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Nosso Lar è un film del 2010 diretto da Wagner de Assis.

Il soggetto è basato sull'omonima opera scritta dal medium Chico Xavier attraverso la psicografia (scrittura che sarebbe ispirata medianicamente), sotto l'influenza dello "spirito" André Luiz.
Ci racconta ciò che accade e come accade quando lasciamo il corpo fisico e passiamo a dimensioni più sottili.

L'attore che interpreta André Luiz, il personaggio principale della storia, è Renato Prieto. Il film annovera nel cast attori e attrici famosi delle serie televisive brasiliane, come Othon Bastos, Ana Rosa e Paulo Goulart, per citarne alcuni. Le riprese sono state fatte nei mesi di luglio, agosto e settembre 2009 a Rio de Janeiro e a Brasilia

La medium Heigorinha Cunha, nei suoi asseriti viaggi extracorporei effettuati grazie allo Spirito Lucius, nel marzo del 1979 realizzò disegni minuziosi della mappa della città "Nosso Lar", così come dell'architettura degli edifici: disegni poi confermati e chiariti da Chico Xavier, che assicurò trattarsi realmente di "Nosso Lar" e che più tardi servirono da ispirazione per creare la struttura architettonica della città che si vede nel film.
Il film è fedele al libro
e narra l’incredibile vicenda di André Luiz , un medico brasiliano che dopo una malattia trapassa in uno spazio che non riesce inizialmente a comprendere. E che lo sorprende.


Si risveglia in un Mondo Spirituale che però è altrettanto concreto e solido di quello usuale, tanto che lui pensa di essere ancora sulla Terra.
Inizialmente si risveglia in una sorta di purgatorio fangoso e nebbioso, chiamato Umbral, in cui domina l’oscurità, il vento, la tempesta, il gelo, la folgore e il tuono insieme a figure tenebrose che lo conoscono e lo inseguono cercando di frustarlo e ricordandogli le sue cattive azioni.
Una sorta di Quarta dimensione (la Terra è la Terza dimensione).

Dopo un periodo di transizione in cui fa ammenda dei suoi “peccati” -o meglio dire imperfezioni- dovute alla non conoscenza, viene soccorso da elevate figure di luce che lo trasportano letteralmente in una città bella e luminosa, appunto Nosso Lar, la “città astrale”, facente parte di una Quinta dimensione, ma nel seguito scopriremo che esistono anche altre dimensioni superiori (sotto il controllo dell’”Unione Divina”), dove ad esempio dimora la madre del protagonista.

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Si tratta di un passaggio da una valle oscura ad una collina luminosa.
Questo posto è in realtà una vera e propria città modernissima dove il connubio tra tecnologia e natura è totale.
In questo luogo tutto funziona bene.
C’è un governo e dei ministri (di cui è specificato il numero: 72) che si occupano di gestire la vita sociale tramite una costante attenzione ai cittadini che passano il loro tempo ascoltando musica classica in meravigliosi parchi assolati in una eterna luminosa primavera.

Si mangia (soprattutto zuppe, inizialmente non molto gradite), si beve e si cammina, proprio come nel mondo. La tecnologia tuttavia è avanzatissima e viene poi trasportata sulla Terra, che viene vista come una sorta di passaggio rispetto alla vera esistenza. Ci sono delle navicelle che hanno sostituito le automobili e trasportano i passeggeri in un volo soave e silenzioso. Particolarmente sviluppata è poi la medicina curativa e rigenerativa: ci sono anche lì medici, scienziati, burocrati.

I nuovi venuti alloggiano in villette e si guadagnano la vita tramite il lavoro con dei “crediti” che sono un po’ la moneta spirituale di Nosso Lar.


Particolarmente coinvolgente è l’arrivo di moltissime “anime” dovute alla mattanza della Seconda Guerra Mondiale: molti portano la stella gialla a sei punte degli ebrei.
Dopo un po’ di tempo che le persone sono lì avvertono il bisogno impellente, a volte sotto forma di struggente nostalgia, di voler rivedere i loro cari lasciati sulla Terra.

Ma la gente è tanta e la tecnologia di “trasferimento”, che poi sarebbe quella che è comunemente conosciuta come “reincarnazione”, è molto complessa e occorre mettersi in lista aspettando il proprio turno di rinascita terrestre. Il tutto è addirittura pianificato da un ministero dedicato e da un ministro, tramite l’ausilio di computer assai sofisticati.
Così fa André Luiz attendendo il proprio turno e finalmente, quando è il momento, riesce a tornare a vedere i suoi, la moglie che nel frattempo si è risposata e i figli che sono diventati grandi.
Il medico inizialmente è geloso del nuovo legame della moglie (e rivive l’Umbral) ma poi comprende che è giusto così e pacificato con sé stesso può lasciare la magione. Solo la cameriera di colore riesce a vederlo: questa è una scena particolarmente struggente del film.
Riattraversato il purgatorio oscuro torna al paradiso di Nosso Lar dove lo aspettano i suoi nuovi amici e un posto nel governo della Città Celeste.

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E' un film assolutamente particolare nel suo genere perché mette insieme due mondi, la Terra e Nosso Lar separati dall’Umbral, che sono antitetici.
Ma la spiritualità della Città Celeste è dovuta alla tecnologia e non allo Spirito in sé. Questo l’aspetto nuovo e assolutamente inedito della vicenda che può farlo catalogare anche come un film di fantascienza.

Per Xavier Nosso Lar è una città che esiste veramente, insieme a migliaia di altre, in una dimensione che circonda la Terra, sulla cima più alta di montagne spirituali, con tutte le sue infrastrutture e la sua avveniristica architettura.

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Francisco Cândido "Chico" Xavier è stato un famoso medium brasiliano, ma anche scrittore e filantropo, sebbene avesse a malapena terminato gli studi elementari.

Il cambiamento cruciale nella sua esistenza fu quando venne a conoscenza degli scritti dello scrittore francese Allan Kardec, che è stato uno dei più grandi spiritisti del XIX secolo il cui insegnamento è basato sostanzialmente sul vangelo cattolico.

Dopo questo contatto divenne un seguace di Kardec e scrisse più di 400 libri dichiarando di averne ricevuto il contenuto per via “psicografica”.

In Brasile è uscito l’attesissimo sequel, Nosso Lar 2: Os Mensageiros (I messaggeri), sempre per la regia di Wagner de Assise e sempre con Renato Prieto.

È la storia di un angelo, Aniceto, che scende sulla Terra per aiutare a promuovere l’evoluzione spirituale.

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“The Fountain – L’albero della vita”

Film del 2006 scritto e diretto da Darren Aronofsky.
Con Hugh Jackman e Rachel Weisz

Questo film si inserisce nei generi del dramma, della fantascienza e della filosofia, ed è noto per la sua narrazione non lineare e le tematiche esistenziali e metafisiche che affronta.

