Cento libri fondamentali
di Mario Lenzi
Alcuni titoli sono stati inclusi solo per dovere di obbiettività; e non necessariamente tutti i cento qui elencati sono i più rilevanti. Abbiamo escluso infatti opere che sono fondamentali, ma così lontane dal nostro tempo e dalla nostra cultura da risultare ormai difficilmente valutabili nella loro importanza, come, solo per citare alcuni esempi, i testi “Sulla natura” di Parmenide, “Gli inni” di Zaratustra, “ Il libro dei re” di Firdusi, “ Il giardino delle rose” di Saadi, “ Il divano” di Hafis, il “Didascalicon” di Ugo di San Vittore, e anche “ il Corano”, la maggior parte della Bibbia , il “ De servo arbitrio” di Lutero e così via. E abbiamo tralasciato l'indicazione del traduttore e dell'edizione. Questi libri è importanti leggerli, a ogni costo.
Autore ignoto - "Apocalisse"
Apocalisse significa in greco “rivelazione” ed è il racconto di una terrificante visione avuta dall’autore, che i padri della Chiesa identificarono in San Giovanni. Vi si prevede, con un simbolismo talmente ricco da eccitare la fantasia di centinaia di artisti, dai codici di Girona a Giotto, da Rubens a De Chirico, la fine del mondo e il trionfo finale di Cristo. Il mondo del male, naturalmente, era per Giovanni l’impero di Roma e l’autore ne decretava il crollo con l’avvento di una nuova era : ignaro di quanti altri diavoli e dragoni sarebbero venuti dopo. E’un documento di potenza ineguagliabile : e infatti nessun testo di fantascienza è mai stato altrettanto efficace.
Autore ignoto - "Il cantico dei cantici"
E’ il canto per eccellenza dell’amore – col pieno coinvolgimento dei sensi - tra un uomo e una donna. Il fatto che sia stato incluso come libro sacro nella Bibbia ( intorno al sesto secolo a.C.), ha indotto gli studiosi a interpretarlo come un rapporto nuziale fra Dio e il popolo d’Israele e , più tardi, fra Cristo e la Chiesa. Ma la lettura, sia letterale che simbolica, di questo gioiello poetico, porta a ritenere assai forzate queste interpretazioni. Vale sempre, comunque, la definizione che ne fu data dal grande rabbino Akiba 20 secoli fa: «L’universo intero non vale il giorno in cui Israele ebbe il Cantico dei Cantici».
Autori vari - "Gli inni omerici"
Sono 33 composizioni in esametri che la tradizione attribuisce a Omero, inteso per altro come un nome che viene collettivamente attribuito a vari autori, vissuti da 3.000 a 2.500 anni fa. Gli inni raccontano, con momenti di grande poesia, i miti attraverso i quali il popolo greco espresse le sue credenze sul tempo e sulla natura, come per esempio quello di Demetra, dea della terra. Qui l’ignoto autore spiega il ciclo costante delle stagioni con il destino della figlia di Demetra condannata a vivere d’inverno nell’ Ade ( e allora , la madre terra è arida e desolata). Non c’è da domandarsi se i greci antichi, quando scrivevano queste storie, ci credevano davvero; c’è da domandarsi, se mai, perché noi non siamo più capaci di crearne di simili.
Autori vari - "Le mille e una notte"
Questa grande raccolta di novelle che è stata costruita in venti secoli (raggiunse infatti la sua compiutezza definitiva nel Quattrocento e solo molto più tardi fu tradotta, e sempre parzialmente, nelle lingue europee) racconta colori odori e sapori dei favolosi popoli e regni che si sono avvicendati nelle terre dal Nilo all’ Indo. Dà la chiave non solo per gustare fantasie, magie, crudeltà e raffinata eleganza di generazioni scomparse , ma anche per comprendere meglio i fili segreti che muovovo le trame nel vicino Oriente. Non si puo’ capire nemmeno la politica dei paesi arabi se non si è letto “Le mille e una notte”.
Autori vari - "Il Pentateuco"
Questi cinque testi, coi quali ha inizio la Bibbia (letteralmente “i cinque astucci” che contenevano i “ rotoli” , cioè i libri dell’epoca), rivelano la presenza di Dio nella storia. O meglio il modo come la memoria di un popolo, quello ebraico, esprime con vigore irripetibile quella presenza; e tenta di spiegare come è nato l’universo , quali sono state le prime vicende dell’uomo, come sono state stabilite le fondamentali regole sociali. Naturalmente bisogna intendersi sulla parola “ Dio”. L’universo è costruito secondo una legge. Se alcuni, come gli ebrei, chiamano questa legge Dio e altri no, è solo una questione di cultura, di gusto e di definizione.
Autori vari - "I vangeli"
I vangeli di Matteo, Luca e Marco (in realtà tre versioni di uno stesso testo ) e quello ( molto diverso, meno cronachistico e più dottrinario) di Giovanni, sono il documento di contenuto più alto e di maggiore bellezza letteraria che mai una religione abbia espresso; il punto d’arrivo di un pensiero che era maturato in Oriente attraversando i secoli ; e insieme la base, attraverso la elaborazione che ne fece san Paolo, non solo del cattolicesimo, ma anche di tutti i movimenti di emancipazione sociale, dai francescani fino al socialismo. Si potrebbe però dire di esso quello che fu detto del pensiero illuministico, e cioè che già portava in sé il germe di quella regressione che poi puntualmente seguì.
Agostino – "Le confessioni"
Agostino qui si spoglia di tutta la sua dottrina e si mostra ai contemporanei e ai posteri così com’è , con tutte le sue debolezze , le sue paure, le sue certezze e anche, com’è naturale, con qualche reticenza Però la sua sincerità è spesso disarmante, come quando chiede a Dio di dargli il dono della castità, «ma non ora, non subito». Si potrebbe dire, parafrasando un grande poeta, che questo non è soltanto un libro: chi tocca questo, tocca un uomo. E un uomo molto simile, se si escludono alcune convinzioni, a quelli del nostro tempo, anche nei difetti e nelle convinzioni stravaganti. A differenza dalle altre opere di Sant’Agostino, “Le confessioni” mantengono un carattere di grande attualità.
