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Drive My Car (Doraibu mai kā)

Film drammatico giapponese del 2021 diretto da Ryūsuke Hamaguchi, adattamento cinematografico dell'omonimo racconto di Haruki Murakami, contenuto nella raccolta Uomini senza donne (2014).
Attori: Hidetoshi Nishijima, Toko Miura, Reika Kirishima, Yoo-rim Park, Dae-Young Jin, Satoko Abe, Masaki Okada, Perry Dizon, Ann Fite

“Per comprendere se stessi bisogna prima comprendere gli altri.”
Una frase con cui Ryusuke Hamaguchi sintetizza il cuore pulsante di Drive My Car.


Il lungometraggio ha ricevuto quattro candidature ai premi Oscar: miglior film (primo giapponese a raggiungere la candidatura), miglior regista, migliore sceneggiatura non originale e miglior film internazionale, oltre ad aver vinto il Golden Globe per miglior film in lingua straniera


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Il film racconta la storia di Yusuke Kafuku (Hidetoshi Nishijima), un attore e regista teatrale felicemente sposato, fino a quando sua moglie, una drammaturga, è venuta a mancare improvvisamente. Due anni dopo questo tragico evento, Yusuke viene ingaggiato per mettere in scena lo "Zio Vanja" di Checov in un festival teatrale che si tiene a Hiroshima.
Durante le rappresentazioni conosce Misaki (Tōko Miura), una ragazza che è stata scelta per fagli da autista. Trascorrendo sempre più tempo insieme a bordo di una Saab 900 rossa tra un tragitto e l'altro, i due legano molto e anche la riservata Misaki riesce ad aprirsi e a parlare di sé. L'attore e la sua autista iniziano a raccontarsi sinceramente, fino ad affrontare il delicato tema del passato di entrambi.
Watari rivela che avrebbe potuto salvare sua madre nella frana, ma ha scelto di non farlo. Yūsuke rivela che avrebbe potuto salvare sua moglie se fosse tornato a casa per affrontare la discussione che lei voleva avere. Arrivano ai resti della casa d'infanzia di Watari e condividono un momento di tenerezza. Si confortano a vicenda e poi tornano a Hiroshima, dove Yūsuke assume il ruolo di Vanya e dà una performance impegnativa ma appassionata davanti a un pubblico dal vivo.

Nella scena finale vediamo Misaki guidare la macchina di Yusuke (che forse gliel'ha prestata o regalata) per fare la spesa. Ha con sé un grande cane Labrador, segno che realizzato uno dei suoi sogni ed è riuscita a prendere in mano la sua vita.



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Sull'isola di Bergman (Bergman Island)

Film del 2021 scritto e diretto da Mia Hansen-Løve
Con Mia Wasikowska,Tim Roth, Vicky Krieps, Anders Danielsen Lie, Anki Larsson, Melinda Kinnaman, Joel Spira, Stig Biorkman
Sull’isola di Bergman è un film sull’amore per il cinema, la creatività, la forza pervasiva della scrittura sulla realtà (e viceversa), dove realtà e finzione, passato e presente, sogno e veglia si alternano tra loro.


Il film racconta la storia di due registi americani, Chris (Vicky Krieps) e Tony (Tim Roth) in cerca di ispirazione per le sceneggiature dei loro prossimi film. Sono una coppia da diverso tempo e hanno una figlia, eppure, nonostante l'amore, sembra che qualcosa si sia avvizzito nel loro legame. Fiduciosi di trovare l'ispirazione in un posto speciale, la coppia si ritira per l'estate sull'isola tanto cara al grande regista del cinema svedese Ingmar Bergman e che tante volte lo ha ispirato nel corso della sua carriera.

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Giunti sull'isola di Fårö, i due cercano di buttare giù qualche idea, lei è alla ricerca di una storia che racconti un grande amore, mentre lui vuole scrivere un racconti di fantasmi. Immersi nella natura selvaggia del posto, tra le mura dove lo stesso Bergman ha vissuto, Chris e Tony scrivono, assistono a proiezioni, nuotano e fanno lunghe passeggiate....Un giorno Chris, in crisi creativa, inizia a raccontare a Tony il soggetto che sta scrivendo per il suo prossimo film, sperando in un aiuto che non riceve: e qui si aggiunge un nuovo strato di colore, si apre una specie di film dentro il film. Perché mentre Chris racconta, il suo racconto si compie davvero. I due nuovi protagonisti sono una giovane americana di nome Amy (Mia Wasikowska) che arriva sull’isola di Fårö per il matrimonio della sua amica Nicolette e Joseph, il suo amore di gioventù. La passione, pur se rimandata il più possibile, si riaccende fra Amy e Joseph e l’ultima sera vanno a letto insieme. Ma il giorno dopo Joseph torna alla sua vita e alla sua compagna e anche Amy, sebbene devastata, torna a casa dalla figlia e dal suo partner.
Un altro racconto nel racconto che vede gli attori che interpretano Amy e Joseph riunirsi con Chris come se fossero al termine della produzione del film, con Joseph che la saluta molto affettuosamente.


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"Catherine Spaak, una signora che amava andare controcorrente”
(Carla Signoris)


Nata in Francia nel 1945 da una famiglia belga, che aveva tra i suoi membri anche artisti e uomini politici (lo zio fu più volte primo ministro del Belgio), Catherine Spaak, scomparsa il 17 aprile dopo una lunga malattia, ha avuto una carriera costellata di successi. Forte, acerba e curiosa, schietta e consapevole, romantica e volitiva: l’attrice, presentatrice e cantante ha segnato un’epoca.

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Catherine Spaak nella sua carriera lunga sessanta film aveva attraversato il migliore cinema italiano, Risi, Monicelli, Ferreri, Lattuada, Bolognini, confessava di tenere moltissimo al piccolo film che Enrico Iannaccone aveva cucito su misura per lei. Consegnandole, a 73 anni, il ruolo di un magistrato in pensione sofferente di Alzheimer che fugge al mare, a incontrare la terrorista che l'ha rapita tanti anni prima, interpretata dall'iconica Veruschka.
Un viaggio in compagnia della cognata, l'unica della famiglia che l'asseconda e si rifiuta di soffocarla, Carla Signoris, e un giovane problematico con cui condividerà segreti, solitudini, rimpianti, Antonio Folletto.

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"L'immagine che si aveva di Catherine era di una figura algida, distaccata, ma io non ho conosciuto quella donna lì, io ho incontrato una donna calda, che aveva voglia di incontro e condivisione, una grande fame e al tempo stesso preoccupazione nell'affrontare questo personaggio". (Carla Signoris)


Confessava, la Spaak, che dall'esordio a 15 anni il terrore del set non l'aveva mai abbandonata, "un pochino ce l'aveva ancora, sì", conferma. "Aveva paura di non avere memoria, ma insieme ci siamo fatte forza, abbiamo lavorato in un'atmosfera rilassata. C'è stata grande simpatia tra noi. Come due ragazzette alle prese con un gioco. Conservo una foto in cui siamo insieme nel letto, nascoste sotto la coperta per il gelo, a sbellicarci dalle risete: "ma cosa stiamo facendo?"".
Ricorda, Signoris, "Catherine stava ancora bene, era in forma, bellissima e anche molto consapevole, tecnicamente della macchina da presa, fiduciosa del regista ma anche attenta".
Era, La vacanza, un film importante, un ruolo, quello di una donna in fuga dalla sua famiglia, lo sentiva vicino.
"Parlavamo tanto, la sensazione era di avere a che fare con una persona un po' sola, che aveva sofferto nella vita. Cenavamo e parlavamo spesso. Ritornava il ricordo di questo padre assente, era come se i genitori le avessero messo un biglietto del treno in mano e le avevano detto "vai", e una bambina si era trovata da sola in un Paese straniero. Avevo la sensazione che questa solitudine l'avesse accompagnata per tutta la vita. Mentre giravamo aveva un cagnolino, che era la cosa più importante di cui doveva occuparsi tutto il giorno, e questo cagnolino viveva attaccato a lei".

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Nell’intensa vita di Catherine Spaak anche il dramma di una figlia che le venne strappata. L’attrice rimase incinta quando aveva 17 anni. La famiglia del marito, Fabrizio Capucci, la denunciò quando scappò di casa insieme alla figlia Sabrina.

"Non ci siamo ritrovate mai più. Non sono riuscita a recuperare quello che il magistrato ha rovinato. È stata una vendetta dei Capucci. Il lavaggio del cervello di Sabrina ha fatto il resto. Le hanno ripetuto: La mamma è cattiva. Ti ha abbandonato. Offese che hanno lasciato segni indelebili".

La Spaak divenne presto un’icona di un’intera epoca, quasi un modello da emulare, con il suo stile e il suo caschetto biondo. Ne Il sorpasso interpreta la figlia di Bruno Cortona ed è un personaggio fondamentale per capire la storia. E, ancora, ne La voglia matta è invece Francesca la ragazza di cui si invaghisce Ugo Tognazzi. In un cinema maschile e maschiocentrico, si conquista un film a episodi tutto per lei (‘3 notti d’amore’), alterna singolarità d’autore (il maledetto e splendido ‘Break up’ di Marco Ferreri, il bizzarro e irrisolto ‘Non faccio la guerra, faccio l’amore’ di Franco Rossi) e super produzioni (il capolavoro ‘L’armata Brancaleone’ di Mario Monicelli, ‘Madamigella di Maupin’ di Mauro Bolognini). E stringe un sodalizio con il colto e popolare Pasquale Festa Campanile, da ‘Il marito è mio e l’ammazzo quando mi pare’ a ‘Adulterio all’italiana’ fino a ‘Con quale amore, con quanto amore’ e ‘La matriarca’, irresistibile commedia sessantottina in cui è una simpatica e disinvolta erotomane che si ritrova progressivamente sempre più nuda, svelando più l’inesperienza che la purezza, consapevole che il corpo le appartiene ma il cuore pure ha le sue ragioni.

