Rosaram
LoSpiritoDelVento
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L'isola delle fate.
Era il lontano secolo delle ombre, paesaggio spettrale fatto di buio e fitta nebbia, tutto sembrava soffuso. Animali crepuscolari gracchiavano tutt'intorno, e il suono dei loro versi rimbombava su tutta l'ombrosa valle. Non c'era vegetazione, né il gorgogliare dell'acqua che scorreva nei ruscelli. La grigia vita dei suoi abitanti scorreva con monotonia; nessuno sorrideva, nessuno guardava, perchè non avevano bocca e non avevano occhi. Una maledizione li aveva colpiti e costretti al silenzio. I loro vestiti erano di un grigiore cosi profondo che si confondevano con il resto del paesaggio. Camminavano come spettri, senza toccarsi l'uno con l'altro, anche la loro pelle era grigia. Un'infamia li aveva costretti a quello stato: la maledizione del Grande Uomo-Ombra. Con efferatezza aveva trasformato quel luogo, che un tempo era un paradiso di delizia e di colori. Ma in fondo alla valle c'era un lago. Al centro di quel lago una piccola isola, l'isola delle fate. Il Grande Uomo-Ombra, non era riuscito ad ordire la sua maledizione sull'isola delle fate, isola dove non v'era il grigiore del paesaggio vicino. Le fate volavano, gioiosamente, lasciando una scia di luce e di colori. Ma avevano un compito: riportare all'antico splendore il paesaggio tutt'intorno. L'impresa, certo, non era semplice, avevano una sola possibilità: attraversare il tunnel dei colori e della luce. Il tunnel veniva aperto ogni 10 anni, cioè quando la Fata Regina, volando in alto nei cieli, incontrava il Grande Uomo-Ombra che, in cambio della vita di una fata, dava la formula per attraversare il tunnel dei colori, formula che cambiava ogni 10 anni. I giorni passavano e si avvicinava il decimo anno. Le fate, intanto, si preparavano per l'avvenimento; avevano bisogno di grande forza per resistere alla pressione che vi era nel tunnel dei colori, pressione che le avrebbe, altrimenti, risucchiate. Si alimentavano ogni giorno di nettare e miele, nutrimento che avrebbe reso le loro scie più luminose e colorate. Le loro scie avrebbero svegliato gli uomini-ombra e ridato loro la bocca e gli occhi, facendoli tornare in vita. Le loro scie avrebbero ridato i colori al paesaggio e lo avrebbero reso più luminoso di un tempo. Ecco, era giunta l'ora. La Fata Regina, accompagnata dalla vittima sacrificale, si avvia in alto nel cielo, cielo che intanto tuonava e si faceva scuro all'arrivo del Grande Uomo-Ombra. Appena arrivato vicino alle fate, divora la vittima, e poi porge la formula alla Fata Regina. Lei la prende e, con grande tristezza per la perdita di una sua compagna, va incontro alle altre, che attendono ansiose. Eccole pronte, con le loro scie luminosissime e dai colori festosi; si avviano verso l'apertura del tunnel. Mancano pochi minuti allo scoccare del decimo anno. La Fata Regina legge la formula e, in un batter d'occhio, s'apre il tunnel che risucchia le fate che si erano poste di fronte. In men che non si dica sono fuori dal tunnel e risucchiate dall'ombra del grigio paesaggio. Iniziava il loro volo guaritore. Gli uomini, senza bocca né occhi, non si rendevano conto di ciò che accadeva intorno a loro, ma le fate, con le loro scie, volavano sopra di loro coprendoli con la loro luminosità e i loro colori. Uno ad uno, gli uomini-ombra, si svegliavano dal loro sonno, aprivano gli occhi e iniziavano a cantare e gridare di gioia; si abbracciavano fra loro, felici che la maledizione fosse finita. Il paesaggio riprendeva l'antico splendore, gli uccelli irrompevano con i loro canti, e i ruscelli ripresero a gorgogliare tra i sassi. Le fate, esauste ma felici, si avviarono verso il tunneli dei colori prima che si chiudesse, per tornare sulla loro isola: il loro compito era terminato.
Rosaram
P.S. Uomini-ombra vivono nei ditorni della terra e tengono prigionieri altri uomini con le loro ideologie distruttive e con il loro odio, rendevoli schiavi e facendoli vivere in un mondo grigio e senza colori. L'unica forza capace di distruggerli, è la forza dell'Amore.
