (Italics) o "Corsivo" o "Aldino" od anche "Cancelleresco", carattere inventato e inciso per lui da Francesco da Bologna della famiglia Griffi.
Aldo c.d."il veccho" è stato inoltre il primo a stampare libri in piccolo formato, ossia in 8°.

Un importante libro stampato dal Manuzio è "La Divina Commedia" "Le Terze Rime" (1502), anche se la II edizione, uscita nell'agosto del 1515, è la I edizione illustrata della famosa opera ed è anche più ricercata della prima.
 
Con il nuovo sistema di stampa, le stamperie appaiono in contemporanea in Europa e in Italia e quivi prima a Roma (1467), ma subito dopo anche a Venezia e in altre città. Ma Venezia diventerà il centro più importante, di livello europeo, superando tutte le altre città italiane, anche per le diverse specializzazioni di stampa, non solo in lingua latina, ma in greco, ebraico (Talmud Babilonese, in dodici volumi stampato tra il 1510 e 1523), arabo (nel 1537 verrà stampato il Corano in lingua araba), armeno (la prima stamperia armena fu impiantata da Hakob Meghapart, che nel 1512 stampava uno strano libro: Il libro del Venerdì o Santo Venerdì - Urbata'girk - un libro di superstizioni, racconti e preghiere, purtroppo mai tradotto in italiano) e anche di musica. Peraltro il sistema di scrittura di Gutemberg viene qui modificato. Infatti, mentre Gutemberg nella stampa per essere più vicino possibile al modello manoscritto, aveva mantenuto il carattere gotico, del tutto simile a quello usato dagli ammanuensi, in Italia il gotico era stato sostituito dal carattere romano che era più pratico e rendeva il lavoro più spedito.
 
Il primo ad istituire una stamperia a Venezia fu Johannes von Speyer il quale iniziò l'attività nel 1469. Egli era di casa a Venezia per far parte dell'ambiente dei mercanti che frequentavano il Fondaco dei Tedeschi. Le sue edizioni erano eleganti, il genere era quello classico come le Epistolae ad familiares di Cicerone, di cui aveva stampato trecento copie; stampò quindi la prima edizione dell' Historia naturalis di Plinio. La produzione libraria aumentava a vista. Nel 1490 Battista de' Tortis, specialista in libri di diritto, aveva stampato quattromila copie del Digesto e Istituzioni giustinianee. Anche il numero degli stampatori, nell'arco di qualche anno era salito a dieci (1473), ma nel corso del secolo successivo vi fu una vera e propria esplosione; gli stampatori (soli titolari di stamperie) avevano raggiunto il numero di 493 (oltre ai tre più grandi, cioè Manuzio, Marcolini e Giolito), che avevano prodotto ben settemila edizioni (il numero non è certo, ma è notevolmente in difetto). Per questa enorme produzione qualcuno, riferendosi a Venezia, aveva scritto "libris urbis est bene fulta"!
Da Parigi giunse nel 1470 Nicolaus Jenson, incisore di Carlo VII, (il re incoronato per merito di Giovanna d'Arco, che per tutta riconoscenza la lasciò condannare al rogo!), diventando celebre per l'incisione dei caratteri di particolare bellezza e per aver creato il formato in 16° cioè il formato tascabile (ottenuto piegando il folio in modo da ottenere 32 pagine), formato che verrà adottato dagli stampatori olandesi, gli Elzeviri (dal che il termine col quale si indicava l'articolo di terza pagina che un tempo caratterizzava i quotidiani italiani). Jenson che seguiva lo stile antico dei caratteri iniziò l'attività pubblicando le Epistolae ad Atticum di Cicerone.
 