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- La morte è una malattia, come tutte le altre. C'è una cura, una cura... e io la troverò! (Tomas)


Tomas Creo è un ricercatore in una clinica di studio del cancro al cervello. La sua ricerca ha una motivazione universale per la medicina, ma anche personale: su di lui pesa la responsabilità verso la moglie malata per la quale Tomas combatte giorno e notte con grande amore nel tentativo di trovare una cura.
In continua lotta e relazione con la tematica della morte, la storia mescola realtà e fantasia psichedelica facendo scontrare in maniera quasi speculare il racconto epico scritto dalla moglie, l'ego razionale dello scienziato e la dura realtà. In un contesto dove la trama principale perde man mano d'importanza col prosieguo della storia, l'unico personaggio del protagonista si scinde pian piano in tre per affrontare le sue sfide e riunirsi in uno subito dopo. Il romantico conquistador, partorito dal libro della moglie, pronto a sacrificare tutto e tutti per salvare la sua amata; lo zelante monaco che mortificando il corpo in favore dell'anima si dedica con pazienza certosina al suo lavoro e l'uomo che deve affrontare ogni giorno cose più grandi di lui, si affrontano e si confrontano all'ombra dell'Albero della Vita: la mitica pianta opposta all'Albero della Conoscenza, di cui narrano le tradizioni religiose occidentali e Maya e che costituisce, nello stesso tempo, la vittoria e la resa davanti alla morte. Su di loro Xibalba, stella morente e regno dei morti, dove la vita tocca il suo minimo e subito dopo il suo massimo in una continua rigenerazione.

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- I nostri corpi sono prigioni per le nostre anime. Il sangue e la pelle non sono c
he le sbarre del nostro confino. Ma non dovete temere. La carne è destinata
a decomporsi, la morte trasforma tutto in cenere, e così facendo libera
l'anima dal suo carceriere. (Silecio)


Le tre trame si intrecciano tra passato, presente e futuro, e si rincorrono attraverso temi di amore, morte, rinascita e accettazione della finitezza della vita. Il film esplora la ricerca della vita eterna e la lotta umana contro la morte, proponendo una riflessione filosofica sulla natura dell’esistenza e della mortalità.

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“The Fountain – L’albero della vita” è stato apprezzato per la sua visione artistica, le performance di Hugh Jackman e Rachel Weisz, e la colonna sonora emotivamente coinvolgente di Clint Mansell. Tuttavia, il film è stato accolto con reazioni contrastanti dalla critica e dal pubblico, in parte a causa della sua trama intricata e dei temi complessi che affronta. Con il passare del tempo, il film ha guadagnato una seguente di fan appassionati che apprezzano la sua profondità filosofica e la sua estetica unica.

All'interno del film sono presenti numerosissimi effetti speciali, soprattutto a cura di Jeremy Dawson e Dan Schrecker, i quali rendono merito alla completezza del film, soprattutto perché riescono a rendere alla perfezione il senso di immenso e di infinito che pervade buona parte delle immagini proposte all'interno della pellicola. Per riuscire a rendere al meglio l'idea che voleva esprimere Darren Aronofsky, hanno guardato più volte 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick cercando di riprodurre le stesse sensazioni riportate all'interno della pellicola.

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La Bête

La Bête è un film del 2023 scritto e diretto da Bertrand Bonello con Lea Seydoux e George MacKay

"Riesci ad aver paura di qualcosa che non si vede?".

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Tutto è già accaduto. Tutto deve ancora succedere: la paura di amare e quel senso di catastrofe imminente.
La distopia secondo Bertrand Bonello, che parte da una novella di Henry James, The Beast in the Jungle.
Un enigmatico e visionario melò dalle venature thriller

Chi siamo, chi siamo stati, chi saremo? Il ricordo di un domani annegato, la paura dell’amore, dell’ignoto. Ma senza le nostre paure – compresa quella nei confronti dell’IA, che “come ogni strumento diventa minaccia quando diviene più forte di te”, sostiene Bonello – senza la possibilità di combatterle, sfidarle, superarle, non siamo altro che pupazzi svuotati di senso.

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Ci può essere davvero intelligenza - nel senso emozionale che è proprio dell’uomo - nell'A.I. che sembra ormai determinare ogni cosa?
Chi è Gabrielle Monnier? Un'aspirante attrice nella Los Angeles del 2014, o un'affermata pianista del 1910 nei salotti bene di una Parigi che attende solo di essere inondata, o ancora una giovane donna che nel 2044 deve decidere se attuare la "purificazione" del proprio DNA, atta a cancellare le emozioni?

La trama ufficiale: In un futuro prossimo in cui regna suprema l’intelligenza artificiale, le emozioni umane sono ormai considerate una minaccia. Per liberarsene, Gabrielle (Léa Seydoux) deve purificare il suo DNA: si immerge quindi in vite precedenti, dove rincontra Louis (George MacKay), suo grande amore. Ma la donna è vinta dalla paura, un presagio che la catastrofe è vicina.

Il film diventa per un po’ (poi si trasformerà ancora e ancora e ancora) un elegantissimo dramma in costume ambientato in una Parigi di inizio Novecento in cui la modernità si annuncia attraverso Schönberg e la scoperta della celluloide; una modernità in cui l’individuo inizia anche ad elaborare il proprio disagio producendo simulacri dall’espressione neutra (le bambole) oppure, al contrario, lasciandolo sfogare in un espressionismo pittorico che riporta direttamente a Schiele. Una città e un'epoca senza futuro, non a caso, destinate a finire sott’acqua o avvolte dalle fiamme.

Acqua, fuoco. Sono sempre gli elementi che richiamano l’essere umano alla sua infinitesimale statura, proprio come farà il terremoto in un altro momento dell’esplorazione di Gabrielle, questa volta a Los Angeles, in un’imprecisata post modernità in cui il disagio si manifesta in un'enorme villa vuota e trasparente, in un malware informatico che apre infinite finestre, in un video su YouTube che diventa dichiarazione di intenti. La terra trema mentre Gabrielle si aggrappa ancora, vanamente, al tentativo di cercare nel riflesso (algido e cereo come George MacKay) dell’amore la possibilità di salvarsi.

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Così le immagini mesmerizzanti del viaggio di Gabrielle diventano la forma cangiante e inquieta di una ricerca che non trascura alcuna possibilità, che prova ad affidarsi alla chiaroveggenza, alle visioni lisergiche, al revival, cercando nel non visibile o nel non più visibile almeno un tentativo di spiegazione del perché il dolore sia ciò che rende vivi, intelligenti, umani.


We fade to gray, cantavano I Visage nel 1980, Una canzone simbolo della new Wave e capolavoro del genere New Romantic. E non a caso il brano si palesa in una delle sequenze più suggestivi in La Bête
La forza del lungometraggio risiede nel raccontare per immagini assai potenti la Bestia, ossia quella paura di amare, di abbandonarsi, di essere feriti. In fondo, l’imperfezione non è una peculiarità dell’essere umani? La nostra imprevedibile fragilità ci consente, spesso e volentieri di risultare, stupendi, originali e creativi rispetto a qualsivoglia intelligenza artificiale. Siamo fatti di spirito, sangue e carne: Che l’algoritmo se ne faccia una ragione.

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A brillare è Lea Séidoux. Assolutamente credibile nella sua performance quando interpreta una pianista nella Parigi del 1910 sconvolta da un’epocale alluvione e pronuncia frasi tratte dal racconto di Henry James, sia quando veste i panni di una aspirante attrice francese in trasferta a Los Angeles, nella speranza di un ingaggio tra un incipiente terremoto e la necessità, solo presunta di un intervento di chirurgia plastica. Un’autentica star a suo agio in entrambi i mondi

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La Bête

La Bête è un film del 2023 scritto e diretto da Bertrand Bonello con Lea Seydoux e George MacKay

"Riesci ad aver paura di qualcosa che non si vede?".

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Tutto è già accaduto. Tutto deve ancora succedere: la paura di amare e quel senso di catastrofe imminente.
La distopia secondo Bertrand Bonello, che parte da una novella di Henry James, The Beast in the Jungle.
Un enigmatico e visionario melò dalle venature thriller

Chi siamo, chi siamo stati, chi saremo? Il ricordo di un domani annegato, la paura dell’amore, dell’ignoto. Ma senza le nostre paure – compresa quella nei confronti dell’IA, che “come ogni strumento diventa minaccia quando diviene più forte di te”, sostiene Bonello – senza la possibilità di combatterle, sfidarle, superarle, non siamo altro che pupazzi svuotati di senso.

