L’eurozona si è rivelata un“gioco a somma zero”

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Il presente regime monetario garantisce ai primi un mercato di sbocco esente da rischi di cambio, a fronte di crescenti difficoltà nei di nuova colonizzazione finanziaria

l’eurozona si è rivelata un“gioco a somma zero”, dove i notevoli surplus presenti nella bilancia dei pagamenti, di un pugno di Paesi nord europei, in primis la Germania, sono stati alimentati da crescenti deficit dei paesi periferici. Il presente regime monetario garantisce ai primi un mercato di sbocco esente da rischi di cambio, a fronte di crescenti difficoltà nei di nuova colonizzazione finanziaria .
Mi pare però corretto rilevare che si è alla fine dell’egemonia statunitense, di un’egemonia fondata sulla convertibilità del dollaro e accettata dagli altri paesi sviluppati con gli accordi di Bretton Woods, comincia un’altra storia. Gli Stati Uniti passano dall’egemonia consensuale al dominio unilaterale, con il diritto di intervento militare a livello planetario, come “gendarmi dei mondo”, e sostituiscono il primato economico riconosciuto e accettato in un dominio economico e monetario imposto sia con la forza dell’economia che con quella delle armi, per controllare le regioni geostrategiche fondamentali del pianeta.
Negli anni ’90 si è dato corso ad un dominio smodato, a livello internazionale, del capitale finanziario, attraverso la graduale liberalizzazione dei movimenti di capitali. In conseguenza di tutto ciò si è venuto a costituire una sorta di “blocco finanziario”, incardinato sulle istituzioni economiche internazionali con sede a Washington (Fmi e Banca Mondiale), e al contempo ben supportato da alcune grandi banche d’affari (che si sono autodefinite “padroni dell’universo”, “masters of universe”; di recente il capo di quella attualmente più grande, la Goldman Sachs, ha dimessamente sostenuto che il suo “è il lavoro di Dio”),dal monopolio delle grandi agenzie di valutazione (rating), e da alcuni grandi fondi speculativi ad essi collegati. Costoro hanno imposto al mondo il loro credo neoliberista, sintetizzato nel “decalogo” del “Consenso di Washington”, che detta quelle scelte antipopolari (liberalizzazioni, privatizzazioni, taglio di sanità e pensioni, dell’impiego pubblico ecc.), “decalogo” che troviamo né più e nemmeno nei vincoli oggi imposti dal livello esecutivo dell’Unione Europea, vincoli che definiscono qual è il “Consenso che deve essere dato a Berlino”. Gli stessi vincoli che a suo tempo hanno prodotto danni devastanti, economici, politici e sociali, nei paesi del Terzo mondo ed oggi la resa dei conti in Europa a partire dai suoi paesi periferici .
L’ideologia neoliberista è divenuta così un dogma che legittima e prescrive in modo tassativo tale austerità, tutta finalizzata a interessi ben precisi di classe. Come tale, è necessariamente fondata su alcuni concetti totalmente falsi:
- lo “stato predatore”, che altera il regolare funzionamento del mercato (ma che viene utilizzato “usa e getta” per socializzare i costi dei fallimenti privati, e poi massacrato assieme alla protezione sociale, attraverso il dogma del pareggio di bilancio, le privatizzazioni, ecc.;
- la “percolazione” (passaggio e degrado)della ricchezza, per cui favorendo fiscalmente i ricchi ne beneficerebbero poi tutti, mentre ciò aumenta le diseguaglianze in una “società a clessidra”, con pochi ricchissimi e una massa di poveri, con un conseguente effetto recessivo sull’economia;
- la massimizzazione del profitto per l’azionista nel brevissimo periodo(titoli a finanziari breve scadenza “shorttermism”), sacrificando gli altri soggetti interessati (gli “stakeholders”: detentori di piccole quote di azioni od obbligazioni come lavoratori, comunità locali, ecc.) e persino la stessa continuità aziendale;
- il “pensiero unico” senza alternative (Tina, “There is no alternative”, lo slogan della Thatcher), che legittima il governo dei tecnici, come la Commissione Europea, sulla base d’un preteso stato di necessità, e cancella così la politica e la negoziazione sindacale, che vivono solo se hanno la possibilità di scegliere fra diverse alternative;
- l’individualizzazione e privatizzazione del rischio economico, sanitario e sociale, che era stato socializzato e torna ad essere individuale, da acquistare sui mercato assicurativo, sempre che se ne abbiano i mezzi.
In questo modo il lavoro è stato svalorizzato, culturalmente, politicamente (rendendolo “usa e getta”) ed economicamente, riducendo di 15 punti il Monte Salari Globale rispetto al Pil.In compenso,per le prebende degli amministratori delegati sono passati in media da 40 volte il salario medio a 400 e persino 1.000 volte, oltretutto con la possibilità di sfuggire, a differenza dei salari, in mille modi al fisco. La diseguaglianza è la conseguenza più evidente di questa svalorizzazione del lavoro, e produce un effetto recessivo, aumentando la ricchezza sterilizzata nella finanza e sottratta agli investimenti produttivi. La carenza di domanda salariale viene di conseguenza sostituita dal debito e dai guadagni di capitale nei mercati mobiliari e immobiliari.
