Le associazioni per i consumatori .... ?

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Quick§ilver

F.T.P.
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Quali sono le associazioni per i consumatori affidabili? ce ne sono tante:
L' Intesa Consumatori, di cui fanno parte: Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori
Ma vedo anche l'ADUC con il suo investire informati che sembra essere piu' realista e seria nel suo operato
Gia' qualche commento l'ho letto usando il "cerca mess" .... che dite?
 
Scritto da Quick§ilver
Ma vedo anche l'ADUC con il suo investire informati che sembra essere piu' realista e seria nel suo operato


Da quattro mesi ci collabora uno bravo, amico mio:D

La suggerisco, senza paura di conflitto di interesse:cool:
 
Scritto da Voltaire
Da quattro mesi ci collabora uno bravo, amico mio:D

La suggerisco, senza paura di conflitto di interesse:cool:

eheh .. lo so' ;) ... l'ho letto quel tizio lì :cool:
volevo una conferma che i piu' noti non sono i piu' bravi, almeno nella questione parmalat.
 
quali sono le associazioni a tutela dei promotori finanziari????????
 
Scritto da Quick§ilver
i piu' noti non sono i piu' bravi


I più noti sono tutti avvocati: la storia è tutta lì.
 
gia' ,pero' con la caccatache avevan detto sulla riduzione delle polizze che avevo tirato fuori io tempo fa ,alla fine han fatto orecchie da mercante......
non una retiffica............
 
........