Aldo Manuzio aveva una delle più fornite biblioteche d'Europa, ricca di manoscritti greci, codici sconosciuti giunti dalla Polonia e dall'Ungheria, che Erasmo definirà sorgente dalla quale sgorgano tutte le buone biblioteche. Manuzio non era solo stampatore, ma umanista nel senso più completo della parola. Conosceva il latino, il greco, oltre ad essere critico storico e letterario, e grammatico. Nel 1502 aveva fondato la Neoacademia (i cui partecipanti dovevano parlare solo in greco) della quale facevano parte umanisti e eccelsi eruditi, che con lui collaboravano anche per l'attività editoriale e saranno di aiuto a Erasmo da Rotterdam nel periodo in cui, come vedremo, sarà suo ospite.
Anche Manuzio non era originario di Venezia; pare fosse nato a Velletri. Da giovanissimo aveva studiato a Roma, andando poi, ventenne, a Ferrara dove si perfezionò in latino e greco. Fu amico di Pico della Mirandola e precettore dei figli di Lionello Pio. Era quarantenne quando si trasferì a Venezia dove lavorò prima presso la stamperia di Andrea Torresano che a sua volta aveva rilevato quella di Nicolaus Jenson. Poi si mise in proprio, e, bruciando le tappe, diventava in pochissimo tempo famoso in Europa come umanista, per la biblioteca, e per la sua attività di stampa, che era riuscito a perfezionare. Egli infatti con l'aiuto del suo incisore (il grande Francesco Griffo di Bologna) aveva cambiato il sistema dei caratteri, introducendo il corsivo o cancelleresco, poi detto aldino e preso dalla grafìa usata per i documenti della Cancelleria romana. Aveva anche modificato gli enormi in folio, riducendoli in 8° (i primi furono il Virgilio e l'Orazio). Tra le sue opere: una grammatica greca e latina; un trattato di metrica e molte prefazioni ai libri stampati. Continueranno l'attività il figlio e il nipote Aldo che raggiungerà, o supererà lo stesso livello intellettuale e culturale del vecchio Aldo, lasciando alla sua morte una biblioteca di ottantamila volumi...andata dispersa!.
 
Aldo Manuzio capì che ci voleva un nuovo modo di essere e di pensare. Non solo inventò un carattere, l'aldino, che è il progenitore di quelli che usiamo ancora oggi; non solo disegnò uno stile di impaginazione che rimane un esempio magistrale; ma pensò anche a nuovi modi di scegliere e gestire i contenuti. Insomma, inventò l'editoria. Il marchio di Aldo Manuzio, che non a caso rappresentava un'ancora e un delfino (movimento, intelligenza, energia; ma anche stabilità, pazienza), era accompagnato da una frase che, a prima vista, sembra un paradosso.

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affrettati adagio
 
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This first edition of Hippocrates' collected works was carefully edited by Aldo Manuzio's publishing house. (Venice, 1526).
 