Arendt - "La condizione umana"
L’ opera della saggista tedesca, che qui citiamo col titolo desunto dalla traduzione inglese, ha il titolo originario di “Vita activa oder vom tatigen Leben”. Nel lavoro, che ora viene indicato come l’ elemento caratteristico dell’esistenza umana e come il fondamento della società ( e anche della nostra Repubblica ), la Arendt coglie infatti la decadenza dell’agire politico. La società non è più la polis greca di Pericle, cioè una comunità di individui che con le loro attività interpersonali miravano a capire e a trasformare il mondo, ma una vicinanza di attori omologati secondo il copione della produttività. Un libro che risponde a molti interrogativi sulla crisi della politica e sul rapporto fra progresso tecnologico e sviluppo umano.
Aristotele - "La fisica"
Questo grandioso tentativo di sistemazione del mondo e di comprensione dei fenomeni naturali ha costituito la base di ogni filosofia della natura per quasi duemila anni , dall’antichità al medioevo passando per il cristianesimo. L’età moderna l’ha data per sorpassata , ma in tempi più recenti, con il superamento della meccanica classica, alcune concezioni di Aristotele, come la teoria del cosmo finito , del tempo e del luogo naturale, sono state rivalutate e vivono una nuova attualità. Se si considera il buon lavoro fatto da Aristotele, con mezzi tanto limitati, in molti campi, per esempio nella biologia, si può solo ammirarlo e perdonargli le molte stravaganze che nemmeno alcuni filosofi vissuti prima di lui si sarebbero concesse.
Aristotele "La metafisica"
Nonostante la fortuna che ha avuto nel tempo, quest’opera sulle cause prime della realtà e sui princìpi primi della ragione, è redatta in uno stile talmente piatto e privo di ispirazione da renderla difficilmente sopportabile, a parte la difficoltà dei contenuti. La ragione di questo stile, però, non è solo la statura letteraria di Aristotele, così inferiore a quella di Platone, ma il fatto che si tratta di una traccia per le lezioni ai discepoli ( Aristotele infatti è il primo autore che si conosca di libri di testo) . Si sa che “La metafisica” ha rappresentato per 17 secoli una specie di ostruzione nello sviluppo del pensiero, tanto che il risveglio scientifico del Rinascimento ruppe con essa per tornare a Platone, ma ciò non toglie che Aristotele resti, pur sempre, uno dei grandi punti di riferimento. Il cattolicesimo gli deve molto.
Averroè - "Grande commento alla metafisica"
L’interpretazione che uno scienziato arabo, vissuto in Spagna nel dodicesimo secolo, ha dato degli elementi essenziali della metafisica aristotelica, ha avuto il merito di mettere in difficoltà insormontabili i padri della Chiesa da Bonaventura a Tommaso d’Aquino, con le affermazioni sull’anima umana (che è un’ immagine dell’intelletto divino, ma è mortale mentre Dio è eterno) e sulla verità della ragione ( che non sempre puo’ essere conciliabile con quella della fede). Averroè resta il commentatore principe di Aristotele. Questo libro dimostra che il filosofo greco non era del tutto responsabile di quel dogmatismo cieco e servile del quale dettero prova quasi tutti i suoi seguaci.
Balzac – "La commedia umana"
Con questo titolo collettivo, ispirandosi chiaramente a Dante, Honoré de Balzac chiamò il suo gigantesco ciclo di 91 romanzi. Volle studiare, come uno scienziato molto scrupoloso, i pensieri, i sentimenti, gli ideali e le passioni dell’umanità ed essere il testimone , il giudice e l’interprete del suo mondo, la Francia del Primo Impero, di Luigi Filippo e della Restaurazione. In realtà, Balzac riuscì a capire e a descrivere non solo uomini e donne del suo tempo, ma anche quelli del nostro. Giustamente Dostoevskij, che di romanzi se ne intendeva, ebbe a dire che non un solo uomo ma “interi millenni“ avevano preparato la nascita di quest’opera sterminata.
Beccaria - "Dei delitti e delle pene"
Il filosofo milanese denunciò nel Settecento la tortura, la pena di morte, la custodia preventiva, i differimenti dei processi e cambiò la natura del diritto penale dal concetto di ritorsione a quello di prevenzione. Quando Voltaire e Diderot fecero conoscere al mondo questo libro stampato in una piccola tipografia a Livorno, l’ancien régime subì un duro colpo e sembrò che finalmente fosse giunta l’ora della ragione e della libertà. Sembrò . Perché , giunti al Duemila, ci sono ancora nel mondo ministri della giustizia che la pensano all’opposto di Beccaria, anche se non lo sanno, perché sono particolarmente ottusi e perché questo libro non l’hanno mai letto.
Block – "Il principio speranza"
Nessuno di noi puo’ sapere come sarà la sua vita e in quale mondo vivrà nei prossimi anni, però ognuno sa (o crede di sapere) come vorrebbe che fossero quella vita e quel futuro. Dunque la speranza non è qualcosa di estraneo, che ci viene da fuori, ma la concreta proiezione dei nostri bisogni e dei nostri desideri. Speriamo in un domani che, per quanto incerto, è lo specchio ( migliorato ) di oggi. Partendo da una serrata analisi di questi stati utopici della coscienza, dalle aspirazioni dei singoli ai grandi miti collettivi, fino alle espressioni dell’arte, anche di quella povera, Block delinea qui una vera e propria enciclopedia delle speranze umane e così facendo, in una certa misura, anticipa le problematiche del mondo dopo di noi.