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Ci può essere davvero intelligenza - nel senso emozionale che è proprio dell’uomo - nell'A.I. che sembra ormai determinare ogni cosa?
Chi è Gabrielle Monnier? Un'aspirante attrice nella Los Angeles del 2014, o un'affermata pianista del 1910 nei salotti bene di una Parigi che attende solo di essere inondata, o ancora una giovane donna che nel 2044 deve decidere se attuare la "purificazione" del proprio DNA, atta a cancellare le emozioni?

La trama ufficiale: In un futuro prossimo in cui regna suprema l’intelligenza artificiale, le emozioni umane sono ormai considerate una minaccia. Per liberarsene, Gabrielle (Léa Seydoux) deve purificare il suo DNA: si immerge quindi in vite precedenti, dove rincontra Louis (George MacKay), suo grande amore. Ma la donna è vinta dalla paura, un presagio che la catastrofe è vicina.

Il film diventa per un po’ (poi si trasformerà ancora e ancora e ancora) un elegantissimo dramma in costume ambientato in una Parigi di inizio Novecento in cui la modernità si annuncia attraverso Schönberg e la scoperta della celluloide; una modernità in cui l’individuo inizia anche ad elaborare il proprio disagio producendo simulacri dall’espressione neutra (le bambole) oppure, al contrario, lasciandolo sfogare in un espressionismo pittorico che riporta direttamente a Schiele. Una città e un'epoca senza futuro, non a caso, destinate a finire sott’acqua o avvolte dalle fiamme.

Acqua, fuoco. Sono sempre gli elementi che richiamano l’essere umano alla sua infinitesimale statura, proprio come farà il terremoto in un altro momento dell’esplorazione di Gabrielle, questa volta a Los Angeles, in un’imprecisata post modernità in cui il disagio si manifesta in un'enorme villa vuota e trasparente, in un malware informatico che apre infinite finestre, in un video su YouTube che diventa dichiarazione di intenti. La terra trema mentre Gabrielle si aggrappa ancora, vanamente, al tentativo di cercare nel riflesso (algido e cereo come George MacKay) dell’amore la possibilità di salvarsi.

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Così le immagini mesmerizzanti del viaggio di Gabrielle diventano la forma cangiante e inquieta di una ricerca che non trascura alcuna possibilità, che prova ad affidarsi alla chiaroveggenza, alle visioni lisergiche, al revival, cercando nel non visibile o nel non più visibile almeno un tentativo di spiegazione del perché il dolore sia ciò che rende vivi, intelligenti, umani.


We fade to gray, cantavano I Visage nel 1980, Una canzone simbolo della new Wave e capolavoro del genere New Romantic. E non a caso il brano si palesa in una delle sequenze più suggestivi in La Bête

La forza del lungometraggio risiede nel raccontare per immagini assai potenti la Bestia, ossia quella paura di amare, di abbandonarsi, di essere feriti. In fondo, l’imperfezione non è una peculiarità dell’essere umani? La nostra imprevedibile fragilità ci consente, spesso e volentieri di risultare, stupendi, originali e creativi rispetto a qualsivoglia intelligenza artificiale. Siamo fatti di spirito, sangue e carne: Che l’algoritmo se ne faccia una ragione.

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A brillare è Lea Séidoux. Assolutamente credibile nella sua performance quando interpreta una pianista nella Parigi del 1910 sconvolta da un’epocale alluvione e pronuncia frasi tratte dal racconto di Henry James, sia quando veste i panni di una aspirante attrice francese in trasferta a Los Angeles, nella speranza di un ingaggio tra un incipiente terremoto e la necessità, solo presunta di un intervento di chirurgia plastica. Un’autentica star a suo agio in entrambi i mondi

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Molte grazie per la segnalazione!

Penso che lo guarderò insieme con altri due film: La belle histoire (1992) di Claude Lelouch, e Le cinque vite di Hector (1994) con Robin Williams. Entrambi trattano di vite precedenti e reincarnazione, e nonostante l'alto budget furono dei fiaschi clamorosi all'uscita. Visti entrambi solo una volta, tanti anni fa, trovandoli entrambi di medio livello. Sono curioso di vedere se la valutazione rimane simile, e di confrontarli con un film recente.

Probabilmente La bête ha un taglio più cupo rispetto agli altri due, che sono in bilico tra commedia e dramma. Su Wikipedia c'è scritto che, per le scene di tensione, Bonello si è ispirato a Quando chiama uno sconosciuto (1979), un ottimo thriller a basso costo, la cui prima sequenza è stata replicata da Wes Craven nei primi minuti di Scream (1996).

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Molte grazie per la segnalazione!

Penso che lo guarderò insieme con altri due film: La belle histoire (1992) di Claude Lelouch, e Le cinque vite di Hector (1994) con Robin Williams. Entrambi trattano di vite precedenti e reincarnazione, e nonostante l'alto budget furono dei fiaschi clamorosi all'uscita. Visti entrambi solo una volta, tanti anni fa, trovandoli entrambi di medio livello. Sono curioso di vedere se la valutazione rimane simile, e di confrontarli con un film recente.

Probabilmente La bête ha un taglio più cupo rispetto agli altri due, che sono in bilico tra commedia e dramma. Su Wikipedia c'è scritto che, per le scene di tensione, Bonello si è ispirato a Quando chiama uno sconosciuto (1979), un ottimo thriller a basso costo, la cui prima sequenza è stata replicata da Wes Craven nei primi minuti di Scream (1996).

Vedi l'allegato 2996080

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Grazie a te Antonius Full Tilt di farci partecipi delle tue conoscenze. :bow: :-)

Il regista Bertrand Bonello ha iniziato a scrivere la sceneggiatura de La bête nel 2017 pensando a Gaspard Ulliel e Léa Seydoux per i ruoli principali, dopo aver lavorato con entrambi gli attori in Saint Laurent (2014). Gaspard Ulliell purtroppo è scomparso prematuramente in un incidente di sci, ma lo avrei visto molto meglio nella parte poi assegnata a George MacKay.


A proposito di Claude Lelouch, si può vedere su Youtube un cortometraggio molto originale, dal titolo C'etait un rendez vous ( Un appuntamento).
Il suo autore non è uno Youtuber o qualcuno che siamo abituati vedere compiere evoluzioni automobilistiche sul web, ma il grandissimo regista Claude Lelouch.
Lelouch aveva dichiato in un'intervista che la velocità è stata il simbolo di tutta la sua vita, nel 1976 pensò bene di realizzare un film che consistesse interamente in una corsa spericolata per le strade del centro di Parigi, girata all'alba di una domenica mattina di agosto.
Il filmato è stato realizzato senza trucchi, stacchi di montaggio o velocizzazioni successive, ma è anche stato girato senza chiedere alcun permesso a nessuno.

Il film è fatto pressoché soltanto di questa corsa davvero impressionante, unita alla bellezza delle strade di Parigi, fatto salvo per il momento finale in cui si vede il protagonista arrivare a destinazione, e incontrarsi con una ragazza che sta arrivando proprio in quel momento sul luogo dell'appuntamento. La donna che lo attende è Gunilla Friden, all'epoca davvero fidanzata con Lelouch, e la storia vuole che le fosse stato semplicemente detto di presentarsi in quel posto nel giro di dieci minuti, senza che fosse consapevole di cosa stesse succedendo.
Il filmato sparì dalla distribuzione per numerosi anni e il regista fu convocato per spiegazioni alla "Prefecture de Police" di Parigi, senza conseguenze e senza seguito.