Il potere capitalistico finanziario ha operato, dunque, una profonda trasformazione delle istituzioni economiche e finanziarie. È saltata prima la “muraglia cinese”, istituita dalla legge Glass-Steagall dopo la crisi del ‘29, che separava l’attività bancaria (dei prestiti) da quella finanziaria (gestita per conto proprio), poi è stato creato un enorme “sistema bancario ombra”, più ampio di quello regolare,che opera a debito sul mercato dei derivati, con conseguente l’effetto leva, e un mercato mobiliare.
Quindi si ha a che fare con una enorme massa di ricchezza fittizia, di un castello di carte destinato prima o poi a sgonfiarsi, ma che agisce in modo estremamente pesante, distorsivo, squilibrante e antisociale sull’economia reale, inoltre che per ora, dopo la crisi, è più grande e fondo di prima, come pure resta più forte di prima il potere dei “padroni dell’universo”, sopravvissuti alla crisi, a partire dal più grande di tutti, Goldman Sachs, l’attuale vero “deus ex machina” della finanza mondiale, che ha riempito di propri esponenti il governo statunitense, ma ha invaso anche l’Italia (Monti, Prodi) e l’Europa (Draghi).
E in questa direzione lo stesso attacco speculativo contro l’euro sembra sia stato deciso a New York nell’agosto del 2010 in una cena a cui hanno partecipato le grandi banche mondiali (a partire dalla Goldman Sachs) assieme a numerosi grandi detentori degli hedge fund(fondi protetti) e a cui ha partecipato anche Soros.
Gli speculatori hanno seguito la tattica del “domino”, ovvero del “contagio”, attaccando in sequenza Irlanda, Grecia, Portogallo, Spagna e Italia. Poi “Standard & Poor’s” ha abbassato il voto (rating) della Francia e del Fondo salva-stati, minacciando il declassamento di altri 15 paesi europei, fra i quali anche la Germania.
A fronte di queste pratiche speculative lo stesso governo americano ha aperto delle indagini,ma,come è avvenuto tante altre volte, queste inchieste finiscono poi nel nulla. Anche Goldman Sachs ha consigliato ai propri clienti di investire in derivati contro l’euro, e addirittura ha operato contro il debito sovrano spagnolo, pur essendo consulente di quel governo proprio per il suo collocamento. Significativo, in tal senso, è il fatto che “Standard & Poor’s” ha annunciato e poi smentito il “downgrading”(valutazione dello stato di salute finanziaria) della Francia sostenendo la speculazione, con un’operazione che potrebbe essere considerata di “insider trading”, quindi illegale.
Un’indagine del Senato americano ha accusato la HSBC inglese di un decennio di operazioni illecite: di riciclaggio di denaro sporco in Messico, affari con aziende legate al terrorismo (compresa il finanziamento dei gruppi estremisti mediorientali), complesse operazioni finanziarie (sotto copertura-“U-turn”) con l’Iran, e fornito un “portale negli Stati Uniti a terroristi, cartelli della droga e altri“criminali”: e si tratta di colpe ammesse dalla nuova direzione della banca.
Risulta evidente che fra le condizioni essenziali per avviare una possibile ripresa e il riportare l’economia alla sua dimensione produttiva reale,e in questa direzione c’è anche quella della regolazione dei mercati finanziari, vincendo le dure resistenze ancora oggi presenti: separazione banca–finanza, tassazione delle transazioni finanziarie, divieto di far uso di derivati speculativi, presenza pubblica nel settore creditizio a partire dalla nazionalizzazione delle banche salvate grazie al denaro pubblico, limitazione dei compensi ai dirigenti, e così via.
Senza indipendenza e sovranità nazionale, nessuna liberazione sociale! Fa specie notare come in tutto questo il mondo delle banche ricevino continui finanziamenti a tasso agevolato atti a salvaguardarle, loro che sono in primis le vere responsabili dell’attuale disastro, mentre i lavoratori sono sottoposti a licenziamenti selvaggi a perdite secche in termini di garanzie contrattuali (vedi Fiat-Marcchionne).
A questo punto che fare? Informarci e diffondere informazioni su quanto sta avvenendo, nel silenzio complice delle classi politiche dominanti e dei mass media. Riflettere sul, senso, di questa Unione Europea, dei suoi Trattati e della moneta unica, con - all’ordine del giorno - la necessaria prospettiva della rescissione, dello sganciamento. Denunciare le responsabilità della nostra classe politica, che sta svendendo l’Italia come ha già liquidato la nostra democrazia e Costituzione. Organizzare forme di protesta. Pensare ad un progetto, politico alternativo che affermi l’indipendenza del popolo italiano dalle imposizioni delle centrali dominanti estere e sub-dominanti interne e si ispiri allo spirito originano democratico e antifascista della nostra Costituzione.
Senza indipendenza e sovranità nazionale, nessuna liberazione sociale! Si tratta di una battaglia difficile ma che è al contempo necessaria, una battaglia che deve far intravedere una politica economica che pone in modo serio una “vecchia questione”, quella volta alla costituzione di un blocco sociale in grado di costituire una seria politica delle alleanze, come “conditio sine qua non”, per riprendere il percorso della transizione al socialismo, ma ciò non può avvenire senza aver dato luogo alla costituzione di un “soggetto della transizione ad un diverso modo do produrre, quello socialista.
Varese - L’eurozona si è rivelata un“gioco a somma zero” | Lettere al direttore | Varese News
 
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