Boccaccio - "Decamerone"
La saggezza, l’arguzia e la sensualità di un popolo di mercanti, che vive in una società raffinatamente irriverente e licenziosa, sono espressi in questa raccolta di novelle che costituisce un’opera unica nella storia di tutte le letterature, non solo per la vivacità della materia e la incomparabile ricchezza artistica, ma anche per la disinvoltura spirituale e le audacie linguistiche che segnano il trionfo della nuova società borghese sulla Chiesa medioevale e sul Feudalesimo. Dal Boccaccio a oggi il mondo è radicalmente cambiato e perciò molta carica esplosiva del libro, che preconizzava i tempi nuovi, è andata perduta, però resta la straordinaria vitalità di un narratore di genio.
Boezio - "Consolazione della filosofia"
Commentatore insigne di Aristotele , uomo di stato, consigliere del re degli Ostrogoti, Boezio fu imprigionato e condannato a morte dal re Teordorico. . Dal fondo del carcere , dedicò i suoi ultimi giorni a scrivere questo libro. Il sovrano riuscì a spengere quella grande mente, ma non a cancellare il libro, che resta nei secoli come suprema testimonianza di un filosofo che non si piega all’ ingiustizia, anzi da quella trae la forza per proclamare le sue idee. A partire dall’ottavo secolo, la Chiesa venerò Boezio come martire e santo. Ma, stranamente, nel suo libro, il filosofo non fece mai un accenno, nemmeno indiretto, alla dottrina cristiana. A cristianesimo ormai affermato, forse Boezio volle dimostrare che non c’è bisogno della fede per morire da uomini. O forse era proprio lui , come Socrate , Seneca o Gramsci a non averne bisogno.
Borges - "Altre inquisizioni"
Era uno sconosciuto scrittore argentino , ma, scoperto dall’ élite letteraria francese che lo rese celebre , diventò una maschera, dietro la quale lo scrittore si cela e scompare. Così ora, per Borges , non si intende più un autore di libri, ma un corpo letterario , un vocabolario di simboli. E quando Monegal, un professore americano, ne traccerà la biografia, dovrà inevitabilmente muoversi in un labirinto di specchi, tigri, coltelli, scacchiere e monete. "Altre inquisizioni” segna il preciso momento in cui “Borges – persona” diventa “Borges - corpo letterario” . Il libro apre un’era nuova nell’arte di misurarsi con le grandi questioni letterarie e culturali . Perché “ altre” ? Borges aveva già scritto, 27 anni prima, il saggio “ Inquisizioni”, ma allora nessuno se n’era accorto.
Braudel – "Il Mediterraneo all’epoca di Filippo II"
Forse il libro più famoso che sia uscito dalla scuola degli “annalisti” , gli storici francesi che nel Novecento hanno inaugurato un modo di fare la storia . Non ci si occupa più soltanto di idee, di battaglie, di potenti, di economie, ma si estende la ricerca a tutti i campi delle società, usando gli apporti interdisciplinari delle scienze umane. Il libro è la mirabile sintesi di tre tempi di trasformazione diversi, nel Mediterraneo del Cinquecento: quello quasi immobile della biologia, quello lento della evoluzione sociale e quello sconvolgente degli eventi individuali. Ma è soprattutto un’ affascinante descrizione degli umori e delle avventure nei grandi spazi di un’epoca che vede ancora una volta il Mediterraneo come luogo dove popoli diversi si incontrano, si scontrano e, spesso contro ogni loro desiderio, si fondono.
Burckhardt - "La civiltà del rinascimento in Italia"
Il libro, vecchio di un secolo e mezzo, resta un modello insuperato di storia della cultura. “Rinascimento” è una parola che fu usata, in senso puramente estetico, dal Vasari , per indicare la resurrezione dell’arte dopo il Medioevo, ingiustamente ritenuto barbarico. Burckardt dà alla parola un significato più esteso, che copre tutti gli aspetti della civiltà , dalla formazione dello stato alle varie attività individuali , ed esalta la nascita dell’uomo nuovo, consapevole della sua intelligenza e della sua capacità di dominare la natura. Davvero lo splendore delle città e il trionfo della bellezza in tutti i campi dettero al cittadino del Rinascimento la sensazione di avere il mondo in pugno. Ora, di quella certezza restano solo i monumenti . C’è da domandarsi chi erano mai gli uomini che li crearono e come mai i loro figli e nipoti sono tanto diversi.
Calderon de la Barca – "La vita è sogno"
Perché un drammone teatrale dell’età barocca , che ritiene ancora un atto di giustizia e di riparazione far sposare alla donna il bruto che l’ha sedotta, continua, dopo quattrocent’anni a dirci qualcosa ? Perché l’idea centrale, malamente rivestita di vicende insopportabili, ha per noi una straordinaria attualità: tutto quanto avviene nel mondo è illusorio, e non ha altro significato se non quello che gli conferiscono le nostre immediate passioni Puo’ piacerci o no ( a noi non piace) . Ma la Spagna della Controriforma , con i suoi mistici e i suoi avventurieri, conserva un fascino come quello che emana ancora per noi dai crudeli dispensatori di pugnalate e veleni che l’Italia ebbe durante il Rinascimento. Certamente Calderon de la Barca conosce profondamente l’animo umano con le sue prepotenze e illusioni, tolte le quali la Ragione, per la nostra perversa natura di uomini, resta spesso un pallido spettro senza fascino.
