mauritz
paz e FUTEBOL
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Faceva l'ufficiale giudiziario di una Pretura che non c'è, ma per tutti era lui che a Caltabellotta, piccolo paese montano dell'agrigentino, svolgeva quel mestiere; era lui che andava nelle case dei compaesani a riscuotere debiti o ad elevare protesti. Sembra una storia pirandelliana, ma è realtà. Persino il sostituto procuratore Salvatore Vella, che ha coordinato le indagini, nel raccontarla sorride. La vicenda ha per protagonista un uomo di 58 anni le cui iniziali sono A. O. Dopo aver svolto negli anni Settanta le funzioni di messo conciliatore per conto del Tribunale, e visto che a Caltabellotta ormai lo conoscevano tutti e sapevano che era lui a consegnare le carte, ha deciso di autopromuoversi sul campo e diventare ufficiale giudiziario.
E così per decenni si è fatto stampare abusivamente tutto l'occorrente per svolgere il suo nuovo lavoro, si è dotato di propri registri e di timbri e ha continuato a bussare nelle case, seppur nel suo nuovo ruolo, firmando e apponendo il timbro sui protesti che elevava per conto delle banche che si rivolgevano a lui per la riscossione dei crediti. Il problema è che sul timbro c'era scritto ufficiale giudiziario addetto alla sede distaccata della Pretura di Caltabellotta: un ufficio fantasma, che praticamente non esiste.
Malgrado questo per decenni le banche di Caltabellotta o le associazioni o le aziende che dovevano riscuotere crediti non pagati si rivolgevano a lui. Insomma per tutti, a Caltabellotta, era lui l'ufficiale giudiziario, era sempre lui che aveva il compito di consegnare le "carte". Ottimo lavoratore, preciso e scrupoloso nel suo compito, presentava documentazioni ineccepibili con tanto di marche da bollo, riscuoteva la sua percentuale per il lavoro svolto e nessuno si era mai lamentato. Era tanto preciso che alcune sue notifiche erano state persino acquisite negli atti di alcuni processi per usura.
E chissà per quanto tempo ancora avrebbe continuato a svolgere questo lavoro, se un funzionario del Tribunale di Sciacca più pignolo degli altri non si fosse accorto che sulla dicitura sul timbro qualcosa non andava e si fosse ricordato che a Caltabellotta, in realtà, una sede distaccata della Pretura non esiste. Da lì sono partite le indagini, coordinate dal sostituto Salvatore Vella, con l'emissione dell'avviso di garanzia e la perquisizione dell'abitazione da parte dei carabinieri, i quali hanno sequestrato nella sua casa, registri, modelli, copie prestampate di assegni protestati, cambiali, e i timbri che usava per "autenticare" le sue prestazioni ed emettere gli atti di protesto.
Quanto sia stato il guadagno in questi decenni di "onesto" lavoro di ufficiale giudiziario è ancora da quantificare e si presume che la Procura si avvarrà di un consulente. Di certo, negli ultimi decenni, tutti i protesti bancari di Caltabellotta, che mediamente sono un centinaio, sono passati nelle sue mani. Al momento dell'arrivo dei militari dell'Arma, l'unica cosa che ha detto è stata: «Mi avete scoperto», poi ha tranquillamente collaborato con le forze dell'ordine. Dovrà rispondere di usurpazione della funzione pubblica, falso e truffa ai danni dello Stato.
E così per decenni si è fatto stampare abusivamente tutto l'occorrente per svolgere il suo nuovo lavoro, si è dotato di propri registri e di timbri e ha continuato a bussare nelle case, seppur nel suo nuovo ruolo, firmando e apponendo il timbro sui protesti che elevava per conto delle banche che si rivolgevano a lui per la riscossione dei crediti. Il problema è che sul timbro c'era scritto ufficiale giudiziario addetto alla sede distaccata della Pretura di Caltabellotta: un ufficio fantasma, che praticamente non esiste.
Malgrado questo per decenni le banche di Caltabellotta o le associazioni o le aziende che dovevano riscuotere crediti non pagati si rivolgevano a lui. Insomma per tutti, a Caltabellotta, era lui l'ufficiale giudiziario, era sempre lui che aveva il compito di consegnare le "carte". Ottimo lavoratore, preciso e scrupoloso nel suo compito, presentava documentazioni ineccepibili con tanto di marche da bollo, riscuoteva la sua percentuale per il lavoro svolto e nessuno si era mai lamentato. Era tanto preciso che alcune sue notifiche erano state persino acquisite negli atti di alcuni processi per usura.
E chissà per quanto tempo ancora avrebbe continuato a svolgere questo lavoro, se un funzionario del Tribunale di Sciacca più pignolo degli altri non si fosse accorto che sulla dicitura sul timbro qualcosa non andava e si fosse ricordato che a Caltabellotta, in realtà, una sede distaccata della Pretura non esiste. Da lì sono partite le indagini, coordinate dal sostituto Salvatore Vella, con l'emissione dell'avviso di garanzia e la perquisizione dell'abitazione da parte dei carabinieri, i quali hanno sequestrato nella sua casa, registri, modelli, copie prestampate di assegni protestati, cambiali, e i timbri che usava per "autenticare" le sue prestazioni ed emettere gli atti di protesto.
Quanto sia stato il guadagno in questi decenni di "onesto" lavoro di ufficiale giudiziario è ancora da quantificare e si presume che la Procura si avvarrà di un consulente. Di certo, negli ultimi decenni, tutti i protesti bancari di Caltabellotta, che mediamente sono un centinaio, sono passati nelle sue mani. Al momento dell'arrivo dei militari dell'Arma, l'unica cosa che ha detto è stata: «Mi avete scoperto», poi ha tranquillamente collaborato con le forze dell'ordine. Dovrà rispondere di usurpazione della funzione pubblica, falso e truffa ai danni dello Stato.