21 febbraio 2004
La forza di chiamarsi consumatori




ROMA - «Unsafe at any speed» (insicura a ogni velocità): negli Stati Uniti tutto cominciò con un atto d'accusa contro l'industria automobilistica, colpevole di produrre vetture non affidabili. A pronunciare il j'accuse fu nel 1965 l'avvocato poco più che trentenne Ralph Nader. Fu il battesimo del movimento dei consumatori destinato ad assumere da subito un ruolo importante nella vita americana. Da noi la strada è stata in salita: la prima associazione di consumatori in Italia risale al 1955 ma ci sono voluti più di quarant'anni perché una legge riconoscesse i diritti dell'utente e le organizzazioni nate per tutelarli. E dopo molte battaglie la consacrazione è sembrata arrivare solo il mese scorso, quando l'Intesa dei consumatori è stata ricevuta a Palazzo Koch dal direttore generale Vincenzo Desario della Banca d'Italia per illustrare le proprie proposte sul risparmio tradito dai crack Cirio e Parmalat. Oggi le associazioni dei consumatori in Italia sono attivissime: hanno voce in capitolo su questioni importanti (il ministro Tremonti ha incluso loro rappresentanti nel giro di consultazioni per la messa a punto della riforma sul risparmio) e nel proprio curriculum possono sfoggiare campagne condotte vittoriosamente, come quella sulle assicurazioni e sulla benzina. Un dinamismo che spinge i paladini degli utenti a intervenire sugli argomenti più disparati: dalle critiche al Ddl Gasparri, passando per l'orario di chiusura delle discoteche e la proposta di licenze per acquistare i cani di razze aggressive, è raro che un tema possa sfuggire ai loro strali. Gli iscritti. Ma chi sono e quanti sono questi nuovi protagonisti del dibattito pubblico? Dal '98 è attivo il Consiglio nazionale consumatori e utenti (Cncu), un organo consultivo presso il ministero delle Attività produttive che riunisce attualmente le 14 associazioni riconosciute a livello nazionale (ma l'elenco è aggiornato ogni anno): i requisiti per sedere al tavolo sono basati, tra l'altro, sul numero di iscritti (28mila) e sul radicamento nel territorio (almeno cinque Regioni o Province autonome). Graduatoria guidata da Altroconsumo che conta su un carnet di circa 300mila tessere, e chiusa dal Centro tutela consumatori e utenti dell'Alto Adige (249 associati e una deroga in virtù dell'autonomia territoriale). Tutte le altre si aggirano su una media di 30mila iscritti (Cittadinanza attiva e Codacons 36mila; Unione nazionale consumatori e Adoc 35mila; Movimento consumatori e Confconsumatori 30mila). Il totale è di circa 800mila iscritti. Le quote. Per iscriversi ad Altroconsumo e ricevere le riviste dell'associazione si pagano 63 euro. Quota di iscrizione tra le più alte: alcune organizzazioni (Acu e Cittadinanza attiva) chiedono un euro simbolico, mentre per iscriversi alle altre bisogna sborsare mediamente 30 euro. La legge 281 del '98 - che ha introdotto la «Disciplina dei diritti dei consumatori e degli utenti» - stabilisce che le associazioni indichino, nel bilancio che ciascuna è tenuta a presentare annualmente, le entrate derivanti dalle quote degli associati: si tratta solo di una delle voci del loro movimento contabile. I raggruppamenti. L'altro aspetto che serve a capire come si muovono le associazioni è la loro suddivisione. Da un parte c'è l'Intesa dei consumatori, il coordinamento tra le attività di quattro sigle (Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori) nato nel 2000. La compattezza dell'alleanza si è incrinata ultimamente con la decisione di Carlo Rienzi, presidente Codacons, di correre con una propria lista alle europee. La scelta dell'associazione - specializzata nell'assistenza legale - non è condivisa dagli altri alleati: l'Adusbef, presieduta da Elio Lannutti, che opera sul versante bancario e assicurativo e che, dopo un'esperienza a fianco dell'ex Pm Antonio Di Pietro, ha deciso di non declinare più la propria azione secondo un colore politico; l'Adoc, nata sotto l'ala protettiva Uil, e guidata da Carlo Pileri; la Federconsumatori, presieduta da Rosario Trefiletti, che svolge assistenza legale su bollette e assicurazioni ed è la costola di un altro sindacato, la Cgil. La rivalità si fa sentire con le sigle che siedono nel Consiglio nazionale e che non fanno parte dell'Intesa. Un tempo erano riunite nella «Coalizione dei consumatori», capitanata dalla Adiconsum: l'associazione apparentata con la Cisl e guidata da Paolo Landi non ha apprezzato, per esempio, il diverso trattamento riservato dal ministro Tremonti all'Intesa, la sola a essere convocata a Palazzo Chigi sulla questione delle tariffe autostradali. Oggi la Coalizione non esiste più. Ci sono, invece, i «Consumatori indipendenti» sotto le cui insegne operano la Confconsumatori, il Movimento consumatori (di estrazione Arci), Movimento difesa del cittadino, Unione nazionale consumatori e Cittadinanza attiva. In tribunale. Le ultime due sono finite sotto il fuoco dell'Adusbef: entrambe sono accusate di aver ricevuto finanziamenti illeciti dall'Enel e la sola Cittadinanzattiva da Unicredit. In primo grado la causa di diffamazione contro il presidente Adusbef Lannutti si è chiusa a favore di quest'ultimo. L'altro duello finito in tribunale è tra Codacons e Altroconsumo: l'associazione di Paolo Martinello ha dovuto restituire i finanziamenti per contributi all'editoria ricevuti tra il '99 e il 2001. Ma ha fatto ricorso al Consiglio di Stato. RICCARDO FERRAZZA MARIOLINA SESTO
http://www.assinews.it/rassegna/articoli/sole210204co.html


