La valutazione dei beni immateriali

Vap

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Uno dei grandi temi che animano la valutazione fondamentale delle aziende è quello che oppone i fautori di un modello in cui la valutazione di un titolo è spiegata in larga parte dalle performance e prospettive di miglioramento correnti, (per cui in buona parte i plusvalori creati vengono trasferiti sulla capitalizzazione dopo essere stati esplicitati) e coloro secondo cui una parte maggiritaria del valore d'impresa è collegata a opzioni di crescita legate a parametri valutativi probabilistici, legati alle prospettive di lungo periodo insite in ogni singola azienda.

la domanda fondamentale è quanto possiamo conoscere della probabilità delle evoluzioni reddituali future dell'impresa? Abbastanza da scontarle nei prezzi di oggi, o tanto poco da aspettare che certi scenari si verifichino, prima di scontarli nei prezzi?
Nel primo caso forse i mercati oggi sarebbero sottovalutati in maniera evidente, nel secondo sarebbero ancora sopravvalutati.

Vi propongo, per avviare un dibattito in questo senso, le seguenti riflessioni...





....In altre parole i beni intangibili stanno diventando le discriminanti principali che determinano la redditività d’impresa, in quanto il quadro economico sempre più competitivo costituiscono delle efficaci barriere in grado di difendere i profitti di un’impresa dalla concorrenza.....



....... I beni immateriali presentano la caratteristica comune di essere strettamente connessi con l’attività economica dell’impresa, costituendo un fattore essenziale per il raggiungimento dei risultati economici; ma allo stesso tempo risulta estremamente difficile individuare questi beni (o almeno una parte) e valutare quale sia il loro impatto sulla creazione di valore dell’azienda . Altra caratteristica dei beni immateriali è che si tratta in genere di asset che hanno bisogno di lunghi periodi di tempo per essere costruiti (si pensi al periodo necessario per diffondere un certo tipo di cultura aziendale o per affermare una marca commerciale) e gli investimenti effettuati negli intangibles spesso non producono ritorni economici immediati, ma pongono le basi per un’alta profittabilità nel futuro. Allo stesso modo disinvestire in questo settore può portare ad un aumento degli introiti nel breve periodo ma mina profondamente la capacità competitiva dell’impresa per il futuro.
Per questi motivi i beni immateriali sono sempre stati un problema per gli investitori che con difficoltà riescono ad avere una chiara visione del valore relativo a questa dimensione di azienda. La valutazione dei beni intangibili, è problematica, sia per l’intrinseca complessità del problema del valore di risorse caratterizzate da elevate specificità rispetto al contesto aziendale, sia perché i tradizionali strumenti di analisi economico-finanziaria non offrono informazioni sulla struttura e dinamica di queste risorse. In particolare a livello di conto economico le difficoltà della valutazione di questi asset sono state ben sottolineate dal Guatri (1997) che ha evidenziato come i risultati contabili “trascurano sostanzialmente la dinamica dei beni immateriali”. Lo stesso autore mette in luce come anche le più moderne tecniche di analisi messe a punto per ovviare a questi problemi, come ad esempio l’EVA o il Rei , presentino non poche lacune nel valorizzare adeguatamente i beni immateriali e “non superano, in linea di massima, il significato degli indici contabili normalizzati” (qui si rimanda ad una serie di tabelle che statisticamente dimostrano ex-post la scarsa significativià di questi metodi di analisi, variabile tra in 30 ed il 50 percento).Guatri non perviene, in definitiva, ad una tecnica di analisi in grado di prevedere con una sicurezza quale sarà il contributo economico degli intangibles alla performance dell’impresa. Questo vuol dire che, in un panorama in cui i beni immateriali stanno assumendo un’importanza fondamentale, è sempre più difficile prevedere il valore di un’impresa relativo ai suoi sviluppi futuri grazie ad analisi contabili.
Anche gli approcci più slegati da tecniche contabili formalizzate - come ad esempio il customer life time value, recentemente utilizzato per definire una stima quantitativa del valore degli intangibles legati alla clientela e al marketing - si sono dimostrati, alla prova dei fatti, molto lontani dal proporre un modello che riesca a riconoscere il valore dell’apporto degli intangibles alla creazione futura di valore di un’impresa. Prova lampante di quanto sia di difficile soluzione questo problema, sono state le valutazioni addotte per le aziende legate ad Internet da analisti e investitori. Nella grande difficoltà di valutare le potenzialità economiche di aziende il cui modello di business si basa quasi esclusivamente su di beni immateriali, le valutazioni hanno oscillato tra posizioni diversissime provocando un’altissima volatilità sui mercati e l’adozione di tecniche di analisi alquanto improbabili ......
 
Intanto ha senso valorizzare i beni immateriali per valutare quanto un titolo "vale"?

Forse andrebbe incorporata solo con uno scoto in base alla scalabilità di un titolo.

Ecco la mia motivazione.

Il valore del bene immateriale serve a creare ulteriore valore e quindi redditività e quindi va inserito un bonus di redditività a società con marchi forti ed in questo modo indiretto aumenta il valore della societa e la nostra valutazione... ma solo in caso di opa tale valore viene estrinsecato in maniera diretta e si riverbera sui prezzi
 
....... I beni immateriali presentano la caratteristica comune di essere strettamente connessi con l’attività economica dell’impresa, costituendo un fattore essenziale per il raggiungimento dei risultati economici


ti sei già risposto..........
 
Scritto da bosaris
....... I beni immateriali presentano la caratteristica comune di essere strettamente connessi con l’attività economica dell’impresa, costituendo un fattore essenziale per il raggiungimento dei risultati economici


ti sei già risposto..........

Non mi sono risposto.... perchè il problema non è tanto sapere che sono importanti per il risultato economico, ma sapere come si evolveranno.

A tal proposito ha fatto un interessante esperimento il Guatri (vice rettore Bocconi e forse il più importante studioso di bilanci del nostro paese), notando come le varie tecniche di analisi contabile messe a punto per questo siano tuttora falimentari: ad esempio per il Rei -Risultato economico integrato- (ma anche ugualmente per l'EVA) mette in luce come la predittività storica di questo indicatore sia compresa tra il 30% ed il 50% , percentuale assolutamente insufficiente per attribuirle una qualche capacità predittiva a riguardo produzione di valore economico.

I problema quindi rimane
 
Scritto da saiggiap
Intanto ha senso valorizzare i beni immateriali per valutare quanto un titolo "vale"?

Forse andrebbe incorporata solo con uno scoto in base alla scalabilità di un titolo.

Ecco la mia motivazione.

Il valore del bene immateriale serve a creare ulteriore valore e quindi redditività e quindi va inserito un bonus di redditività a società con marchi forti ed in questo modo indiretto aumenta il valore della societa e la nostra valutazione... ma solo in caso di opa tale valore viene estrinsecato in maniera diretta e si riverbera sui prezzi

Non penso sia soòo una questione di marchi e neppure tanto marginale: la differenza di performance tra unicredit e bnl non è forse in qualche modo connessa alla presenza di Profumo e Croff?

Capacita manageriale= valore intangibile, ma gli azionisti lo hanno tangito molto bene!
 
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