Camus – "La peste"
In una città dell’Algeria, che potrebbe essere ubicata anche da qualsiasi altra parte, la vita scorre con il suo tran tran quotidiano; ma ecco che appare un nemico subdolo , che lentamente si impadronisce , senza che si riesca ancora a valutarlo e a dargli nome, di una persona dopo l’altra , fino a che le morti diventano sempre più frequenti, alcuni finalmente capiscono che si tratta di peste e combattono il morbo, ma senza risultati. La città resta isolata dal mondo, poi la peste si esaurisce, anche grazie alla lotta disperata di pochi generosi. e si conclude, lasciando morti senza colpa e vivi con poche speranze . Sanno, infatti, che il flagello puo’ tornare, anzi tornerà. Nel suo potente dramma, Camus volle rappresentare la lotta dell’umanità contro il nazifascismo, simbolo estremo del male che sporca la condizione umana.
Cartesio - "Discorso sul metodo"
Cartesio fu in teoria un temibile rivoluzionario e in pratica un terribile opportunista: si preoccupò per tutta la vita di non lasciarsi trascinare in polemiche che gli sembravano una perdita di tempo prezioso . Così riuscì da vivo a sfuggire ai fulmini della Chiesa e solo quando ormai lui era morto, i suoi libri furono capiti e messi all’indice. Dubitò di tutto e riconobbe come indubitabile solo il fatto di poter pensare . Per questo è considerato , a giusta ragione, il fondatore della filosofia moderna. Riassunse le sue convinzioni nella famosa formula “ Penso, dunque sono” , ma poi Hume scoprì che se si elimina l’autocoscienza, il principio crolla. Con il suo metodo, Cartesio ci lascia una indicazione preziosa, che vale per la vita pubblica come per quella privata : per risolvere un problema dobbiamo suddividerlo in tante parti e affrontarle una per una .
Catullo - "Carmi"
Mentre Lucrezio esplorava l’universo per scoprirne i moti segreti, le nascite e le catastrofi, un altro poeta della sua stessa età esplorava un altro universo, forse non meno complesso, sé stesso. Catullo è il primo lirico della letteratura romana che ha il coraggio di descrivere la propria vita intima. Metteva in piazza il suo amore voluttuoso per una donna che chiama Lesbia né aveva vergogna a confessare gli smarrimenti, i momenti esaltanti della passione e quelli crudeli delle delusioni subite, legando i baci perduti alla caducità della vita umana . Per i romani tutti d’un pezzo del suo tempo era una cosa inaudita. E tuttavia mentre un ostracismo feroce cancellava il contemporaneo Lucrezio, una generale stima fu tributata a questo poeta morto a 33 anni, tanto che la sua opera ci è giunta pressochè intera e sempre ammirata attraverso i secoli.
Cervantes- "Don Chisciotte della Mancia"
Si dice che Cervantes, un militare di carriera vissuto in un momento di grandi cambiamenti alle soglie dell’età moderna , abbia voluto ridicolizzare e seppellire il mondo cavalleresco e i suoi ideali con quest’opera, che è, appunto, il primo segno della nuova epoca ; e infatti il suo eroe, Don Chisciotte della Mancia , per mantenere quegli ideali, deve perdere il senso della realtà. Probabilmente è vero il contrario. Forse Cervantes volle trasfigurare ed esaltare quanto c’era di poetico, di nobile e umano nella cavalleria, depurandola di quanto c’era di falso e immorale. Don Chisciotte era l’ultimo esemplare, disinteressato e generoso, del vecchio mondo fantastico che se ne andava, incalzato dalla razionalità dei tempi. E se Cervantes fece del personaggio che aveva creato il bersaglio della sua benevola ironia, questa è proprio la prova che profondamente lo amava.
Chaijam - "Le quartine"
Nella obbligata sintesi della quartina, un famoso scienziato persiano,vissuto intorno al Millecento e noto soprattutto come astronomo e meteorologo, ha fissato le sue fuggevoli esperienze . Sono annotazioni liriche nelle quali, negando ogni dogma religioso, Chaijam esprime la sua profonda tristezza perchè, con tutta la sua sapienza ,non riesce a trovare le ragioni della vita e della morte. Però non si prende mai troppo sul tragico e proprio perché è un grande pessimista i suoi versi sono percorsi da una delicata vena d’umorismo. Costante poi è l’esaltazione del vino, e in questo Chaijam assomiglia a tutti i massimi poeti persiani. Ciò non deve stupirci. Anche nella liturgia cristiana il vino è celebrato come il sostegno della vita, tanto da entrare nel massimo dei Sacramenti.
Clausewitz - "Della guerra"
Questo è il più citato e il meno letto dei libri. Ora è di moda parlarne. Tutti, perfino il ministro Gasparri, sanno che Clausewitz ha scritto che la guerra è una “continuazione della politica con altri mezzi” , ma pochi conoscono il vero merito di questo mediocre generale prussiano che in vecchiaia ebbe fortuna come teorico. Mentre tutti gli altri esperti militari si diffondevano nell’illustrare e spiegare le diverse forme di tattiche, strategie, schemi, battaglie, eserciti , Clausewitz scoprì l’uovo di Colombo e cioè che se non hanno alto il morale, i combattenti non rendono , non sono determinati e preferiscono la fuga alla morte. Questo lo sapevano già tutti, ma i generali no; perciò va reso onore al primo generale che l’ha capito.
Comte - "Corso di filosofia positiva"
Si potrebbe dire che questo libro ha segnato l’atto di nascita della sociologia. Secondo Comte , infatti, la civiltà è passata attraverso tre fasi. Alla prima, “ teologica”, con l’uomo che cerca nella divinità la spiegazione delle cose, segue quella “ metafisica”, nella quale le entità mitico-religiose cedono il passo alla astrazione filosofica. Ora siamo nella fase “ scientifica”, che sostituisce alla fantasia e al ragionamento astratto l’osservazione e lo studio dei dati dell’esperienza. Quando il metodo scientifico, già raggiunto nella matematica e nella fisica, sarà applicato anche alle scienze umane, allora sarà possibile una società equilibrata. La governeranno, secondo Comte, gli scienziati e i tecnici. Staremo a vedere. Per il momento spesso si affermano come governanti gli ex attori, gli ex venditori di case e anche qualche ladro.