Cinque secoli fa cioe' verso la fine dell' estate 1489, Aldo Manuzio
il Vecchio, umanista ed editore, partito da Carpi (Modena) dove era precettore presso i Pio, giungeva a Venezia, dove fondo' la
tipografia da cui sarebbero uscite edizioni di classici
pregevolissime per veste tipografica e cura filologica.
Negli anni fra il 1439 e il 1444 l' arte tipografica passa dalla
pagina xilografica a quella composta con i caratteri mobili. Utrecht,
Strasbourg, Magonza, Avignone e altre citta' gareggiano nel definirsi sede d' origine della stampa. Ma se la nascita della moderna stampa spetta alla Germania, all' Italia va il merito di averla portata ai massimi splendori con Aldo Manuzio.
Il 18 settembre 1469, la Repubblica di Venezia concesse a Giovanni da Spira il primo privilegio quinquennale che si ricordi per l'esercizio dell' arte tipografica nella citta' . Da allora i tipografi
operanti a Venezia produssero, fino ai primi del 1500, oltre
quattromila edizioni, corrispondenti a circa 1/8 di tutta la
produzione libraria europea, tanto che ogni veneziano, in media, era possessore di venti libri annui procapite.
Come risulta dai documenti, l' espansione della tipografia a Venezia modifico' assai il commercio librario e l' industria della carta, al punto che gli stampatori costituirono un loro quartiere presso San Zulian e San Paternian inoltre negli ultimi dieci-quindici anni del Quattrocento, lunghe file di bancarelle e botteghe mostravano il prodotto tipografico in bella vista ai passanti che percorrevano il tratto che va da Rialto a San Marco.
Ma perche' la stampa ebbe una cosi' rapida ascesa a Venezia? Le cause furono diverse: la florida economia esistente l' attivissimo
commercio intrapreso con le altre parti d' Italia e d' Europa la
carta in abbondanza fornita dalle cartiere site lungo i fiumi che
scendevano dalle Alpi inoltre la ricca tradizione di arti figurative
che incremento' il numero degli stampatori. Era infatti opinione
generale che chi esercitasse la nuova arte si arricchisse in poco
tempo. Non a caso Erasmo attribuiva ad Andrea Torresani stampatore un guadagno annuo di oltre mille scudi con un patrimonio di centomila ducati. Successivamente, gli stampatori divennero cosi' tanti, da provocare la saturazione. Gli stessi tipografi si azzuffavano fra loro, nonostante la "divina ars" fosse elogiata dagli umanisti e' piu' tardi definita dagli storici come un "inarrestabile trionfo".
Dal 1490 circa, Venezia conobbe una parziale decadenza della stampa e del suo mercato librario, finche' non comparve sulla scena Aldo Manuzio, il quale affronto' la situazione, realizzando, fra mille problemi, quello che oggi definiremmo "un miracolo" imprenditoriale.
Ma come fece Manuzio a trasformarsi da umanista in stampatore? Questa interessante domanda e' stata analizzata ampiamente da Martin Lowery nella sua opera, The World of Aldus Manutius. Business and Scholarship in Renaissance Venice (Oxford, Basil Blackwell, 1979 e Roma, <Il Veltro>, 1984). Probabilmente Manuzio conobbe l' arte della stampa fin dal momento in cui Sweynheim e Pannartz la introdussero in Italia, prima a Subiaco (1465) poi a Roma (1467), dove egli si reco'verso il 1450(-1449) e dove apprese forse i primi rudimenti. Per Manuzio l' attivita' tipografica non si distaccava da quella umanistica, anzi ne era il complemento e si inseriva bene nel nuovo contesto sociale e culturale e in quello del Rinascimento veneziano.
Sappiamo che Aldo, prima di stampare il suo primo libro, lavoro' per un lustro all' organizzazione della sua azienda: infatti egli
impresse la sua prima opera solo dopo cinque (o sei) anni di
permanenza, dato che le prime opere databili risalgono al 1494-1495 cio' e' affermato nel suo Scriptores Grammaticae Graeci dell' agosto del 1496.
Indubbiamente, preparativi e rapporti andavano al di la' dell'
organizzazione stessa della societa' tipografica, considerando anche l' evoluzione che la stampa ebbe, specialmente per quanto riguarda l' origine del celeberrimo carattere aldino, poi cancelleresco e poi ancora corsivo, che Erasmo e i letterati cinquecenteschi definirono minutioribus illis omnium nitidissimis, mentre il Morison (in:Towards and Ideal Type - The Fleuron, 1924, 2, pagg. 57-75) li defini' come <una nuova epoca nella tipografia>, avendoli egli ammirati nel De Aetna di Bembo. Illogico fu invece il giudizio espresso dal Proctor (Printing of Greek..., pagg. 78-82) sui caratteri greci affermando essere Manuzio persona di poco gusto.
