Le brutte notizie dal mondo dell'arte tre

Purtroppo un amico mi ha da poco informato della scomparsa di S.Dangelo.
 
Una figura colta, dinamica, intraprendente ed internazionale, la frase a chiusura dell'intervista in link, che ho tovato gustosa perchè rimanda all'atmosfera ed alle relazioni di quei tempi, un "passaggio di consegne" ai giovani artisti, un approccio che condivido.

Anzitutto che i giovani non imitino quello che abbiamo fatto noi, sarebbe tempo sprecato, si guardino bene dentro e se non hanno proprio voglia di ribaltare tutto, dato che il mondo è già sufficientemente ribaltato così, almeno non ascoltino troppo i maestri e mettano in discussione anche quello che abbiamo fatto noi.

CHIACCHIERE LUNATICHE - INTERVISTA A SERGIO DANGELO
 
28 dicembre 2021
Si è spento a Busseto Giorgio Chiesi, maestro dell'arte contemporanea

giorgio chiesi - Cerca con Google

Una vita, la sua, tutta dedicata all’arte, con mezzo secolo di attività intensa che lo ha portato ad esporre nei luoghi di grande interesse artistico ubicati sul territorio nazionale quali la Galleria Bonaparte, Galleria Pace e Galleria Cortina di Milano, Palazzo Barberini, Palazzo Strozzi, Galleria studio 71 di Palermo, Galleria l'Indiano a Firenze, Galleria il Triangolo di Cosenza, Galleria Il traghetto di Venezia, Galleria Arfin Centro d'Arte di Alcamo a Trapani, Palazzo Venezia a Roma, il già citato Castello di Soncino e poi ancora al Palazzo dell’Annunziata a Matera, e molti altre, senza dimenticare la viva partecipazione alla II Biennale città La Spezia, III Biennale regione Sarda, I Salone d'Arte Contemporanea a Palazzo dei Congressi a Roma, Contemporanea Arte Forlì e Arte fiera di Bologna e tante altre. Fin dagli anni Settante era entrato a far parte dell’elite artistica milanese ed italiana; amico di Gianfranco Ferroni, Giuseppe Migneco, Ibrahim Kodra, aveva conosciuto e frequentato tutti gli artisti orbitanti su Milano, come Gianni Dova, Aligi Sassu, Ennio Morlotti, Bruno Cassinari, Ernesto Treccani ma anche quelli orbitanti su Firenze come Antonio Bueno, Vinicio Berti e su Roma come Renzo Vespignani, Ennio Calabria, Franco Mulas e Jose Ortega. La prima personale lo aveva visto protagonista nel 1979 a Firenze, l’ultima nell’ottobre 2020 ad Argenta (Ferrara). Negli anni Settanta , dopo lo studio approfondito di Francis Bacon e Alberto Giacometti, aveva creato le prime figure che urlano. “L’urlo – si legge nella sua biografia e nel catalogo generale delle opere firmato da Francesco Gallo – prosegue anche negli anni ’80, non più con immagini distorte nel dolore ma gridando con la stessa forza, utilizzando il colore, dando alle figure quel tono grigio della morte apparente, non del corpo ma dell’anima e della mente. Passando poi negli anni ’90 ad una pittura con una sorta di ribellione delle cose, dipingendo gli oggetti e le cose di tutti i giorni e di tutte le ore in un’assolutezza formale: oggetti totemici, nuova civiltà del vedere, una pittura fantastica e ludica”. Poi le grosse teste eseguite nel 2000 con gestualità senza ripensamento, vuote da ogni loro pensiero ed instradate da vari divieti e cartelli che indicano loro, senza il loro volere, la strada da seguire, con i soggetti contornati da auto, cellulari e lampade e da tutto ciò che la tecnologia moderna ci propone. “Le figure del maestro Giorgio Chiesi – si legge ancora nella sua biografia e nel catalogo generale curato da Francecso Gallo - sono infatti il segno più libero della pittura – non pittura vista e colta sui muri delle città, nelle gallerie della metropolitana e nelle stazioni ferroviarie, che rielaborata poi dal profondo io dell’artista sfocia in un espressionismo gestuale senza ripensamenti. Proseguendo negli anni 2010, con la ricerca ossessiva del solo colore, con segni, graffi materici, collage, per arrivare ad una essenzialità totale, unica e realistica. Nel 2018 – si legge ancora - da una nuova, improvvisa, svolta al suo linguaggio pittorico: dopo aver compiuto un'opera (con la maestria che ha sviluppato in decenni di carriera) la brucia fino a distruggerne una parte. Dice di farlo perché si è annoiato del mondo dell'arte, delle logiche del mercato, e anche della ripetizione di un linguaggio acquisito. Credo che lo faccia perché è un vero artista”. Infine, nel 2019, il maestro Chiesi è “sbarcato” nel-espressionismo astratto- ripescando dalla sua precedente pittura, segni, macchie e sciabolate di colore. Un vero e proprio protagonista, dunque, dell’arte contemporanea italiana del Novecento, che nella campagna di Busseto, terra di artisti, ha trascorso gli ultimi trent’anni della sua vita distinguendosi non solo per le sue doti artistiche (che lo hanno portato, nel tempo, a realizzare migliaia di opere) ma anche per i suoi valori umani. Un uomo di grande disponibilità, sempre attento e sensibile verso le esigenze di chiunque potesse aver bisogno del suo aiuto, sempre pronto a sostenere gli artisti emergenti, capace di mettere gli altri davanti alla sua stessa persona.
 
un "vergogna" a tutti gli altri.
 