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Divenne signora dei salotti televisivi, con una gentilezza e un fascino senza pari. Sue tre edizioni di Forum, dal 1985 al 1988, con il giudice Santi Licheri. E poi il programma in Rai che l’ha fatta più apprezzare dal pubblico per la sua eleganza e raffinatezza: Harem. Nel salotto di Rai3, Spaak portò diverse ospiti, Marina Ripa di Meana, Margherita Buy, Monica Bellucci, Ornella Muti e tante altre. Ogni puntata tre donne si parlavano e si raccontavano. Dietro le quinte, in attesa di raggiungerle a fine puntata, un “uomo misterioso” che diceva la sua opinione sui temi appena trattati.

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Catherine ha avuto anche una vita sentimentale piuttosto movimentata, ben quattro mariti, ogni sette anni un nuovo matrimonio. Riguardo al rapporto con gli uomini si raccomandava sempre una cosa: non bisogna mai essere troppo generose, ma pensare al rispetto di sé stesse.

Negli anni, oltre a recitare e condurre, ha anche scritto quattro libri e pubblicato delle canzoni.



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"Ne sono successe di cose ultimamente. Primo: volevo sapere chi ha preferito il denaro alla vita? Acciaio e piombo a sangue e anima. Chi è che ha ignorato i vivi? Chi ha permesso che la distanza e le differenze decretassero quale uomo lasciare morire e quale soccorrere e metterlo a sicuro. Chi sono i porci della guerra? Chi gli approfittatori? Chi ha il cuore di pietra e l'anima insensibile? E secondo... Secondo volevo sapere perché. Credevamo che il tempo fosse denaro. Che se trovi il tempi, il denaro poi arriva. Muoviti in fretta, prendi la suite più grande, i telefoni multilinea. Tasto uno, servizio in camera. Tasto due, cameriere pacchetto extra lusso. Esci alle 9 e torni all'una. Scarica tutti i dati. Linea a Praga. Via con le conferenze a distanza. Via AlliedSignal, compra Ciprus Minerals. Entra nei giochi amministrativi. Collegati alle notizie, attingi dai telegrammi freschi. Sedato dal continuo brusio. In quel torpore abbiamo scaricato un cargo. In quel torpore stavamo perdendo infrastrutture, stavamo perdendo sistemi ridondanti, stavamo perdendo gravità specifica. All'epoca la leggerezza sembrava la scelta più sicura. All'epoca la leggerezza sembrava la scelta capace di farci superare i limiti del tempo e quelli emotivi ma... ora so che non era così. Ora so che il tempo scorreva. Ora so che quello che sperimentavamo non era leggerezza ma quello che viene definito a pagina 1513 del Manuale Merck, quindicesima edizione, come "una depressione reattiva prolungata", un'amarezza suscitata dal dover abbandonare il luogo natio. Ora so che questo luogo natio da abbandonare era la sensazione di ricchezza però allora non lo sapevo. Però ci muovevamo in fretta. Questo ci avrebbe allarmate, se ci avessimo riflettuto, ma allora non l'ho capito. I segnali ce ne erano stati, indizi che avremmo dovuto registrare, interpretare, vagliarli per portarli alla condizione generale. Ci muovevamo in fretta. Viaggiavamo leggere. Eravamo più giovani. Io ero più giovane. (Elena)





Il suo ultimo desiderio (The Last Thing He Wanted)

Film del 2020 diretto da Dee Rees.
La pellicola è l'adattamento cinematografico del romanzo omonimo del 1996 scritto da Joan Didion.
Con Ben Affleck, Willem Dafoe e Anne Hathaway, Toby Jones, Rosie Perez.

Elena McMahon, una delle migliori reporter nel suo campo con alle spalle anni di esperienza, sta indagando su un traffico d'armi in America Centrale,


Il film si apre nel 1982 a El Salvador. Qui la giornalista Elena McMahon mentre sta documentando la situazione nel Paese, scopre il presunto coinvolgimento del governo americano in diversi massacri di civili. Dopo un attacco da parte della guerriglia locale in cui rischia la vita, Elena è costretta a tornare in America. Trascorsi due anni continua a non arrendersi indagando su un traffico d'armi in America Centrale, ma diventa un soggetto pericoloso. Così su ordine dei poteri forti, le viene affidato il compito di seguire la campagna elettorale del 1984.
Nel frattempo scopre che dietro al contrabbando si nasconde proprio suo padre.
Incontrato il genitore per dissuaderlo dai traffici illeciti, Elena scopre che l'uomo è gravemente malato e le chiede come ultimo desiderio di consegnare per lui una commissione. Nonostante sia in pieno disaccordo, la giornalista accetta, convinta che in questo modo possa riuscire anche a trovare il bandolo della matassa di questo contrabbando e risolvere il caso. Spinta sempre più nell'occhio del ciclone, la reporter finirà per diventare una delle protagoniste della vicenda, ritrovandosi intrappolata in un'intricata ragnatela, in cui è difficile trovare una via d'uscita pulita.
La sua sfrontatezza e il suo acume la spingono a rischiare la vita e a mettere al sicuro le persone per lei importanti. In primo piano c’è sua figlia, con la quale la donna ha un rapporto complicato, inasprito da questo suo stile di vita.
Ad ostacolarla, perché considerata pericolosa, c’è sia il governo americano che alcune forze straniere. Priva di supporto e lontana dall’amica e collega Alma (Rosie Perez), Elena si affida a Treat Morrison (Ben Affleck), una figura ambigua di cui finirà per innamorarsi...e di cui avrebbe dovuto diffidare.
Forze politiche che cercano di nascondere affari poco puliti, in qualunque modo possibile. La pellicola è uno spaccato giornalistico che vuole incarnare, nella figura di Elena, una forte denuncia nei confronti di tutte quelle istituzioni che profanano il loro ruolo legittimo in favore di interessi e tornaconti personali.


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Il mondo è morto. Un solo sopravvissuto. Poi ci sono gli altri. Strisciano nell'oscurità.
La più strana setta di tutte. Caccia l'ultimo uomo sulla Terra.


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Film di genere fantascienza, horror del 1971, diretto da Boris Sagal, con Charlton Heston e Anthony Zerbe.


In una Los Angeles abbandonata e spettrale si aggira Robert Neville (Charlton Heston), ex medico militare e ultimo uomo sopravvissuto ad un olocausto batteriologico avvenuto due anni prima. La ricerca di generi di prima necessità da una parte e quella di mantenere la propria mente lucida in una realtà alienante dall'altra ne caratterizza le giornate, mentre la lotta armata per la sopravvivenza ne caratterizza le notti. La solitaria esistenza di Neville è infatti messa a repentaglio dal tramonto all'alba dagli assalti della Famiglia, una setta di creature che i veleni della guerra batteriologica hanno trasformato in fotofobici e psicotici albini.

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- Muovi tu, Imperatore. (Neville) [parlando con il busto di Giulio Cesare con cui gioca a scacchi]

Neville scopre di non essere realmente solo. L'incontro con L isa, Dutch e un gruppo di bambini miracolosamente scampati ad una seria intossicazione, ma di cui presentano comunque sintomi leggeri, fornisce a Neville una nuova ragion d'essere.
Il suo sangue, immunizzato da un vaccino sperimentale di sua ideazione, rappresenta la salvezza per un'umanità senza più speranze, poiché ci vorrebbero anni per riprodurre tale vaccino.
Lisa e suo fratello minore Richie al secondo stadio avanzato della malattia, si trasferiscono da Neville mentre Dutch e i bambini restano nel loro nascondiglio

-Io ero un dottore tutto speciale a quell'epoca: mi sforzavo di trovare la cura per malattie che
non esistevano finché qualche dottore non le scopriva. Ora sono l'unico rimedio sulla Terra. (Neville)


Alla sera Neville e Lisa nel provare un momento di piacere subiscono un nuovo assalto da parte della Famiglia ma Neville prevale
Richie viene salvato da Neville; il ragazzo preso dalla compassione vuole convincere la scienziato a curare la Famiglia, poiché anche loro sono esseri umani ma Neville ne è più che contrario.


L'ultimo uomo sulla Terra vive in una fortezza. L'ultimo uomo sulla Terra porta sempre con sé un'arma automatica.
L'ultimo uomo sulla Terra caccia perché l'ultimo uomo sulla Terra non è solo.


Programmata la partenza per abbandonare la città e trasferirsi in montagna insieme agli altri giovani superstiti lasciando quindi la Famiglia indietro che potrà morire da un momento all'altro consumata dalla malattia, Richie coglie l'attimo di solitudine per presentarsi al tribunale cercando di convincere Matthias e i suoi esponenti a farsi curare. Tuttavia, questi dubitano delle parole del ragazzo e lo uccidono.
Robert Neville dopo aver avuto conferma da Richie su quale sia il nascondiglio della setta, si precipita subito li per salvarlo ma troverà solo il corpo senza vita del ragazzo.