di Mario Lenzi
Alcuni titoli sono stati inclusi solo per dovere di obbiettività; e non necessariamente tutti i cento qui elencati sono i più rilevanti. Abbiamo escluso infatti opere che sono fondamentali, ma così lontane dal nostro tempo e dalla nostra cultura da risultare ormai difficilmente valutabili nella loro importanza, come, solo per citare alcuni esempi, i testi “Sulla natura” di Parmenide, “Gli inni” di Zaratustra, “ Il libro dei re” di Firdusi, “ Il giardino delle rose” di Saadi, “ Il divano” di Hafis, il “Didascalicon” di Ugo di San Vittore, e anche “ il Corano”, la maggior parte della Bibbia , il “ De servo arbitrio” di Lutero e così via. E abbiamo tralasciato l'indicazione del traduttore e dell'edizione. Questi libri è importanti leggerli, a ogni costo.
Autore ignoto - "Apocalisse"
Apocalisse significa in greco “rivelazione” ed è il racconto di una terrificante visione avuta dall’autore, che i padri della Chiesa identificarono in San Giovanni. Vi si prevede, con un simbolismo talmente ricco da eccitare la fantasia di centinaia di artisti, dai codici di Girona a Giotto, da Rubens a De Chirico, la fine del mondo e il trionfo finale di Cristo. Il mondo del male, naturalmente, era per Giovanni l’impero di Roma e l’autore ne decretava il crollo con l’avvento di una nuova era : ignaro di quanti altri diavoli e dragoni sarebbero venuti dopo. E’un documento di potenza ineguagliabile : e infatti nessun testo di fantascienza è mai stato altrettanto efficace.
Autore ignoto - "Il cantico dei cantici"
E’ il canto per eccellenza dell’amore – col pieno coinvolgimento dei sensi - tra un uomo e una donna. Il fatto che sia stato incluso come libro sacro nella Bibbia ( intorno al sesto secolo a.C.), ha indotto gli studiosi a interpretarlo come un rapporto nuziale fra Dio e il popolo d’Israele e , più tardi, fra Cristo e la Chiesa. Ma la lettura, sia letterale che simbolica, di questo gioiello poetico, porta a ritenere assai forzate queste interpretazioni. Vale sempre, comunque, la definizione che ne fu data dal grande rabbino Akiba 20 secoli fa: «L’universo intero non vale il giorno in cui Israele ebbe il Cantico dei Cantici».
Autori vari - "Gli inni omerici"
Sono 33 composizioni in esametri che la tradizione attribuisce a Omero, inteso per altro come un nome che viene collettivamente attribuito a vari autori, vissuti da 3.000 a 2.500 anni fa. Gli inni raccontano, con momenti di grande poesia, i miti attraverso i quali il popolo greco espresse le sue credenze sul tempo e sulla natura, come per esempio quello di Demetra, dea della terra. Qui l’ignoto autore spiega il ciclo costante delle stagioni con il destino della figlia di Demetra condannata a vivere d’inverno nell’ Ade ( e allora , la madre terra è arida e desolata). Non c’è da domandarsi se i greci antichi, quando scrivevano queste storie, ci credevano davvero; c’è da domandarsi, se mai, perché noi non siamo più capaci di crearne di simili.
Autori vari - "Le mille e una notte"
Questa grande raccolta di novelle che è stata costruita in venti secoli (raggiunse infatti la sua compiutezza definitiva nel Quattrocento e solo molto più tardi fu tradotta, e sempre parzialmente, nelle lingue europee) racconta colori odori e sapori dei favolosi popoli e regni che si sono avvicendati nelle terre dal Nilo all’ Indo. Dà la chiave non solo per gustare fantasie, magie, crudeltà e raffinata eleganza di generazioni scomparse , ma anche per comprendere meglio i fili segreti che muovovo le trame nel vicino Oriente. Non si puo’ capire nemmeno la politica dei paesi arabi se non si è letto “Le mille e una notte”.
Autori vari - "Il Pentateuco"
Questi cinque testi, coi quali ha inizio la Bibbia (letteralmente “i cinque astucci” che contenevano i “ rotoli” , cioè i libri dell’epoca), rivelano la presenza di Dio nella storia. O meglio il modo come la memoria di un popolo, quello ebraico, esprime con vigore irripetibile quella presenza; e tenta di spiegare come è nato l’universo , quali sono state le prime vicende dell’uomo, come sono state stabilite le fondamentali regole sociali. Naturalmente bisogna intendersi sulla parola “ Dio”. L’universo è costruito secondo una legge. Se alcuni, come gli ebrei, chiamano questa legge Dio e altri no, è solo una questione di cultura, di gusto e di definizione.
Autori vari - "I vangeli"
I vangeli di Matteo, Luca e Marco (in realtà tre versioni di uno stesso testo ) e quello ( molto diverso, meno cronachistico e più dottrinario) di Giovanni, sono il documento di contenuto più alto e di maggiore bellezza letteraria che mai una religione abbia espresso; il punto d’arrivo di un pensiero che era maturato in Oriente attraversando i secoli ; e insieme la base, attraverso la elaborazione che ne fece san Paolo, non solo del cattolicesimo, ma anche di tutti i movimenti di emancipazione sociale, dai francescani fino al socialismo. Si potrebbe però dire di esso quello che fu detto del pensiero illuministico, e cioè che già portava in sé il germe di quella regressione che poi puntualmente seguì.
Agostino – "Le confessioni"
Agostino qui si spoglia di tutta la sua dottrina e si mostra ai contemporanei e ai posteri così com’è , con tutte le sue debolezze , le sue paure, le sue certezze e anche, com’è naturale, con qualche reticenza Però la sua sincerità è spesso disarmante, come quando chiede a Dio di dargli il dono della castità, «ma non ora, non subito». Si potrebbe dire, parafrasando un grande poeta, che questo non è soltanto un libro: chi tocca questo, tocca un uomo. E un uomo molto simile, se si escludono alcune convinzioni, a quelli del nostro tempo, anche nei difetti e nelle convinzioni stravaganti. A differenza dalle altre opere di Sant’Agostino, “Le confessioni” mantengono un carattere di grande attualità.