21 febbraio 2004
Bilanci ricchi con aiuti di Stato




ROMA - Le multe antitrust rendono, i fondi pubblici aumentano e i bilanci delle associazioni dei consumatori lievitano. Tanto che i conti presentati lo scorso anno dalle 14 sigle nazionali al ministero delle Attività produttive hanno superato i 12 milioni e mezzo di euro. Una cifra che, oltre a far registrare una sensibile crescita rispetto agli anni passati, è destinata a ulteriori esponenziali balzi in avanti nei prossimi anni. Il trend emerge con chiarezza se solo si guarda ai fondi pubblici messi in palio nel 2003, risorse che i "consumatori" intascheranno nel corso di quest'anno: 11 milioni e mezzo di euro sono i soli finanziamenti provenienti dal ministero dell'Industria. A questi vanno poi aggiunti i fondi per l'editoria (circa un milione) e il denaro stanziato da Regioni e Unione europea. Senza contare i fondi privati che costituiscono la fetta maggiore dei finanziamenti rappresentando circa il 60% del totale. Da uno sguardo ai bilanci, Altroconsumo si distingue per le entrate complessive più cospicue: 3,613 milioni. Cui, peraltro, l'associazione guidata da Paolo Martinello somma i proventi degli abbonamenti all'omonima rivista. In tutto 20 milioni di euro all'anno. Si moltiplicano dunque le fonti di finanziamento e, di pari passo, cresce la fantasia dei progetti messi a punto per accaparrarsi i fondi. L'ultimo bando del ministero di Marzano ha finanziato eccentrici progetti sul «mangiare fuori casa», modernissimi vademecum su «palestre sicure», ammiccanti campagne sull'«ascolto delle merci» insieme a corpose iniziative informative su etichette, assicurazioni e previdenza. Iniziative coperte in buona parte dalle multe comminate dall'Autorità antitrust alle aziende responsabili di comportamenti lesivi della concorrenza: 27 milioni di euro nel 2003, 11 milioni dei quali versati ai consumatori. Così, fra truffe ai danni degli utenti e nuove risorse, il mondo delle associazioni dei consumatori è in repentina trasformazione. Al Cncu (il Consiglio nazionale insediato alle Attività produttive per tenerne il polso) ne sono convinti. E la spia inequivocabile del cambiamento è l'irrobustimento - anno dopo anno - dei bilanci di tutte e 14 le sigle. Dinanzi alle entrate sempre più cospicue certificate al ministero, il dipartimento delle Attività produttive dedicato alla tutela dei consumatori e guidato da Daniela Primicerio sta riflettendo sull'opportunità di cambiare la legge 281/98 che ha riconosciuto le associazioni a livello nazionale. «Un conto - ragionano all'Industria - sono bilanci da 600mila euro, un conto sono entrate da 3-4 milioni di euro. È giunta l'ora di chiedere più garanzie della semplice compilazione di un bilancio». Accanto a norme più restrittive, il ministero pensa anche alla possibilità di sostituire quelli che oggi sono dei finanziamenti «spot» (proventi delle multe antitrust, fondi previsti in Finanziaria e risorse stanziate con la legge sull'Rc auto) con un fondo «strutturale». Il restyling potrebbe essere fra l'altro dietro l'angolo visto che sta per arrivare al vaglio del Consiglio dei ministri il Ddl sulla class action, esso stesso pensato come una correzione alla legge del '98. Se passassero le novità messe a punto dal ministro Marzano, le associazioni riconosciute a livello nazionale potrebbero adire le vie legali in difesa di interessi collettivi. Uno strumento capace di amplificare a dismisura l'effetto già dirompente delle campagne "consumeriste". R.FE. M.SE.

http://www.assinews.it/rassegna/articoli/sole210204co2.html
 
Scritto da galimba
non una retiffica............


Ho ricostruito il tutto. La domanda era stata posta qualche giorno qui, ed io avevo risposto che "potrebbe convenire la riduzione al posto del riscatto". E' la risposta che fornisco sempre perché non mi piace parlare senza vedere le carte, appunto.

La domanda è poi pervenuta anche in Aduc, ma non è stata girata a me: se la risposta non è firmata vuol dire che ha risposto Alessandro Pedone, che è il responsabile dell'intera sezione.

Sulla vostra corrispondenza successiva non posso pronunciarmi, ovviamente, se ci sono stati ritardi o mancanze invito anche a tenere conto che stiamo collassando sotto il peso delle domande che arrivano e delle iniziative intraprese: 2mila partecipanti alla class action Parmalat, ad esempio, e con poca visibilità su giornali e tv, ad esempio. Ora sto per inviare 13 risposte preparate nel primo pomeriggio, ad altrettanti quesiti.
 
......

I risparmiatori traditi hanno un nuovo paladino: Astri, una ...


