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Cattive acque (Dark Waters) è un film del 2019 diretto da Todd Haynes

Interpreti: Mark Ruffalo, Anne Hathaway, Tim Robbins, Victor Garber, Mare Winningham, William Jackson Harper e Bill Pullman.

Il film racconta il caso di Robert Bilott contro la società di produzione di prodotti chimici DuPont a seguito dello scandalo dell'inquinamento idrico di Parkersburg con prodotti chimici non regolamentati. La pellicola si ispira ad una vicenda realmente accaduta e portata alla ribalta internazionale da un articolo del The New York Times di Nathaniel Rich, pubblicato il 6 Gennaio 2016. “Cattive acque” racconta i diciannove anni della lotta dell’avvocato Bilott contro la DuPont, industria chimica potentissima. Irénée du Pont era un chimico ed imprenditore francese che emigrò negli Stati Uniti d’America nel 1799 e fondò nel 1802 la società come fabbrica di polvere da sparo. Grazie alla guerra d’indipendenza e alla successiva guerra civile americana prosperò rapidamente. A inizio XX secolo diversificò la propria produzione, con la chimica e negli anni trenta anche nell’auto.

Bilott ha anche scritto un libro di memorie, intitolato Exposure, che descrive in dettaglio la sua ventennale battaglia legale contro la DuPont.


"È più facile immaginare la fine del mondo che quella del capitalismo"

L'avvocato, Robert Bilott (Mark Ruffalo), è un difensore delle imprese che esercita a Cincinnati, in Ohio. Un giorno si presenta nel suo ufficio il contadino Wilbur Tennant (Bill Camp), suo vecchio conoscente, per chiedergli aiuto. L'uomo ha con sé scatole di videocassette per dimostrare che la morte delle sue 190 mucche non sia naturale e vuole che l'avvocato si faccia carico della sua causa. Robert, però, non ha tempo e non gli presta attenzione.
In seguito, il legale si reca nel suo paese natale, Parkersburg, in West Virginia, per far visita a sua nonna e incontrare Wilbur fuori dal posto di lavoro. L'allevatore gli mostra i nastri, nei quali sono visibili i cadaveri delle mucche, morte a causa di una strana e inspiegabile malattia. Wilbur è convinto che la colpa sia da attribuire alla compagnia DuPont, una multinazionale sita in città. Avendo preso a cuore la causa, Robert pur di portare a galla la verità, sarà disposto ad affrontare un processo che metterà a repentaglio il futuro della sua carriera, la sua famiglia e la sua stessa vita.Inizia così una lotta legale lunga quasi vent'anni, nella quale Billott cerca di salvare circa 70 mila cittadini a rischio avvelenamento a causa della contaminazione delle acque da parte di DuPont con l'acido.

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Dopo aver visto questo film, non vedrete una pentola antiaderente come prima.
Teflon è un marchio Dupont usato per rivestire le padelle in modo che il cibo non vi si attacchi.
È un polimero sintetico chiamato politetrafluoroetilene, o PTFE, e può essere altamente tossico per l’uomo. Inerte allo stato solido, i pezzi di teflon che si staccano dalle pentole antiaderenti a causa delle abrasioni sono molto nocivi ma i fumi prodotti durante il surriscaldamento possono essere anche più tossici (fonte: verobiologico.it). In parole povere gli interessi economici delle potenti multinazionali vengono prima della salute della collettività. La cosa più inquietante che il film spiega è che il 99% degli esseri umani ha questi veleni nel sangue. La contaminazione è in atto e sta diventando sempre di più globale: è nell’acqua, nei cibi che consumiamo ogni giorno.


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Il caso Minamata (Minamata) è un film del 2020 diretto da Andrew Levitas.

Con Johnny Depp, Bill Nighy, Hiroyuki Sanada, Tadanobu Asano, Jun Kunimura, Akiko Iwase
Johnny Depp interpreta il fotografo Eugene Smith, autore negli anni Settanta di un celebre reportage
sull'inquinamento da mercurio in Giappone.


Il caso Minamata si basa su una storia vera, quella del fotografo W. Eugene Smith (1918-1978).
Rinomato per i suoi reportage pubblicati sulla celebre rivista Life, Eugene aveva documentato la II Guerra Mondiale nel teatro del Pacifico, almeno finché una granata non frenò il suo impegno giornalistico e artistico.
Il film lo vede nel 1971 uscire da uno stato di quasi-reclusione, spronato da una traduttrice giapponese di nome Aileen: la città costiera di Minamata è piagata dall'avvelenamento da mercurio, causato da un inquinamento industriale della compagnia Chisso. Eugene sa che la sua fedele macchina fotografica Minolta può fare la differenza nella sfida con un potere non solo più grande di lui, ma anche degli innocenti traumatizzati, che temono persino le sue buone intenzioni.

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Nato a Wichita nel Kansas, a 13 anni il giovanissimo W. Eugene Smith, che Johnny Depp ha scelto di interpretare, scoprì la vocazione della fotografia. La sua passione divenne una carriera in occasione di un avvenimento significativo e traumatico: il New York Times nel 1934 pubblicò una sua foto del fiume Arkansas, divenuto un mare di fango a causa di alcune tempeste nel Midwest, le stesse che ridussero alla fame suo padre agricoltore, che si suicidò. Nel 1938 Smith era diventato a Newsweek già un punto di riferimento per i fotoreportage, anche se il suo carattere lo rendeva indigesto ai colleghi, specie per la sua convinzione che la sua più maneggevole Contax a 35mm si adattasse meglio al suo lavoro, rispetto alle macchine più ingombranti che gli veniva chiesto di utilizzare. La granata di cui sopra lo colpì nel 1945 durante la Battaglia di Okinawa, mentre ormai le sue immagini su Life erano diventate parte della storia del giornalismo visivo.
Il libro "Minamata", contenente gli scatti che denunciavano la tragedia, fu pubblicato nel 1975: in particolare fece scalpore una foto, "Tomoko and Mother in the Bath" che ritrae una ragazza, affetta dalla Malattia di Minamata (sindrome neurologica causata da intossicazione acuta da mercurio i cui sintomi includono atassia, parestesie alle mani e ai piedi, debolezza dei muscoli, indebolimento del campo visivo, danni all’udito e difficoltà nell’articolare le parole fino a disordine mentale, paralisi, coma e morte), lavata dalla madre nel bagno tradizionale.
Smith morì pochi anni dopo a New York, nel 1978
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L'Événement: la scelta di Anne

Film del 2021 diretto da Audrey Diwan.
Con Pio Marmaï, Sandrine Bonnaire, Kacey Mottet Klein, Anamaria Vartolomei.

Adattamento cinematografico del romanzo autobiografico L'evento (2000) di Annie Ernaux,
ha vinto il Leone d'oro al miglior film alla 78ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.




Francia, 1963. Anne ama la letteratura e ha deciso di farne un mestiere, fuggendo un destino proletario. Sui banchi è brillante, sulla pista da ballo altrettanto. Tra una birra e un twist, dribbla gli uomini che la desiderano come in un romanzo rosa. Ma Anne preferisce la letteratura alta e affonda gli occhi blu tra le pagine di Sartre e di Camus. In un ambiente e in un Paese che condanna il suo desiderio e guarda con diffidenza alla sua differenza, Anne scopre un giorno di essere incinta e privata della libertà di decidere del proprio corpo e del proprio futuro. Intanto conta le settimane e cerca disperatamente di trovare una soluzione.

Oltre alla prospettiva dell’oneroso tabù sociale, la protagonista corre un rischio di natura penale: se da un lato l’aborto le salverebbe la carriera tutelando i suoi progetti di vita, legalmente le farebbe rischiare il carcere.

Stretta nell’affanno del passare delle settimane, dopo un’iniziale fase di spaesamento, Anne si dimostra lucida e risoluta nella sua scelta: abortirà in ogni caso. L’odissea della ragazza è rappresentata dal primo all’ultimo momento, senza sconti né prospettive romanzate.

Il film è doloroso, crudo, violentemente sincero.

Nel suo libro, Ernaux fa esclamare ad Anne:
«Questa materialità pura aveva qualcosa di strano e rassicurante. Né sentimenti né morale».
E poi ancora, verso la fine:
«Ho cancellato l’unico senso di colpa che abbia mai provato a proposito di questo evento».


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LOUIS VAN BEETHOVEN

Film 2020 Biografico - Germania, Repubblica ceca
Regia di Niki Stein
Con Tobias Moretti, Colin Pütz, Anselm Bresgott, Ulrich Noethen, Ronald Kukulies

Estate 1826. Beethoven si reca, insieme al nipote che ha tentato il suicidio a causa dei suoi continui rimproveri, a casa del fratello Nikolaus Johann del quale detesta (ricambiato) la consorte.
Ha più di un problema sia sul piano della salute (la sordità) che su quello economico. Mentre trascorre i suoi ultimi giorni ospitato a pagamento (morirà per le conseguenze di una polmonite contratta in quanto rientrato a Vienna su un carro scoperto) si rivivono la sua infanzia e la sua giovinezza.