Solo trent'anni più tardi, nel 2006, lo stesso Lelouch spiegò il "making of" di tale "cortometraggio-verità",
smentendo alcune leggende secondo le quali alla guida si trovasse il pilota professionista di Formula 1 Jacky Ickx a bordo di una Ferrari, e affermando di aver condotto egli stesso la propria Mercedes Benz 450 SEL 6.9 doppiata nel film dal motore della sua Ferrari 275 GTB. La Mercedes in oggetto aveva sospensioni autolivellanti al retrotreno e fu molto utile per mantenere sempre costante l'altezza dell'inquadratura e la visione della telecamera montata sul paraurti anteriore.


GLI OMAGGI Per via della sua aura mitica, sono stati in molti a omaggiare nel corso degli anni questo cortometraggio assolutamente unico. Tra questi la band degli Snow Patrol che l'ha usato come video musicale, e quella dei Phoenix che lo ha utilizzato come visual durante i suoi live. Jay Leno ne parla in un cortometraggio in cui guida per le strade di Los Angeles, mentre il solito Jeremy Clarkson lo ha preso come ispirazione sia per il suo The Italian Job che per una puntata di The Grand Tour.

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MENTRE LA SOCIETA' AMERICANA E' SEMPRE PIU' DIVISA, ARRIVA IL FILM "CIVIL WAR", CHE PARLA DI UN FUTURO DISTOPICO IN CUI E' IN ATTO UNA GUERRA CIVILE NEGLI STATES - UNA BOMBA A OROLOGERIA A POCHI MESI DALLE ELEZIONI: SECONDO "YOUGOV", IL 40% DEGLI INTERVISTATI PENSA CHE UNA GUERRA CIVILE SIA “IN QUALCHE MODO PROBABILE NEI PROSSIMI 10 ANNI” - SOSPETTI SU HOLLYWOOD E LA "PROGRAMMAZIONE PREDITTIVA" DEL FILM

Il regista britannico Alex Garlan
d ne ha parlato alla prima in Texas.
«Quando lavoravo al mio film Ex Machina sull’Intelligenza artificiale, ero sempre un po’ imbarazzato se veniva definito “profetico”, perché c’era già un ampio dibattito sul tema. Anche stavolta questi dibattiti esistono da anni. Sono cresciuti ma non sono un segreto per nessuno».

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Civil War è un film del 2024 scritto e diretto da Alex Garland.
Con Jesse Plemons, Nick Offerman, Kirsten Dunst, Cailee Spaeny, Wagner Moura.
Genere Azione, Drammatico, - Gran Bretagna, USA


“All empires fall” recita la tagline di Civil War, alludendo al destino tragico che gli USA hanno incontrato prima dell’inizio di questa storia.

In un futuro prossimo, un team di giornalisti attraversa gli Stati Uniti, documentando la guerra civile in atto.

La seconda guerra civile americana tra il governo americano e le "forze occidentali" separatiste guidate da Texas e California è in rapida escalation e ha travolto l'intera nazione .
Il film documenta i giornalisti che lottano per sopravvivere in un periodo in cui il governo è diventato una dittatura distopica e le milizie estremiste partigiane commettono regolarmente crimini di guerra
Le forze governative attaccano i civili. I giornalisti vengono fucilati in Campidoglio.


Il regista Garland dice che le spaccature presenti nella società americana sono visibili «in modo quasi uguale in molti Paesi», ma le implicazioni sono più gravi negli Stati Uniti, per via del loro potere nel mondo. Più che dalla diffusione in sé delle armi, il rischio di una guerra civile secondo Garland è accentuato dalla tendenza a «parlare senza ascoltare» di cui in parte dà la colpa ai social, dalla perdita di fiducia nei media e nella politica, dal vedere le differenze come una battaglia «tra il Bene e il Male».

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Alcuni ritengono che dalla Skull and Bones e da fraternità studentesche simili sia stato tratto
interamente il personale per la CIA ed ancora prima l’OSS, il servizio segreto americano durante
la Seconda Guerra. Tale tesi è sposata da Robert De Niro nel complesso film storico da lui diretto
The Good Shepherd.

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- Prima i membri della Bones, poi Dio. (Clover)
[Commentando l'inizio della cena dell'associazione segreta Skull and Bones]


The Good Shepherd - L'ombra del potere è un film del 2006 diretto da Robert De Niro.
Con Matt Damon, Angelina Jolie, Alec Baldwin, Tammy Blanchard, Billy Crudup, Robert De Niro.


Basato su una sceneggiatura di Eric Roth (autore anche della sceneggiatura di Forrest Gump e di Munich), il film narra la storia della CIA ripercorrendone venticinque anni di storia, dalle origini all'inizio della seconda guerra mondiale come Office of Strategic Services attraverso la trasformazione in CIA nell'immediato dopoguerra sino al fallito sbarco nella baia dei Porci di esuli anticastristi, organizzato dal direttore della CIA Allen Welsh Dulles durante l'amministrazione del Presidente John Fitzgerald Kennedy.
Il personaggio di Edward Wilson è liberamente ispirato a James Angleton, funzionario OSS e poi alto dirigente CIA negli anni raccontati dal film.
L'impianto narrativo è giocato su continue analessi, o flashback, che richiedono allo spettatore un minimo di conoscenza storica per riuscire a comprendere dove si trova quello che sta vedendo.

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- Alla fine saremo coinvolti in questa guerra, non perché vogliamo farlo, ma perché dobbiamo e dovremmo. Il Presidente mi ha chiesto di provare a creare un servizio di intelligence estera, se ciò accadrà andrò in cerca di patrioti giovani, d'onore, brillanti, dalle giuste origini familiari per i vari dipartimenti. In altre parole, niente ebrei o neri e pochissimi cattolici e... questo solo perché io sono cattolico. Verrebbe addestrato, inserito nell'esercito e inviato oltremare. Se la cosa le interessa dev'essere pronto a partire da un momento all'altro. Non voglio una risposta ora, ci pensi e basta. Ma non si tratta di un mucchio di confratelli che vanno giocherellando col pisello. E' una cosa seria, per l'America. (William Sullivan)

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Gli avvenimenti sono raccontati attraverso l'agente Edward Wilson, un giovane e brillante studente di poesia all'Università di Yale, che viene cooptato nell'organizzazione studentesca paramassonica degli Skull and Bones, fucina di leader dalla quale saranno arruolati i futuri quadri dell'intelligence statunitense.

Arruolato nell’OSS ed addestrato nella Londra dei primi anni quaranta, egli diverrà un freddo e spietato agente segreto, prima contro i nazisti e poi contro i sovietici.

- Dovrai imparare quanto più velocemente e accuratamente possibile il sistema inglese di spionaggio; le arti nere, particolarmente il controspionaggio. L'uso dell' informazione, della disinformazione, e come il loro uso è in definitiva... potere. Ci rendono partecipi delle loro operazioni; non vincono la guerra senza di noi, ma in realtà non ci vogliono qui. L'Intelligence è il loro latte materno, e non amano condividere la tetta reale con gente priva di titoli. (Philip Allen)

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Tradimenti, ricatti, uccisioni, complotti, tutto sarà da lui freddamente e razionalmente tramato in nome del bene supremo: la sicurezza e la supremazia dell'America dominata dall'aristocrazia WASP, come afferma in una conversazione con un boss mafioso, secondo la quale gli altri gruppi etnici "sono solo in visita". La sua dedizione alla causa è totale e all'America sacrificherà ogni cosa, la moglie e il figlio nonché la donna veramente amata, che lascia per sposare la sorella del migliore amico che aspetta un figlio da lui.