I risparmiatori traditi hanno un nuovo paladino: Astri, una neonata Associazione tutela risparmiatori. E’ stata costituita da alcuni avvocati, dottori commercialisti e consulenti finanziari. Il costo dell’iscrizione annua è di 100 euro e versando questa cifra si possono ottenere le risposte ai propri dubbi. Se gli esperti giudicano fondata la necessità di proseguire con una causa vengono messi a disposizione dei professionisti convenzionati con Astri che applicano tariffe di favore. «Ma dato che abbiamo finalità puramente sociali - assicura il presidente di Astri, Luigi Palmieri -, anticiperemo noi le spese per l’avvio delle pratiche legali per i malcapitati il cui nucleo familiare abbia redditi complessivi inferiori a 25.000 euro». La sede è Milano (02.76.39.45.08), un ufficio a Roma (06.58.96.879), presto anche a Napoli, Firenze e Perugia. Il sito Internet è www.asturis.it dove si trovano tutte le informazioni necessarie e gli indirizzi email.
http://www.corriere.it/edicola/economia.jsp?path=TUTTI_GLI_ARTICOLI&doc=COANGOL3
 
Scritto da redon
I risparmiatori traditi hanno un nuovo paladino: Astri


Dentro ci sono un dottore abilitato e pure un chirurgo...questi sì che possono orientare gli investitori.

Ancora una volta vedo sempre e solo commercialisti ed avvocati, noti esperti di opzioni implicite, benchmark, indice di Sortino, ecc. ecc.

Il commercialista che segue gli investimenti, poi, è una figura frequentissima.
 
Qui c'è da piangere... :rolleyes:
 
Scritto da Voltaire
Qui c'è da piangere... :rolleyes:

Ribadisco una mia vecchia proposta: perchè non un comitato per la difesa dei risparmiatori dai comitati per la difesa dei risparmiatori? :'( :'( :'(
 
...

:D per non :'(
 
Comunque piu' guardo il sito di ADUSBEF piu' mi sembrano dei furbacchioni ... poi da quando ho visto il suo "padrone" a Report su rai3 ne sono ancora piu' certo! :o
 
Scorri l'elenco delle loro sedi provinciali: sono tutti avvocati.

Investire Informati sta preparando le sedi locali (la prima la apre sempre quel mio carissimo amico:D), ma saranno organizzate da indipendenti del settore finanza, come è logico che sia. Gli avvocati si convocano se e quando c'è bisogno.
 
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Articoli tratti da Panorama in edicola 11 marzo 2004 pp.121-128
Risparmiatori alla riscossa