E' un'indagine su un carattere scostante la cui formazione viene spiegata dai continui flashback. Il Maestro che tratta rudemente chi più gli sta vicino e che non ha mai avuto una donna che abbia voluto condividere completamente la sua sorte (tranne una, di nobile famiglia, che fu impedita a farlo), ha un passato che, se non lo giustifica, ne spiega le chiusure.

"Suonare una nota sbagliata è insignificante. Suonare senza passione è imperdonabile"

Rivediamo l'infanzia e l'adolescenza di un genio che diviene sempre più consapevole delle proprie qualità ma vive la condizione di dipendenza dai potenti di turno come un giogo inaccettabile.

"Il potere che è uno può tutto contro la maggioranza che non lo è".

La sceneggiatura, scritta dallo stesso Stein, sceglie questo come fil rouge della narrazione mostrando l'insofferenza verso qualsiasi scala gerarchica che venga dettata non dalle competenze ma dal puro e semplice 'titolo'. Pronto a riconoscere i Maestri dal cui ingegno apprendere (Mozart e Haydn) fin dalla più tenera età, a causa di un padre severo con lui e lassista con sè stesso, Ludvig non si concede stravaganze ma non accetta imposizioni. Grazie poi a una colonna sonora ricca di citazioni ci viene anche ricordato che quelle note sul pentagramma avevano un prezzo che non sempre chi ne godeva era disposto a corrispondere. La pirateria musicale non è stata inventata nel XX secolo. Esisteva già all'epoca: se eri nobile, pretendevi di ascoltare senza (adeguatamente) pagare



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L'AMANTE RUSSO

Film di genere drammatico, sentimentale del 2020, diretto da Danielle Arbid, con Lætitia Dosch e Sergei Polunin.
Serhij Volodymyrovyč Polunin, noto come Sergei Polunin, è un artista poliedrico: ballerino classico, attore e modello.
Come primo ballerino freelance, questo giovane ragazzo, classe 1989, è ospite di diversi teatri in tutto il mondo. Dal Royal Ballet, al Teatro alla Scala, al Bolsoj, al Teatro San Carlo fino al Bayerische Staatsballet.
Il film è un adattamento del libro omonimo della scrittrice Annie Ernaux, pubblicato nel 1992.
Il romanzo che fece scalpore negli anni ‘90 viene tradotto in immagini intime, che esplorano la passione di una
donna e la libertà di poterla perseguire.

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“Penso che Annie Ernaux sia una donna libera.” La descrive così la regista.
“Effettivamente, nel 1992, fu attaccata, insultata, disprezzata dalla stampa che la accusava all’epoca di strisciare davanti a un uomo, di passare questi pomeriggi ad aspettare un uomo, di essere una donna sottomessa. A queste polemiche lei rispondeva: “Penso che quando ami non hai limiti. Aspetto un uomo come un uomo può aspettare una donna. Non è il fatto che io sia una donna, è il fatto di essere innamorata”.


Danielle Arbid, racconta la storia di Hélène (Laetitia Dosch), madre divorziata, professoressa universitaria e intellettuale, che instaura una relazione molto passionale con Alexandre (Serguei Polunin), un diplomatico russo, che, però, è già sposato.
Dopo essersi incontrati fuori Parigi, i due iniziano a frequentarsi per diversi mesi, nonostante non abbiano nulla in comune.
Hélène, però, si lascia trasportare dal desiderio che prova verso l'uomo e dalla sensualità, che le dà un senso di potere e allo stesso tempo di abbandono mai provato prima.

Una storia d’amore che è anche storia di sesso; l’intento della regista è proprio mostrare come queste due realtà possano coesistere, poiché spesso una storia tende a concentrarsi più su un solo aspetto alla volta, come fossero due poli separati. Qui viene raccontato cosa significa essere innamorati, partendo proprio dalla semplice passione, da un incontro che si trasforma in più incontri, e viene fatto senza tralasciare nulla.
L’escamotage stereotipato dell’uomo sposato, sia assente che presente, diventa quasi un’entità, una magia, qualcosa da aspettare e in cui sperare, qualcosa che permette di provare cosa significhino l’essenza e l’assenza, l’agonia della lontananza, l’emozione agitata del pre-incontro, la necessità del momento.


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The Post

Film del 2017 diretto da Steven Spielberg con protagonisti Meryl Streep e Tom Hanks.

La pellicola narra la vicenda della pubblicazione dei Pentagon Papers, documenti top secret del dipartimento della difesa degli Stati Uniti d'America, prima sul New York Times e poi sul Washington Post nel 1971.
Un dramma politico alle massime sfere con segreti e rivelazioni, sui diritti e le responsabilità della stampa.


"Ti sto chiedendo un consiglio Bob, non il permesso".

Convinto che la guerra condotta in Vietnam dal suo Paese costituisca una sciagura per la democrazia, Daniel Ellsberg, economista e uomo del Pentagono, divulga nel 1971 una parte dei documenti di un rapporto segreto. 7000 pagine che dettagliano l'implicazione militare e politica degli Stati Uniti nella guerra del Vietnam. Un'implicazione ostinata e contraria alla retorica ufficiale di quattro presidenti.

"Che succede se non li pubblichiamo?
Perderemo. Il paese perderà".


È il New York Times il primo a rivelare l'affaire, poi impedito a proseguire la pubblicazione da un'ingiunzione della corte suprema. Il Washington Post (ri)mette mano ai documenti e rilancia grazie al coraggio del suo editore, Katharine Graham, e del suo direttore, Ben Bradlee. Prima donna al timone di un prestigioso giornale, Katharine decide di pubblicare il monumentale scandalo di stato con buona pace degli investitori (il giornale era allora in fase di ristrutturazione finanziaria) e a rischio della sua azienda, della prigione e della carriera dei suoi redattori. Fedeli al primo emendamento e all'intelligenza dei propri lettori, i giornalisti del Washington Post svelano le manovre e le menzogne della classe politica, assestando il primo duro colpo all'amministrazione Nixon.

Un presidente degli Stati Uniti che dipinge i giornalisti come bugiardi, minaccia la libertà di stampa, limita l'accesso dei media all'informazione, punteggia significativamente la sua carriera politica e personale di fallimenti d'immagine.

"Prendere questa decisione, rischiare il suo patrimonio e l'azienda che è stata tutta la sua vita...
è un atto di grande coraggio!"


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Il film di Spielberg "The Post" s'inserisce all'interno di un filone collaudato che tratta dei rapporti tra potere politico e "quarto potere" e che esalta il coraggio dei giornalisti nel rivelare trame, macchinazioni, manipolazioni esercitate dalle istituzioni. Nel caso specifico, il governo degli Stati Uniti che, pur consapevole dell'impossibilità di vincere la guerra in Vietnam, ha mentito al popolo americano, accreditando progressi militari inesistenti, mirati a coprire l'umiliazione della sconfitta. Una guerra che, è opportuno ricordarlo, ha provocato, solo tra le forze americane, quasi 60.000 morti, più di trecentomila feriti e ha visto impegnato, nel momento dell'escalation del '69 , più di mezzo milione di soldati.
The Post non racconta un'epoca passata ma una storia che si ripete, a riprova che i rapporti tra potere politico e carta stampata presentano una conflittualità ciclica che riemerge come un fiume carsico.
Per realizzarlo Steven Spielberg ha lavorato nelle medesime condizioni dei suoi protagonisti. L'energia è quella di un reportage di guerra ma la regia agisce negli interni delle redazioni o di lussuose dimore, creando opposizioni, spazi chiusi, linee di fuga.



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Going Clear - Scientology e la prigione della fede
Documentario 2015 / Stati Uniti
Regia di Alex Gibney


Questo documentario indaga sulle accuse di abusi e pratiche illegali mosse a Scientology attraverso interviste a ex adepti.
Alex Gibney si è basato sull'omonimo best seller del Premio Pulizer Lawrence Wright. Going Clear: Scientology and the Prison of Belief, un intenso sguardo all'interno della controversa religione di Scientology.
Il film tocca una vasta gamma di aspetti della chiesa, dalla sua origine con un ritratto intimo del fondatore L. Ron Hubbard, ai modi di reclutamento, alle pratiche giornaliere dei funzionari, fino al ruolo delle celebrità che ne fanno parte.