E quando avremo finito, quando avremo curato i superstiti, taglieremo la corda. Prendiamo quello che
ci serve e ci rifugiamo in montagna, «fuori dal sentiero dei topi dove i morti persero le loro ossa».
Thomas Eliot si è rivelato un buon profeta oltre che un gran poeta. (Neville)

Lisa, nel frattempo, ormai allo stadio finale della malattia, si imbatte nella Famiglia da cui viene inevitabilmente attirata. L'ultimo incontro tra Matthias e Neville avviene nell'attico di quest'ultimo, che riesce a trarsi in salvo dall'aggressione della Famiglia e portare con sé anche Lisa nella speranza di poterla curare, ma Matthias coglie l'attimo e scaglia una lancia a Neville, colpito proprio davanti a casa sua. All'alba arriva il gruppo di Dutch che trova Neville morente e Lisa in pessime condizioni; prima di esalare l'ultimo respiro, Neville consegna nelle mani di Dutch il flacone contenente il siero per salvare l'umanità.

Come se fossimo al principio del mondo, come se ricominciassimo tutto da capo nel giardino dell'Eden!
Solo che questa volta non ci faremo fregare dal serpente! (Dutch)


Nell'ultima inquadratura, Neville appare senza vita nella fontana davanti a casa sua con le braccia allargate, nella stessa posizione di Gesù crocifisso, il sangue sgorgante dalla ferita si è ormai mischiato all'acqua, immagine del nuovo salvatore dell'umanità.
Quale sarà il prezzo della sopravvivenza?

Il film ha avuto un remake nel 2007, Io sono leggenda (I Am Legend)


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The Trip (I onde dager) è un film del 2021 diretto da Tommy Wirkola.
Con Noomi Rapace e Aksel Hennie

Commedia nera norvegese con accenti splatter che narra le vicissitudini di una coppia in crisi che si concede un week-end fuori città, andando incontro ad un'avventura inaspettata.


Lars è un regista di soap opera insoddisfatto e sua moglie Lisa è un'attrice che non riesce a sfondare. Partiti per un week-end in una baita in riva a un lago, di proprietà del padre di Lars, Mikkel, autista di autobus in pensione che ora vive in un ospizio, entrambi vogliono mettere in pratica intenti omicidiari nei confronti del consorte.

Inizialmente lei scopre lui e lo immobilizza, ma poi arriva l'ingenuo Viktor che ribalta la situazione a favore di Lars che lo aveva ingaggiato per disfarsi del corpo di lei. Nasce una colluttazione nella quale Lars ferisce gravemente ad una mano il ragazzo. Implorato dalla moglie di intervenire, Lars, frastornato, fraintende e uccide Viktor con una fucilata. Nella colluttazione che segue i due coniugi si accapigliano di nuovo e un nuovo sparo diretto alla soffitta finisce per colpire uno dei tre uomini che vi si nascondevano e che improvvisamente piombano sui due litiganti sopraffacendoli.

Si tratta di Petter, Dave e Roy, tre evasi di prigione che si sono rifugiati nella baita disabitata.


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Di fronte a un tentativo di brutalizzazione di Lars, Lisa implora i tre di non abusare di loro con la promessa di ricompensarli con una cifra cospicua. I due coniugi, durante la notte, si liberano e scappano. I due avrebbero la peggio se non intervenisse a sorpresa Mikkel. Questi, avvertito dall'amico Hans che aveva notato strani movimenti della baita, era infatti fuggito dall'ospizio accorrendo giusto in tempo per salvare il figlio.

In altri accesi scontri violenti finiranno uccisi lo stesso Mikkel, e i tre pericolosissimi evasi.

All'arrivo della polizia, i coniugi, dimenticando i recenti forti dissapori, rendono una versione un po' fantasiosa dei fatti. Su idea di Lisa, poi, cavalcano la popolarità del loro caso di cronaca arrivando a vendere i diritti della loro storia per un film hollywoodiano, così da risolvere i problemi economici, che in qualche modo sono stati all'origine di tutti i guai.

Così sul set della pellicola che narra la loro disavventura, Lisa, impersonando se stessa, ha finalmente un ruolo da protagonista, mentre Lars dirige finalmente un vero film.


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"Passato, presente e futuro sono adagiati sulla linea infinita del tempo, in un fluire continuo
e unidirezionale, oppure la loro distinzione non è altro che una ostinata illusione, e sono
in realtà imprigionati in un cerchio in cui ogni successione di avvenimenti è destinato a
ripetersi in maniera immutabile?"


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PROMISES

Un film (2021) sceneggiato dall'autrice francese Amanda Sthers sulla base del suo romanzo omonimo, e da lei diretto e prodotto,
Con Pierfrancesco Favino, Kelly Reilly, Jean Reno, Kris Marshall, Cara Theobold
La vita ci pone spesso di fronte a bivi in cui è difficile scegliere la giusta direzione. Un distillato di nostalgia, rimpianti e promesse mai mantenute
"È un film intimo, una storia che mi appartiene. È classica, garbata, riservata, ma quando si schiude mostra le ferite,
le risate e le lacrime e anche le amicizie fraterne, le passioni, le paure, i traumi e l’ironia della vita” spiega la regista Amanda Sthers, di origine tunisina
.


Sandro, commerciante ed esperto in libri antichi, e è per metà italiano e per metà inglese, e vive a Londra con la moglie Bianca e la figlia Penelope. La sua infanzia tormentata, le amicizie, gli amori, sono gradatamente enunciati in un crescendo emozionale, non temporale.

«Vorrei tornare all’inizio»

Gli avvenimenti sono scanditi poco a poco servendosi di riferimenti calcistici, le partite che il protagonista vede con gli amici fin dall’infanzia, o visivi, come vestiti, capelli brizzolati, telegiornali.

“Ricordatevi di coltivare l’amore che provate l’uno per l’altra”,

Ad una festa incontra Laura, ed è un colpo di fulmine, ma la donna si sposerà il mese successivo, ed entrambi si sforzano di rispettare i reciproci impegni.
Nonostante quello che provano l'uno per l'altra sia molto forte, la vita ha riservato loro altro. I due protagonisti percorrono le loro vite su binari paralleli, la chimica che scaturisce tra loro ad ogni incontro sembra preludere a un impegno sempre rimandato, tacite promesse mai mantenute.

«Scusami per non aver agito al momento giusto»

Alexander vede nel trascorrere del tempo ciò che davvero ha importanza: la sofferenza vissuta durante l'infanzia, i momenti di felicità, le amicizie che a seconda delle occasioni possono trasformarsi da fedeli a dolorose, il fallimento del matrimonio e soprattutto il puro amore, quello vero che non è stato in grado di afferrare.

«Siamo tutti alla ricerca di un significato finché il passato non si ricongiunge col futuro».

I due, incapaci di compiere delle scelte, si ritrovano divorati da un sentimento non consumato, che non fa altro che autoalimentarsi.
Del resto "il tempo non è una linea retta ma una spirale" che, nel caso di Sandro e Laura, sembra destinata ad avvolgersi ostinatamente su se stessa.

La colonna sonora riesce ad esaltare le parti del fil più intense e emozionanti. L'unico limite del film, è l'uso eccessivo del flashback che smorza o il dispiegarsi della storia, costringendo lo spettatore a un notevole sforzo, per immedesimarsi nei personaggi.


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Tre storie si incrociano sullo sfondo di una convulsa Città del Messico. Il giovane proletario Octavio, innamorato di Susana, la moglie adolescente del fratello criminale violento, si mette in testa di fuggire con lei e prova a racimolare i soldi necessari introducendo il suo cane in un giro di combattimenti clandestini.
Daniel, il direttore altoborghese di una rivista, lascia moglie e figlie per andare a vivere con il suo nuovo amore, Valeria, una bellissima modella sulla cresta dell'onda.
El Chivo ha lasciato la famiglia per diventare un terrorista di estrema sinistra. Dopo anni di carcere e alcol, vive da barbone con un branco di cani randagi e, di tanto in tanto, uccide su commissione.

Proprio nel giorno in cui tutti sono convinti che la felicità sia finalmente a portata di mano, un evento fortuito li accomunerà nella disfatta. Fantasmagorica e oscura presenza costante dei primi due episodi è il protagonista del terzo, il borghese-proletario che ha tentato una sintesi impossibile tra due mondi inconciliabili. Mondi uniti soltanto dall'amore - malato - per i cani e dal senso di abbandono.
Storie di amori "cani", amori "********", che si compongono in un beffardo e atroce destino.

 


I surrogati umani robotici uniscono la durabilità di una macchina alla grazia e la bellezza di un corpo umano.
Da quando la maggior parte della gente vive attraverso il suo surrogato il nostro mondo è diventato un posto
più sicuro, dalla vostra poltrona accumulante, con il solo potere della mente, potete controllare il vostro
surrogato e farlo andare nel mondo reale... potete vivere la vostra vita senza più limiti, senza esporvi a
rischi e pericoli di alcun tipo...


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Il mondo dei replicanti (Surrogates)

Film di fantascienza del 2009 diretto da Jonathan Mostow, basato sulla miniserie a fumetti The Surrogates, scritta da Robert Venditti e disegnata da Brett Weldele.