28 dicembre 2021
Si è spento a Busseto Giorgio Chiesi, maestro dell'arte contemporanea

giorgio chiesi - Cerca con Google

Una vita, la sua, tutta dedicata all’arte, con mezzo secolo di attività intensa che lo ha portato ad esporre nei luoghi di grande interesse artistico ubicati sul territorio nazionale quali la Galleria Bonaparte, Galleria Pace e Galleria Cortina di Milano, Palazzo Barberini, Palazzo Strozzi, Galleria studio 71 di Palermo, Galleria l'Indiano a Firenze, Galleria il Triangolo di Cosenza, Galleria Il traghetto di Venezia, Galleria Arfin Centro d'Arte di Alcamo a Trapani, Palazzo Venezia a Roma, il già citato Castello di Soncino e poi ancora al Palazzo dell’Annunziata a Matera, e molti altre, senza dimenticare la viva partecipazione alla II Biennale città La Spezia, III Biennale regione Sarda, I Salone d'Arte Contemporanea a Palazzo dei Congressi a Roma, Contemporanea Arte Forlì e Arte fiera di Bologna e tante altre. Fin dagli anni Settante era entrato a far parte dell’elite artistica milanese ed italiana; amico di Gianfranco Ferroni, Giuseppe Migneco, Ibrahim Kodra, aveva conosciuto e frequentato tutti gli artisti orbitanti su Milano, come Gianni Dova, Aligi Sassu, Ennio Morlotti, Bruno Cassinari, Ernesto Treccani ma anche quelli orbitanti su Firenze come Antonio Bueno, Vinicio Berti e su Roma come Renzo Vespignani, Ennio Calabria, Franco Mulas e Jose Ortega. La prima personale lo aveva visto protagonista nel 1979 a Firenze, l’ultima nell’ottobre 2020 ad Argenta (Ferrara). Negli anni Settanta , dopo lo studio approfondito di Francis Bacon e Alberto Giacometti, aveva creato le prime figure che urlano. “L’urlo – si legge nella sua biografia e nel catalogo generale delle opere firmato da Francesco Gallo – prosegue anche negli anni ’80, non più con immagini distorte nel dolore ma gridando con la stessa forza, utilizzando il colore, dando alle figure quel tono grigio della morte apparente, non del corpo ma dell’anima e della mente. Passando poi negli anni ’90 ad una pittura con una sorta di ribellione delle cose, dipingendo gli oggetti e le cose di tutti i giorni e di tutte le ore in un’assolutezza formale: oggetti totemici, nuova civiltà del vedere, una pittura fantastica e ludica”. Poi le grosse teste eseguite nel 2000 con gestualità senza ripensamento, vuote da ogni loro pensiero ed instradate da vari divieti e cartelli che indicano loro, senza il loro volere, la strada da seguire, con i soggetti contornati da auto, cellulari e lampade e da tutto ciò che la tecnologia moderna ci propone. “Le figure del maestro Giorgio Chiesi – si legge ancora nella sua biografia e nel catalogo generale curato da Francecso Gallo - sono infatti il segno più libero della pittura – non pittura vista e colta sui muri delle città, nelle gallerie della metropolitana e nelle stazioni ferroviarie, che rielaborata poi dal profondo io dell’artista sfocia in un espressionismo gestuale senza ripensamenti. Proseguendo negli anni 2010, con la ricerca ossessiva del solo colore, con segni, graffi materici, collage, per arrivare ad una essenzialità totale, unica e realistica. Nel 2018 – si legge ancora - da una nuova, improvvisa, svolta al suo linguaggio pittorico: dopo aver compiuto un'opera (con la maestria che ha sviluppato in decenni di carriera) la brucia fino a distruggerne una parte. Dice di farlo perché si è annoiato del mondo dell'arte, delle logiche del mercato, e anche della ripetizione di un linguaggio acquisito. Credo che lo faccia perché è un vero artista”. Infine, nel 2019, il maestro Chiesi è “sbarcato” nel-espressionismo astratto- ripescando dalla sua precedente pittura, segni, macchie e sciabolate di colore. Un vero e proprio protagonista, dunque, dell’arte contemporanea italiana del Novecento, che nella campagna di Busseto, terra di artisti, ha trascorso gli ultimi trent’anni della sua vita distinguendosi non solo per le sue doti artistiche (che lo hanno portato, nel tempo, a realizzare migliaia di opere) ma anche per i suoi valori umani. Un uomo di grande disponibilità, sempre attento e sensibile verso le esigenze di chiunque potesse aver bisogno del suo aiuto, sempre pronto a sostenere gli artisti emergenti, capace di mettere gli altri davanti alla sua stessa persona.

R.i.p.
 
da Brescia:'(

Paolo Berardelli ci ha lasciato.

Aveva fondato qui a Brescia nel novembre del 2007 la «Fondazione Berardelli» per sostenere e diffondere la «Poesia visiva», di cui era grande conoscitore. Aveva curato l'organizzazione di esposizioni, incontri e seminari e la pubblicazione di preziose monografie dedicate ai maggiori esponenti del settore.

addio Paolo

Fondazione Berardelli
 
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