mimmo6
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"La bolla è scoppiata":
giù materie prime e listini
E' iniziata in contemporanea la correzione per metalli e Borse, che oggi hanno vissuto un'altra giornata difficile. Il mercato ora dà per scontato il rialzo a giugno dei tassi americani. Che potrebbe frenare l'economia mondiale e rendere meno conveniente investire sulle Borse, specie quelle emergenti.
MILANO - Rame, alluminio e argento in flessione di circa il 4% sui mercati asiatici, mentre l'oro arretra del 2,2% e il petrolio resta attorno a 68 dollari al barile. Il mercato delle materie prime trova un altro stop importante. E vanno giù anche tutte le principali Borse, con vendite che si sono concentrate sopratutto sui mercati emergenti.
Tassi più alti, crescita più lenta. I mercati temono che dopo la stupefacente salita dell'ultimo anno i prezzi delle materie prime si siano spinti troppo in alto. Specie di fronte alla nuove prospettive di tassi di interesse più elevati che potrebbero frenare l'economia e dunque la domanda di metalli industriali. Il mercato da per scontato che a giugno la Fed alzi il costo del denaro al 5,25%.
La bolla è scoppiata. Già la scorsa settimana il futures sull'indice Crb delle materie prime aveva registrato un tonfo del 6,4%, la caduta settimanale maggiore dal 1980. "Il consensus è che la bolla è
scoppiata" dice alla Bloomberg da Seul Nicholas Chung, general manager presso la Tong Yang Futures Trading Co. Dopo aver toccato il record degli ultimi 26 anni, l'oro è sceso oggi a 642,9 dollari. In una settimana l'oro ha perso l'8% dopo che il dollaro si è rafforzato contro euro e yen per la prima volta dopo oltre un mese di ribassi, sulla scia delle attese di ulteriori rialzi dei tassi americani a seguito dei dati poco incoraggianti sull'inflazione. L'argento ha perso il 4,1% a 12,05 dollari prolungando il crollo del 13% visto la settimana scorsa.
Borse Emergenti: 10 giorni con il segno meno. Ma il movimento ribassista si è riversato anche sui listini azionari, e ha investito in maniera ancora più pesante quelli dei mercati emergenti. Tassi di interesse più alti negli Stati Uniti rendono infatti meno redditizio l'investimento sulle Borse, specie quelle emergenti, che hanno già quotazioni molto elevate arrivando da una fase di rialzi ancora più pronunciati rispetto alle Borse maggiori. L'indice Morgan Stanley Capital International Emerging Markets, un benchmark globale per le Borse emergenti, è sceso oggi per il decimo giorno consecutivo mettendo a segno la sequenza di ribassi consecutivi più lunga degli ultimi 8 anni.
Bombey e Istanbul: fuga degli investitori. Due i mercati in particolare più colpiti: quello indiano e quello turco. La Borsa di Bombey oggi ha dovuto perfino sospendere le contrattazioni a causa di un crollo di oltre il 10%. Poi ha terminato con un cedimento del 3,5% che si aggiunge però a una lunga serie di sedute in forte ribasso. Per la Borsa di Istanbul il calo è stato dell'8,5%, il maggiore degli ultimi 3 anni.
(22 maggio 2006)
giù materie prime e listini
E' iniziata in contemporanea la correzione per metalli e Borse, che oggi hanno vissuto un'altra giornata difficile. Il mercato ora dà per scontato il rialzo a giugno dei tassi americani. Che potrebbe frenare l'economia mondiale e rendere meno conveniente investire sulle Borse, specie quelle emergenti.
MILANO - Rame, alluminio e argento in flessione di circa il 4% sui mercati asiatici, mentre l'oro arretra del 2,2% e il petrolio resta attorno a 68 dollari al barile. Il mercato delle materie prime trova un altro stop importante. E vanno giù anche tutte le principali Borse, con vendite che si sono concentrate sopratutto sui mercati emergenti.
Tassi più alti, crescita più lenta. I mercati temono che dopo la stupefacente salita dell'ultimo anno i prezzi delle materie prime si siano spinti troppo in alto. Specie di fronte alla nuove prospettive di tassi di interesse più elevati che potrebbero frenare l'economia e dunque la domanda di metalli industriali. Il mercato da per scontato che a giugno la Fed alzi il costo del denaro al 5,25%.
La bolla è scoppiata. Già la scorsa settimana il futures sull'indice Crb delle materie prime aveva registrato un tonfo del 6,4%, la caduta settimanale maggiore dal 1980. "Il consensus è che la bolla è
scoppiata" dice alla Bloomberg da Seul Nicholas Chung, general manager presso la Tong Yang Futures Trading Co. Dopo aver toccato il record degli ultimi 26 anni, l'oro è sceso oggi a 642,9 dollari. In una settimana l'oro ha perso l'8% dopo che il dollaro si è rafforzato contro euro e yen per la prima volta dopo oltre un mese di ribassi, sulla scia delle attese di ulteriori rialzi dei tassi americani a seguito dei dati poco incoraggianti sull'inflazione. L'argento ha perso il 4,1% a 12,05 dollari prolungando il crollo del 13% visto la settimana scorsa.
Borse Emergenti: 10 giorni con il segno meno. Ma il movimento ribassista si è riversato anche sui listini azionari, e ha investito in maniera ancora più pesante quelli dei mercati emergenti. Tassi di interesse più alti negli Stati Uniti rendono infatti meno redditizio l'investimento sulle Borse, specie quelle emergenti, che hanno già quotazioni molto elevate arrivando da una fase di rialzi ancora più pronunciati rispetto alle Borse maggiori. L'indice Morgan Stanley Capital International Emerging Markets, un benchmark globale per le Borse emergenti, è sceso oggi per il decimo giorno consecutivo mettendo a segno la sequenza di ribassi consecutivi più lunga degli ultimi 8 anni.
Bombey e Istanbul: fuga degli investitori. Due i mercati in particolare più colpiti: quello indiano e quello turco. La Borsa di Bombey oggi ha dovuto perfino sospendere le contrattazioni a causa di un crollo di oltre il 10%. Poi ha terminato con un cedimento del 3,5% che si aggiunge però a una lunga serie di sedute in forte ribasso. Per la Borsa di Istanbul il calo è stato dell'8,5%, il maggiore degli ultimi 3 anni.
(22 maggio 2006)