E' ovvio che Aldo prima di stampare la prima opera compi' vari
esperimenti che si svolsero contemporaneamente alle trattative di
messa a punto dell' officina. D' altronde il problema dei caratteri
tipografici fu quello che maggiormente preoccupo' gli stampatori
dell' epoca. In particolare, i caratteri greci furono un cruccio per
Manuzio e gli posero una serie di difficolta' di realizzazione,
poiche' il suo programma era quello di stampare oltre che in
caratteri latini, anche in caratteri greci ed ebraici. A testimoniare
le sue preoccupazioni in merito fu anche l' effetto artistico della
pagina impressa, come dimostrano quelle dell' Hypnerotomachia
Poliphili. Nel De Aetna si manifestano chiaramente tali
preoccupazioni infatti in quest' opera di rara eleganza, troviamo
alcune lettere (a, e, m, n, t) meticolosamente studiate in due forme:
semplici quando sono impiegate nelle righe complesse e con tratti
esterni allungati quando la parola chiude la riga in modo da avere un perfetto allineamento verticale della pagina, nonostante i vuoti che compaiono di tanto in tanto nella spaziatura. Da cio' possiamo immaginare le difficolta' che incontro' Manuzio per procurarsi i tipi necessari alla stampa, difficolta' che sarebbero continuate se non avesse incontrato quel Francesco da Bologna (Griffo), il quale divenne la figura piu' importante dell' azienda di Aldo (cfr. Lowery, cit., pagg. 118-125).
Probabilmente Manuzio arrivo' a Venezia con piani molto precisi per realizzare il suo progetto editoriale, che a quasi cinque secoli di distanza suscita interesse e meraviglia le circa 130 edizioni
impresse in 20 anni di attivita' sono ancora oggi studiate e
ristudiate per sondare i suoi esperimenti, la tecnica, il carattere
tipografico e i formati, come quello in-8o adottato quasi subito in
tutta Europa.
Tuttavia nell' attivita' del grande tipografo esistono anche zone d'
ombra e rallentamenti dovuti a cause imprevedibili, come quelle
verificatisi il 10 maggio 1498, anno in cui a Venezia si
manifestarono alcuni focolai di peste. Manuzio ne rimase colpito in
modo lieve, a giudicare dal fatto che nel mese di giugno la
tipografia era in piena attivita' . La paura della morte lo spavento'
al punto di fare voto: <se fosse scampato alla peste si sarebbe fatto prete>. A guarigione avvenuta cambio' idea, inviando supplica a Roma per ottenere la dispensa, affermando che l' unica fonte di sostentamento <per se' e la famiglia> era l' attivita' tipografica.
La dispensa, che giunge l' 11 agosto 1498 <in alia pietatis opera
sibi (Aldo) commutes...> (R. Fulin, Una lettera di Alessandro VI. In:
Arch. Veneto, I, 1871, pag. 157), mise Manuzio in crisi morale verso la Chiesa, la quale inizio' , da quel momento, a controllare i libri da lui pubblicati e lo stesso Cardinale Felino Sandeis di Lucca
annoto' sulla copia personale del Giamblico (De mysteriis), che vi
erano <multa in his libris a Christiano non legenda> (A. Niero,
Decreti pretridentini di due patriarchi di Venezia su stampa di
libri, in: Rivista Stor. della Chiesa in Italia, 1960, XIV, pagg.
450-452).
Detto cio' , e' doveroso dire qualche cosa sull' invenzione del
formato in-8o (in: enchiridii forma) innanzitutto bisogna precisare
che Aldo non invento' il formato del libro portatile (detto anche
tascabile), ma semplicemente lo perfeziono' . Il libro di piccolo
formato era gia' stato realizzato e sperimentato, sia come
manoscritto che a stampa, molto prima che Manuzio avesse impresso nell' aprile del 1501 il celeberrimo Virgilio, considerato il
prototipo del libro moderno. Nicola Jenson, per esempio, aveva
realizzato negli anni 1470-1471 i piccoli volumi dell' Uffizio
Divino e ancora nel 1497, Lazzaro di Soardis chiedeva al Senato
Veneto il privilegio per stampare le opere di Jacopo da Varagine e di Sant' Agostino <in forma piccola et octavo foglio>, e nel 1498
Antonio di Zanoti includeva in una petizione la richiesta di
esclusiva di opere impresse in-8o.
Il declino dell' azienda di Aldo comincio' col 1504: da quest' anno
al 1512 uscirono dai suoi torchi piu' o meno 24 edizioni. Fra i
programmi editoriali fu mantenuto attivo solo quello riguardante le
edizioni greche, che, iniziate nel 1495 con l' editio princeps di
Aristotele, prosegui' con quelle tradotte da Teodoro Gaza e da
Gregorio Nazanzieno. Quando Aldo mori' il 6 febbraio 1515, buona
parte dell' impresa mori' con lui.
 