In un futuro distopico, la quasi totalità degli abitanti del pianeta Terra ha deciso di impiegare i tecnologici androidi, creati dal Dottor Canter (James Cromwell) e lanciati in commercio dalla società VSI. Dal momento che i robot, chiamati surrogati, sono estremamente realistici e possono trasmettere al proprio padrone gli input a cui sono sottoposti, la popolazione ha scelto di servirsi di loro per motivi personali e di sicurezza. Ma non tutti sono felici della nuova invenzione.
Una minoranza guidata dal Profeta (Ving Rhames), infatti, si rifiuta di utilizzare gli androidi e ha ottenuto di poter vivere in uno stato indipendente dove è proibito l'accesso ai robot. Uno dei discepoli della filosofia decide di attaccare il figlio di Canter all’uscita di una discoteca, uccidendo il suo replicante con un particolare raggio laser. Sul luogo del crimine vengono inviati gli agenti Tom Greer (Bruce Willis) e Jennifer Peters (Radha Mitchell), i quali scoprono che la misteriosa arma è in grado di uccidere anche il padrone dell’androide che viene colpito.
Il surrogato di Greer ingaggia un inseguimento fino al confine dello stato del Profeta, violandone le leggi e rischiando di venire ucciso. Poco dopo, Jennifer viene assassinata nel sonno e il sicario sottrae i dati d’accesso del suo replicante, mentre Canter rivela a Greer la verità sulla misteriosa arma laser.

- Stone: Siamo di fronte ad una situazione senza precedenti, 2 persone sono morte mentre erano connesse al loro surrogato.
- Tom: Potrebbe trattarsi di omicidio, il primo da 15 anni.
- Stone: Il pubblico non deve pensare alla possibilità che usare un surrogato sia fatale...
- Tom: Soprattutto se è vero...
- Tom: Voglio solo capire come un operatore può essere ucciso dal suo surrogato.
- Cronista: Se fosse possibile cadrebbero gli stessi presupposti della surrogazione...

Si cerca febbrilmente di trovare un altro metodo per distruggere i surrogati, senza uccidere i loro utenti. Il Dr. Canter nega che ci sia un'altra via e, completato il trasferimento del programma di distruzione, si suicida.

Greer si sostituisce al Dr. Canter nel controllo del surrogato di Peters. Con l'aiuto dell'operatore riesce a isolare gli utenti dai loro surrogati. Messo di fronte alla possibilità di neutralizzare il programma del Dr. Canter, Greer pensa alla moglie e sceglie di lasciarlo eseguire. Tutti i surrogati, in ogni parte del mondo, si disattivano e la rete di controllo è distrutta.

All'umanità non resta che tornare a vivere in prima persona e Greer può finalmente riabbracciare la moglie in carne e ossa.

Nel frattempo, l’agente inizia a condividere l’odio per gli androidi, dal momento che l’attaccamento morboso degli esseri umani ai loro surrogati sta lentamente logorando la loro capacità di provare reali sentimenti, proprio come è successo a sua moglie Maggie (Rosamund Pike).
Convinto che dietro ai recenti fatti si nasconda la mano del Profeta, Greer continua ad indagare ignaro di essere diventato una pedina di un complotto molto articolato.


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«È triste sapere di Fred. Non avrei potuto chiedere un compagno migliore per combattere
i vermi sotterranei. Ricorderò sempre le nostre chiacchiere sul suo amore per Django Reinhardt
e la chitarra jazz durante le nostre lunghe giornate calde nell'alto deserto. Riposa in pace» (Kevin Bacon)




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Fred Ward, morto l'attore di «Tremors».
Era noto soprattutto per il suo ruolo da co-protagonista nel film Tremors con Kevin Bacon.
Nato a San Diego nel 1942, prima di diventare attore, trascorse tre anni nell’aeronautica degli Stati Uniti, dilettandosi anche come pugile e lavorando come taglialegna in Alaska.

“Vedo le altre persone e voglio indossare i loro vestiti e guidare le loro macchine.
Forse è per questo che sono diventato un attore.”




Dopo gli studi di recitazione a New York visse per un periodo anche in Italia, a Roma, dove guadagnò i primi soldi doppiando film italiani e lavorando come mimo. Il primo ruolo importante sul grande schermo risale al 1979 con Fuga da Alcatraz , dove interpreta uno dei due fratelli detenuti che pianifica la fuga insieme a Clint Eastwood. Ward continua ad essere attivo per tutti gli anni novanta, lavorando in film come Una pallottola spuntata 33⅓ - L'insulto finale (1994), Reazione a catena (1996), America oggi (1993). Negli anni duemila recita in Tutta colpa dell'amore (2002), coprendo ruoli sia drammatici, comici e in film d'azione, oltre a partecipare come guest star in alcune sitcom, come Grey's Anatomy.


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Picnic ad Hanging Rock (Il lungo pomeriggio della morte) è un film del 1975 diretto da Peter Weir.
Con Rachel Roberts, Dominic Guard, Helen Morse, Jacki Weaver, Vivean Gray


Il soggetto è tratto dall'omonimo romanzo della scrittrice australiana Joan Lindsay.
Anche se in alcune interviste la scrittrice lasciò credere di aver preso spunto da fatti di cronaca, la storia scritta dalla Lindsay è inventata, come inventato è l'articolo di giornale che compare alla fine del libro. La Lindsay ha dichiarato di aver sognato parte di questi avvenimenti, e questo spiega anche l’atmosfera così eterea che permea la narrazione.
La Lindsay si trovò ad Hanging Rock da piccola e disse che uno dei sogni fu così vivido che non riusciva a capire se stesse sognando ad occhi aperti. Alcune persone che conoscevano Joan Lindsay hanno affermato che fosse una sorta di sensitiva che riusciva a sentire e percepire cose che molti non riuscivano a cogliere.
La troupe arrivò sul set di Adelaide per iniziare la lavorazione il 14 febbraio 1975, proprio il giorno in cui inizia la storia sia nel libro che nel film.
Hanging Rock si trova all’interno del territorio della nazione Wurundjeri ed è formato da diverse formazioni rocciose di un ex vulcano e sarebbe stata evitata molto spesso perché si riteneva che fosse abitata da spiriti.

<<Per Picnic (racconta Weir in un’intervista del 1976), che implica un mistero senza soluzione, ero consapevole di dover ipnotizzare il pubblico, per indurlo nella dimensione del sogno, così da disattendere l’aspettativa di una conclusione convenzionale.>>



I versi di apertura di Miranda:
<<Ciò che vediamo e ciò che sembriamo non sono che un sogno, un sogno nel sogno>> sono parafrasi dei versi della poesia A Dream within a Dream di Edgar Allan Poe.

È stato uno dei primi film australiani a ottenere visibilità internazionale e un certo successo commerciale.
Fruttò la fama mondiale al regista Peter Weir, artefice negli anni seguenti di altre pellicole di notevole successo come L'attimo fuggente, Witness, The Truman Show, Master & Commander.
La colonna sonora, in particolare i brani di Gheorghe Zamfir, ha un ruolo determinante nella riuscita del film: «Con la sua melodia languida e stregante, il “flauto di pan” accompagna al mistero e alla morte la fanciulla in fiore di Picnic a Hanging Rock.

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«C'è un tempo e un luogo perché qualsiasi cosa abbia principio e fine...»
(Miranda)

Il giorno di san Valentino dell'anno 1900 un gruppo di studentesse dell'aristocratico collegio Appleyard, a una cinquantina di chilometri da Melbourne in Australia, si reca per l'annuale picnic ai piedi del gruppo roccioso dell'Hanging Rock, sotto la sorveglianza dell’insegnante di francese, M.lle de Poitiers, e di quella di matematica, Miss McCraw.

Nel pomeriggio quattro di loro ottengono il permesso di allontanarsi per esaminare più da vicino le formazioni rocciose. Guidate da Miranda, la ragazza più ammirata e seguita del collegio, Marion, la ricca ereditiera Irma, e la più giovane Edith si incamminano per quella che dovrebbe essere una breve ascensione sulla rocca, passando davanti al giovane Michael Fitzhubert, nobile inglese che si trova in vacanza presso parenti, e sta facendo a sua volta una scampagnata con il domestico Albert.

Edith, dalla corporatura robusta, si pente quasi subito di avere seguito le compagne in questa avventura fuori programma. Affaticate dalla salita, le quattro fanciulle si sdraiano a riposare in una sella di roccia; al risveglio, Miranda leva scarpe e calze e si incammina per continuare l'ascensione, seguita da Marion. Interdetta, Edith fa appello a Irma, che però segue a sua volta le compagne. A questo punto Edith torna indietro in evidente stato di shock e gridando istericamente. Nello stesso momento il resto del gruppo si accorge che l'insegnante di matematica, Greta McCraw, è scomparsa.

Il cocchiere riporta le ragazze e M.lle Poitiers al collegio, e viene dato l'allarme. Iniziano immediatamente le ricerche di polizia sulla roccia, senza trovare la minima traccia. Edith, interrogata, non conserva memoria dell'accaduto, tranne il fatto di avere incrociato, durante la sua fuga, l'insegnante di matematica che saliva a sua volta, incomprensibilmente senza gonna.