Arendt - "La condizione umana"
L’ opera della saggista tedesca, che qui citiamo col titolo desunto dalla traduzione inglese, ha il titolo originario di “Vita activa oder vom tatigen Leben”. Nel lavoro, che ora viene indicato come l’ elemento caratteristico dell’esistenza umana e come il fondamento della società ( e anche della nostra Repubblica ), la Arendt coglie infatti la decadenza dell’agire politico. La società non è più la polis greca di Pericle, cioè una comunità di individui che con le loro attività interpersonali miravano a capire e a trasformare il mondo, ma una vicinanza di attori omologati secondo il copione della produttività. Un libro che risponde a molti interrogativi sulla crisi della politica e sul rapporto fra progresso tecnologico e sviluppo umano.
Aristotele - "La fisica"
Questo grandioso tentativo di sistemazione del mondo e di comprensione dei fenomeni naturali ha costituito la base di ogni filosofia della natura per quasi duemila anni , dall’antichità al medioevo passando per il cristianesimo. L’età moderna l’ha data per sorpassata , ma in tempi più recenti, con il superamento della meccanica classica, alcune concezioni di Aristotele, come la teoria del cosmo finito , del tempo e del luogo naturale, sono state rivalutate e vivono una nuova attualità. Se si considera il buon lavoro fatto da Aristotele, con mezzi tanto limitati, in molti campi, per esempio nella biologia, si può solo ammirarlo e perdonargli le molte stravaganze che nemmeno alcuni filosofi vissuti prima di lui si sarebbero concesse.
Aristotele "La metafisica"
Nonostante la fortuna che ha avuto nel tempo, quest’opera sulle cause prime della realtà e sui princìpi primi della ragione, è redatta in uno stile talmente piatto e privo di ispirazione da renderla difficilmente sopportabile, a parte la difficoltà dei contenuti. La ragione di questo stile, però, non è solo la statura letteraria di Aristotele, così inferiore a quella di Platone, ma il fatto che si tratta di una traccia per le lezioni ai discepoli ( Aristotele infatti è il primo autore che si conosca di libri di testo) . Si sa che “La metafisica” ha rappresentato per 17 secoli una specie di ostruzione nello sviluppo del pensiero, tanto che il risveglio scientifico del Rinascimento ruppe con essa per tornare a Platone, ma ciò non toglie che Aristotele resti, pur sempre, uno dei grandi punti di riferimento. Il cattolicesimo gli deve molto.
Averroè - "Grande commento alla metafisica"
L’interpretazione che uno scienziato arabo, vissuto in Spagna nel dodicesimo secolo, ha dato degli elementi essenziali della metafisica aristotelica, ha avuto il merito di mettere in difficoltà insormontabili i padri della Chiesa da Bonaventura a Tommaso d’Aquino, con le affermazioni sull’anima umana (che è un’ immagine dell’intelletto divino, ma è mortale mentre Dio è eterno) e sulla verità della ragione ( che non sempre puo’ essere conciliabile con quella della fede). Averroè resta il commentatore principe di Aristotele. Questo libro dimostra che il filosofo greco non era del tutto responsabile di quel dogmatismo cieco e servile del quale dettero prova quasi tutti i suoi seguaci.
Balzac – "La commedia umana"
Con questo titolo collettivo, ispirandosi chiaramente a Dante, Honoré de Balzac chiamò il suo gigantesco ciclo di 91 romanzi. Volle studiare, come uno scienziato molto scrupoloso, i pensieri, i sentimenti, gli ideali e le passioni dell’umanità ed essere il testimone , il giudice e l’interprete del suo mondo, la Francia del Primo Impero, di Luigi Filippo e della Restaurazione. In realtà, Balzac riuscì a capire e a descrivere non solo uomini e donne del suo tempo, ma anche quelli del nostro. Giustamente Dostoevskij, che di romanzi se ne intendeva, ebbe a dire che non un solo uomo ma “interi millenni“ avevano preparato la nascita di quest’opera sterminata.
Beccaria - "Dei delitti e delle pene"
Il filosofo milanese denunciò nel Settecento la tortura, la pena di morte, la custodia preventiva, i differimenti dei processi e cambiò la natura del diritto penale dal concetto di ritorsione a quello di prevenzione. Quando Voltaire e Diderot fecero conoscere al mondo questo libro stampato in una piccola tipografia a Livorno, l’ancien régime subì un duro colpo e sembrò che finalmente fosse giunta l’ora della ragione e della libertà. Sembrò . Perché , giunti al Duemila, ci sono ancora nel mondo ministri della giustizia che la pensano all’opposto di Beccaria, anche se non lo sanno, perché sono particolarmente ottusi e perché questo libro non l’hanno mai letto.
Block – "Il principio speranza"
Nessuno di noi puo’ sapere come sarà la sua vita e in quale mondo vivrà nei prossimi anni, però ognuno sa (o crede di sapere) come vorrebbe che fossero quella vita e quel futuro. Dunque la speranza non è qualcosa di estraneo, che ci viene da fuori, ma la concreta proiezione dei nostri bisogni e dei nostri desideri. Speriamo in un domani che, per quanto incerto, è lo specchio ( migliorato ) di oggi. Partendo da una serrata analisi di questi stati utopici della coscienza, dalle aspirazioni dei singoli ai grandi miti collettivi, fino alle espressioni dell’arte, anche di quella povera, Block delinea qui una vera e propria enciclopedia delle speranze umane e così facendo, in una certa misura, anticipa le problematiche del mondo dopo di noi.
