ceck78
Omnis homo mendax
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Difficile andare controcorrente in Italia, non solo da noi, e non unirsi alla maggioranza che critica la Germania, o insulta Frau Merkel, causa dei nostri mali. Lo fa Angelo Bolaffi in «Cuore tedesco», il modello Germania, l'Italia e la crisi europea, pubblicato da Donzelli (266 pag.; 18 euro), un libro che dovrebbe essere letto dai politici, e da tutti quanti si occupano di economia e politica estera.
Dai discorsi di ministri, perfino primi ministri, e leader di partito, si ha l'impressione che essi ignorino in modo preoccupante la Repubblica Federale.
Le loro critiche spesso sono semplici insulti. «Possiamo fare a meno della Germania?, non sarebbe meglio, prima di temerla, cercare di capirla?» si chiede Bolaffi «il modello tedesco si sta rivelando il più efficiente dal punto di vista economico, il più deciso nella difesa del sistema di welfare europeo.»
In Grecia, in Italia o in Spagna, Frau Angela appare, nelle caricature, con i baffetti del Führer, o l'elmo chiodato di Bismarck, ma i giovani greci, italiani, portoghesi, spagnoli, fuggono a Berlino in cerca di un lavoro, la Germania appare ai ragazzi disoccupati d'Europa come l'unico porto disposto a accoglierli. A Roma o a Atene, chi governa, non si chiede il perché.
L'autore, professore di filosofia politica alla Sapienza di Roma e germanista, dal 2007 al 2011, è stato con successo direttore dell'Istituto di Cultura a Berlino, città che frequentava fin da studente. Dunque conosce bene i tedeschi, la loro storia, i loro problemi. La sua analisi comincia dalla caduta del «Muro» e dai fatti salienti di questi anni. E' trascorso neanche un quarto di secolo, ma molti sembrano averlo dimenticato.
«Si riuniscono le Germanie e rinasce la germanofobia, e la demonizzazione dei tedeschi fa riaffiorare antichi stereotipi e malevoli pregiudizi», scrive Bolaffi. Ieri Hitler voleva conquistare l'Europa con i panzer, oggi la Merkel se la compra con l'euro, che giova alla sua economia e mette in crisi i paesi del Sud Europa.
Eppure, la moneta unica fu imposta a Helmut Kohl da francesi, britannici, e americani: il sacrificio del Deutsche Mark come prezzo da pagare per l'unità.
A Berlino non hanno dimenticato la battuta di Andreotti: amo tanto la Germania che ne preferisco due. Vent'anni fa la Germania era in crisi, oggi è di nuovo la locomotiva d'Europa.
L'analisi di Bolaffi spiega perché l'euro funzioni in casa di Angela ed è accusato di soffocare la nostra economia. Anche i tedeschi sono andati in rosso per pagare gli altissimi costi della riunificazione, hanno sprecato poco (nessuno è perfetto) e hanno ricostruito un paese di 17 milioni di abitanti.
Noi abbiamo solo sprecato e continuiamo a farlo, incapaci di realizzare le riforme vitali. La Ddr era paragonata al nostro Meridione, in vent'anni è diventata una regione in pieno sviluppo, da noi i problemi del Sud sono sempre insoluti, anzi peggiorati.
La Merkel non è la Thatcher teutonica, figlia di un pastore evangelico, cresciuta nella Germania comunista, è una conservatrice con una profonda sensibilità per i problemi sociali. Severa, non spietata, come i suoi connazionali. Si aiuta chi compie il suo dovere e, anche se la signora si professa atea, seguendo la morale di Lutero: la ricchezza non è un male, ma il ricco ha il dovere di spendere i suoi soldi per il bene del prossimo.
Il patto sociale non viene violato, né dallo Stato, né dai cittadini.
Bolaffi, di riflesso, giudica anche la nostra sinistra: «Stranamente, nessuno dei tanti neo-keynesiani di casa nostra, critici implacabili dell'austerità tedesca, ha memoria del fatto che più di tre decenni or sono Enrico Berlinguer lanciò la proposta dell'austerità come chiave culturale e politica per costruire un nuovo modello di sviluppo fondato sulla sobrietà, il superamento delle diseguaglianze contro il consumismo e un modello produttivo iniquo la sinistra mediterranea, a cominciare da quella italiana, evidentemente è ormai orfana della sua stessa tradizione popolare e culturale».
http://www.italiaoggi.it/giornali/stampa_giornali.asp?id=1834863&codiciTestate=1&accesso=FA
Dai discorsi di ministri, perfino primi ministri, e leader di partito, si ha l'impressione che essi ignorino in modo preoccupante la Repubblica Federale.