- Ma in fondo lo siamo tutti, calzolai dei re. (Gesu a Edward)

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«I misteri della massoneria rivelati per la prima volta sullo schermo»
(Tagline del film)



Forze occulte (Forces occultes) è un film del 1943 diretto da Paul Riche, al suo ultimo film prima della condanna a morte per collaborazionismo.


A fare di questo film un'opera "maledetta" è la sorte che è toccata al regista, sceneggiatore, produttore ed attori del film dopo la sua uscita. Un film per molti pericoloso, passato in TV pesantemente tagliato; evidentemente un'opera scomoda che non dovremmo vedere.

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TRAMA: Il giovane deputato Avenel, su consiglio di alcuni deputati massoni, decide di entrare nella massoneria per avere un'ascesa carriera politica. Dopo il rito iniziatico, rimane però deluso dalla corruzione e dagli scandali politici massonici, scoprendo in più una cospirazione tra massoni, ebrei e nazioni angloamericane per spingere la Francia in una guerra contro la Germania.

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Il film antimassonico, e antigiudaico, nell'intenzione del regista è una denuncia contro la massoneria, il parlamentarismo e gli ebrei, ovvero contro il cosiddetto complotto giudaico-massonico.
Il film venne realizzato durante l'occupazione nazista

Il regista Paul Riche e lo sceneggiatore Jean Marquès-Rivière in quel tempo erano entrambi ex massoni, Richie infatti era stato Venerabile della Loggia Ernest Renan al Grande Oriente di Francia mentre Rivière, appassionato di esoterismo, era stato introdotto agli inizi del 1930 nella Gran Loggia di Francia, lasciata nel 1931 perché non in sintonia con la filosofia massonica.

Dopo la liberazione della Francia, il regista, lo sceneggiatore e il produttore Muzard, furono severamente puniti per la palese collaborazione con il Governo di Vichy e i nazisti.
Paul Riche, tra l'altro giornalista della rivista fascista francese "Au Pilori", fu condannato a morte e fucilato
da un plotone di esecuzione ad Arcueil, il 29 marzo 1949.
Jean Marquès-Rivière, condannato a morte dal Tribunale di Parigi il 21 gennaio 1947, con perdita dei diritti di cittadino francese e confisca dei beni, fuggì in Spagna dove morì anni dopo.
Il produttore Robert Muzard il 25 novembre 1945 fu condannato a 3 anni di reclusione.


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MENTRE LA SOCIETA' AMERICANA E' SEMPRE PIU' DIVISA, ARRIVA IL FILM "CIVIL WAR", CHE PARLA DI UN FUTURO DISTOPICO IN CUI E' IN ATTO UNA GUERRA CIVILE NEGLI STATES - UNA BOMBA A OROLOGERIA A POCHI MESI DALLE ELEZIONI: SECONDO "YOUGOV", IL 40% DEGLI INTERVISTATI PENSA CHE UNA GUERRA CIVILE SIA “IN QUALCHE MODO PROBABILE NEI PROSSIMI 10 ANNI” - SOSPETTI SU HOLLYWOOD E LA "PROGRAMMAZIONE PREDITTIVA" DEL FILM

Il regista britannico Alex Garlan
d ne ha parlato alla prima in Texas.
«Quando lavoravo al mio film Ex Machina sull’Intelligenza artificiale, ero sempre un po’ imbarazzato se veniva definito “profetico”, perché c’era già un ampio dibattito sul tema. Anche stavolta questi dibattiti esistono da anni. Sono cresciuti ma non sono un segreto per nessuno».

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Civil War è un film del 2024 scritto e diretto da Alex Garland.
Con Jesse Plemons, Nick Offerman, Kirsten Dunst, Cailee Spaeny, Wagner Moura.
Genere Azione, Drammatico, - Gran Bretagna, USA


“All empires fall” recita la tagline di Civil War, alludendo al destino tragico che gli USA hanno incontrato prima dell’inizio di questa storia.

In un futuro prossimo, un team di giornalisti attraversa gli Stati Uniti, documentando la guerra civile in atto.

La seconda guerra civile americana tra il governo americano e le "forze occidentali" separatiste guidate da Texas e California è in rapida escalation e ha travolto l'intera nazione .
Il film documenta i giornalisti che lottano per sopravvivere in un periodo in cui il governo è diventato una dittatura distopica e le milizie estremiste partigiane commettono regolarmente crimini di guerra
Le forze governative attaccano i civili. I giornalisti vengono fucilati in Campidoglio.


Il regista Garland dice che le spaccature presenti nella società americana sono visibili «in modo quasi uguale in molti Paesi», ma le implicazioni sono più gravi negli Stati Uniti, per via del loro potere nel mondo. Più che dalla diffusione in sé delle armi, il rischio di una guerra civile secondo Garland è accentuato dalla tendenza a «parlare senza ascoltare» di cui in parte dà la colpa ai social, dalla perdita di fiducia nei media e nella politica, dal vedere le differenze come una battaglia «tra il Bene e il Male».

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Speriamo che Civil war (2024) non sia un caso di programmazione predittiva, sulla falsariga ad esempio di Pearl Harbor (2001), uscito 3/4 mesi prima dell'11 settembre, e Passaggio a nord ovest (1940), con Spencer Tracy che alla fine recita una battuta misteriosa su "arrivare fino in Giappone" o qualcosa del genere, che non c'entra assolutamente nulla con la trama, ma è perfettamente in linea con quanto sarebbe accaduto nel mondo reale di lì a poco.

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Mi inserisco sul tema degli ultimi messaggi con Operazione diabolica (Seconds - 1966), regia di John Frankenheimer.

Rock Hudson viene reso ricattabile da una misteriosa organizzazione, ed utilizzato come un burattino. Rispetto a quasi tutti gli altri film sulle società segrete, qui la prospettiva è molto diversa: il film non pretende di portare a galla verità nascoste o spiegare nulla, in quanto si tratta di un film semi-fantascientifico, ma descrive in dettaglio il reclutamento ed i metodi con cui il malcapitato protagonista viene incastrato. Il film è tutto dal suo punto di vista individuale. Potrebbe piacere a @Sir Wildman

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Speriamo che Civil war (2024) non sia un caso di programmazione predittiva, sulla falsariga ad esempio di Pearl Harbor (2001), uscito 3/4 mesi prima dell'11 settembre, e Passaggio a nord ovest (1940), con Spencer Tracy che alla fine recita una battuta misteriosa su "arrivare fino in Giappone" o qualcosa del genere, che non c'entra assolutamente nulla con la trama, ma è perfettamente in linea con quanto sarebbe accaduto nel mondo reale di lì a poco.

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Mi inserisco sul tema degli ultimi messaggi con Operazione diabolica (Seconds - 1966), regia di John Frankenheimer.

Rock Hudson viene reso ricattabile da una misteriosa organizzazione, ed utilizzato come un burattino. Rispetto a quasi tutti gli altri film sulle società segrete, qui la prospettiva è molto diversa: il film non pretende di portare a galla verità nascoste o spiegare nulla, in quanto si tratta di un film semi-fantascientifico, ma descrive in dettaglio il reclutamento ed i metodi con cui il malcapitato protagonista viene incastrato. Il film è tutto dal suo punto di vista individuale. Potrebbe piacere a @Sir Wildman

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Il dottor Mabuse (Dr. Mabuse, der Spieler)
Film del 1922 diretto da Fritz Lang, tratto dal romanzo omonimo di Norbert Jacques.
. È una delle pellicole più celebri del cinema espressionista tedesco.