[Su L. Ron Hubbard] Lui cominciò a credere di essere un salvatore, un eroe,
di essere davvero questa figura divina. Era convinto di possedere la cura
per le malattie psicologiche del genere umano e che l'unico motivo per cui
essa non venisse diffusa largamente era che la professione medica aveva
un interesse economico nel mantenere le persone malate. Credo temesse
che qualche psichiatra lo sbattesse in un istituto. Degenerò in una persona
paranoica e terrificante. (Sara Northrup Hollister)


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A partire dal saggio di Lawrence Wright - basato sull'inchiesta condotta dal New Yorker e incentrata su uno dei più celebri fuoriusciti, Paul Haggis (premio Oscar per Crash - Contatto fisico ) - Gibney (con 2 anni di lavoro alle spalle) mette insieme interviste, ricostruzioni, foto e filmati d'epoca, per spiegare le origini e la storia di un culto che deve la sua fama nel mondo soprattutto alla cooptazione di alcuni personaggi famosi del mondo hollywoodiano, tra cui Tom Cruise e John Travolta (che non hanno accettato di essere intervistati da Gibney, ma il documentario ci spiega molto bene, anche se indirettamente, il perché). Forse i due divi sono convinti del loro credo e hanno liberamente scelto di continuare a far parte della setta, ma dal film emerge un clima di intimidazioni, repressione con annessi castighi (fisici e psicologici), umiliazioni e veri e propri ricatti (sfruttando le confessioni intime di ogni adepto), che potrebbero aver incatenato i due attori per sempre. Il culto della chiesa fondata nel 1954 da L. Ron Hubbard, autore di 1000 libretti di fantascienza (!), è un delirio da B movie di fantascienza.

Era appena finita l'era hippie, e quello che proponeva Scientology era come
sballarsi senza droga. Era un luogo dove la gente andava ed esplorava idee
nuove e spesso incontrava persone famose: Leonard Cohen, i musicisti del
Grateful Dead, Rock Hudson. E così comprarono il Celebrity Center.
L'idea era quella di attirare personaggi famosi e usarli come promotori della
religione. (Lawrence Wright)

La chiesa è famosa per i suoi adepti e per le accuse di abusi terribili, ma il suo lato finanziario non richiama la stessa attenzione. Le stranezze di Tom Cruise e compagnia servono solo da cortina fumogena per nascondere gli effetti negativi dell’indottrinamento a cui Scientology sottopone i suoi seguaci meno noti.

Si dipingono come perseguitati, come vittime, e tu ti identifichi con loro.
Ma poi, cominciano a chiederti donazioni sempre maggiori. Mi pressavano
e penso di aver donato 250 mila dollari. Sanno essere convincenti, mi
stavano addosso. Mi dicevo: "Siamo sotto attacco, Paul". (Paul Haggis)


L’indottrinamento è un abuso compiuto in modo lento e metodico. E, spesso, quando capisci cosa sta succedendo è già troppo tardi
Quello che è ancora più inquietante è il personaggio del fanatico (e/o astuto) successore di Hubbard (morto d'infarto senza aver lasciato un "testamento"), David Miscavige, che da una parte ha messo in piedi una colossale guerra contro il fisco (e l'ha vinta), dall'altra segue "al comando" del culto con macchinazioni più moderne a colpi di pubbliche relazioni e milioni di dollari, minacce e mobbing per chi osa ribellarsi.

Tom Cruise era l'uomo perfetto. Miscavige e Cruise, sono stati una sola persona
fin dai tempi di Giorni di tuono. Andava sul set insieme a lui, si lanciava con il
paracadute con lui. Stava sempre con lui. (Mike Rinder)


E davvero inquietanti sono anche le interviste di chi è riuscito a uscirne: Haggis, dopo oltre 30 anni; l'attore Jason Beghe, dopo 12; Marty Rathbun, ex alto dirigente di Scientology (che ha avuto, tra gli altri, anche l'incarico di mandare a monte il matrimonio tra Cruise e Nicole Kidman), dopo 26; e altri, il portavoce dell'organizzazione Mike Rinder, Sylvia Spanky Taylor, che gestiva *********** come Travolta: con le parole e con l'atteggiamento esprimono una sorta di stupore per gli anni passati, ognuno a modo suo, in una totale sottomissione psicologica e culturale, e la sensazione di un successivo risveglio, un ritorno alla realtà.

Durante il percorso di formazione gli adepti possono arrivare a spendere migliaia di dollari
Abbiamo chiuso una parte della nostra mente. Noi ci siamo volontariamente ammanettati.
Abbiamo volontariamente rifiutato cose che ci avrebbero fatto soffrire, se solo le avessimo
guardate. Quando credi davvero in qualcosa non pensi con la tua testa, quindi non posso
condannare coloro che non ne vengono fuori o che si nascondono una volta usciti, perché
si vergognano. Io provo la stessa vergogna. (Paul Haggis)


Scientology chiede per esempio ai suoi affiliati di lavorare per raggiungere l’illuminazione e di pagare per farlo. I costi partono dalla modica cifra di quindici dollari per la consulenza spirituale e l’auditing (una versione della confessione tipica di Scientology guidata da un consulente che manovra un elettropsicometro). Ma durante il percorso di formazione gli adepti possono arrivare a spendere migliaia di dollari e, se indottrinati correttamente, potrebbero perfino desiderare di farlo.


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V: La nostra storia inizia, come spesso capita in tutte le storie, con un giovane politico rampante [Adam Sutler]. È un uomo profondamente religioso e membro del Partito Conservatore, è assolutamente determinato e non ha alcun rispetto per il dibattito politico. Più potere conquista, più evidente è il suo fanatismo e più aggressivi diventano i suoi sostenitori. Poi un giorno il suo partito avvia un progetto speciale nel nome della sicurezza nazionale. All’inizio si crede sia una ricerca per le armi biologiche e viene aiutato senza badare a spese. Tuttavia il vero obiettivo di questo progetto è il potere … la totale e assoluta dominazione egemonica. Il progetto però ha una conclusione violenta ma gli sforzi delle persone coinvolte non sono vani, perché dal sangue di una delle vittime nasce un nuovo modo di condurre la guerra! Immaginate un virus! Il virus più terribile che ci sia, e poi immaginate che siate solo voi a conoscere la cura per debellarlo. Se il vostro fine ultimo è il potere, come usereste al meglio quest’arma? A questo punto della storia entra in scena il nostro amico [Creedy]: è un uomo apparentemente senza coscienza per il quale il fine giustifica sempre i mezzi, ed è lui a consigliare che il bersaglio non sia un nemico della nazione, ma piuttosto la nazione stessa. Vengono scelti tre obiettivi per rendere al massimo l’effetto dell’attacco: una scuola, una stazione della metropolitana e un impianto di depurazione dell’acqua. Muoiono subito diverse centinaia di persone… Alimentati dai media, la paura e il panico si diffusero rapidamente, separando e dividendo il paese finché alla fine si individuò il vero obiettivo. Prima della crisi alla Saint Mary nessuno avrebbe predetto i risultati delle elezioni di quell’anno, nessuno! E poi, poco dopo le elezioni, udite udite il miracolo! Qualcuno credette che fosse stato Dio in persona, ma fu opera di un’azienda farmaceutica controllata da alcuni membri del partito che diventarono oscenamente ricchi. Un anno dopo alcuni estremisti vengono processati, dichiarati colpevoli e giustiziati, mentre viene costruito un monumento per canonizzare le vittime. Ma il risultato finale, la vera genialità del piano, fu la paura… la paura diventò lo strumento ultimo del governo e con esso il nostro politico fu alla fine eletto con la nuova carica appositamente creata di Alto Cancelliere. Il resto, come si suol dire, è storia.




V per Vendetta

Film (2006) di genere azione, fantascienza del 2005, diretto da James McTeigue,
con Natalie Portman e Hugo Weaving.
V per Vendetta, un film attuale basato sull’omonima graphic novel di Alan Moore.

La vicenda si svolge in Inghilterra dove il partito nazionalista del Fuoco dei Norreni è riuscito ad ottenere ampi consensi. Incolpando fantomatici terroristi per i terribili attentati biologici, il partito si nutre della paura del popolo e vince le elezioni. Si instaura così un regime dittatoriale retto dall’Alto Cancelliere, Adam Sutler (John Hurt), che governa la nazione con l’oppressione. Ma un misterioso uomo che si fa chiamare V (Hugo Weaving), rischia di minare il suo potere assoluto. Celandosi dietro la maschera di Guy Fawkes, il celebre cospiratore cattolico che partecipò alla ‘Congiura delle polveri’, V afferma i suoi ideali anarchici.
La maschera, tuttavia, nasconde un uomo frutto dell’immorale condotta di Sutler e testimone dell’ambizione tirannica del Cancelliere. La notte del 4 novembre 2019, V incontra la ribelle Evey Hammond (Natalie Portman) e la salva dalla polizia segreta del governo. Quella stessa sera, in ricordo di Fawkes, l’uomo attenta al potere assoluto ma il piano di V finisce per coinvolgere Evey e tra i due si instaura un rapporto molto complesso. Sutler ordina all’ispettore capo Eric Finch (Stephen Rea) di catturare il terrorista ma Finch desiste dopo aver scoperto l’oscuro segreto del governo.
Intanto V continua a perpetrare la sua vendetta, con la complicità di Evey
, rivendicando ogni atto con la sua personale firma. La ragazza, ammaliata e spaventata dalla furia del vendicatore, fugge ma viene arrestata. Evey subisce orribili torture e, dopo aver dimostrato la sua lealtà a V, scoprirà che il suo aguzzino altri non era che il vendicatore. Ad un anno dal primo attentato, V è pronto per distruggere il Parlamento ma prima deve mettere i suoi nemici l’uno contro l’altro. V viene ferito e l’intervento di Evey sarà essenziale per la riuscita del piano. Intanto, indossate le maschere di Guy Fawkes, il popolo inglese riprende finalmente il dominio sulla nazione.


