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Gian Piero Motti fan
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Il paragone è crudo, ma rende l'idea.
Ormai i titoli petroliferi sembrano aver fatto, nell'indice, quello che fa un tumore in un organismo: si espande (più o meno velocemente, a fasi alterne, ma comunque senza controllo) e si sostituisce materialmente ai tessuti sani.
Lo dicono i numeri, dei prezzi ma ancor più dei volumi.
Eni è raddoppiata e ora incide da sola per il 20% sull'indice; Saipem più che triplicata; Erg sestuplicata ed è entrata nel Midex. Un titolo come Tenaris non più tardi di due anni fa scambiava in media per centinaia di migliaia di euro al giorno, a volte neppure arrivava a 100.000 euro, e quotava meno di tre.
Ora scambia per decine di milioni di euro (cento volte di più) e il prezzo è decuplicato.
Quando il petrolio sale, e i petroliferi si adeguano, l'indice sale anch'esso, ad onta del rosso montante - o perlomeno del piattume - che magari regna su tutto il resto. In pratica comprare l'indice è diventato equivalente a comprare certificati sul petrolio, insomma a mettersi long sull'oil: ma è normale questo? Quando è mai accaduto?
Perchè, se è normale, ci si deve domandare ormai se la Borsa rappresenti l'andamento dell'economia (sia pure alla lontana: saremmo dispostissimi ad accontentarci di questo) oppure null'altro che l'andamento delle commodities, sul trading dei cui certificati sto notando che adesso cominciano a venire offerti persino i corsi dimostrativi
Mentre se invece la Borsa ha ancora un legame con l'economia reale, dovremmo concludere che a impedire la crescita degli utili delle aziende era il petrolio...basso
o che, quantomeno, per le aziende un petrolio a 30 o ad 80 dollari non fa alcuna differenza: come dire che di un'infinità di studi, di teorie, di affermazioni si potrebbe fare un bel falò.
Un saluto
Ormai i titoli petroliferi sembrano aver fatto, nell'indice, quello che fa un tumore in un organismo: si espande (più o meno velocemente, a fasi alterne, ma comunque senza controllo) e si sostituisce materialmente ai tessuti sani.
Lo dicono i numeri, dei prezzi ma ancor più dei volumi.
Eni è raddoppiata e ora incide da sola per il 20% sull'indice; Saipem più che triplicata; Erg sestuplicata ed è entrata nel Midex. Un titolo come Tenaris non più tardi di due anni fa scambiava in media per centinaia di migliaia di euro al giorno, a volte neppure arrivava a 100.000 euro, e quotava meno di tre.
Ora scambia per decine di milioni di euro (cento volte di più) e il prezzo è decuplicato.
Quando il petrolio sale, e i petroliferi si adeguano, l'indice sale anch'esso, ad onta del rosso montante - o perlomeno del piattume - che magari regna su tutto il resto. In pratica comprare l'indice è diventato equivalente a comprare certificati sul petrolio, insomma a mettersi long sull'oil: ma è normale questo? Quando è mai accaduto?
Perchè, se è normale, ci si deve domandare ormai se la Borsa rappresenti l'andamento dell'economia (sia pure alla lontana: saremmo dispostissimi ad accontentarci di questo) oppure null'altro che l'andamento delle commodities, sul trading dei cui certificati sto notando che adesso cominciano a venire offerti persino i corsi dimostrativi
Mentre se invece la Borsa ha ancora un legame con l'economia reale, dovremmo concludere che a impedire la crescita degli utili delle aziende era il petrolio...basso
Un saluto