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Due.Zero

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perchè almeno non lo perdo.


“Dovevamo partire in tre..io, te e l’amore, ma uno non è venuto..e..non si parte”.

Semplice.

Ho partecipato all’azionariato popolare per la produzione di “Mezze stagioni”, ultimo e terzo lavoro sulla lunga distanza per i genovesi Ex-Otago.

Ieri ho trovato in posta elettronica il loro “regalino”. Album in digitale, copertina, etichette e il libretto interno in cui c’è scritto anche il mio nome tra i produttori.

Ora..è pur vero che io sono un vero e proprio fallito su diversi fronti..ma queste cose mi fanno tornare un entusiasmo da 15enne che, quando sono così, dovresti solo abbracciarmi e regalarmi margherite da annusare.

Pur avendo scritto e parlato di musica in diversi posti, sono, forse per una forma di contrappasso nonsense, convinto da anni che la musica “pop” sia esclusivamente “soggettività”. Non valgono un ***** i pareri di mezzi-critici e blogger da strapazzo. Proprio come sono io. Daffy..quindi…vaf*******!!

Credo che sia bassa, troppo bassa, la quota d’arte presente su un disco “pop”. Credo che sia alta, troppo alta la quota di attitudine all’empatia presente su un disco “pop”.

Detto questo..non scrivere nulla sugli Otaghi, non avrebbe senso. Ma ha altrettanto poco senso che lo faccia io.

Quindi non scriverò nulla su questo disco!!

..Sono rientrato a casa verso le due stanotte..e appena ho trovato il “regalino”..sono rimasto ad ascoltarlo fino alle 04.30..scorro due ascolti consecutivi…poi mi concentro su i brani, uno per uno.

Parto da “Marco corre“, lo si era già sentito un paio di anni fa..parla di Marco Olmo…è un tributo a lui e alla sua eroica “follia naturale – naturale follia”.

Poi incontro “Patrizia“, testo da ironia spensierata anni ’80 e che ora suona rimbalzando tra il demenziale e il fanciullesco; note di scale minori, ritmiche chitarristiche da hit per Radio di College-Music americane, l’inserimento di un DigitalPiano che Davide Bertolini avrebbe imposto con forza anche ai Kings of convenience e quel finale..quel finale un po’ I’m from Barcelona…bello!…Insomma, una hit per giovani IndieNerds che strizza l’occhio al “mainstream estivo”..ma io questo, tuttosommato, te lo scrivo in tono positivo. Molto positivo.

Arriva “Figli degli hamburger“..e chi conosce gli Otaghi un pezzo così se lo aspetta; come dei giovani e odierni Luca Carboni, gettano ironia a cascata sulla generazione di 30enni spensierati con poche domande e molte risposte..tutto in salsa dance: “Noi figli degli hamburger, abbronzatissimi a novembre, usciamo dritti dalle curve..”.

All’improvviso mi si pone davanti, come a ricordarmi vecchie ma dolcissime depressioni esistenzialiste personali, “Una vita col riporto“…ora la differenza tra il demenziale e l’IndiePop ironico passa tutta in questi 3 minuti e 48 secondi. Non so dirti di più, non aggiungerei niente, lo devi ascoltare. Certo, dopo l’ascolto, mi viene una gran voglia di ri-incontrare col sorriso sulla bocca tutti coloro che mi hanno voluto bene…uomini, donne, animali..tanto che ad un certo punto penso a Sansone, il mio pesce rosso trasparente…ci volevamo bene davvero io e lui.

Alla traccia 5, mi ricordo il perchè gli Ex-Otago mi avevano messo addosso tanto entusiasmo anni addietro: giocano! Giocano con la malinconia. Sono dei “genovesi-brasiliani”. Intrisi di “Saudade”. L’appeal ironico-impacciato può essere un’ottima copertura per poter presentare testi intimistici senza essere melensi. L’uovo di colombo partorito dagli Otaghi, è geniale..finisce “Ricominciamo da 3” e io finisco a occhi lucidi. Davvero.

Bisogna tirar su il ritmo, e farlo con il dream pop veloce di “Gli Ex-Otago e la Jaguar gialla” è davvero un’ottima idea. Può sembrare banale..ma se ti hanno già rapito, ti troverai a cantare con spirito riottoso, qualcosa come: “Se non riesci a guadagnare con quello che sai fare, ti toccherà farlo con quello che non vuoi fare..”. Banale forse…più probabilmente, geniale!