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Forse il miglior uso che Internet si potrà fare sarà quello di rendere disponibili rimedi contro l'ignoranza talmente a buon mercato che nessuno potrà avere più scuse per giustificare la propria mancanza di cultura. Queste parole, un vero e proprio manifesto per un uso culturale e sociale di Internet e delle nuove tecnologie sono di Michael Hart, un americano dell'Illinois che, agli inizi degli anni Settanta, decennio di sogni ed utopie, iniziò a dare forma al Progetto Gutenberg: "pubblicare" in formato elettronico i 10mila libri più importanti nella storia dell'umanità.

Dalle favole di Esopo alla Dichiarazione di Indipendenza fino alle opere di Shakespeare. Soprattutto classici della letteratura anglosassone ma anche fonti documentabili sulla storia inglese e americana, compresi alcuni resoconti della CIA. Basta collegarsi a http://www.gutenberg.net per "portarsi a casa" questo immenso patrimonio culturale.

Un'utopia resa possibile dall'avvento di Internet, la grande ragnatela che Hart, in una versione aggiornata e corretta del Walter Benjamin di "L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica", chiama "la tecnologia replicante", ovvero la possibilità di riprodurre all'infinito un testo una volta che sia espresso in forma di Bit.


La macchina a stampa di Gutenberg

E proprio il velocissimo progresso delle tecnologie informatiche e l'uso di massa di Internet hanno fatto si che il sogno di Hart si trasferisse in tanti paesi del mondo, ognuno con il proprio progetto di biblioteca on line. Tanto che oggi chiunque abbia un computer e un collegamento Internet si trova in casa una biblioteca immensa con migliaia di volumi.

In Italia il sogno di Hart è stato messo in pratica dai volontari dell'associazione Liber Liber ed è stato intitolato al principe dei tipografi rinascimentali: Aldo Manuzio, l'inventore del corsivo. All'indirizzo http://www.liberliber.it/home/index.htm si trovano i volumi che dal 1993 vengono messi in rete dai volontari dell'associazione. In cosa consiste il progetto Manuzio lo spiegano bene a Liber Liber: "Concretizzare un nobile ideale: la cultura a disposizione di tutti. Libri, tesi, articoli, racconti e qualsiasi altro documento memorizzabile su computer, disponibili sempre, in tutto il mondo, e a costo zero."

Nel sito si trovano libri di ogni tipo, dai grandi classici come Dante Alighieri (il De vulgari eloquentia, La Divina Commedia) ai provocatori sonetti di Pietro l'Aretino fino agli autori contemporanei.

Attualmente sono circa 400 i volumi che si possono leggere oppure scaricare sul proprio computer. Ma, secondo Marco Calvo, il curatore del progetto, "aumentano di circa un centinaio l'anno e ultimamente le case editrici hanno superato l'iniziale diffidenza e iniziano a donarci libri da mettere on line." E infatti è buona la collaborazione con la Laterza mentre l'ultimo dono, Il Manifesto dei comunisti di Marx ed Engels, è arrivato dalla casa editrice di Silvio Berlusconi.

Un'iniziativa culturale in grande espansione che però ha bisogno di essere aiutata iscrivendosi all'associazione o diventando volontari del progetto Manuzio fornendo testi.

Testi che vengono controllati e corretti con grande puntigliosità tanto che spesso l'affidabilità filologica dei testi è maggiore rispetto a quelli a stampa. Un programma ambizioso che da poco ha lanciato l'ultima sfida: la Bibbia sul Web. Già ora, dopo quattro anni di lavoro da parte di numerosi volontari, è possibile scaricare il testo sacro sul proprio computer. Ma a Liber Liber hanno idee più ambiziose, l'obiettivo adesso è quello di realizzare una versione ipertestuale e multimediale del Vecchio e Nuovo Testamento. Per questo Liber Liber ha fatto appello agli artisti di tutto il mondo affinché inviino possibili illustrazioni del testo sacro con stili e tecniche proprie delle culture più diverse.

E così il cerchio si chiude. Dalla Bibbia partì, a metà di questo millennio, l'avventura della diffusione della lettura grazie ai caratteri mobili di Gutenberg, alla Bibbia si torna, in questo fine millennio, per lanciare la cultura universale su Internet.
 