Mabuse - Il padre di tutti i film sul complotto.

Nel 1922, Fritz Lang creava un personaggio che sarebbe diventato ricorrente nella sua filmografia, un persuasore che tramite la finanza tiene in scacco i governi e la malavita.
Il burattinaio del mondo, Soros antelitteram, ma smodatamente malvagio
. Non esiste davvero, ma in metafora è la convergenza di tutti i complotti.

Vi è una concentrazione di danze e di delitti, di passione per il gioco e per la cocaina, di jazz e di retate poliziesche. Non manca neppure uno dei sintomi degli anni del dopoguerra: manovre in borsa, ciarlataneria e fascino dell'occulto, prostituzione e gozzoviglie, contrabbando, ipnosi e falsificazione, espressionismo, violenza e delitto.

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Il dottor Mabuse, medico psicoanalista, è l'incarnazione del male: capace di impadronirsi di immense fortune condizionando la borsa con mezzi illeciti, dedito al gioco d'azzardo e alla fabbricazione di denaro falso, ha come fine ultimo delle sue azioni la manipolazione degli individui e della realtà.
Mabuse commissiona inizialmente il furto di un contratto commerciale, seminando il panico nel mercato azionario. I prezzi crollano e il genio malefico riesce a fare razzia dei titoli. Successivamente il contratto viene fatto ritrovare e i titoli riprendono valore.
Mabuse diventa ricchissimo.
Immerso nell'ambiente della malavita, in cui opera come un'entità oscura e onnipotente, Mabuse si rende autore delle azioni più malvagie
, eliminando ogni nemico o presunto tale. Mabuse, vestendo i panni dell'agitatore, sobilla la folla contro la polizia.
Un protagonista della rivolta dirà che, pur non avendo mai conosciuto l'agitatore, era rimasto come soggiogato dalla sua retorica. Il dottore, sebbene sia in grado - tramite l'ipnosi e il magnetismo indotto - di soggiogare la mente delle persone, non riesce a far innamorare la contessa che egli ama e che tiene prigioniera.
Alla fine il malefico psicoanalista, dopo essere sfuggito a una sparatoria, impazzisce rimanendo vittima dei propri incubi.

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«Con Il dottor Mabuse, Fritz Lang unì l’espressionismo degli scenari all’intreccio poliziesco, di cui rimase sempre uno specialista. Il suo protagonista aveva alcuni tratti caratteristici di Fantômas, ma la bisca di cui era tenutario dava una chiara immagine della depravazione tedesca al tempo dell’inflazione; i conflitti tra banditi e poliziotti ricordavano gli scontri che si ebbero per le strade e che furono ordinati da Noske, allora ministro degli interni.»
(Georges Sadoul)




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The Conspiracy è un film Canadese del 2012, diretto da Christopher MacBride.
Con Aaron Poole e James Gilbert.


Stuzzicante e stimolante mockumentary che narra di complotti, società segrete e occulte che controllano e influenzano il corso della storia da migliaia di anni.


The Conspiracy usa la strategia linguistica del finto documentario
.

Due amici, per un non meglio definito motivo, riprendono un predicatore di strada che grida alla cospirazione mondiale. Questi scompare e loro decidono di indagare sul fatto.
Cominciano scettici a seguire le teorie complottistiche che lui aveva tracciato (11 settembre, scie chimiche, bilderberg group, nuovo ordine mondiale, ecc.) fino a scoprire la segretissima setta dei Tarsus Club, fondata sul culto del dio Mitra.

Troveremo tra gli illuminati anche il nostro Berlusconi, mentre il Bush Senior e altri illustri potenti della politica
(compreso il defunto J.F. Kennedy) e della finanza, illustreranno, in maniera lucida, la loro visione sul ‘nuovo ordine mondiale’. Il docu-film parte da molto lontano, nella storia dell’umanità, affermando dell’esistenza di una società segreta nata migliaia di anni fa in Mesopotamia e adoratrice della divinità Mitra e della caccia al toro, tramandata da secoli e secoli da parte del misterioso ‘The Tartus Club’.

E più penetrano i segreti di questa arcaica organizzazione, più i due amici capiscono di avere a che fare con un sistema di poteri da cui non sanno se riusciranno a sfuggire.

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C’è il dualismo tra massa e padroni, la schiavitù capitalistica, la globalizzazione, il controllo delle nascite, le sette segrete di potenti che vogliono impadronirsi del mondo, le confabulazioni dei politici a danno dei propri cittadini. Il mondo è meschino, la gente è sorda e cieca. La Verità rimane nascosta ai più.

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«Ci sono stati molti riferimenti visivi in questo film: Catfish, The Cove - La baia dove muoiono i delfini, Exit through the Gift Shop sono tutti esempi di mockumentary a cui mi sono ispirato per The Conspiracy. Il direttore della fotografia Ian Anderson è stato il compagno perfetto per questo film, dal momento che avevo apprezzato moltissimo i suoi precedenti lavori. Ciò che è stato in grado di fare nel mondo del micro-budget è diventato un modello di lavoro che ho voluto adottare anche io nel mio film»

Christopher MacBride


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City of Lies - L'ora della verità (City of Lies) è un film del 2018 diretto da Brad Furman. con Johnny Depp e Forest Whitaker.

La pellicola è l'adattamento cinematografico del libro LAbyrinth scritto da Randall Sullivan, che ripercorre l'omicidio di Notorious B.I.G. e l'omicidio di Tupac Shakur, seguendo le indagini del detective Russell Poole, aiutato dal giornalista Jack Jackson.

“- Russell Poole: Se troviamo un collegamento tra l'agente e l'omicidio di Biggy, il dipartimento di polizia crollerà.
- Jack Jackson: Per la città sarebbe la rovina...”

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Russell Poole è un ex-detective che ha dedicato la sua vita al caso mai risolto sugli omicidi, a fine anni novanta, delle due star del rap Tupac Shakur e Notorius B.I.G..
Vent'anni dopo riceve la visita di Jackson, un reporter dell'ABC che a sua volta legò a quel caso il suo unico momento di notorietà realizzando il documentario che gli valse un Emmy Award. I due conducono insieme una nuova indagine decisi a smascherare il coinvolgimento della corrotta polizia di Los Angeles.


“Un omicidio come questo resta irrisolto solo se la polizia non vuole risolverlo.”


Il corpo di Los Angeles sarebbe stata parte della guerra tra gang e avrebbe avuto una banda al suo interno.

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The After

Un dramma intenso, una produzione che riesce a condensare in soli 18 minuti una grande storia. Un cortometraggio incentrato sul tema del lutto. Un autista in lutto prende a bordo un passeggero che lo aiuta ad affrontare il passato.

Si è visto assegnare la candidatura all’Oscar come Miglior cortometraggio del 2024,The After”, diretto dal famosissimo fotografo Misan Harriman, al suo esordio alla regia.
Con David Oyelowo, Jessica Plummer, Amelie Dokubo, Ellen Francis,
Sule Rimi


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Una nota importante riguarda l’intensa ed emozionante colonna sonora, firmata dal siciliano (ma americano di adozione) Francesco Le Metre, che vanta collaborazioni con i maggiori nomi della musica mondiale per il cinema.

