Malato di Aids fa sesso con le bambine, la barbara tradizione della “hyena”

zagor29

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Malato di Aids fa sesso con le bambine, la barbara tradizione della “hyena”

CRONACA giovedì, 21, luglio, 2016

Nel distretto meridionale di Nsanje, in Malawi, Eric Aniva è un punto di riferimento per la comunità per la sua capacità innata di “purificare le donne”: l’uomo è una “hyena”, un professionista del sesso che viene pagato dai 3 ai 4 euro a prestazione dai genitori di ragazze alla loro prima mestruazione. Si tratta di una sorta di rito di passaggio dall’infanzia all’età adulta cui nessuna puo’ sottrarsi, pena una catena di problemi e sciagure per sé e per la propria famiglia. Una tradizione di dubbia moralità e molto rischiosa in un Paese in cui un abitante su 10 è positivo all’Hiv, compreso lo stesso Aniva come lui stesso ha confessato alla Bbc.

Nell’intervista l’uomo, dall’età incerta ma sulla quarantina abbondante, ha spiegato che le sue giovanissime clienti sono entusiaste dell’esperienza e se ne vanno in giro orgogliose a spiegare che l’uomo sa davvero come dare piacere a una donna. In realtà piu’ di una ha spiegato ai microfoni della testata britannica di essere costretta a farlo per non disonorare la famiglia e non attirare calamità.

Tra le clienti di Aniva non ci sono solo teenager, ma anche donne che hanno appena avuto un aborto e vedove, che non possono seppellire il marito senza prima avere un rapporto con una hyena. Per tutte loro la purificazione è un passaggio fondamentale, ma questa tradizione dura a morire di ‘pulito’ ha ben poco, tanto che per gli esperti è una delle principali cause di diffusione di Aids e di malattie sessuali. Il sesso con una hyena, infatti, non deve mai essere protetto, non è necessario: un ‘purificatorè non è mai affetto da HIV/Aids per via delle sue virtu’ morali. In realtà, Aniva ha confessato nell’intervista si essere sieropositivo aggiungendo che si guarda bene dal dirlo ai genitori delle sue clienti.
Per scongiurare un’epidemia le ONG stanno lavorando sull’educazione al sesso protetto o sull’introduzione di altri riti di passaggio che non contemplino il sesso, come quelli adottati in altre zone del Malawi.

Dopo decenni di carriera, oggi Eric sta pensando di smettere con la professione. Complice anche la moglie, una vedova che aveva purificato, che “odia quello che fa”. Su una cosa pero’ la coppia non ha alcun dubbio: tra una decina d’anni non porteranno la loro figlia di due anni da una hyena. “Non lo permettero’” afferma convinto Aniva, padre di ‘almeno’ 5 figli. (AGI)
 
Madonna, ma ste robe esistono davvero?
 
e secondo voi gente che arriva da questi paesi con che forma mentis è cresciuta?
 
Ma qualcuno sottopone i clandestini al test sull'AIDS e altre malattie contagiose?

Chissà quanta gente infetta (anche inconsapevole) abbiamo in giro!
 
Ma qualcuno sottopone i clandestini al test sull'AIDS e altre malattie contagiose?

Chissà quanta gente infetta (anche inconsapevole) abbiamo in giro!

Stiamo importando untori a più non posso, leggi qua sotto (e questo è pure un articolo a favore degli immigrati).

Hiv – Tra il 2007 e il 2011, i migranti rappresentavano il 39% di tutti i casi di sieropositivi presenti sul territorio. In questo intervallo di tempo, l’incidenza di nuovi casi di Hiv è aumentata debolmente. Le popolazioni di migranti con maggiore incidenza sono state quelle latinoamericane e quelle dell’Europa centrale e dell’Est, mentre quelle dell’Africa subsahariana hanno dimostrato una diminuzione. Il 92% dei casi di Hiv tra i migranti è stato riscontrato negli stati dell’Europa occidentale e la maggior parte di essi riguardava persone provenienti dall’Africa subsahariana. Un elevato numero di casi di Hiv era dovuto a rapporti eterosessuali. Il modo predominante di trasmissione dell’Hiv tra i migranti tuttavia dipendeva dal paese d’origine. Per esempio, esiste un’alto numero di casi dovuti a rapporti omosessuali tra gli uomini latinoamericani. Il rapporto evidenzia inoltre che certe popolazioni di migranti sono a rischio di contrarre l’Hiv dopo il loro arrivo in Europa. Non si tratterebbe quindi di casi di «importazione», ma di migranti suscettibili a contrarre l’infezione una volta arrivati nell’Ue, probabilmente a causa di comportamenti a rischio e mancanza di modelli di prevenzione. La diagnosi tardiva di Hiv per i migranti è una questione chiave in alcuni paesi dell’Ue. Inoltre queste persone spesso presentano meno indicatori clinici e immunologici al momento della diagnosi, rispetto ai casi di Hiv europei. L’età media degli immigrati con sieropositività è di 32 anni. Circa il 35% degli immigrati Hiv positivi è di origine nigeriana, ma se si considera il tasso standardizzato (che tiene conto della distribuzione della popolazione per età, ndr) il paese di provenienza più rappresentato è il Camerun. Il 78% di nuove diagnosi in Italia riguarda stranieri irregolari. Le principali co-diagnosi registrate con la diagnosi di Hiv sono anemia, epatopatie, infezioni dell’apparato genitale e mutilazioni genitali femminili.


http://www.rivistamissioniconsolata.it/2016/05/13/migranti-nuovi-untori/
 
Dopo decenni di carriera, oggi Eric sta pensando di smettere con la professione. Complice anche la moglie, una vedova che aveva purificato, che “odia quello che fa”. Su una cosa pero’ la coppia non ha alcun dubbio: tra una decina d’anni non porteranno la loro figlia di due anni da una hyena. “Non lo permettero’” afferma convinto Aniva, padre di ‘almeno’ 5 figli. (AGI)

hi hi hi hi... si vede che gli piacciono le sciagure... :censored::censored::censored:

:clap::clap::clap::clap:
 
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