Le loro critiche spesso sono semplici insulti. «Possiamo fare a meno della Germania?, non sarebbe meglio, prima di temerla, cercare di capirla?» si chiede Bolaffi «il modello tedesco si sta rivelando il più efficiente dal punto di vista economico, il più deciso nella difesa del sistema di welfare europeo.»
In Grecia, in Italia o in Spagna, Frau Angela appare, nelle caricature, con i baffetti del Führer, o l'elmo chiodato di Bismarck, ma i giovani greci, italiani, portoghesi, spagnoli, fuggono a Berlino in cerca di un lavoro, la Germania appare ai ragazzi disoccupati d'Europa come l'unico porto disposto a accoglierli. A Roma o a Atene, chi governa, non si chiede il perché.
L'autore, professore di filosofia politica alla Sapienza di Roma e germanista, dal 2007 al 2011, è stato con successo direttore dell'Istituto di Cultura a Berlino, città che frequentava fin da studente. Dunque conosce bene i tedeschi, la loro storia, i loro problemi. La sua analisi comincia dalla caduta del «Muro» e dai fatti salienti di questi anni. E' trascorso neanche un quarto di secolo, ma molti sembrano averlo dimenticato.
«Si riuniscono le Germanie e rinasce la germanofobia, e la demonizzazione dei tedeschi fa riaffiorare antichi stereotipi e malevoli pregiudizi», scrive Bolaffi. Ieri Hitler voleva conquistare l'Europa con i panzer, oggi la Merkel se la compra con l'euro, che giova alla sua economia e mette in crisi i paesi del Sud Europa.
Eppure, la moneta unica fu imposta a Helmut Kohl da francesi, britannici, e americani: il sacrificio del Deutsche Mark come prezzo da pagare per l'unità.
A Berlino non hanno dimenticato la battuta di Andreotti: amo tanto la Germania che ne preferisco due. Vent'anni fa la Germania era in crisi, oggi è di nuovo la locomotiva d'Europa.
L'analisi di Bolaffi spiega perché l'euro funzioni in casa di Angela ed è accusato di soffocare la nostra economia. Anche i tedeschi sono andati in rosso per pagare gli altissimi costi della riunificazione, hanno sprecato poco (nessuno è perfetto) e hanno ricostruito un paese di 17 milioni di abitanti.
Noi abbiamo solo sprecato e continuiamo a farlo, incapaci di realizzare le riforme vitali. La Ddr era paragonata al nostro Meridione, in vent'anni è diventata una regione in pieno sviluppo, da noi i problemi del Sud sono sempre insoluti, anzi peggiorati.
La Merkel non è la Thatcher teutonica, figlia di un pastore evangelico, cresciuta nella Germania comunista, è una conservatrice con una profonda sensibilità per i problemi sociali. Severa, non spietata, come i suoi connazionali. Si aiuta chi compie il suo dovere e, anche se la signora si professa atea, seguendo la morale di Lutero: la ricchezza non è un male, ma il ricco ha il dovere di spendere i suoi soldi per il bene del prossimo.
Il patto sociale non viene violato, né dallo Stato, né dai cittadini.
Bolaffi, di riflesso, giudica anche la nostra sinistra: «Stranamente, nessuno dei tanti neo-keynesiani di casa nostra, critici implacabili dell'austerità tedesca, ha memoria del fatto che più di tre decenni or sono Enrico Berlinguer lanciò la proposta dell'austerità come chiave culturale e politica per costruire un nuovo modello di sviluppo fondato sulla sobrietà, il superamento delle diseguaglianze contro il consumismo e un modello produttivo iniquo la sinistra mediterranea, a cominciare da quella italiana, evidentemente è ormai orfana della sua stessa tradizione popolare e culturale».
http://www.italiaoggi.it/giornali/stampa_giornali.asp?id=1834863&codiciTestate=1&accesso=FA