Boccaccio - "Decamerone"
La saggezza, l’arguzia e la sensualità di un popolo di mercanti, che vive in una società raffinatamente irriverente e licenziosa, sono espressi in questa raccolta di novelle che costituisce un’opera unica nella storia di tutte le letterature, non solo per la vivacità della materia e la incomparabile ricchezza artistica, ma anche per la disinvoltura spirituale e le audacie linguistiche che segnano il trionfo della nuova società borghese sulla Chiesa medioevale e sul Feudalesimo. Dal Boccaccio a oggi il mondo è radicalmente cambiato e perciò molta carica esplosiva del libro, che preconizzava i tempi nuovi, è andata perduta, però resta la straordinaria vitalità di un narratore di genio.
Boezio - "Consolazione della filosofia"
Commentatore insigne di Aristotele , uomo di stato, consigliere del re degli Ostrogoti, Boezio fu imprigionato e condannato a morte dal re Teordorico. . Dal fondo del carcere , dedicò i suoi ultimi giorni a scrivere questo libro. Il sovrano riuscì a spengere quella grande mente, ma non a cancellare il libro, che resta nei secoli come suprema testimonianza di un filosofo che non si piega all’ ingiustizia, anzi da quella trae la forza per proclamare le sue idee. A partire dall’ottavo secolo, la Chiesa venerò Boezio come martire e santo. Ma, stranamente, nel suo libro, il filosofo non fece mai un accenno, nemmeno indiretto, alla dottrina cristiana. A cristianesimo ormai affermato, forse Boezio volle dimostrare che non c’è bisogno della fede per morire da uomini. O forse era proprio lui , come Socrate , Seneca o Gramsci a non averne bisogno.
Borges - "Altre inquisizioni"
Era uno sconosciuto scrittore argentino , ma, scoperto dall’ élite letteraria francese che lo rese celebre , diventò una maschera, dietro la quale lo scrittore si cela e scompare. Così ora, per Borges , non si intende più un autore di libri, ma un corpo letterario , un vocabolario di simboli. E quando Monegal, un professore americano, ne traccerà la biografia, dovrà inevitabilmente muoversi in un labirinto di specchi, tigri, coltelli, scacchiere e monete. "Altre inquisizioni” segna il preciso momento in cui “Borges – persona” diventa “Borges - corpo letterario” . Il libro apre un’era nuova nell’arte di misurarsi con le grandi questioni letterarie e culturali . Perché “ altre” ? Borges aveva già scritto, 27 anni prima, il saggio “ Inquisizioni”, ma allora nessuno se n’era accorto.
Braudel – "Il Mediterraneo all’epoca di Filippo II"
Forse il libro più famoso che sia uscito dalla scuola degli “annalisti” , gli storici francesi che nel Novecento hanno inaugurato un modo di fare la storia . Non ci si occupa più soltanto di idee, di battaglie, di potenti, di economie, ma si estende la ricerca a tutti i campi delle società, usando gli apporti interdisciplinari delle scienze umane. Il libro è la mirabile sintesi di tre tempi di trasformazione diversi, nel Mediterraneo del Cinquecento: quello quasi immobile della biologia, quello lento della evoluzione sociale e quello sconvolgente degli eventi individuali. Ma è soprattutto un’ affascinante descrizione degli umori e delle avventure nei grandi spazi di un’epoca che vede ancora una volta il Mediterraneo come luogo dove popoli diversi si incontrano, si scontrano e, spesso contro ogni loro desiderio, si fondono.
Burckhardt - "La civiltà del rinascimento in Italia"
Il libro, vecchio di un secolo e mezzo, resta un modello insuperato di storia della cultura. “Rinascimento” è una parola che fu usata, in senso puramente estetico, dal Vasari , per indicare la resurrezione dell’arte dopo il Medioevo, ingiustamente ritenuto barbarico. Burckardt dà alla parola un significato più esteso, che copre tutti gli aspetti della civiltà , dalla formazione dello stato alle varie attività individuali , ed esalta la nascita dell’uomo nuovo, consapevole della sua intelligenza e della sua capacità di dominare la natura. Davvero lo splendore delle città e il trionfo della bellezza in tutti i campi dettero al cittadino del Rinascimento la sensazione di avere il mondo in pugno. Ora, di quella certezza restano solo i monumenti . C’è da domandarsi chi erano mai gli uomini che li crearono e come mai i loro figli e nipoti sono tanto diversi.
Calderon de la Barca – "La vita è sogno"
Perché un drammone teatrale dell’età barocca , che ritiene ancora un atto di giustizia e di riparazione far sposare alla donna il bruto che l’ha sedotta, continua, dopo quattrocent’anni a dirci qualcosa ? Perché l’idea centrale, malamente rivestita di vicende insopportabili, ha per noi una straordinaria attualità: tutto quanto avviene nel mondo è illusorio, e non ha altro significato se non quello che gli conferiscono le nostre immediate passioni Puo’ piacerci o no ( a noi non piace) . Ma la Spagna della Controriforma , con i suoi mistici e i suoi avventurieri, conserva un fascino come quello che emana ancora per noi dai crudeli dispensatori di pugnalate e veleni che l’Italia ebbe durante il Rinascimento. Certamente Calderon de la Barca conosce profondamente l’animo umano con le sue prepotenze e illusioni, tolte le quali la Ragione, per la nostra perversa natura di uomini, resta spesso un pallido spettro senza fascino.
Camus – "La peste"
In una città dell’Algeria, che potrebbe essere ubicata anche da qualsiasi altra parte, la vita scorre con il suo tran tran quotidiano; ma ecco che appare un nemico subdolo , che lentamente si impadronisce , senza che si riesca ancora a valutarlo e a dargli nome, di una persona dopo l’altra , fino a che le morti diventano sempre più frequenti, alcuni finalmente capiscono che si tratta di peste e combattono il morbo, ma senza risultati. La città resta isolata dal mondo, poi la peste si esaurisce, anche grazie alla lotta disperata di pochi generosi. e si conclude, lasciando morti senza colpa e vivi con poche speranze . Sanno, infatti, che il flagello puo’ tornare, anzi tornerà. Nel suo potente dramma, Camus volle rappresentare la lotta dell’umanità contro il nazifascismo, simbolo estremo del male che sporca la condizione umana.