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V per Vendetta è un film che offre moltissimi punti di riflessione: dal ruolo che il governo dovrebbe avere nella vita dei cittadini che è chiamato a governare, all'importanza di combattere per i propri ideali e la propria libertà di espressione. È anche un film che lascia aperta un'importantissima discussione sul valore dell'arte, non solo come mezzo di espressione di un talento personale, ma anche come cura alla solitudine, alla paura. L'arte diventa una sorta di via di fuga, un sentiero da percorrere per ritrovare benessere anche nei momenti più oscuri. Un discorso che appare quantomeno attuale al giorno d'oggi, con i luoghi della cultura che continuano ad essere chiusi a causa della pandemia. Ed è proprio al tema della pandemia che V per Vendetta si avvicina molto.

All'interno della trama, infatti, allo spettatore viene raccontata la storia di questa Inghilterra distrutta e guidata da un uomo che sa solo spargere odio e intollerenza. Un'Inghilterra che si è ripresa dopo una guerra e che, soprattutto, ha dovuto rimettere insieme i propri pezzi a seguito di un'epidemia che ha portato alla morte di moltissimi cittadini, in maggior parte bambini.
V per Vendetta è dunque un film molto attuale per la capacità che ha di raccontare la paura costante di un popolo tenuto in scacco proprio da un senso di terrore costante che i governanti hanno usato per accrescere il loro potere, per arricchire i loro conti in banca e raccogliere maggior consenso dalle persone.


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V: Buona sera, Londra. […]Alcuni vorranno toglierci la parola, sospetto che in questo momento stiano strillando ordini al telefono e che presto arriveranno gli uomini armati. Perché? Perché, mentre il manganello può sostituire il dialogo, le parole non perderanno mai il loro potere; perché esse sono il mezzo per giungere al significato, e per coloro che vorranno ascoltare, all’affermazione della verità. E la verità è che c’è qualcosa di terribilmente marcio in questo paese. Crudeltà e ingiustizia, intolleranza e oppressione. E lì dove una volta c’era la libertà di obiettare, di pensare, di parlare nel modo ritenuto più opportuno, lì ora avete censori e sistemi di sorveglianza, che vi costringono ad accondiscendere e sottomettervi. Com’è accaduto? Di chi è la colpa? Sicuramente ci sono alcuni più responsabili di altri che dovranno rispondere di tutto ciò; ma ancora una volta, a dire la verità, se cercate il colpevole… non c’è che da guardarsi allo specchio. Io so perché l’avete fatto: so che avevate paura, e chi non ne avrebbe avuta? Guerre, terrore, malattie: c’era una quantità enorme di problemi, una macchinazione diabolica atta a corrompere la vostra ragione e a privarvi del vostro buon senso. La paura si è impadronita di voi, e il caos mentale ha fatto sì che vi rivolgeste all’attuale Alto Cancelliere: Adam Sutler. Vi ha promesso ordine e pace in cambio del vostro silenzioso obbediente consenso. Ieri sera ho cercato di porre fine a questo silenzio. Ieri sera io ho distrutto il vecchio Bailey, per ricordare a questo paese quello che ha dimenticato. Più di quattrocento anni fa, un grande cittadino ha voluto imprimere per sempre nella nostra memoria il 5 novembre. La sua speranza, quella di ricordare al mondo che l’equità, la giustizia, la libertà sono più che parole: sono prospettive. Quindi, se non avete visto niente, se i crimini di questo governo vi rimangono ignoti, vi consiglio di lasciar passare inosservato il 5 novembre. Ma se vedete ciò che vedo io, se la pensate come la penso io, e se siete alla ricerca come lo sono io, vi chiedo di mettervi al mio fianco, a un anno da questa notte, fuori dai cancelli del Parlamento, e insieme offriremo loro un 5 novembre che non verrà mai più dimenticato.


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Come sta accadendo nella realtà con il coronavirus, V per Vendetta racconta di una pandemia senza controllo, un male che colpisce le scuole che oggi sono al centro di un dibattito acceso sul bisogno di tenerle chiuse o meno. Nella pellicola si vede un'Inghilterra che somiglia moltissimo all'Italia di oggi: con le persone attaccate ai televisori per ascoltare i bollettini dei telegiornali, facendo il conto delle persone morte e delle rivolte fatte per un governo che non sa gestire la situazione.

Usare il virus (reale o presunto) contro la popolazione per uccidere le democrazie (e non solo) e speculare sui vaccini, dal momento che «l’energia nucleare è inutile in un mondo dove un virus può uccidere un’intera popolazione, lasciandone intatta la ricchezza». In un mondo dove i debiti superano il PIL mondiale di almeno il 350%, è ragionevole pensare che un simile obiettivo sia alquanto probabile, soprattutto quando a proporlo è il principale regista del Great Reset, Klaus Schwab, che, nel suo libro Covid-19: The Great Reset, scrive:

"Ci sono ovviamente differenze fondamentali tra una pandemia e una guerra […] ma l’entità del loro potere di trasformazione è paragonabile. Entrambe hanno il potenziale per essere una crisi trasformativa di proporzioni inimmaginabili in precedenza".


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Gli allora fratelli Wachowski non si limitano a rivelarci cosa stia per accadere (o sia in parte già accaduto), ma sembrano darci anche la chiave di risoluzione del problema. Ci dicono che il regime può essere abbattuto solo distruggendo i simboli del Potere, idea che viene tradotta plasticamente nell’esplosione del Palazzo del Parlamento. È per questo che dopo aver fatto saltare l’Old Baley (simbolo del potere giudiziario), V decide con l’aiuto di Evey di far saltare il palazzo del Parlamento (simbolo del potere legislativo e esecutivo), sull’esempio della congiura delle polveri, il complotto (fallito) ordito da un gruppo di cattolici inglesi, che consisteva nel far esplodere la Camera dei Lord durante la cerimonia di apertura del Parlamento, al fine di uccidere il re e il suo governo.

La fiction si conclude con una immensa folla vestita di nero e ricoperta dalla maschera sorridente di Guy Fawkes, che marcia unanime verso il Palazzo del Parlamento, davanti un esercito attonito e incapace di reagire. Allo scoppio del Palazzo si scoprono i visi di tutti i cittadini, che prima anonimi, riscoprono ora il loro essere uomini e donne liberi. Infine, l’ispettore capo Eric Finch, riferendosi a V, domanda: «Chi era lui?», ed Evey risponde: «Era Edmond Dantès. Ed era mio padre. E mia madre, mio fratello, un mio amico. Era lei, ero io, era tutti noi».


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V: Ricorda per sempre il 5 novembre, il giorno della congiura delle polveri contro il parlamento. Non vedo perché di questo complotto nel tempo il ricordo andrebbe interrotto

Evey: Tu pensi che far saltare in aria il parlamento renderà migliore questo paese?

V: Non vi sono certezze, solo opportunità. […] I popoli non dovrebbero avere paura dei propri governi, sono i governi che dovrebbero aver paura dei popoli.

Evey: E tu farai in modo che questo accada facendo esplodere un palazzo?

V: Il palazzo [del Parlamento] è un simbolo, come lo è l’atto di distruggerlo. Sono gli uomini che conferiscono potere ai simboli. Da solo un simbolo è privo di significato, ma con un bel numero di persone alle spalle fare saltare un palazzo può cambiare il mondo. La violenza si può usare per una buona causa.



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The French Dispatch of the Liberty, Kansas Evening Sun

Regia: Wes Anderson
Film USA 2021
Interpreti: Bill Murray, Benicio del Toro, Frances McDormand, Jeffrey Wright, Adrien Brody, Tilda Swinton, Timothée Chalamet, Léa Seydoux, Owen Wilson, Mathieu Amalric, Lyna Khoudri, Elisabeth Moss, Saoirse Ronan Willem Dafoe, Edward Norton, Christoph Waltz

Arthur Howitzer Jr., direttore del giornale "The French Dispatch", muore improvvisamente per un attacco di cuore. Secondo le volontà espresse nel suo testamento, la pubblicazione del giornale viene sospesa dopo un ultimo numero d'addio, in cui vengono ripubblicati i migliori articoli delle passate edizioni, insieme a un necrologio.

IL REPORTER CICLISTA
Herbsaint Sazerac fa un giro in bicicletta per la città di Ennui, mostrandone alcune zone tipiche come la sala giochi, il caffè Le Sans Blague e un vicolo di borseggiatori. Mette a confronto il passato e il presente di ciascun luogo, mostrando la coesistenza di continuità e cambiamento.