Tutta la straziante disperazione di un uomo all’interno di un veicolo fermo, che sarà poi chiarito con la visione di una storia che addolora e allo stesso tempo fa riflettere sulla propria esistenza.
La trama racconta una giornata del taxista Dayo, il quale si appresta a trascorrere del tempo con la moglie e la figlioletta. Un evento premonitore fa capire cosa succederà.
Infatti l’uomo, in maniera rapida e inaspettata, assisterà alla morte della sua famiglia. Sconvolto da questa tragedia senza pari, l’uomo inizierà un viaggio interiore per comprendere come sia possibile andare avanti con la sua vita dopo la tragedia che lo ha devastato.
Attraverso il passaggio di immagini semplici e l’uso di un solo luogo (un taxi) il regista vorrà trasmettere l’idea del modo in cui passa il tempo per chi soffre e del modo in cui si trascina un dolore.


Il regista vuole affrontare in poche battute e scarne immagini due concetti principali: il dolore e il conseguente e necessario processo di guarigione.
La sceneggiatura è composta da dialoghi concisi legati a fatti di vita quotidiana, con poche ma efficaci battute.
La vita, nonostante tutto, va avanti e il mondo non si ferma, questa è la verità inalienabile.
C’è una grande attenzione ai colori e alla scena in generale, che diviene lo specchio di quelli che sono gli stati d’animo e le emozioni del protagonista.

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«Dio non fa errori. Per questo è Dio.»
«Secondo me ne fa. Se prendi una cellula, e aggiri il limite di Hayflick, previeni l’invecchiamento.
Significa che la cellula non invecchia più, diventa immortale. Si divide in eterno e non muore.
L’invecchiamento non è un processo naturale, ma un errore genetico.»


Annihilation

Film del 2018 scritto e diretto da Alex Garland.
Con Natalie Portman, Oscar Isaac, Jennifer Jason Leigh.


La trama di Annihilation ruota intorno alla biologa ed ex soldatessa Lena — interpretata da Natalie Portman. Lena, dopo un breve e dissociato ricongiungimento con il marito che pensava morto in missione, parte per esplorare la stessa misteriosa area contaminata in cui l’uomo è rimasto intrappolato per un anno, e per capire cosa l’abbia ridotto in fin di vita.
La zona denominata come Area X è descritta come un disastro ecologico causato da un misterioso meteorite, una degenerazione che rifrange il DNA di qualsiasi cosa inglobi, mutando la composizione genetica — e l’identità — di ogni forma vivente.

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Le undici spedizioni organizzate per monitorarla sono tutte finite in tragedia, compresa quella a cui ha partecipato il marito del personaggio di Portman, interpretato da Oscar Isaac.
Infatti la seconda spedizione si è conclusa con un suicidio di massa, la terza con una sparatoria tra i membri della missione e l'undicesima li ha visti tornare come ombre di sé stessi per poi morire di cancro pochi mesi dopo.
Lena, a
ccompagnata da altre tre donne, fra cui la psicologa a cui dà il volto Jennifer Jason Leight, dovrà affrontare le minacce di un mondo nuovo ma anche comprenderne il significato più profondo:

"Non sta distruggendo tutto, sta creando qualcosa di nuovo".

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.Se ne deduce l’essenza imperfetta e immanente della forza creatrice, partecipe della stessa trasformazione generale.
Nella zona, caratterizzata da un fortissimo campo magnetico che impedisce a tutti i dispositivi elettronici di funzionare correttamente, le cinque donne si imbattono in una sorprendente mutazione della flora e della fauna locale. I personaggi femminili che entrano nel Bagliore con Lena stanno attraversando il loro più profondo trauma personale. Tra di loro c’è un matrimonio fallito, un bambino morto, un cancro in estensione e una battaglia contro tendenze suicide.
All’inizio, l’Area X assomiglia ad una foresta bellissima e apparentemente tranquilla, quasi fluorescente. Ma poi c’è un attacco da parte di un massiccio alligatore albino con denti di squalo. È una creatura che semplicemente non dovrebbe esistere, proprio come la vita vegetale geneticamente mutata che infesta l’intera area – diversi tipi di fiori crescono dalla stessa radice, il che dovrebbe essere, come Lena sottolinea rapidamente, impossibile.
Giunte presso l'ex base militare, le ricercatrici scoprono una memory card che con tiene una testimonianza sconvolgente prima di notare che loro stesse stanno iniziando a mutare. Apprende che la forma originale di suo marito si è suicidata con una granata al fosforo, e che è stata sostituita da un clone alieno di se stesso.

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Lena poi scopre la posizione della meteora e trova una sorta di sacco che genera cellule con del DNA e replica la sua intera forma fisica.
Il suo clone, che inizia come un manichino metallico, rispecchia ogni sua mossa.
Lena bruciando il faro eradica di fatto gli effetti provocati nell’Area X. Quando ritorna dalla copia clone di suo marito è implicito che anche lei non sia più la stessa persona. Da un punto di vista letterale, le sue cellule sono mutate e, simbolicamente, la persona che pensava di essere è stata completamente annientata.

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Il tatuaggio,
che appare (e scompare) anche sul braccio di altri membri della spedizione, è un uroboros, il serpente che si morde la coda e divora sé stesso: il simbolo raffigura il ciclo infinito di vita e distruzione (“stuck in a continuous mutation” dice la biologa osservando la flora).
All’inizio del film, Lena informa la sua classe che nel corso del semestre avrebbero osservato cellule tumorali in vitro e parlato dell’autofagia. L’autofagia è un meccanismo per il quale “le cellule possono distruggere e riciclare parte del loro stesso materiale”.

Spicca la ricchezza di omaggi allo Stalker di Tarkovskij, la cui presenza si propaga dall’inizio alla fine come una radiazione di fondo, insieme ad altri ammiccamenti cinematografici, tutti di grande gusto: da Apocalypse Now a 2001: Odissea nello Spazio, da La cosa a L’invasione degli ultracorpi.

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“L’Inquilino del terzo piano” (titolo originale: “Le Locataire”) è un film del 1976 diretto da Roman Polanski.

Il film è un thriller psicologico esoterico e fa parte di una trilogia non ufficiale insieme a “Repulsion” (1965) e “Rosemary’s Baby” (1968), entrambi diretti dallo stesso Polanski e con temi simili di alienazione e paranoia.
Ci sono elementi grotteschi a sfondo horror, ospita nel cast anche la francese Isabelle Adjani.

Tratto dal romanzo “Le Locataire chimérique” di Roland Topor, il film racconta la storia di Trelkovsky, interpretato dallo stesso Roman Polanski, un giovane impiegato polacco che si trasferisce in un appartamento vuoto a Parigi.

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L'appartamento è stato abitato fino a pochi giorni prima da una ragazza, Simone Choule, che ha tentato il suicidio gettandosi dalla finestra. Trelkowski si reca quindi all'ospedale per cercare di parlarle riguardo all'affitto dell'appartamento, ma la ragazza è completamente fasciata, in fin di vita e incapace di parlare; per di più, alla vista di Trelkowski sembra avere una crisi isterica. Quando Simone muore in ospedale, Trelkowski entra in possesso dell'appartamento e comincia a essere oggetto di una serie di angherie da parte degli inquilini dello stabile (quasi tutti anziani dall'aspetto inquietante), che iniziano a trattarlo come se fosse la povera Simone. Anche i negozianti della zona sembrano volergli cucire addosso l'identità della donna morta, e Trelkowski, pian piano, inizia a non sapere più chi sia: incapace di distinguere tra realtà e psicosi, comincia a vestirsi come Simone, a comportarsi come lei e ad avere inquietanti e allucinate visioni circa gli altri condomini.

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"Che diritto ha la mia testa di essere me?"

A lungo andare, la situazione si fa sempre più drammatica: Trelkowski sospetta anche di Stella, conosciuta al capezzale di Simone, di cui era amica, con cui aveva stretto un forte rapporto.