Nel frattempo Michael Fitzhubert, ossessionato dal ricordo della bellezza di Miranda scorta per un momento all'inizio della tragica ascensione, si avvia in segreto alla rocca con la complicità del domestico Albert. Pretende di rimanere la notte da solo sulla Hanging Rock. Il mattino dopo Albert, preoccupato dell'assenza del ragazzo, torna e lo trova ferito e in stato di shock. Chiama soccorsi, e Michael dal carro ambulanza gli consegna in segreto un ritaglio di stoffa orlato di pizzo.

Albert intuisce che l'amico ha trovato qualcosa sulla roccia. Torna di corsa e trova Irma, svenuta e ferita, con le unghie spezzate e i piedi misteriosamente puliti, nonostante siano passati otto giorni dalla sua scomparsa. Anche la ragazza non ricorda nulla dell'accaduto.

Recuperate le forze ma non la memoria, Irma viene ritirata dal collegio. Passata a salutare per l'ultima volta le compagne, è aggredita dalle ragazze isteriche, convinte che lei conosca il segreto della scomparsa di Miranda e delle altre ma non voglia rivelarlo.

Scossa dalla tragedia, mentre viene dichiarata la presunta morte delle ragazze sparite, la direttrice del collegio Mrs. Appleyard sfoga la propria frustrazione su Sara, compagna di stanza di Miranda, che vive in adorazione dell'amica. Dal momento che il tutore della piccola orfana è in ritardo con il pagamento della retta, le preannuncia che dopo le vacanze di Pasqua dovrà lasciare il collegio.

Al pensiero di dover tornare nel terribile orfanotrofio dove è cresciuta, Sara cade in un profondo stato di angoscia. Il giardiniere la trova nella serra, morta suicida dopo essersi gettata dalla finestra. Quando la notizia diventa pubblica, l'arcigna direttrice Mrs. Appleyard si reca alla Hanging Rock, origine di tutte le sue disgrazie, per poi morire ai piedi di una roccia, a seguito di un suicidio o un incidente
.


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“Gli asini, a differenza degli attori, non sanno cosa sia la recitazione. Non possono fingere nulla,
sono semplicemente quello che sono. Gentili, premurosi, rispettosi, educati e leali.
Vivono al meglio il presente. Non sono affetti da narcisismo. Non lesinano sulle intenzioni dei loro
personaggi e non discutono mai la visione del loro regista. Sono attori eccellenti!”
Jerzy Skolimowski.

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Eo - Un film (2022)di Jerzy Skolimowski.

Cast: Isabelle Huppert, Sandra Drzymalska, Lorenzo Zurzolo, Mateusz Kosciukiewicz
È stato presentato in concorso al 75º Festival di Cannes, vincendovi il premio della giuria.
Il film è ispirato ad Au Hasard Balthazar (1966) di Robert Bresson.

“I registi usano argomentazioni intellettuali e un linguaggio emotivo per indurre gli attori a
produrre l’effetto desiderato. Con un asino, è diverso. L’unico modo per convincerlo a far
qualcosa è la tenerezza: occorre sussurrargli parole all’orecchio e dargli qualche carezza.
Alzare la voce, mostrare impazienza o nervosismo condurrebbe verso il disastro più totale”




Jerzy Skolimowski si mette nella testa dell'asino, animale intelligente e sensibile, costretto allo spettacolo dell'umana violenza e dell'umana insensatezza, e ne visualizza i pensieri, i ricordi, i desideri.
Eo vede ben sei esemplari di asino sardo interpretare il protagonista: Hola, Tako, Marietta, Ettore, Rocco e Mela.
Scritto in Sicilia, con la complicità di Ewa Piakowska, durante l'isolamento dovuto alla pandemia di Covid19, il film riflette su cosa significhi, in termini cinematografici, vedere il mondo in maniera diversa.
Alla fine, è stato Skolinowski a doversi dunque adattare agli asini e non viceversa.

“Il preconcetto secondo cui gli asini siano animali testardi è vero. Spesso è stato più facile per
tutti noi rivedere o riprogrammare le scene piuttosto che cercare di convincere l’asino a far qualcosa
che non voleva fare!”.



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Quando il circo dov'era ospitato è costretto a darlo via, per l'asinello EO comincia un'odissea di padrone in padrone.
EO – titolo che è contemporaneamente la resa fonetica del verso dell’asino e il nome del protagonista – è un film che racconta il girovagare di un asino per mezza Europa dopo essere stato separato dalle sua amica Cassandra, una giovane umana con cui faceva il numero in un circo. Il film infatti è completamente raccontato dal punto di vista di EO, risultando in un racconto di poche parole e molti ragli, con un sforzo registico evidente dell’usare attori per cui il presente è la realtà e che sono inconsapevoli della finzione a cui prendono parte: il gruppo di asini di razza grigia sarda che si alterna nel ruolo principale.
L'asino è soggetto, come ogni essere vivente, alla ruota della fortuna, che a volte gira in suo favore e alle altre gli si schiera brutalmente contro. Eppure, in ogni situazione che gli si presenta davanti, lui non perde mai la sua innocenza.
Immergersi nel punto di vista dell’asino per osservare un mondo dominato dall’eterna bizzarria degli esseri umani infatti è molto più di un esercizio di stile o un pro-forma per Jerzy Skolimowski, che si fa portatore di una corrente che dentro e fuori le sale vuole cancellare la scala di valore tra uomo e animali, decentrando l’esperienza umana, nobilitando quella animale, rendendo l’umanità per lo più antagonista di una storia raccontata con occhi nuovi.

“Nel mondo cinico e spietato in cui viviamo, l’innocenza può passare per ingenuità o può
essere considerata un segno di debolezza. Mi sforzo, però, di preservare ciò che resta
della mia innocenza”
.


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Il potere del cane (The Power of the Dog)

Film del 2021 scritto e diretto da Jane Campion.
La regista è stata premiata con il Leone d'argento - Premio speciale per la regia e ha bissato il successo anche a Hollywood vincendo l'Oscar per la regia 2022.
Adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo del 1967 di Thomas Savage, è interpretato da Benedict Cumberbatch, Kirsten Dunst, Jesse Plemons e Kodi Smit-McPhee.

- Dopo la morte di mio padre, non volevo altro che la felicità di mia madre.
Che uomo sarei mai se non aiutassi mia madre? Se non la salvassi?

Nel 1925, in Montana, i fratelli Phil e George Burbank, ricchi proprietari di un ranch, incontrano la vedova locandiera Rose Gordon durante la transumanza. Il gentile George è subito conquistato da Rose, mentre il pericoloso Phil, influenzato dal loro defunto mentore "Bronco" Henry, prende in giro il figlio di Rose, Peter, per le sue maniere effeminate.

[Scrivendo una lettera]
- George si è ritrovato invischiato con una vedova di un suicida e con suo figlio mezzo rimbambito. (Phil)

George e Rose si sposano.

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Rose usa i soldi del marito per mandare Peter al college a studiare medicina e chirurgia, mentre lei si trasferisce nella casa dei Burbank. Phil la prende in antipatia, credendo che abbia sposato George solo per i suoi soldi. Rose a sua volta mal sopporta le sue maniere grezze e il suo atteggiamento provocatorio. George organizza una cena con i suoi genitori e il governatore, per presentare loro Rose e chiede alla moglie di suonare con il pianoforte che le ha appena regalato. Rose non sa suonare più di qualche nota della "Marcia di Radetzky" di Strauss e viene umiliata più volte da Phil, che prende a fischiettare il motivetto ogni volta che si trovano vicini. Quando gli ospiti se ne vanno, Rose beve un sorso di alcool, cosa che non accettava di fare fino ad allora.

Durante l'estate, Peter torna per le vacanze e si stabilisce al ranch, dove Rose ormai ha sviluppato una dipendenza dall'alcool.

Peter: Stai bene, mamma?
Rose: Mi sento come se dovesse esplodermi la testa.
Peter: È per Phil, non è vero? È crudele.
Rose: È soltanto un uomo, Peter. È solo un altro uomo.




Phil e i suoi uomini deridono Peter e questo si rinchiude nella propria stanza a dissezionare animali e a studiare medicina. In una radura isolata, Phil si masturba con il fazzoletto di Bronco Henry. Peter entra nella radura e trova delle riviste di uomini nudi, con il nome di Bronco Henry scritto sopra. Peter osserva Phil che nuota in uno stagno con il fazzoletto attorno al collo: Phil lo nota e lo fa scappare inseguendolo. Phil inizia a dimostrarsi più gentile con Peter, offrendosi di intrecciare un lazo per lui e insegnandogli a cavalcare.
Peter un giorno cavalca da solo e trova una mucca morta, probabilmente a causa di un'infezione da antrace. Indossa i guanti e taglia pezzi della pelle della mucca.

- Ora finisco questa corda e te la regalo, t'insegno come usarla. Qui siamo in un posto desolato,
capisci Pete? Vivi meglio se sai come muoverti. (Phil)

Durante un lavoro, Peter e Phil catturano e uccidono un coniglio e Phil si procura una ferita sulla mano.
In seguito, Peter racconta a Phil di aver trovato il corpo di suo padre, che si è impiccato, e di averlo rimosso dal cappio lui stesso. Vedendo quanto tempo suo figlio sta passando con Phil, l'alcolismo di Rose peggiora.
Dopo essere venuta a conoscenza dell'abitudine di Phil di bruciare il cuoio che gli avanza, Rose lo dà in modo provocatorio a mercanti nativi americani, che la ringraziano con un paio di guanti. Poi crolla a causa dell'alcool consumato e George si prende cura di lei.