UN CAPOLAVORO NEL CEMENTO
Moses Rosenthaler, artista mentalmente disturbato che sta scontando una pena nella prigione di Ennui per omicidio, dipinge un nudo astratto di Simone, agente penitenziaria con cui sviluppa una forte relazione. Julien Cadazio, mercante d'arte che sta scontando una condanna per evasione fiscale, è attratto dal quadro dopo averlo visto in una mostra d'arte per detenuti, e lo compra nonostante le proteste di Rosenthaler. Al suo rilascio convince la sua famiglia di mercanti d'arte a promuovere il dipinto; Rosenthaler diventa famoso nel mondo dell'arte e si crea una forte richiesta di altre sue opere. Nel frattempo Rosenthaler si dedica, in segreto, ad un progetto a lungo termine.

Tre anni dopo Cadazio e una folla di collezionisti, esasperati per la mancanza di altre opere disponibili, irrompono nella prigione per costringere Rosenthaler a produrre nuovi quadri. Scoprono che ha dipinto una serie di dieci enormi affreschi nella sala della prigione. Arrabbiato per il fatto che i dipinti sono inamovibili, Cadazio ha un alterco con Rosenthaler. Segue una rivolta dei detenuti, che aggrediscono i collezionisti. Per il suo intervento in difesa dei collezionisti, Rosenthaler verrà rilasciato in libertà vigilata.

Cadazio riuscirà a fare uscire gli affreschi dalla prigione, trasportando con un aereo cargo l'intero muro in un museo privato in Kansas.

REVISIONI DI UN MANIFESTO
La giornalista Lucinda Krementz riferisce di una protesta studentesca che scoppia nelle strade di Ennui e che presto sfocia nella "rivoluzione della scacchiera". Nonostante la sua insistenza nel mantenere "l'integrità giornalistica", ha una breve storia d'amore con Zeffirelli, leader della rivolta. Segretamente lo aiuta a scrivere il manifesto, a cui aggiunge un'appendice di suo pugno.

Juliette, una compagna rivoluzionaria, è critica nei confronti del manifesto. Tuttavia, dopo aver espresso il proprio disaccordo sul testo di Zeffirelli, seguirà il consiglio della Krementz, che dice ai due di "andare a fare l'amore".

Poche settimane dopo, Zeffirelli viene ucciso mentre tenta di riparare la torre della stazione radio pirata del movimento. Una sua fotografia diventa il simbolo dei rivoluzionari.

LA SALA DA PRANZO DEL COMMISSARIO DI POLIZIA
Durante un'intervista televisiva, Roebuck Wright racconta della sua partecipazione a una cena privata con il commissario della polizia di Ennui, preparata dal leggendario poliziotto-chef tenente Nescaffier. La cena viene interrotta quando il figlio del commissario Gigi viene rapito e tenuto in ostaggio dai criminali. Dopo una serie di interrogatori, la polizia scopre il nascondiglio del rapitore e inizia un appostamento. Dopo una sparatoria, Gigi riesce a far uscire di nascosto un messaggio in codice Morse per "mandare il cuoco". Il tenente Nescaffier viene mandato nel nascondiglio dei rapitori, apparentemente per fornire loro e Gigi del cibo, ma in segreto il cibo è avvelenato. I criminali muoiono tutti per il veleno, mentre Nescaffier (costretto ad assaggiare le pietanze per primo) sopravvive, grazie al suo stomaco di ferro. Lo chauffeur della banda, che non ha mangiato il cibo avvelenato, fugge con Gigi, e conduce la polizia in un inseguimento. Gigi riesce a scappare dal tettuccio e salta nella macchina della polizia, mentre l'auto del criminale cade da una strada sopraelevata.

Nell'ufficio di "The French Dispatch", Howitzer dice a Wright di reinserire un brano cancellato - che risulta essere l'unica nota culinaria dell'articolo - in cui il tenente Nescaffier in convalescenza rivela a Wright che il sapore del veleno era diverso da qualsiasi cosa avesse mai assaggiato prima.

EPILOGO
Nell'epilogo, lo staff di "The French Dispatch" è in lutto per la morte di Howitzer, ma si rimette al lavoro per pubblicare l'ultimo numero, dedicato alla sua memoria.


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Il magazine del film è basato sul The New Yorker, il settimanale americano di cui Wes Anderson è ed è stato lettore accanito sin da giovanissimo, tanto da collezionare i suoi numeri dagli anni Quaranta a oggi.

Il personaggio del direttore, interpretato da Bill Murray, è stato delineato da Anderson ispirandosi al fondatore del New Yorker, Harold Ross, e a una delle più grandi firme del magazine, A. J. Liebling.

Lo scrittore Herbsaint Sazerac di Owen Wilson è ispirato alla figura di Joseph Mitchell, ritrattista attivissimo nel Novecento e appassionato di storie provenienti dalla strada.

Julian Cadazio, che ha il volto di Adrien Brody, è stato scritto da Anderson sulla base di Lord Duveen, un mercante d'arte nato verso la fine dell'Ottocento, a cui The New Yorker ha dedicato nel 1951 un approfondimento di 6 pagine.

Il personaggio di Jeffrey Wright, il giornalista gastronomico Roebuck Wright, è stato creato mixando il - già citato - A. J. Liebling e il buongustaio James Baldwin.



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Bellissima questa discussione! Con calma me la guado per bene (mi sono appena iscritto)
 
Bellissima questa discussione! Con calma me la guado per bene (mi sono appena iscritto)

Benvenuto e grazie.:bow::)




La prigioniera (La prisonnière)

Film del 1968 diretto da Henri-Georges Clouzot.
Con Laurent Terzieff, Bernard Fresson e Elisabeth Wiener


Trama
Parigi. Stan Hassler è un giovane di bella presenza, colto e raffinato, amante delle cose belle. Organizza mostre d'arte, di pittura soprattutto ma con presenza di sculture semoventi e statiche.
Gilbert è un suo amico scultore, sposato con José, e spesso espone le sue opere alle gallerie molto quotate di Stan.

Proprio in una di queste occasioni José e Stan fanno conoscenza: la ragazza rimane affascinata da questo giovane tormentato da un misterioso senso d'inquietudine. Lo frequenta e si accorge che Stan ha una passione segreta per la fotografia.
In casa sua si diverte a fotografare modelle in situazioni bizzarre e provocanti. José confida al marito Gilbert i suoi segreti e questo incrina la loro unione. José continua a incontrare Stan e lui la convince alla fine a posare per lui, anche in coppia con un'altra modella.
Tra José e Stan nasce un legame sentimentale, ma la fragilità psicologica di Stan rende ogni viaggio un'incognita. Gilbert non si dà pace per il legame tra il suo amico e la moglie, e in un'occasione sarà protagonista di una violenta discussione con Stan sul tetto della sua casa parigina. José è sempre più confusa e, pur amando ancora Gilbert, non può resistere al fascino di Stan, con il quale ha trascorso un week-end piacevole fino alla sua partenza improvvisa, infastidito da una banale confidenza fatta da lei. Una circostanza imprevista pone fine alle inquietudini sentimentali di José.

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La fotografia di Andreas Winding è il punto di forza del film. Forse traendo ispirazione dalla scandalosa Storia dell’occhio di Georges Bataille, Clouzot alterna sguardi, dettagli, gesti involontari, approfittando dell’espediente fotografico: certe scene ricordano **** Up.
L'estetica degli anni '60, in tutte le sue forme espressive, dalla moda al design, ha un profondo legame con l'Op Art, l'arte delle illusioni ottiche, degli effetti che destabilizzano l'osservatore, delle geometrie modulari che attraggono e confondono.
Ultima pellicola girata da un regista che raramente fu apprezzato e sostenuto dalla nouvelle vague. In questa storia a tre, con più che evidenti riferimenti al masochismo erotico ed al sadismo sentimentale, Clouzot conclude la propria carriera con un film di vera rottura ed avanguardia dell’immagine ottico-cinetica. A parte tutta la galleria di spettacoli visivi che la mostra raccoglie e rappresenta, l’ossessione per l’immagine e la necessità dello sguardo sono costantemente ripresentati attraverso gli occhi dei protagonisti, che spiano, si cercano, che tradiscono tensione, passione e relazioni che vanno oltre i gesti.


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«L’Italia è una cosa lunga e abbastanza stretta che ha i piedi in Africa e la testa nelle Alpi,
quindi dentro in realtà c’è un mini continente con tanti colori, regioni, dialetti, lingue,
abitudini, cibi. Non è facile riassumerli tutti in una cosa, però si può dire che questo tipo
di cinismo ci appartiene un po’ come popolo.


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Il mondo del cinema è in lutto: è morta all’età di 93 anni Lina Wertmuller.
La regista, che ha firmato commedie indimenticabili come “Mimì metallurgico ferito nell’onore”, “Pasqualino settebellezze” e “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”, aveva ricevuto l’Oscar alla carriera nel 2019.
E' stata la prima donna ad essere stata candidata come regista all’Oscar, nel 1977, con “Pasqualino Settebellezze”.
Nel 2019 la regista aveva anche ricevuto la sua stella sulla Walk of Fame al 7065 di Hollywood Boulevard, a 300 metri dal Chinese Theatre.

“Sono onorata, vi ringrazio tutti. Ho una responsabilità grande, rappresentare l’Italia”, aveva detto la regista.