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Sopraffatto dalla sua follia, Trelkowski si getta dalla finestra, tentando di suicidarsi come la precedente inquilina. All'ospedale, Trelkowski è completamente fasciato, in fin di vita e incapace di parlare. Un ultimo sprazzo di lucidità lo porta a vedere se stesso al proprio capezzale, nel tentativo di parlargli circa il subentro nell'appartamento. L'anello temporale si chiude. Trelkowski, completamente calato nella vita di Simone Choule, non può far altro che urlare disperato mentre guarda se stesso ricominciare dall'inizio l'intero ciclo narrativo, come in un diabolico e infinito gioco di specchi.


Il film esplora i temi dell’alienazione sociale, dell’identità personale, e si svolge in una atmosfera inquietante e claustrofobica.
“L’Inquilino del terzo piano” è stato elogiato dalla critica per la sua regia impeccabile di Polanski, la sua interpretazione magnetica e il suo stile unico. Il film offre una riflessione sulla natura umana, l’ossessione e la paura del diverso. È una visione disturbante e coinvolgente che affascina gli spettatori con le sue complessità psicologiche e simboliche.

Tuttavia, è importante notare che il film è stato anche oggetto di controversie in quanto Polanski, il regista e interprete principale, è stato coinvolto in uno scandalo giuridico legato a reati sessuali nel 1977, poco dopo l’uscita del film.

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«Se lasciate andare mia figlia, la storia finisce qui. Non verrò a cercarvi, non vi darò la caccia.
Ma se non lo farete, io vi cercherò, vi troverò... e vi ucciderò.»
(Bryan Mills)

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Io vi troverò (Taken), noto anche come Io vi troverò - Taken, è un film del 2008 diretto da Pierre Morel.
La pellicola di produzione francese, con protagonista Liam Neeson, vede il regista Luc Besson in veste di sceneggiatore e produttore.
Con Liam Neeson, Maggie Grace, Famke Janssen, Xander Berkeley, Katie Cassidy, Olivier Rabourdin
La figlia minorenne di un ex agente segreto viene rapita da un'organizzazione che commercia in prostitute. L'uomo ha le ore contate per mettersi sulle tracce dei criminali.

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Bryan: Sono lì riesco a sentirli… ricorda… concentrati…
avvicina il telefono fammeli sentire!!!


L'agente segreto Bryan, dopo tanti anni di servizio nei quali ha più e più volte sacrificato la famiglia per amore della patria, si è dimesso per poter stare vicino alla figlia diciassettenne che vive con la madre e il facoltoso patrigno in una lussuosa villa a Los Angeles. Quando Kim gli chiede il permesso di poter andare a Parigi con un'amica lui, da prima un po' titubante, acconsente a patto che la figlia lo chiami ogni giorno e lo informi dei suoi spostamenti. Giunte nella capitale francese le due ragazze vengono rapite da un'organizzazione che commercia in prostitute per venderle al miglior offerente. Bryan ha le ore contate per mettersi sulle tracce dei criminali e ritrovare Kim.

Marko: "Buona fortuna!"
Bryan: "Ti avevo detto che ti avrei trovato…!"




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“L’Inquilino del terzo piano” (titolo originale: “Le Locataire”) è un film del 1976 diretto da Roman Polanski.

Il film è un thriller psicologico esoterico e fa parte di una trilogia non ufficiale insieme a “Repulsion” (1965) e “Rosemary’s Baby” (1968), entrambi diretti dallo stesso Polanski e con temi simili di alienazione e paranoia.
Ci sono elementi grotteschi a sfondo horror, ospita nel cast anche la francese Isabelle Adjani.

Tratto dal romanzo “Le Locataire chimérique” di Roland Topor, il film racconta la storia di Trelkovsky, interpretato dallo stesso Roman Polanski, un giovane impiegato polacco che si trasferisce in un appartamento vuoto a Parigi.

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L'appartamento è stato abitato fino a pochi giorni prima da una ragazza, Simone Choule, che ha tentato il suicidio gettandosi dalla finestra. Trelkowski si reca quindi all'ospedale per cercare di parlarle riguardo all'affitto dell'appartamento, ma la ragazza è completamente fasciata, in fin di vita e incapace di parlare; per di più, alla vista di Trelkowski sembra avere una crisi isterica. Quando Simone muore in ospedale, Trelkowski entra in possesso dell'appartamento e comincia a essere oggetto di una serie di angherie da parte degli inquilini dello stabile (quasi tutti anziani dall'aspetto inquietante), che iniziano a trattarlo come se fosse la povera Simone. Anche i negozianti della zona sembrano volergli cucire addosso l'identità della donna morta, e Trelkowski, pian piano, inizia a non sapere più chi sia: incapace di distinguere tra realtà e psicosi, comincia a vestirsi come Simone, a comportarsi come lei e ad avere inquietanti e allucinate visioni circa gli altri condomini.

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"Che diritto ha la mia testa di essere me?"

A lungo andare, la situazione si fa sempre più drammatica: Trelkowski sospetta anche di Stella, conosciuta al capezzale di Simone, di cui era amica, con cui aveva stretto un forte rapporto.

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Sopraffatto dalla sua follia, Trelkowski si getta dalla finestra, tentando di suicidarsi come la precedente inquilina. All'ospedale, Trelkowski è completamente fasciato, in fin di vita e incapace di parlare. Un ultimo sprazzo di lucidità lo porta a vedere se stesso al proprio capezzale, nel tentativo di parlargli circa il subentro nell'appartamento. L'anello temporale si chiude. Trelkowski, completamente calato nella vita di Simone Choule, non può far altro che urlare disperato mentre guarda se stesso ricominciare dall'inizio l'intero ciclo narrativo, come in un diabolico e infinito gioco di specchi.


Il film esplora i temi dell’alienazione sociale, dell’identità personale, e si svolge in una atmosfera inquietante e claustrofobica.
“L’Inquilino del terzo piano” è stato elogiato dalla critica per la sua regia impeccabile di Polanski, la sua interpretazione magnetica e il suo stile unico. Il film offre una riflessione sulla natura umana, l’ossessione e la paura del diverso. È una visione disturbante e coinvolgente che affascina gli spettatori con le sue complessità psicologiche e simboliche.

Tuttavia, è importante notare che il film è stato anche oggetto di controversie in quanto Polanski, il regista e interprete principale, è stato coinvolto in uno scandalo giuridico legato a reati sessuali nel 1977, poco dopo l’uscita del film.

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Proprio da poco, L'inquilino del terzo piano è stato uno degli 8 film che ho guardato in una maratona, tutti in un giorno (circa 15 ore). Sono tutti collegati tra loro a livello di trama, temi, stile eccetera. Anche guardandoli su più giorni, secondo me sono comunque film che armonizzano molto bene se visti a breve distanza l'uno dall'altro.

L'unico che non avevo mai visto è il numero 4, con Mia Farrow, molto buono ma che penso arriverebbe comunque ultimo se li dovessi classificare. L'ordine in cui li ho guardati, e con cui mi sono trovato bene, è il seguente:

1) Rosemary's baby (1968)
2) Angoscia (1944)
3) Suspense (1961)
4) Demonio dalla faccia d'angelo (1977)
5) Il profumo della signora in nero (1974)
6) Taxi driver (1976)
7) L'inquilino del terzo piano (1976)
8) Shining (1980)

Charles Boyer ed Ingrid Bergman in Angoscia (1944) di George Cukor.jpg
Il profumo della signora in nero (1974).png

 
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