Peter: Bronco Henry ti ha insegnato a cavalcare, Phil?
Phil: Sì. Mi ha insegnato a usare gli occhi in modi che gli altri non conoscono. Prendi la collina laggiù. Chi la guarda vede soltanto una collina. Quando Bronco la guadava, secondo te che vedeva?
Peter: Un cane che abbaia.
Phil: Che diavolo? L'hai visto adesso?
Peter: No. Appena sono arrivato. Vedi, sembra un cane con la mandibola spalancata.
Phil: Tu... tu l'hai visto da solo?
Peter: Sì.


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Senza più cuoio per finire il lazo di Peter, Phil è scoraggiato e cerca di sfogarsi su Rose prima di essere fermato da George. Peter lo calma offrendogli il cuoio che ha preso dalla mucca morta, ma non dice a Phil che l'animale era malato.
Phil si commuove e promette a Peter che avranno un rapporto migliore d'ora in avanti.
Passano la notte nella stalla finendo la corda del lazo e Phil racconta a Peter la storia di quando Bronco Henry gli salvò la vita, scaldandolo corpo a corpo durante una gelata. Peter gli chiede se erano nudi, ma non ottiene risposta, poi gli offre in modo seduttivo una sigaretta.
Quando Phil non si presenta a colazione la mattina successiva, George lo trova a letto malato e la sua ferita si è infettata. Phil è delirante e cerca Peter per consegnargli il lazo finito, ma George lo porta dal dottore prima che possa darglielo.

Dopo qualche tempo, George sceglie la bara mentre il corpo di Phil viene preparato per essere seppellito.
Durante il funerale la madre dei due fratelli consegna a Rose una manciata di anelli d'oro. Più tardi il dottore dice a George che Phil è molto probabilmente morto per l'antrace, il che lo sconcerta visto che Phil era sempre attento ad evitare il bestiame malato. Peter, che non è andato al funerale, apre un libro di preghiere per i riti funebri e legge il salmo 22:20
"Libera la mia vita dalla spada e il mio amore dal potere del cane".
Più tardi mette il lazo sotto il letto, maneggiandolo con i guanti. Dalla finestra vede George e Rose, ora sobria, che ritornano dal funerale abbracciati o poi baciarsi. Si volta e sorride.


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[N.d.r. vado di crossposting :) per evitare un OT troppo grosso]



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Il professor Hannibal Lecter ne "Il Silenzio degli Innocenti" è uno dei personaggi più inquietanti della cinematografia.
Terrificante la frase pronunciata da Anthony Hopkins nei panni del dottor Lecter:

"Mangiai il suo fegato con un bel piatto di fave e un buon Chianti".

Proprio questa frase potrebbe avere un significato segreto, sfuggito ai più.
Fave, fegato e Chianti, infatti, sarebbero degli alimenti sconsigliati nei soggetti sottoposti a terapie a base antidepressivi .
Secondo l'interpretazione nascosta della frase, dunque, il dottor Lecter avrebbe voluto far capire all'agente Clarice M. Starling
che non stava assumendo gli antidepressivi, e che era dunque in possesso di tutte le sue facoltà mentali.


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La falena testa di morto! :eek:

Il successo de Il Silenzio degli innocenti è stato dato certamente dall'eccezionale interpretazione di A. Hopkins OK!, tale da eclissare quella sottotono 2° me della Foster, ben lontana dalla complessità e determinazione della Carice dello straordinario libro di Thomas Harris (e Buffalo Bill è sviluppato da un vero serial killer).

Ma una metà del risultato si deve proprio alla locandina che hai messo nel video.

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Quel viso dolce di donna zittito dalle ali del lepidottero.

La povera falena in realtà non ha alcuna colpa, tranne la singolarità di avere il dorso picchiettato di bianco e nero, che per una nostra abitudine abbiamo antropomorfizzato vedendoci un teschio umano. Così l'insetto, della famiglia Sphingidae, è stato battezzato nientemeno che Acherontia Atropos, combinando così uno dei fiumi infernali con la dea che recide definitivamente il filo della vita dell'uomo.

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Il colpo di genio, però, è stato nell'aver rievocato nella locandina una famosa installazione di S. Dali e Philipe Halsman finalizzata alla fotografia (intitolata "In Voluptas Mors", 1951), dove il teschio cela in verità 7 donne nude.

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Ingrandendo la locandina...

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Ultima modifica:


MISS VIOLENCE

Miss Violence: la storia vera dietro al film di Alexandros Avranas
Paese/Anno: Grecia | 2013
Regia: Alexandros Avranas
Interpreti: Chloe Bolota, Constantinos Athanasiades, Eleni Roussinou, Kalliopi Zontanou, Maria Skoula, Reni Pittaki, Sissy Toumasi, Themis Panou


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Miss Violence è un film di Alexandros Avranas del 2013 che ha fin da subito suscitato grande interesse per le sue tematiche particolarmente sensibili e per la sua incisiva messa in scena, tanto da vincere alla 70ª Mostra di Venezia il Leone d’Argento per la miglior regia e la Coppa Volpi all’attore Themis Panou per la Miglior interpretazione maschile.
Alla base del film greco c'è una storia vera di violenze, bugie e orrori, che come afferma il regista Avranas, è molto più orribile di quella rappresentata nella pellicola.Le violenze sessuali in famiglia sono storie indicibili che molto spesso vengono occultate e nascoste non solo alle forze dell’ordine, ma anche all’opinione pubblica rappresentata dai media.

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La storia greca raccontata in Miss Violence è ispirata ad un fatto di cronaca nera realmente accaduto in Germania, e che il regista ha ascoltato da un suo amico quando abitava a Berlino. Questa consapevolezza l’ha portato a prendere la decisione di abbandonare l’omertà e di trasporre il fatto in una pellicola cinematografica, cambiando ambientazione, personaggi e storia, ma lasciando inalterato l’orrore della vicenda.
Proprio come ha ribadito Alexandros Avranas, la storia di cronaca ha degli elementi molto più sconcertanti del film, evidenziando come la maggior parte delle volte la realtà è ancora più sconcertante delle opere di finzione.

Il padre orco che costringe le figlie minorenni ad avere rapporti sotto pagamento con altri uomini e di cui abusa lui stesso, la madre che non denuncia la violenza e che per questo viene accusata di essere altrettanto colpevole, la mistificazione dell’amore paterno coniugato ad atteggiamenti orribili e malati.

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Una porta bianca si apre su una semplice e ridente casetta greca, dove una famigliola sta festeggiando il compleanno di Angeliki, alla soglia dei suoi 11 anni. Il bianco che avvolge l’intera stanza e che denota l’apparente purezza dell’ambiente familiare si trasforma gradualmente, variando verso tonalità grigie nel momento in cui la festeggiata si getta dalla finestra, suicidandosi con un amaro sorriso sulla bocca.
L’asetticità della messa in scena denota ed enfatizza le problematiche legate alla famiglia; i gesti, le espressioni e gli sguardi restituiscono la morbosità inusuale che caratterizza la condizione familiare.
Quest’ultima è atipica, in quanto si assiste ad un mescolamento dei ruoli e al disorientamento dello spettatore, che non riesce a comprendere chi sia il padre, la madre, i nonni, i figli e i nipoti, tanto da arrivare ad un annullamento dei legami familiari e alla rimozione dei nomi propri dei personaggi.

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La storia ripercorre la vita quotidiana della famiglia dopo la morte di Angeliki, districandosi tra impegni scolastici, faccende domestiche, problematiche psicologiche dovute al trauma vissuto e evoluzione delle dinamiche familiari.
L’azione sembra procedere in modo pacato e sereno fino all’ultima parte, in cui vengono mostrate in modo repentino e graficamente crudo tutti gli indizi di cui era stato disseminato il film, ma solo in modo velato. Un crescendo di orrore e violenza viene mostrato senza filtri allo spettatore, che comprende ora le motivazioni legate al suicidio di Angeliki e alla precaria situazione familiare, tanto da diventare visivamente quasi insopportabile.


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MARGUERITE

Film del 2015 scritto e diretto da Xavier Giannoli.
Con Catherine Frot, André Marcon, Michel Fau, Christa Théret, Denis Mpunga, Sylvain Dieuaide.

Il film è liberamente ispirato alla vita di Florence Foster Jenkins. È stato presentato in concorso alla 72ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia il 4 settembre 2015


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Francia, 1921. Marguerite, baronessa francese e melomane, ha sposato per amore Georges Dumont, aristocratico che ha venduto il titolo e scordato la nobiltà. Diviso tra motori e amanti, Georges sopporta Marguerite e si nega al suo amore. Un amore cieco e ostinato che sublima nel canto e davanti a un pubblico di aristocratici ipocriti, che raccolgono fondi per gli orfani di guerra e ridono della sua ‘discordanza’. Perché Marguerite non ha voce, non ha attitudine, non ha umiltà, non ha limiti, soltanto illusioni alimentate dal fedele maggiordomo, dall’entourage domestico e da un marito troppo vigliacco per disilluderla e tanto crudele da illuderla. Il pubblico formato da amici e membri di una associazione musicale la sopporta e la usa per poter avere i suoi soldi.

Il denaro non é importante, l'importante é averlo!