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La sceneggiatrice e scrittrice aveva 93 anni. Classe 1928, era la figlia di Federico Wertmüller, un avvocato originario di Palazzo San Gervasio (in provincia di Potenza) e proveniente da una famiglia aristocratica di remote origini svizzere, e di Maria Santamaria-Maurizio, romana.
Infanzia nella capitale, quartiere borghese di Prati, fu cacciata da undici scuole per cattiva condotta. Trascinata da Miriam Mafai, s’infiammò alle manifestazioni politiche degli anni Quaranta. Al liceo Cicerone incontrò Flora Carabella, futura moglie di Marcello Mastroianni con cui s’iscrisse all’Accademia teatrale diretta da Pietro Scharoff.
Decisiva la collaborazione con celebri registi teatrali, tra i quali Guido Salvini, Giorgio De Lullo e Garinei e Giovannini. Il suo esordio come regista è avvenuto nel 1963 con «I basilischi», amaro e grottesco racconto della vita di alcuni poveri amici del sud Italia, che le valse la Vela d’argento al Locarno Festival. Nel 1968, celata sotto lo pseudonimo Nathan Witch, ha diretto un western all’italiana, «Il mio corpo per un poker» con Elsa Martinelli.

«Non si può fare questo lavoro perché si è uomo o perché si è donna. Lo si fa perché si ha talento.
Questa è l’unica cosa che conta per me e dovrebbe essere l’unico parametro con cui valutare a chi
assegnare la regia di un film».


Nella seconda metà degli anni sessanta al via la collaborazione con l’attore Giancarlo Giannini, protagonista dei suoi più grandi successi «Mimì metallurgico ferito nell’onore» (1972), «Film d’amore e d’anarchia», «Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto» (1974), «Pasqualino Settebellezze» (1976), «La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia» (1978) e «Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici» (1978).

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«È stata soprattutto la passione a spingermi in questo mondo. Passione che è iniziata subito: prima
l’accademia, poi lo studio ed infine tanta, tanta gavetta che nel tempo mi ha portato a coronare importanti successi».

Nel 1990 diresse Sabato, domenica e lunedì, con Sophia Loren, che ottenne un grande successo. Poi Io speriamo che me la cavo (1992), dall’omonimo libro di Marcello Dell’Orta, che fu accusato di dare un’immagine del Sud distorta e da terzo mondo

«Napoli è la dea della bellezza. La voglia di cantare dei napoletani deriva dalla loro natura di artisti.
Perché disprezzare i mandolini che venivano suonati anche da Cimarosa e Vivaldi. Il Conservatorio
S. Pietro a Maiella contiene un enorme patrimonio musicale, è un forziere inesauribile dove l’incuria
e l’ignoranza hanno fatto marcire cose inestimabili. Qualsiasi paese al mondo avrebbe attinto a
questo patrimonio per creare una stagione speciale d’arte. Napoli dovrebbe diventare, almeno per
quattro/cinque mesi all’anno, Turistlandia, un posto cioè dove tutti potrebbero arrivare guidati dalla
grande vela della musica, dell’arte e della bellezza».

Vedova del pittore, scenografo e scrittore Enrico Job (1934-2008, stavano insieme dal 1965):
«Ho avuto il dono di stare con lui 44 anni, siamo stati due compagni di gioco...
L' unica fregatura è che se ne sia andato troppo presto. »
.

«All’epoca (del matrimonio, ndr) circolò la battuta “per sposare Lina ci voleva la pazienza di Job”, ma a sorpresa l’unione tra queste due persone immerse in una sorta di ammirazione reciproca riuscì felicissima pur nella diversità di gusti e abitudini» (Kezich).

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Una figlia, Maria Zulima , attrice in Francesca e Nunziata (interpretava un’orfanella).
Completando un precedente lavoro, nel 2006 pubblicò da Frassinelli la sua autobiografia, Arcangela Felice Assunta Job Wertmüller von Elgg Espanol von Braucich, cioè Lina Wertmuller, con cui vinse il premio Efebo d’oro (assegnato dai giornalisti cinematografici).

Sull’abitudine (poi in parte abbandonata) di dare ai suoi film titoli lunghissimi:
«I produttori volevano titoli brevi perché secondo loro funzionavano di più, e io invece glieli facevo lunghi.
Per uno scherzo quasi ottocentesco; mi divertiva che non se li ricordassero tutti»

L’oggetto che più di ogni altro l’ha caratterizzata, quegli occhiali bianchi che si è fatta costruire su misura da una fabbrica. L’ordine? 5000 pezzi.


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Non guardare in alto

Don't Look Up è un film del 2021 scritto, prodotto e diretto da Adam McKay.
Attori:
Leonardo DiCaprio, Jennifer Lawrence, Rob Morgan, Jonah Hill, Mark Rylance, Meryl Streep, Tyler Perry, Timothée Chalamet, Ariana Grande, Ron Perlman, Himesh Patel, Melanie Lynskey, Michael Chiklis, Tomer Sisley, Cate Blanchett

Il film è un'allegoria satirica dell'indifferenza mediatica, governativa e culturale alla crisi del cambiamento climatico antropogenico.

Grande e Mescudi hanno anche collaborato alla canzone "Just Look Up" come parte della colonna sonora del film. In una recensione negativa, David Rooney di The Hollywood Reporter ha definito il film "Una satira cinica, insopportabilmente compiaciuta farcita fino alle branchie di star che pretende di commentare la disattenzione politica e mediatica alla crisi climatica, ma in realtà la banalizza.


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La studentessa di astronomia Kate Dibiasky scopre l'esistenza di una cometa non identificata. Il suo professore, il dottor Randall Mindy, calcola che la traiettoria dell'asteroide attraversa quella della Terra e che un impatto avrà luogo in circa sei mesi, uccidendo tutti sulla Terra nel processo.

Accompagnati dall'amico e studioso Teddy Oglethorpe, vanno subito alla Casa Bianca ma il presidente degli Stati Uniti Janie Orlean non sembra incline a fare qualcosa per l'asteroide. Fallisce anche il tentativo di informare la popolazione attraverso un programma televisivo: Kate diventa lo zimbello del web a causa del linguaggio colorito con cui si esprime.



La presidente Janie viene coinvolta in uno scandalo sessuale e decide di affrontare il pericolo annunciato dai tre astronomi per distogliere l'attenzione.

La notizia viene finalmente diffusa dai media e viene annunciato il lancio di un'astronave in grado di colpire e deviare la cometa, salvando il pianeta. Tuttavia, l'operazione viene annullata durante la costruzione quando l'investitore Peter Isherwell, finanziatore del presidente Janie, scopre che l'asteroide è composto da minerali preziosi. La Casa Bianca prevede di sfruttare commercialmente l'asteroide. L'unico modo per farlo è schiacciarlo per ridurne le dimensioni e recuperare i frammenti dopo il loro affondamento nell'oceano.



Kate e Teddy abbandonano immediatamente l'operazione, seguiti da Randall dopo un periodo di sottomissione passiva al presidente americano. Il mondo è ora diviso tra coloro che chiedono la distruzione totale della cometa, coloro che gridano all'allarmismo ingiustificato e coloro che negano che una cometa esista.

Il piano per recuperare i minerali alla fine fallisce, così Janie, Peter e gli americani più ricchi fuggono nello spazio in un'astronave. Randall e Kate trascorrono i loro ultimi momenti con serenità, in compagnia della famiglia di Randall, un ragazzo innamorato di Kate, e Teddy. L'asteroide colpisce finalmente il pianeta.

Ventiduemila anni dopo, il razzo presidenziale atterra su un lussureggiante pianeta alieno. I suoi passeggeri si svegliano dal sonno criogenico e danno un'occhiata all'ambiente circostante solo per essere attaccati e apparentemente uccisi da animali selvatici.


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La Francia ha perso uno dei suoi interpreti più richiesti e promettenti. Gaspard Ulliel, 37 anni anni,
attore e testimonial di diversi e importanti brand internazionali, è morto in un tragico e fatale incidente sui campi da sci.
Cresciuto in una famiglia di designer, Gaspard Ulliel era attore e modello: per anni è stato protagonista dello spot del profumo Bleu di Chanel.
A sei anni l'attacco di un doberman gli lasciò quella cicatrice sulla guancia che sarebbe diventata un suo marchio di fabbrica, un tratto distintivo. Quella assieme allo sguardo di ghiaccio, che imparò a muovere nel modo giusto all'Università di Saint Denis, dove concretizzò la sua volontà di essere attore, cominciata con piccole comparse al tempo del liceo e poi alimentata in modo crescente fino alla svolta, nel 2004. Una Lunga Domenica di Passioni è a maggior gloria di Audrey Tauou, ma è lì che ci si accorge di quanto Gaspard sia bravo, incredibilmente bravo. Quel melodramma storico è un grande successo




«La sua sensibilità e l’intensità della sua recitazione facevano di Gaspard Ulliel un attore eccezionale»,
ha scritto su Twitter la ministra della Cultura, Roselyne Bachelot.