1 Poteri forti
Da una parte i bond argentini e i crac finanziari Cirio e Parmalat che hanno rovinato centinaia di migliaia di famiglie. Dall' altra parte le istituzioni, dalla Consob alla Banca di Italia, che avrebbero dovuto tutelare il risparmio e non l' hanno fatto. In mezzo, un vuoto che lascia spazio a una nuova forza: i risparmiatori. Una lobby in rapida ascesa, almeno come peso politico: i suoi rappresentanti trattano sui rimborsi dei bond con gli istituti di credito e vengono ricevuti dal governo e dalla Banca di Italia. Qualcuno pensa addirittura di presentarsi alle lezioni. E il mondo della politica subito corre ai ripari per corteggiare questa enorme massa di elettori. Nell' ultima settimana An e i Ds hanno organizzato due convegni sulla tutela dei risparmiatori, la Margherita si è affrettata a presentare un nuovo disegno di legge per introdurre in Italia le "class action", azioni collettive per la tutela dei cittadini sul modello americano. E da mesi non c' è leader politico che non abbia imbbracciato la banderia del risparmio. Intanto a raccogliere i primi frutti sono le associazioni che offrono un aiuto a chi ha perso i quattrini. Una pattuglia di organizzazioni nate soprattutto per tutelare i consumatori ma che hanno poi dedicato una crescente attenzione al tema del denaro e dei risparmi. Altroconsumo, che è la più grande (277 mila iscritti), ha un settimanale dedicato alla tutela dei risparmiatori, Soldi sette, e un sito internet (http://www.soldi.it) specializzato in consigli agli investitori. Un' altra associazione, l' Adusbef, si occupa esclusivamente della tutela degli utenti di banche, assicurazioni e società finanziarie. Tutte insieme le 14 associazioni riconosciute dal Cncu (Consiglio nazionale consumatori utenti, fa capo al ministero delle Attività produttive), contano poco più di 800 mila iscritti: l' 1,4 % della popolazione italiana. Ma il loro peso politico oggi è indubbiamente superiore. Così il leader di una di queste associazioni, il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, pensa ad una lista per le elezioni europee. Il suo faro è Ralph Nader, guru dei consumatori americani, dove ci sono 258 organizzazioni con 50 milioni di aderenti (ben il 17 % dei cittadini americani). Ma quanto pesa politicamente il movimento dei consumatori-risparmiatori? Il caso americano è illuminante: Nader (che anche quest' anno potrebbe rivelarsi decisivo per le elezioni presidenziali Usa) si presentò nel 200 con i Verdi ottenedo il 3%, voti decisivi per far perdere Al Gore alle elezioni, a favore di George W. Bush. <<In generale i consumatori hanno una grande potenzialità elettorale>> sostiene Renato Mannheimer., che ha condotto un sondaggio per conto del Codacons. Dalla rilevazione un dato balza all' occhio: il 35% del campione prenderebbe in considerazione il voto per una lista di consumatori. Inoltre, il 60% si fida delle associazioni dei consumatori a fronte di un risicato 18% che si fida dei partiti. Commenta Mannheimer con Panorama: <<Il limite di un partito dei consumatori è che qualsiasi altra forza politica cavalca lo stesso contenuto. Per esempio, il tema degli aumenti dei prezzi è facile: anche Silvio Berlusconi dice che è colpa dell' euro>>. E se quello del Codacons fosse solo un bluff? Per presentare un nuovo partito alle europee occorrono 150 mila firme, ma secondo Rienzi <<non è un problema raccoglierle, siamo al lavoro e penso che prenderemo voti sia dal centrodestra che dal centrosinistra, sia da chi non vota. Intanto lo scopo della lista l' abbiamo già raggiunto: da quando l' abbiamo annunciata c' è stata una rincorsa dei partiti nel chiamarci per inserire il tema dei consumatori nei loro programmi e io ho avuto offerte di candidatura da forze di tutti gli schieramenti>>. Sul sito dell' associazione è comparso anche uno spazio Forza Codacons che invita i simpatizzanti ad aderire alla lista. Ma Rienzi, un avvocato romano che negli anni settanta faceva parte di Soccorso rosso (il pool di legali che tutelava i militanti dell' ultrasinistra), mette già le mani avanti: <<All' ultimo momento potremmo anche decidere di non presentarci, se ottenessimo dai politici l' approvazione di tre leggi prima delle europee>>. Quali? <<Quella sulle class action, l' obbligo di indicare sul cartellino il prezzo alla produzione o all' ingrosso e un provvedimento per la tutela del risparmio>>. E i politici come rispondono? I Ds lanciano un Manifesto di riforme per i consumatori che vuole tutelare meglio i cittadini anche dal punto di vista giuridico - dice Francesco Baldarelli, responsabile diessino dei consumatori. Approvando le class action? <<Sì, ma anche un maggiore ricordso alle camere arbitrali e ai giudici di pace>>.