Un giovane rivoluzionario e il suo amico giornalista entrano in contatto con lei e la convincono a esibirsi in pubblico.
Nella baronessa ‘stonata’ i due giovani individuano una voce di ‘rottura’ da traslocare nei café parigini per demolire il sistema dell’arte e per sovvertire le aspettative del pubblico borghese. Fuori dalle sue stanze traboccanti di costumi, spartiti e desideri infranti, Marguerite trova sfrontatezza e coraggio.

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La prima esibizione viene interrotta dalla polizia in quanto ritenuta sovversiva, ma Marguerite ha intenzione di riprovarci e prende lezioni di canto da un tenore italiano, che ha un disperato bisogno di soldi, il quale si installa in casa sua con i suoi sodali. Nonostante la silenziosa opposizione del marito, che preferisce stare con la sua amante piuttosto che con la moglie, arriva il giorno dell'esibizione, che però si interrompe bruscamente: Marguerite ha sforzato troppo le sue corde vocali e viene ricoverata d'urgenza.

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Durante la convalescenza la donna parla al medico del suo passato di grande artista internazionale, un passato che esiste solo nella sua mente, e lui decide di incidere una sua esibizione per aiutarla a comprendere la realtà. I
l marito, inizialmente favorevole, all'ultimo momento cambia idea, ma arriva troppo tardi: riascoltando la sua voce, Marguerite, sconvolta e consapevole di essere stata presa in giro da tutti, viene colta da un infarto che la porta alla morte.



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"Il ritorno al cinema. Ci sono circostanze che possono farti cambiare idea. E aggiungerei che i grandi attori non mentono più che il resto della specie umana. Per sposare i tratti di un´altra persona, per essere completamente il contrario di te stesso, bisogna conservare un´anima di bambino, come sanno fare alcuni attori immensi, come Michel Piccoli, che adoro. Il grande attore è quello che cerca e che, a forza di lavoro, troverà dentro di sé gli accenti della verità. La verità di un personaggio non sta negli ordini di un regista, ma nell´esigenza del proprio lavoro".
(Jean Louis Trintignant)


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Cinema a lutto, è morto a 91 anni Jean Louis Trintignant, un vero mito per generazioni di italiani

Il grande attore francese Jean-Louis Trintignant, timidissimo, riuscì a vincere questa sua debolezza grazie al teatro, prima di imporsi sul grande schermo nel 1955 al fianco di Brigitte Bardot, con la quale ebbe anche una breve relazione, in E Dio creò la donna di Roger Vadim. Celeberrima la sua parte nel film Il sorpasso di Dino Risi del 1962 al fianco di Vittorio Gassman, la prima di una serie di pellicole girate in Italia tra le quali Il conformista di Bernardo Bertolucci del 1970, La donna della domenica di Luigi Comencini del ’75, e Il deserto dei tartari di Valerio Zurlini del ’76. Il successo internazionale lo conquistò recitando in Un uomo, una donna di Claude Lelouch del ’66 accanto ad Ainouk Aimée.

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"La morte di Marie, mia figlia, è stato il dolore più grande della mia vita. Mi era impossibile immaginare un giorno senza sentire la sua voce, senza vedere il suo sorriso. Niente al mondo avrebbe potuto farmi più male. Per due mesi sono stato come morto. Un morto vivente, incapace del minimo movimento. Due mesi senza praticamente aprire la bocca, senza emettere il minimo giudizio. La vita mi passava attorno senza che me ne accorgessi. Ma alla fine ho deciso di vivere".

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Nel 2003, la tragedia: Marie Trintignant, figlia amatissima, è uccisa dal suo compagno a Vilnius.
Il dolore l´ha quasi annientato, ma decide di raccontarlo. La biografia adesso è completa e, firmata dallo stesso Trintignant, uscirà domani nelle librerie francesi con il titolo: Du côté d´Uzès, entretiens avec André Asséo ("Dalle parti di Uzès, interviste con André Asséo", ed. Cherche Midi).
Segue un ordine cronologico: dalla nascita, padre sindaco, socialista e agricoltore, e la madre colta e borghese che, desiderando una bambina, lo vestì sempre in abiti femminili; fino all´incontro con L´avaro di Molière interpretato da Charles Dullin che gli darà gusto per la recitazione.
E i suoi amori (il flirt con Brigitte Bardot nato nel ´56 sul set di E Dio creò la donna di Vadim, fino alle mogli: la regista Nadine Trintignant e la pilota di rally Mariane Hoepffner).
Un disgraziatissimo servizio militare di 28 mesi interruppe la storia con BB e per non partire in guerra in Algeria Trintignant inghiottì quaranta bianchi d´uovo e andò dritto in ospedale con un´albumina altissima (mai sparita dalle analisi).

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"Il suicidio. Quando la rabbia è in te, i sentimenti più estremi diventano normali. Continuo a pensarci. Sempre. Non so se la morte possa essere più forte dei rari momenti di felicità che mi procurano uno spettacolo di poesia o un pranzo con un amico".


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la grande bouffe




Quattro uomini (i cui nomi sono quelli degli attori che li interpretano), stanchi della vita noiosa e inappagante che conducono, decidono di suicidarsi chiudendosi in una casa nei dintorni di Parigi per mangiare fino alla morte.


Il primo protagonista presentato è Ugo, proprietario del ristorante "Le Biscuit à Soupe" e grande chef, deciso a suicidarsi probabilmente anche a causa delle numerose incomprensioni con la moglie.


Successivamente viene presentato Michel, produttore televisivo e appassionato di danza classica. Un uomo divorziato che lascia trasparire una certa insofferenza per la vita che conduce.


Il terzo personaggio presentato è Marcello, pilota dell'Alitalia. Nella prima scena in cui compare è intento a far scaricare dalle hostess dell'aereo delle forme di Parmigiano destinate alla villa in cui dovrà ritrovarsi con gli altri tre.


Il quarto ed ultimo protagonista è Philippe, un importante magistrato, scapolo, che vive ancora con la sua balia d'infanzia Nicole, iperprotettiva con lui al punto da cercare di impedirgli di avere rapporti con altre donne, arrivando a soddisfare lei stessa i suoi bisogni sessuali.


I quattro si recano insieme in macchina alla villa, di proprietà di Philippe, nella quale il vecchio guardiano Ettore ha già predisposto tutto per la grande abbuffata, senza sapere tuttavia che l'intento del padrone e dei suoi amici sia quello di uccidersi.


Ad aspettare Philippe, inoltre, vi è un esponente dell'ambasciata cinese, che gli propone un lavoro in Cina. Philippe lo rifiuta garbatamente con la frase Timeo Danaos atque dona ferentes, ("Temo i Greci anche quando portano doni"), citazione virgiliana.


Una volta rimasti soli, i quattro cominciano la loro abbuffata (in una scena ad esempio Marcello e Ugo fanno a gara per vedere chi mangia più velocemente le ostriche), ma vengono interrotti il giorno dopo dall'arrivo di una scolaresca che vorrebbe visitare il giardino della villa per vedere il famoso "tiglio di Boileau", albero sotto il quale il poeta francese era solito sedersi per cercare l'ispirazione. I quattro accettano volentieri e offrono da mangiare a tutta la scolaresca, e soprattutto conoscono Andréa, la giovane e formosa maestra, che viene invitata a cena per quella sera. Prima di lei avevano invitato tre prostitute, che arrivano poco dopo. Esse però, dopo una notte e un giorno chiusi in casa a mangiare (il tempo è scandito in maniera indefinita), se ne vanno, sconcertate dalla loro morbosità culinaria.


Invece Andrea, intuendo quale sia il loro scopo, decide di aiutarli, rimanendo con loro e concedendosi anche sessualmente, fino alla morte di tutti e quattro.


Il primo a morire è Marcello, che a causa delle abbuffate accusa un calo della libido. Esasperato, e comprendendo l'inutilità di quella farsa, decide di lasciare la villa nottetempo e in mezzo a una bufera, a bordo di una vecchia Bugatti degli anni 30 custodita nel garage della villa e che lui aveva rimesso in moto. Gli amici lo ritrovano il mattino dopo, morto al posto di guida, e, su consiglio di Philippe, lo sistemano nella cella-frigo, ben visibile dalla cucina.


Dopo Marcello è la volta di Michel che, vittima di forti crisi di meteorismo e flatulenza, e ormai stipato di cibo all'inverosimile (non riesce nemmeno più a sollevare le gambe e ad esercitarsi nella danza), muore in preda ad un attacco diarroico. Gli amici anche in questo caso lo sistemano nella cella-frigo accanto a Marcello.


Poco dopo tocca ad Ugo, che s'ingozza, fino a morirne, di un piatto a base di tre tipi diversi di fegato (d'oca, di pollo e d'anatra), a forma di cupola di San Pietro da lui stesso preparato, e puntualmente rifiutato dai Philippe e Andrea. Su consiglio di quest'ultima, Ugo resta esposto sul tavolo della cucina, "il suo regno".


Ultimo ad andarsene è il diabetico Philippe, sulla panchina sotto il tiglio di Boileau e tra le braccia di Andréa, dopo aver mangiato un dolce a forma di seno preparato dalla donna, la quale lo lascia lì e rientra nella villa, il cui giardino è invaso dai cani attratti dalla carne che i fornitori hanno portato e lasciata appesa sulle piante.