Nel corso della sua carriera, l’attore ha recitato in diverse pellicole note a livello internazionale. Una lunga domenica di passioni (Un long dimanche de fiançailles) di Jean-Pierre Jeunet (2004), gli fece vincere il prestigioso premio Cesar per il “miglior attore-promessa maschile”.



In seguito, ha anche interpretato il ruolo del criminologo cannibale in Hannibal Lecter – Le origini del male (Hannibal Rising), con la regia di Peter Webber. Nel 2014 è stata la volta di Saint Laurent (2014) di Bertrand Bonello, dove ha interpretato il celebre couturier.

Nel 2017 con il film È solo la fine del mondo (Juste la fin du monde) di Xavier Dolan, si aggiudica il secondo premio César – ovvero l’equivalente francese del Premio Oscar – stavolta come miglior attore.

A breve apparirà su Disney + nella nuova pellicola Marvel, Moon Knight.


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Edgar Friendly: Avidità, ipocrisia, abuso di potere... Non è un programma.
John Spartan: È per questo che state qua sotto?
Edgar Friendly: Certo che è per questo. Vedi... Secondo il suo programma io sono il nemico perché
uso il cervello. Mi piace leggere, sono per la libertà di parola e per la libertà di scelta e sono uno
a cui piace sedersi in una bettola a riflettere: "mi faccio una bella bistecca o una lombata alla
griglia con patate al sugo d'arrosto?" Io voglio tenere alto il colesterolo! Voglio mangiare lardo,
burro e formaggio a tonnellate, okay?! E fumarmi un sigaro lungo mezzo metro dove c'è scritto
"vietato fumare"! Voglio andare in strada nudo, spalmato di gelatina verde e leggendo Playboy!
Perché?! Perché a un tratto potrebbe venirmene voglia! Okay, bello? Io l'ho visto il futuro e lo sa
i cos'è? Uno zitellone di mezza età che sta sempre in camicia da notte a bere centrifughe di carote
e mele cantando i ritornelli della pubblicità! Se vivi lassù devi vivere alla Cocteau, fare quello che
vuole lui come vuole lui! Hai un'alternativa: venire qui sotto. Magari a morire di fame.




DEMOLITION MAN
Film del 1993 diretto da Marco Brambilla.

Il film, con protagonisti Sylvester Stallone, Wesley Snipes e Sandra Bullock, racconta la storia di due uomini: un malvagio signore del crimine e un poliziotto senza scrupoli. Messi in criopreservazione nel 1996, sono riportati in vita nell'anno 2032 per ritrovarsi in una società pacifica totalmente stravolta. Alcuni aspetti della trama richiamano il romanzo distopico di Aldous Huxley, Il mondo nuovo (1932).

«Il poliziotto più pericoloso del XXI secolo. Il criminale più spietato del XXI secolo»

Los Angeles, 1996: John Spartan, sergente della LAPD, soprannominato "Demolition Man" per via dei metodi poco ortodossi, riesce finalmente a catturare il folle e spietato criminale Simon Phoenix, a cui dava la caccia da un paio d'anni. Durante l'operazione restano coinvolti anche 30 civili che il criminale aveva preso in ostaggio. In via preventiva, entrambi vengono condannati a "congelamento correttivo" in un crio-penitenziario.

Trentasei anni dopo, il 3 agosto 2032, durante l'udienza per il suo rilascio, Phoenix riesce a liberarsi e fuggire. La polizia interviene ma si ritrova impreparata a far fronte alla violenza del criminale: la società ha infatti subito enormi cambiamenti, Los Angeles ha inglobato le città vicine di San Diego e Santa Barbara diventando San Angeles e ora tutti i cittadini sono educati e tranquilli. I peggiori crimini sono violare il coprifuoco e dire parolacce; la violenza è sparita, tanto che l'allarme "187 Morte-Delitto-Omicidio" non scatta più da diversi anni.

Di fronte al precipitare della situazione, il tenente Lenina Huxley, a conoscenza delle gesta di John Spartan nel XX secolo, assieme all'agente veterano Zach Lamb, ne propone lo scongelamento anticipato, ritenendolo nuovamente l'unica persona in grado di fermare Phoenix. Spartan viene quindi decongelato e informato dei fatti.

Intuendo che la prima cosa che un soggetto come Phoenix possa fare è procurarsi delle armi da fuoco, Spartan, assieme a Lenina e ad Alfredo Garcia, un suo collega, si recano in un museo dedicato alla vita del XX secolo, unico luogo in cui si trovano pistole e simili. Durante l'operazione, dove il criminale riesce a fuggire, Spartan "salva la vita" al dottor Raymond Cocteau, governatore di San Angeles, il quale lo ringrazia invitandolo a cena la sera stessa.

Successivamente Phoenix, colpito dal fatto di sentire continuamente la voce di Cocteau nella sua testa, si reca a casa sua per chiederne il significato. Il governatore gli risponde che, durante l'ibernazione, è stato rieducato allo scopo di uccidere Edgar Friendly, un ribelle che sta a capo di un gruppo formato da diverse centinaia di persone che si rifiutano di vivere secondo lo standard di vita imposto da lui stesso e che vivono nelle gallerie e nelle fogne cittadine.
Phoenix, costretto quindi a obbedire agli ordini, impone a Cocteau di scongelare altri detenuti ibernati nello stesso crio-penitenziario dov'era stato rinchiuso lui, allo scopo di avere man forte durante l'operazione.

Nel frattempo Spartan, accedendo al programma rieducativo di Phoenix, capisce la tresca di Cocteau e lo accusa apertamente. Cocteau allora, nel tentativo di salvarsi la faccia, ordina al tenente di riportarlo nel crio-penitenziario per dare via all'operazione di ricongelamento. La donna però disubbidisce agli ordini dategli e accetta, assieme al collega Garcia, di seguire invece Spartan nel sottosuolo, essendo questo anche l'unico luogo dove un criminale come Phoenix può nascondersi senza dare nell'occhio.

Il problema non è l'imbrattamento degli edifici, né l'inquinamento del rumore prodotto dagli
ordigni esplosivi. Lasciate che vi spieghi: il vero problema è l'uomo le cui iniziali appaiono sui
graffiti detonanti per le strade della nostra città... L'uomo delle iniziali "E.F.", il signor Edgar Friendly.
Purtroppo per un lungo periodo di tempo noi di San Angeles siamo stati afflitti da una banda di
teppisti subterreni. Voi li conoscete con il nome di "relitti", uomini e donne che hanno abbandonato
le comodità della società allo scopo di avvelenare il seno che li ha nutriti e che essi hanno respinto.
C'è stato un tempo in cui consideravamo questi relitti piuttosto patetici e relativamente innocui.
Ora essi hanno un leader. Il signor Friendly è infaticabile nella sua ambizione di infettare la nostra
armonia con il suo veleno e deve naturalmente essere fermato. (Raymond Cocteau)


Durante le loro ricerche però, i tre s'imbattono in Edgar Friendly e la sua gente. Dopo un momento d'iniziale tensione fra il gruppo, John si dimostra amichevole nei confronti di Friendly, esponendogli la sua contrarietà agli ideali di Cocteau.

Raymond Cocteau: Ora avrò carta bianca per la creazione di una perfetta società: la mia società.
San Angeles sarà un monumento alla legge e all'ordine, con la purezza d'una colonia di formiche
e la bellezza d'una perla immacolata...

Dopo avergli suggerito di prendere tutti i suoi affiliati e risalire in superficie per cambiare la società, lo informa che Phoenix lo sta cercando per ucciderlo su ordine di Cocteau.
Dopo una sparatoria, Phoenix rivela a Spartan di essere stato lui stesso, trentasei anni prima, a uccidere i 30 ostaggi dell'autobus prima della sua cattura. Irato da quelle frasi, che gli fanno capire di avere infine pagato per un fatto non commesso, John getta Phoenix in mezzo alla strada.

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Simon Phoenix: Allora, signori, riassumiamo: siamo nell'anno 2032, si scrive due, zero, tre, due,
e cioè nel XXI secolo. E sono dolente di comunicarvi che il mondo è diventato una specie di
parodia effeminata e caramellosa di se stesso, governato da un branco di finocchi con la tonaca.
Per impadronirci di tutto quanto non dobbiamo fare altro che ammazzare un tizio che si fa
chiamare "Friendly", il responsabile di tutto questo. Ahhh, però c'è un premio speciale: possiamo
ammazzare l'uomo che ha messo maggior parte di noi in frigorifero!


Successivamente, il criminale si ribella a Cocteau, lo fa uccidere e progetta di scongelare tutti i peggiori detenuti del crio-penitenziario, in modo da ottenere un esercito con cui conquistare la città.
Nel frattempo, visti i disordini creati, il capo della polizia George Earle cerca di far arrestare Spartan, ma durante lo scontro verbale fra i due, gli agenti vengono raggiunti dai ribelli capeggiati da Friendly che prestano a John le loro armi per andare ad affrontare Phoenix per l'ultima volta.