Cartesio - "Discorso sul metodo"
Cartesio fu in teoria un temibile rivoluzionario e in pratica un terribile opportunista: si preoccupò per tutta la vita di non lasciarsi trascinare in polemiche che gli sembravano una perdita di tempo prezioso . Così riuscì da vivo a sfuggire ai fulmini della Chiesa e solo quando ormai lui era morto, i suoi libri furono capiti e messi all’indice. Dubitò di tutto e riconobbe come indubitabile solo il fatto di poter pensare . Per questo è considerato , a giusta ragione, il fondatore della filosofia moderna. Riassunse le sue convinzioni nella famosa formula “ Penso, dunque sono” , ma poi Hume scoprì che se si elimina l’autocoscienza, il principio crolla. Con il suo metodo, Cartesio ci lascia una indicazione preziosa, che vale per la vita pubblica come per quella privata : per risolvere un problema dobbiamo suddividerlo in tante parti e affrontarle una per una .
Catullo - "Carmi"
Mentre Lucrezio esplorava l’universo per scoprirne i moti segreti, le nascite e le catastrofi, un altro poeta della sua stessa età esplorava un altro universo, forse non meno complesso, sé stesso. Catullo è il primo lirico della letteratura romana che ha il coraggio di descrivere la propria vita intima. Metteva in piazza il suo amore voluttuoso per una donna che chiama Lesbia né aveva vergogna a confessare gli smarrimenti, i momenti esaltanti della passione e quelli crudeli delle delusioni subite, legando i baci perduti alla caducità della vita umana . Per i romani tutti d’un pezzo del suo tempo era una cosa inaudita. E tuttavia mentre un ostracismo feroce cancellava il contemporaneo Lucrezio, una generale stima fu tributata a questo poeta morto a 33 anni, tanto che la sua opera ci è giunta pressochè intera e sempre ammirata attraverso i secoli.
Cervantes- "Don Chisciotte della Mancia"
Si dice che Cervantes, un militare di carriera vissuto in un momento di grandi cambiamenti alle soglie dell’età moderna , abbia voluto ridicolizzare e seppellire il mondo cavalleresco e i suoi ideali con quest’opera, che è, appunto, il primo segno della nuova epoca ; e infatti il suo eroe, Don Chisciotte della Mancia , per mantenere quegli ideali, deve perdere il senso della realtà. Probabilmente è vero il contrario. Forse Cervantes volle trasfigurare ed esaltare quanto c’era di poetico, di nobile e umano nella cavalleria, depurandola di quanto c’era di falso e immorale. Don Chisciotte era l’ultimo esemplare, disinteressato e generoso, del vecchio mondo fantastico che se ne andava, incalzato dalla razionalità dei tempi. E se Cervantes fece del personaggio che aveva creato il bersaglio della sua benevola ironia, questa è proprio la prova che profondamente lo amava.
Chaijam - "Le quartine"
Nella obbligata sintesi della quartina, un famoso scienziato persiano,vissuto intorno al Millecento e noto soprattutto come astronomo e meteorologo, ha fissato le sue fuggevoli esperienze . Sono annotazioni liriche nelle quali, negando ogni dogma religioso, Chaijam esprime la sua profonda tristezza perchè, con tutta la sua sapienza ,non riesce a trovare le ragioni della vita e della morte. Però non si prende mai troppo sul tragico e proprio perché è un grande pessimista i suoi versi sono percorsi da una delicata vena d’umorismo. Costante poi è l’esaltazione del vino, e in questo Chaijam assomiglia a tutti i massimi poeti persiani. Ciò non deve stupirci. Anche nella liturgia cristiana il vino è celebrato come il sostegno della vita, tanto da entrare nel massimo dei Sacramenti.
Clausewitz - "Della guerra"
Questo è il più citato e il meno letto dei libri. Ora è di moda parlarne. Tutti, perfino il ministro Gasparri, sanno che Clausewitz ha scritto che la guerra è una “continuazione della politica con altri mezzi” , ma pochi conoscono il vero merito di questo mediocre generale prussiano che in vecchiaia ebbe fortuna come teorico. Mentre tutti gli altri esperti militari si diffondevano nell’illustrare e spiegare le diverse forme di tattiche, strategie, schemi, battaglie, eserciti , Clausewitz scoprì l’uovo di Colombo e cioè che se non hanno alto il morale, i combattenti non rendono , non sono determinati e preferiscono la fuga alla morte. Questo lo sapevano già tutti, ma i generali no; perciò va reso onore al primo generale che l’ha capito.
Comte - "Corso di filosofia positiva"
Si potrebbe dire che questo libro ha segnato l’atto di nascita della sociologia. Secondo Comte , infatti, la civiltà è passata attraverso tre fasi. Alla prima, “ teologica”, con l’uomo che cerca nella divinità la spiegazione delle cose, segue quella “ metafisica”, nella quale le entità mitico-religiose cedono il passo alla astrazione filosofica. Ora siamo nella fase “ scientifica”, che sostituisce alla fantasia e al ragionamento astratto l’osservazione e lo studio dei dati dell’esperienza. Quando il metodo scientifico, già raggiunto nella matematica e nella fisica, sarà applicato anche alle scienze umane, allora sarà possibile una società equilibrata. La governeranno, secondo Comte, gli scienziati e i tecnici. Staremo a vedere. Per il momento spesso si affermano come governanti gli ex attori, gli ex venditori di case e anche qualche ladro.