P.S. Rubo un cassettino tutto per me
Era il lontano secolo delle ombre, paesaggio spettrale fatto di buio e fitta nebbia, tutto sembrava soffuso. Animali crepuscolari gracchiavano tutt'intorno, e il suono dei loro versi rimbombava su tutta l'ombrosa valle. Non c'era vegetazione, né il gorgogliare dell'acqua che scorreva nei ruscelli. La grigia vita dei suoi abitanti scorreva con monotonia; nessuno sorrideva, nessuno guardava, perchè non avevano bocca e non avevano occhi. Una maledizione li aveva colpiti e costretti al silenzio. I loro vestiti erano di un grigiore cosi profondo che si confondevano con il resto del paesaggio. Camminavano come spettri, senza toccarsi l'uno con l'altro, anche la loro pelle era grigia. Un'infamia li aveva costretti a quello stato: la maledizione del Grande Uomo-Ombra. Con efferatezza aveva trasformato quel luogo, che un tempo era un paradiso di delizia e di colori. Ma in fondo alla valle c'era un lago. Al centro di quel lago una piccola isola, l'isola delle fate. Il Grande Uomo-Ombra, non era riuscito ad ordire la sua maledizione sull'isola delle fate, isola dove non v'era il grigiore del paesaggio vicino. Le fate volavano, gioiosamente, lasciando una scia di luce e di colori. Ma avevano un compito: riportare all'antico splendore il paesaggio tutt'intorno. L'impresa, certo, non era semplice, avevano una sola possibilità: attraversare il tunnel dei colori e della luce. Il tunnel veniva aperto ogni 10 anni, cioè quando la Fata Regina, volando in alto nei cieli, incontrava il Grande Uomo-Ombra che, in cambio della vita di una fata, dava la formula per attraversare il tunnel dei colori, formula che cambiava ogni 10 anni. I giorni passavano e si avvicinava il decimo anno. Le fate, intanto, si preparavano per l'avvenimento; avevano bisogno di grande forza per resistere alla pressione che vi era nel tunnel dei colori, pressione che le avrebbe, altrimenti, risucchiate. Si alimentavano ogni giorno di nettare e miele, nutrimento che avrebbe reso le loro scie più luminose e colorate. Le loro scie avrebbero svegliato gli uomini-ombra e ridato loro la bocca e gli occhi, facendoli tornare in vita. Le loro scie avrebbero ridato i colori al paesaggio e lo avrebbero reso più luminoso di un tempo. Ecco, era giunta l'ora. La Fata Regina, accompagnata dalla vittima sacrificale, si avvia in alto nel cielo, cielo che intanto tuonava e si faceva scuro all'arrivo del Grande Uomo-Ombra. Appena arrivato vicino alle fate, divora la vittima, e poi porge la formula alla Fata Regina. Lei la prende e, con grande tristezza per la perdita di una sua compagna, va incontro alle altre, che attendono ansiose. Eccole pronte, con le loro scie luminosissime e dai colori festosi; si avviano verso l'apertura del tunnel. Mancano pochi minuti allo scoccare del decimo anno. La Fata Regina legge la formula e, in un batter d'occhio, s'apre il tunnel che risucchia le fate che si erano poste di fronte. In men che non si dica sono fuori dal tunnel e risucchiate dall'ombra del grigio paesaggio. Iniziava il loro volo guaritore. Gli uomini, senza bocca né occhi, non si rendevano conto di ciò che accadeva intorno a loro, ma le fate, con le loro scie, volavano sopra di loro coprendoli con la loro luminosità e i loro colori. Uno ad uno, gli uomini-ombra, si svegliavano dal loro sonno, aprivano gli occhi e iniziavano a cantare e gridare di gioia; si abbracciavano fra loro, felici che la maledizione fosse finita. Il paesaggio riprendeva l'antico splendore, gli uccelli irrompevano con i loro canti, e i ruscelli ripresero a gorgogliare tra i sassi. Le fate, esauste ma felici, si avviarono verso il tunneli dei colori prima che si chiudesse, per tornare sulla loro isola: il loro compito era terminato.
Rosaram
P.S. Uomini-ombra vivono nei ditorni della terra e tengono prigionieri altri uomini con le loro ideologie distruttive e con il loro odio, rendevoli schiavi e facendoli vivere in un mondo grigio e senza colori. L'unica forza capace di distruggerli, è la forza dell'Amore.
P.S. Rubo un cassettino tutto per me