Venuto a sapere delle intenzioni del criminale, Spartan si reca quindi nel crio-penitenziario, dove ingaggia una lotta senza esclusione di colpi con il nemico di sempre e alla fine riesce a ucciderlo. Il successivo incontro fra i ribelli e i comuni cittadini segna la fine di quel mondo eccessivamente pulito, permettendo la nascita di un nuovo modo di vivere, né anarchico come quello dei primi né restrittivo e controllato come quello dei secondi.

Nella versione originale del film si dice che Taco Bell nel futuro è "l'unica catena sopravvissuta alla guerra dei ristoranti". Poiché Taco Bell detiene una popolarità limitata al di fuori degli Stati Uniti, la versione europea del film la sostituisce con Pizza Hut, con dialoghi ridoppiati e loghi modificati in fase di post-produzione.


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Dell’annosa “crisi” tra Mosca e Kiev i registi ucraini non hanno mai fatto segreto.
A partire dall’evento che fece più clamore presso l’opinione pubblica mondiale legato all’arresto e detenzione del cineasta-attivista Oleg Sentsov avvenuto nell’agosto 2015 per aver contestato le azioni russe contro la Crimea: carcere estremo in Siberia, sciopero della fame per protesta, il Festival di Berlino a sposarne la causa con forti accuse alla Russia sfociate nel 2017 con la programmazione del documentario The Trial: The State of Russia vs Oleg Sentsov firmato dal collega uzbeko residente russo Askold Kurov.




DOMBASS

Dombass del cineasta Sergei Loznitsa, film premiato al Festival di Cannes nel 2018 per la miglior regia nella sezione Un Certain Regard.
Girato a Kryvyi Rih (a 300km a ovest di Donetsk) e diviso in tredici segmenti, è un’esplorazione delle ragioni che hanno nutrito il conflitto oggi deflagrato. Al centro, infatti, è il racconto della lotta armata tra Ucraina e la cosiddetta Repubblica Popolare di Donetsk.
Attori principali: Valerio Andriuta e Boris Kamorzin

“La guerra viene chiamata pace, la propaganda viene presentata come la verità,
l’odio viene chiamato amore: è in questi casi che la vita stessa comincia ad assomigliare alla morte”. (Sergei Loznitsa)


È il 2014, siamo nel Donbass, il bacino del Donec, in Ucraina orientale. I separatisti hanno causato l’ondata di scontri che ha avuto come risultato la proclamazione dello stato della Nuova Russia. Mentre nei palazzi dei potenti si celebrano pomposi e carnevaleschi matrimoni, nelle strade ucraine succede qualcosa di più sconvolgente. A un posto di blocco, tutti i passeggeri di sesso maschile di un bus affollatissimo di linea, vengono fatti scendere e minacciati dai militari di venire arruolati per direttissima. Ma su quel bus c’è anche un giornalista proveniente dalla Germania, che vuole capire e raccontare quello che sta accadendo. È difficile, però, per lui orientarsi in una situazione così complicata: il Donbass è un inferno quotidiano, dove il popolo è costretto a sottrarsi continuamente a bombardamenti improvvisi e i cittadini vengono vessati o raggirati dal corpo militare. Una realtà, quella raccontata nei 13 episodi del film, da cui sgorga l’immagine di un paese socialmente distrutto, dove nessuno si fida dell’altro e la propaganda assomiglia alla verità.


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REFLECTION

Regia di Valentyn Vasyanovych.
Genere Drammatico, - Ucraina, 2021
Un chirurgo ucraino torna a casa dopo esser stato catturato e torturato dalle forze militari russe.
Con Roman Lutskyi, Andriy Rymaruk, Dmitriy Sova, Vasiliy Kukharskiy, Nadiya Levchenko

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Reflection è il racconto di un giovane chirurgo di Kiev che, nella primavera del 2014, viene rapito e imprigionato dai russi presso le tristemente note zone orientali del Paese.
L’uomo viene torturato e intimato al silenzio rispetto agli orrori perpetrati dai militari russi sulla popolazione ucraina, costretta a difendersi da imboscate, atroci torture, incenerimenti di cadaveri che vengono dissolti nel nulla.
Reflection è un’opera straordinaria sul teatro della vita, della morte e sui corpi che le abitano, ma anche sulla verità e sulla menzogna di cui il dispositivo cinematografico diviene sostanziale testimone.

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Si è spento all’età di 71 anni l’attore americano William Hurt.

Hurt, nato a Washington il 20 marzo 1950, interprete versatile e camaleontico, capace di passare con disinvoltura fra i generi, ha alternato teatro (dove ha debuttato), cinema e tv.
Protagonista di film come “Il bacio della donna ragno” per questa interpretazione vinse anche un premio Oscar.
Quella di William Hurt è stata una carriera ricca di ruoli di successo. Il suo primo approccio al cinema arriva dopo aver studiato nella scuola di Michael Howard a New York, a seguito della quale ottiene subito il ruolo nel film "Stati di allucinazione" che già gli garantisce un certo successo.

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In quegli anni viene diretto molto spesso dal regista Lawrence Kasdan che lo sceglie per ruoli in pellicole divenute assai note come "Il grande freddo", "Figli di un dio minore" per cui viene candidato anche al premio Oscar. La statuetta la conquisterà nel 1985 con il film "Il bacio della donna ragno" in cui interpretava un omosessuale finito in carcere. Divenne un attore iconico, amato per la sua riservatezza e la sua intensità interpretativa.
Tra i suoi ruoli più iconici c'è quello di Edward Rochester in Jane Eyre, con Charlotte Gainsbourg diretto da Franco Zeffirelli nel 1996, ma tanti altri sono i film che lo hanno visto protagonista, diretto da grandi registi come Steven Spielberg, David Cronenberg, Ridley Scott, Sean Penn. Aveva preso parte anche ad alcuni lungometraggi firmati Marvel, come ad esempio Capitan America del 2016 e anche Avengers: The Infinity War del 2018. Recente la sua ultima apparizione cinematografica, risale infatti al film Black Widow, uscito nelle sale proprio nel 2021.

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La vita privata
William Hurt ha sempre mantenuto un certo riservo sulla sua vita privata. Si è sposato per due volte, la prima nel 1971 con Mary Beth Hurt con la quale divorziò nel 1982, dopo aver conosciuto la sceneggiatrice Sandra Jennings da cui ebbe il suo primo figlio, Devon. Due anni dopo, però, la relazione era già finita e poco dopo l'attore iniziò una storia d'amore con Marlee Matlin, conosciuta sul set del film "Figli di un dio minore", ma con l'aggravarsi dei problemi di Hurt con la droga, finì dopo poco. In seguito conobbe e sposò Heidi Henderson, dalla quale ebbe due figli Samuel e Willie. Nel 1992 conobbe l'attrice Sandrine Bonnaire, dalla quale nel 1994 ha avuto una figlia, Jeannie. Anche questa storia, però, si concluse nel 1997, dopodiché non ci sono state altre relazioni degne di nota.




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GRANCHIO NERO

Film svedese di genere Thriller, Azione, Avventura, Fantascienza del 2022 diretto da Adam Berg
Con Noomi Rapace e Jakob Oftebro.
Basato sul romanzo omonimo di Jerker Virdborg (inedito da noi) del 2002


Tutto inizia con una comunicazione via radio in cui si avvisa la popolazione svedese dello scoppio di una guerra civile, anche se nessuno ne conosce il motivo. Improvvisamente soldati spietati portano la guerra e il caos, per ben trentasette anni.
In questo futuro post apocalittico sei militari vengono incaricati di portare a termine una missione segreta.

La missione consiste nella consegna di un pacco contenente qualcosa che potrebbe portare, possibilmente, alla fine al conflitto in corso. Tuttavia considerato il territorio che devono affrontare, i sei militari dovranno superare molteplici ostacoli, pattinando sull'arcipelago ghiacciato, prima di raggiungere l'obiettivo e consegnare il pacco. 200 miglia nautiche sono la distanza che devono percorrere pattinando sul ghiaccio per arrivare all’ultima base sicura.

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Ad esso si unirà anche Caroline Edh, una ex pattinatrice adesso arruolata nell’esercito. La sua esperienza sarà assolutamente irrinunciabile per avere la concreta possibilità di giungere al traguardo. La donna accetta l'impresa ardua motivata dalla promessa di ritrovare la figlia di cui ha perso le tracce. Il comandante le mostra una foto che cambia tutto: sua figlia in un campo di rifugiati dall'altra dell'arcipelago.

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Il team cercherà di resistere alle intemperie, alle condizioni avverse e fare attenzione a ogni singola decisione.
Intanto vengono a scoprire che il pacco contiene un virus pericoloso che può distruggere entrambi gli schieramenti, ma Caroline non rinuncia a portare a termine la missione ansiosa di rivedere la figlia, mentre l'altro superstite è contrario.
La donna riesce a portare il virus a destinazione, ma il comando le confessa che la figlia non hanno mai saputo dove fosse e la promessa era
falsa. E la donna si vendica in modo tragico...salvando il mondo.

"Non è la fine della guerra. E' la fine di tutto"
.

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