Complimenti

Noterai che è il mio primo messaggio. Complimenti per questo thread (ho scritto giusto?). Ho salvato le tre pagine,per leggerle ed ammirare le miniature con calma.
Sulla lista dei cento libri naturalmente si può dissentire;l'importante è leggere,che significa anche (fra le altre cose)fare tesoro dell'esperienza degli altri.
Grazie.
 
Re: Complimenti

Scritto da Filippo1
Noterai che è il mio primo messaggio. Complimenti per questo thread (ho scritto giusto?). Ho salvato le tre pagine,per leggerle ed ammirare le miniature con calma.
Sulla lista dei cento libri naturalmente si può dissentire;l'importante è leggere,che significa anche (fra le altre cose)fare tesoro dell'esperienza degli altri.
Grazie.

Sì,hai scritto giusto.Puoi scriverlo anche così:3D
La classifica è presa da La Repubblica (alcuni "commenti" lo facevano intuire,comunque).
Grazie e benvenuto.

se vuoi vedere altre miniature

http://cgfa.sunsite.dk/limbourg/index.html
 
Bibbia di Lutero. Prima di Lutero esistevano almeno 17 versioni tedesche della B. Il grande riformatore volle però realizzare una versione che fosse più in linea con il ''sentire'' del popolo tedesco e che fosse anche ricavata dalle fonti originarie. Non tradusse la Vulgata, ma si rifece più che altro al testo greco ed ebraico proposto da Erasmo nel 1516. La lingua usata fu quella cancelleresca tedesca e boemo-lussemburghese, arricchita dal parlare volgare proprio della sua gente. Esemplare, per comprendere il suo modo tradurre, il suo ''Mesaggio sul tradurre'' del 1530. La parola di Dio, diretta a tutti, da tutti deve essere compresa. Non si tratta, dice Lutero, di chiedersi come il latino si debba trasferire in tedesco, bisogna piuttosto ''interrogare la madre in casa, i bambini in strada, il popolo al mercato''.
Nel 1534, edita da Luft a Wittemberg, usciva la traduzione completa dela B. Non è da attribuire del tutto a Lutero, che si fece in effetti aiutare dai più valenti filologi dell'epoca, molti dei quali suoi amici: Melantone su tutti. Ne sortì un capolavoro della letteratura germanica, anzi, la nascita stessa di quella letteratura, tanto che si è detto che la B. di Lutero è per la letteratura tedesca quello che la Commedia dantesca è per la letteratura italiana.

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Lutero era anche l'artefice principale della lingua tedesca moderna. Cercando di trovare un fondamento della fede nella Bibbia, che al suo tempo era conosciuto solo da pochissime persone colte, tradusse la Bibbia in tedesco contribuendo così a una sua larga diffusione anche tra il popolo. Per poter farlo in una Germania frantumata da centinaia di stati e dialetti creò un nuovo linguaggio, ancorata al dialetto della Germania centrale e arricchita dal linguaggio popolare. Questo linguaggio era comprensibile in tutte le parti della Germania, per la prima volta un libro ebbe una diffusione capillare a livello nazionale. Quello che Dante fece per la lingua italiana, lo fece Lutero per la lingua tedesca: la standardizzò e le diede una diffusione a livello nazionale. Per la prima volta esisteva, con la Bibbia di Lutero, una lingua che figurava come "norma".





La Bibbia di Lutero - un bestseller del Cinquecento

La sua traduzione della Bibbia, fatta durante il suo soggiorno segreto nella fortezza di "Wartburg" dove doveva nascondersi dai sicari mandati dal Papa e dai suoi fedeli, ebbe un'enorme successo, successivamente ne furono stampati centinaia di migliaia di copie, cifre enormi considerando il fatto che il 90% della popolazione non sapeva leggere! Se nel Cinquecento fossero già esistiti i "diritti di autore" come li conosciamo oggi, Lutero sarebbe diventato sicuramente uno dei più ricchi del suo tempo. Lutero si batté anche per un uso concreto, popolare della lingua: in un suo trattato sui principi della traduzione invitò gli studiosi ad ascoltare la lingua della gente semplice, delle donne e dei fanciulli al mercato. La Bibbia divenne così un libro popolare e anche la letteratura tedesca ne approfittò.
 
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