Poi, il disco scende di qualche gradino, che qua si era davvero partiti col botto! Arriva “Hollidays” e arrivano con lui quel mood un po’ BritPop che scivola via, mi rilassa un po’ e mi toglie quel senso di stupore e irrigidimento che avevo ai primi brani. Meglio così, che non ho più l’età per diventare “fan da prime file”.

“Costa Rica“. Ne abbiamo già parlato. Qua la mano in fase di produzione di Bertolini si sente eccome, fino a fare in modo di regalare ai suoi giovani amici la nomina di Kings of convenience italiani. “Costa Rica” è un pezzo perfetto.

Parte “Dentro la foresta” e io mi trovo ad avvalorare la personalissima tesi per la quale loro abbiano scelto una sorta di continuità coi dischi precedenti, almeno relativamente alle scalette. Proprio come facevano..e fanno tuttora, Cure e Morrissey ad esempio. Impostano un “marchio di fabbrica”, non solo alla propria musica, ma anche all’andamento dei propri dischi. Sì, questo non me lo leva dalla testa nessuno. Ma la trovo una bella cosa.

Torna a salire sia il ritmo che il livello di “paraculaggine” in senso buono. “Dance A.M.” è un perfetto singolo estivo che potrebbe essere portato al successo da uno come Just jack! Dance estiva divertente, con quel pizzico di malinconia costruito su accordi minori. Maragli e raffinati al tempo stesso.

Sullo stesso tono, già sentita e finalmente portata su disco, la cover di “The rhythm of the night“. E’ semplicemente bella…bisognava solo trovare il coraggio di provare a suonarla e inciderla una roba così!

“Bar del corso” è strumentale, breve, è un accenno di melodia che tocca. Anche questo brano avvalora la mia tesi sulla particolare cura utilizzata nel comporre la scaletta dell’album.

“Voglio una donna“..comparirà come traccia fantasma…che si è stati anche troppo intimisti fino a qua. E allora…fuori il lato burlesco e caciarone! Anche qui però la finta presentazione (da parte di una specie di incrocio tra Marco Predolin e un “clone del ministro Bondi“) di un cantautore caduto in disgrazia che suona dentro ad un ristorante, vuole solo celare il loro reale lato fottutamente romantico. Riuscire a inserire testi al limite del neo-melodico per un gruppo come gli Otaghi non è facile. Loro ci sono riusciti, giocandoci sopra. Bravi e ancora BRAVI.

Detto questo…vedi perchè non te ne voglio parlare di “Mezze stagioni“!?!

Che sono di parte io.

Il video qui sotto, un CAPOLAVORO di video, per una serie di intrecci che eviterò di riportare, riconduce me e il mio socio “MC” a un preciso momento e a un più fumoso periodo..

Si andava a vedere il tramonto sul mare, che in Adriatico, non si vede! Ecco perchè l’appellativo di “Mare sbagliato”..è poco romantico l’Adriatico, si vedono le albe, ma non i tramonti. Ma non lo cambierei con nessun altro mare. Poi partivamo, tu andavi a “tacchinare” la futura madre di tua figlia..io, mi accontentavo di sfrecciare, completamente nudo e in piedi, su quella bicicletta rubata. Tu ti vergognavi, io urlavo ai turisti “comprate sto *****!” e cantavo i Clash. Avevi ragione tu. Poi, si andava a ballare. Tu ti impegnavi ad essere il Jamiroquai della Romagna, e lo difendevi il tuo personaggio, che, a tuo modo, eri il Re della pista tu! Io..io ero inchiodato contro quella colonna, a volte da quel buttafuori, quello enorme, te lo ricordi? Quante ne ho prese! A volte da quella bionda tossica, te la ricordi? Era bellissima. E mi ci sbatteva su quella colonna, e mi si avvinghiava, e mi diceva: “Mi piace un sacco il tuo sorriso..hai tutti i denti storti te!!..mi fanno impazzire”…e io, sudato, rispondevo da par mio: “No..no..cioè..non è che son storti..è che me ne mancano un sacco!”

Ecco lì, non esistevano ancora, ma in sottofondo, avrebbero dovuto esserci gli Ex-Otago..

Stay tuned

Daffy
 
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