Il film venne platealmente fischiato al Festival di Cannes e pesantemente tagliato dalla censura. Da molti fu criticata l'abbondante presenza di scene di sesso e le volgarità scatologiche, come quelle in cui si manifesta il meteorismo di Michel o quella in cui esplode il WC di uno dei bagni della casa inondando di feci la stanza.
Altri critici invece apprezzarono il taglio ideologicamente antiborghese. Il clamore e lo scandalo provocarono un successo di pubblico, inusuale per un film dichiaratamente intellettuale.
Per la sgradevolezza e la forza eversiva delle tematiche trattate, Cahiers du cinéma inserì il film in una sorta di ideale "trilogia della degradazione" insieme a Ultimo tango a Parigi (1972) di Bernardo Bertolucci e La maman et la putain (1973) di Jean Eustache.[3
 
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Out Stealing Horses - Il passato ritorna(2019)

Regia: Hans Petter Moland
Attori: Stellan Skarsgård, Bjørn Floberg, Tobias Santelmann, Danica Curcic, Gard B. Eidsvold, Tone Beate Mostraum, Anders Baasmo Christiansen, Jan Gunnar Roise
Paese: Norvegia, Svezia, Danimarca
Adattamento del romanzo pluripremiato omonimo di Per Petterson




Il film racconta la storia di Trond Sanders sessantenne che dopo la morte della moglie, a causa di un incidente stradale, decide di lasciare Oslo (siamo nel 1999) e vivere nei boschi norvegesi in un piccolissimo villaggio al confine con la Svezia, dove da bambino aveva già vissuto con la sua famiglia.
Adolescente, aveva trascorso un'intera estate in una baita vicino ad un fiume con il padre che allora ammirava tantissimo.
Ognuno decide per se stesso nella vita, quando qualcosa arriva a fare troppo male, diceva suo padre, mentre raccoglieva le ortiche a mani nude che il giovane Trond non voleva raccogliere. Questa frase non ha mai smesso di tornargli in mente tutta la vita.
Lunghi pomeriggi nella foresta, corse su cavalli selvaggi e anche duro lavoro sui tronchi d'albero avevano costellato giornate ricche di momenti gioiosi ma anche dei primi tormenti.

L'inatteso incontro con Lars, il vicino di casa di Trond che aveva conosciuto da ragazzo, riaccende ricordi e forse è arrivato il momento di avere delle risposte sul suo passato.
E così riaffiorano i dettagli sul rapporto genitore/figlio, del primo amore, della rivalità con il padre e della scoperta di un passato recente in cui il rapporto tra norvegesi e nazisti non era stato sempre limpido.
E l'addio di suo padre nel lontano 1948 alla famiglia con una lettera per iniziare una nuova relazione proprio con la madre di Lars.




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Le strade del male (The Devil All the Time)

Film del 2020 diretto da Antonio Campos.

La pellicola è l'adattamento cinematografico del romanzo omonimo del 2011 scritto da Donald Ray Pollock ed è interpretata da un cast corale che comprende Tom Holland, Bill Skarsgård, Riley Keough, Jason Clarke, Sebastian Stan, Haley Bennett, Harry Melling, Eliza Scanlen, Mia Wasikowska e Robert Pattinson


- La maggior parte della violenza che ha luogo nel libro è frutto della mia immaginazione, anche se, ad esempio,
ho assistito a un pestaggio molto simile a quello presente nel libro quando avevo forse dieci anni.
Inoltre, quando non lavoravo, trascorrevo molto tempo al bar o in casa dove sembrava, almeno a me,
che la minaccia che stesse per accadere qualcosa di brutto fosse sempre presente. Credo di aver sempre
considerato il mondo come un luogo un po' triste e violento. Quando pensi alle cose orribili che alcune persone
si fanno a vicenda nel mondo reale - uccidere i propri figli è solo uno sfortunato esempio - non penso che la
violenza nel mio libro sia davvero così lontana dalla realtà. (Donald Ray Pollock)

1945: combattendo nel teatro del Pacifico sud-occidentale della seconda guerra mondiale, il marine Willard rimane segnato dalla visione di un commilitone crocifisso dai giapponesi, a cui deve dare il colpo di grazia. Tornato in patria, si innamora in un bar dell'Ohio della cameriera Charlotte a seguito di un fortuito scambio di posti che fa anche incontrare i futuri serial killer Carl e Sandy Henderson. A casa, a Coal River, Willard scopre che la madre aveva promesso a Dio di farlo sposare con la devota Helen se ciò l'avesse fatto tornare sano e salvo, ma lui decide comunque di sposarsi con Charlotte e si trasferisce a Knockemstiff, dove ha un figlio, Arvin.

Anni prima, Willard aveva montato una croce scolorita sopra un albero caduto in una piccola
radura dietro la sua casa. Ci andava ogni mattina e ogni sera per parlare con Dio.
Suo figlio pensava che il padre combattesse il diavolo da sempre. (Narratore)


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Nel 1950, a Coal River, Helen si è sposata con un altro uomo pio, il predicatore Roy, con cui ha una figlia pressappoco dell'età di Arvin, Lenora. Convinto di poter resuscitare i morti, un giorno Roy porta la moglie con sé a pregare nel bosco e la uccide lontano da occhi indiscreti, ma, una volta fallito il rito, ne seppellisce il corpo e si dà alla fuga.

- Ora prega per ciò che è successo oggi. E ricorda: sii onesto, niente bugie.
Lui lo capisce. (Willard)

Per strada, accetta un passaggio da parte degli Henderson, che lo portano in un bosco per costringerlo ad avere rapporti sessuali con Sandy mentre Carl scatta delle foto: Roy si rifiuta, venendo ucciso, fatto a pezzi e sepolto.

Nel 1957, a Knockemstiff, Willard costruisce una croce nel bosco dietro casa sua dove pregare col figlio, a cui insegna a rispondere alla violenza con la stessa moneta. Quando Charlotte si ammala di cancro Willard si rivolge ossessivamente a Dio affinché la salvi, costringendo Arvin a fare lo stesso.

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Disperato, arriva a uccidere il cane di famiglia per offrirlo in sacrificio e, in tutto risposta ai pianti del figlio, lo costringe a pregare tutta la notte sotto la croce dove ha crocifisso l'animale. Il giorno del funerale della moglie, Willard si suicida sotto la croce: il suo corpo viene trovato da Arvin e dal vicesceriffo Bodecker. La madre di Willard a Coal River lo adotta, come già aveva fatto con Lenora, e i due crescono come fratello e sorella.

Nel 1965, Arvin riceve per il suo compleanno la pistola Luger P08 che il padre aveva riportato dalla guerra. Nel frattempo, un corrotto Bodecker, temendo che le voci su sua sorella Sandy e su Carl mettano in pericolo la sua rielezione a sceriffo, le fa visita, scoprendo una delle tante fotografie delle vittime dei due. La famiglia di Arvin si reca alla festa di benvenuto per il nuovo reverendo di Coal River, il giovane ed ambizioso Preston, che subito umilia la nonna di Arvin per i semplici fegatini di pollo da lei portati per il rinfresco. La devota e ingenua Lenora tuttavia non riesce a resistere al fascino del reverendo, che la circuisce e la mette incinta.

- La ragazza immaginava di poter quasi toccare l'amore che il predicatore emanava. (Narratore)


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Confrontato dalla ragazza a tal proposito, Preston nega tutto e le consiglia di abortire per evitare lo scandalo di essere una ragazza madre. Devastata, Lenora approfitta di una mattina in cui tutta la famiglia è a messa per impiccarsi nel granaio: all'ultimo istante però cambia idea, rendendosi conto della futilità del gesto, ma incespica e muore comunque.

- Sono le nostre illusioni che ci inducono al peccato. (reverendo Preston)

Un funzionario governativo, incaricato di condurre l'indagine sulla morte di Lenora, informa Arvin della gravidanza della sorellastra; il ragazzo, così, capisce tutto e, dopo aver affrontato Preston in chiesa, lo uccide a colpi di Luger e lascia degli indizi sui crimini commessi da Preston. In fuga dalla legge, il ragazzo si fa dare un passaggio dagli Henderson, ma, una volta intuitene le intenzioni, spara e uccide entrambi, scappando nel bosco in direzione di Knockemstiff.
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Bodecker viene informato dell'omicidio della sorella e, dopo aver bruciato tutte le foto compromettenti della coppia, si libera anche delle ultime persone che lo legavano al mondo della criminalità. In cerca di vendetta, rintraccia poi Arvin alla sua vecchia casa, andata bruciata anni prima, ma finisce per essere ucciso dal ragazzo. Prima di andarsene, Arvin seppellisce la Luger sotto la croce assieme alle ossa del cane.

Nuovamente per strada, si fa dare un passaggio da un hippie e si addormenta mentre alla radio Lyndon B. Johnson promette di intensificare lo sforzo bellico in Vietnam, sognando di venire scagionato dalla legge e farsi una famiglia o arruolarsi nell'esercito, in entrambi i casi ripercorrendo inevitabilmente le orme del padre

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- Non voleva andare in guerra come suo padre. Ma era bravo a combattere e forse era quello il suo destino.
La nonna gli diceva sempre di pregare e lui la prendeva in giro. Ma forse lei sapeva qualcosa che lui non sapeva.
In quel momento aveva bisogno di dormire ed era fortunato di aver trovato qualcuno che gli desse un passaggio. (Narratore)


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