Sulle class action Igniazio La Russa, coordinatore nazionale di An, frena un po': <<Il partito è abbastanza favorevole, ma da un punto di vista giuridico è un isituto estraneo alla nostra cultura, i progetti presentati finora non sono sufficienti>>. Intanto An ha promosso Dalla parte delle formiche, un comitato di partito (nefanno parte il senatore Pedrizzi e i deputati Stefano Saglias e Marco Airaghi) nato dopo l' omonimo convegno di Parma con l' obiettivo di dare sostegno alle associazioni dei consumatori serie: <<Offriamo una spoanda a livello parlamentare indipendentemente dal loro orientamento politico, non abbiamo voluto fare l' ennesima associazione vicina al centrodestra nè vogliamo fare loro concorrenza>> spiega La Russa. Che il centrodestra sia un po' scoperto sul fronte dei consumatori emerge dal grafico affianco [riporto sinteticamente: centrosinistra= Adoc 35mila Adusbef37mila Confconsumatori29mila, Federconsumatori50mila, Mov.to Consumatori30mila; centro/indipendenti= Acu106mila, Adiconsum78mila, Altroconsumo277mila, Cittedinanzaattiva36mila, Codacons30mila, Legaconsumatori37mila, Mov.todifesadelcittadino32mila, Unionenaz.consumatori35mila, Usicons33mila; centrodestra= nessuno]. E anche per il centrosinistra, se Rienzi dovesse presentarsi alle elezioni, ci sarebbero molti imbarazzi. Specie nell' Intesa consumatori, di cui il Codacons fa parte insieme all' Adusbef, presieduta da Elio Lannutti (che anni fa si presentò con Antonio Di Pietro, salvo poi pentirsi), all' Adoc, l' associazione promossa dalla Uil, e alla Federconsumatori, di emanazione della Cgil. L' Intesa, che hanominato presidente ad honorem Francesco Cossiga, nei primi due mesi del 2004 ha incontrato il Ministro Giulio Tremonti, il direttore generale di Bankitalia Vincenzo Desario, ora vuole chiedere al Presidente della Camersa Pie Ferdinando Casini di mettere in calendario in tempi brevi la discussione sui progetti di legge sulle class action. <<Schierarci di qua o di là è probabilmente la strada più breve verso la perdita del nostro patrimonio di fiducia: abbiamo una funzione di garanzia non di parte>>, sostiene Carlo Pileri, presidente dell' ADOC, <<perciò il movimento deve essere bipartisan>>. In attesa di trovare accordi alti con la politica, però, le associazioni litigano parecchio tra loro. Per esempio, sono in corso una decina di cause per diffamazione dell' Adusbef (perdendo in primo grado). Le accuse reciproche riguardano gli statuti ed i bilanci. E un altro tema controverso è quello dei finanziamenti pubblici: vanno solo alle associazioni riconosciute dal Cncu. In tutto nel 2003 sono stati stanziati 13 milioni di euro per 27 progetti, al primo posto l' Acu (Associazione consumatori ed utenti) che ha ottenuto il finanziamento di tre progetti per un totale di 1 milione 480 mila euro. Ma ancora non è stato erogato nulla <<e noi intanto abbiamo dovuto pagare le fideiussioni anticipate di lameno 3-4 mila euro l' anno per ogni progetto>> dice Pileri dell' Adoc. In polemica con questo meccanismo si muove l' Usicons, associazione che si occupa soprattutto di tariffe dei servizi pubblici ed è nata dall' Usi, sigla sindacale presente nel pubblico impiego, specialmente all' Istat. L' Usicons intende chiedere al Cncu il riconoscimento ma solo per avere diritto a ricevere informazioni dall' Enel o dalla Telecom e senza <<usufruire di alcun contributo, in qualsiasi maniera mascherato, da parte di organismi governativi>> si legge sul sito dell' associazione. Aspettando le class action, le associazioni dei consumatori hanno raggiunto un accrdo con Banca Intesa sulla procedura di risarcimento del bond Parmalat. Ma questo non significa la rinuncia alle cause, come spiega Mara Colla, presidente della Confconsumatori: <<Valuteremo i criteri di Banca Intesa proposti per definire i risarcimenti caso per caso. Se li riterremo sfavorevoli ai risparmiatori, interromperemo la trattativa. Intanto le cause giudiziarie già avvite nei confronti di molte banche continueranno con la nostra ssistenza>>. Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo, la maggiore delle associazioni di consumatori aggiunge: << Siamo battitori liberi e non abbiamo pregiudiziali contro le banche, ma evitiamo accordi fumosi. Per esempio, abbiamo detto no all' Abi che chiedeva di condividere la loro proposta Patti Chiari, ci è sembrata più che altro un' operazione di immagine>>. Il dialogo tra associazioni continua: per esempio con la Capitalia. <Stiamo discutendo, ma la banca vuole rimborsare solo chi ha tenuto i titoli Cirio Parmalat Giacomelli nel 2004, non chi li ha rivenduti prima, e offre tra il 50 ed il 100% con criteri ancora da precisare>> spiega Martinello. Che non condivide, inoltre, l' idea della Capitalia d' inserire nel protocollo con le associazioni la possibilità di passare dai bond ad un fondo obbligazionario dello stesso gruppo bancario.
Edmondo Rho, Paola Dezza e Franca Roiatti
 
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