Masterworks - investire in "quote" di una opera d'arte

Chalki

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Non avendo trovato un thread su quest'azienda, volevo comminciare con la discussione su Masterworks.

La loro idea consiste nell'acquisto attraverso crowdfunding di dipinti per venderli poi dopo anni. Investitori da (quasi) tutto il mondo possono partecipare acquistando "quote" dei dipinti da $20, con un investimento minimo che va dai $500 ai $1000. Hanno una banca dati con l'evoluzione dei prezzi di varie opere che consente il calcolo dello Sharpe ratio per ogni artista.
Così, un investitore retail riesce a diversificare al di fuori del mercato finanziario, accettando la liquidità inesistente in cambio di un potenziale rendimento alto.

Costi: 1,5% annuo più 20% sulla plusvalenza nel momento dell'acquisto.


Commenti?
(Scriverò sulla mia esperienza, se c'è interesse)
 
sono anche io interessato a una vostra opinione su Masterworks.. non bazzico il settore arte ma mi è sembrata un'idea interessante per diversificare senza investire capitali esagerati..

seguo il tred :o
 
Personalmente sono assolutamente scettico verso queste iniziative, altamente rischiose.
Si è già parlato di acquisti di quote e dintorni qui: https://www.finanzaonline.com/forum...n-la-nuova-frontiera-del-collezionismo-7.html

Questi non sono investimenti in arte e nulla hanno a che fare con il collezionismo. Sono investimenti in quote frazionate di un acquisto altrui fatto tramite una società che è la reale proprietaria di un'opera, e che gestisce poi tale bene come meglio crede.
Ci sono già stati precedenti non proprio brillanti.

E' un fenomeno che ora sta andando un po' di moda, come gli NFT. Magari qualcuno - tipicamente i primi - hanno qualche ritorno, e poi gli altri rimangono con il cerino in mano. In bocca al lupo!
 
Crepi!


Sono investimenti in quote frazionate di un acquisto altrui fatto tramite una società che è la reale proprietaria di un'opera, e che gestisce poi tale bene come meglio crede.
--> Vero. Questo è proprio il senso. Non si tratta di un segreto.

E' un fenomeno che ora sta andando un po' di moda, come gli NFT. Magari qualcuno - tipicamente i primi - hanno qualche ritorno, e poi gli altri rimangono con il cerino in mano.
--> Da dove nasce questa certezza sulla perdita totale della somma investita? (Il paragone con gli NFT è fuori luogo. Nel caso di Masterworks, a dare valore all'investimento è il dipinto stesso)


Ci sono già stati precedenti non proprio brillanti.
--> Immagino che tu intenda precedenti in questo particolare campo. Ne potresti nominare alcuni?
 
Crepi!


--> Vero. Questo è proprio il senso. Non si tratta di un segreto.

--> Da dove nasce questa certezza sulla perdita totale della somma investita? (Il paragone con gli NFT è fuori luogo. Nel caso di Masterworks, a dare valore all'investimento è il dipinto stesso)


--> Immagino che tu intenda precedenti in questo particolare campo. Ne potresti nominare alcuni?

Non ho parlato di "certezza sulla perdita totale della somma investita" ma di alcuni - tipicamente i primi - che a volte forse ci guadagnano (il che serve anche ad alimentare un'operazione come "di successo" per reclutare ulteriori investitori), e altri che, altrettanto tipicamente ci rimangono con il cerino in mano.
Non ho nessuna certezza ovviamente.
Come non ce n'è nessuna sul versante opposto. Nè sui rendimenti.
Quindi, la perdita del capitale o di parte di esso è tra le possibilità, come per qualsiasi operazione finanziaria. Ed esattamente come per i NFT (mi riferisco con maggiore specificità a quelli artistici).

Per quanto riguarda i "precedenti", ti posso citare il più celebre, in cui vennero vendute quote su quote frazionarie di un'opera di Basquiat, poi ceduta almeno due volte simultaneamente dal "detentore", che ora è in carcere.
Ha fatto sparire 86 milioni di dollari.
https://nypost.com/2022/05/25/the-86m-scam-that-landed-art-dealer-inigo-philbrick-in-prison/

Questo delle quote frazionarie è uno schema che a mio modo di vedere rappresenta quasi esclusivamente rischi. Onestamente non ci vedo nulla nemmeno sotto il mero profilo di speculazione perchè il meccanismo è a prescindere intrinsecamente opaco e disfunzionale.
Soprattutto se l'asset sottostante sono opere d'arte, ma potrebbe essere la stessa cosa ad esempio per l'immobiliare, settore in cui illo tempore tra l'altro andarono di moda le quote frazionate - sotto la denominazione di multiproprietà - ma in quel caso per lo meno c'era il godimento diretto del bene per un dato periodo, cosa che nel settore arte non c'è.

Per l'immobiliare è perà già avere dei parametri valutativi più semplici, mentre per i quadri non è così.
Ogni quadro ha caratteristiche diverse: artista, tecnica, anno, supporto, misure, conservazione ma soprattutto qualità ed importanza.

Tutti i database, compreso quello a cui ti riferisci, non sono minimamente in grado di contemplare queste differenze, quindi le proiezioni o chissà quali altri elementi che ti possono fornire, elaborati da algoritimi, non hanno praticamente nulla di attendibile. Men che meno in termini di proiezioni ed andamenti, quelle sono cose da cartomanti o chiaroveggenti.

Il mio consiglio, se vuoi "investire" in un mercato - anche tramite strumenti finaziari che personalmente comunque ritengo strampalati - cerca prima di tutto di approfondire la conoscenza di un mercato e le sue dinamiche.

Qui non c'è praticamente nulla di prevedibile nè dalle persone nè dagli algoritmi.
C'è frequentazione di un settore, studio, passione, approfondimenti, sensazioni, competenze e magari la fortuna di riuscire a capire la dimensione artistica di qualche artista prima che arrivino tutti gli altri.

PS. ovviamente IMO :)
 
@Biagio.tv mi fa piacere vederti relativizzare. Fra dire che
Magari qualcuno - tipicamente i primi - hanno qualche ritorno, e poi gli altri rimangono con il cerino in mano.
e dire che
Quindi, la perdita del capitale o di parte di esso è tra le possibilità, come per qualsiasi operazione finanziaria.
c'è una bella differenza.
Su quest'ultima affermazione mi trovi d'accordo. Però è anche un'affermazione banale. Tutti gli investimenti sono esposti a rischi, come scrivi anche tu stesso.

Per quanto riguarda i "precedenti", ti posso citare il più celebre, in cui vennero vendute quote su quote frazionarie di un'opera di Basquiat, poi ceduta almeno due volte simultaneamente dal "detentore", che ora è in carcere.
Ha fatto sparire 86 milioni di dollari.
https://nypost.com/2022/05/25/the-86...ick-in-prison/
Ho letto l'articolo che citi come precedente. Paragonare quel gallerista che ha imbrogliato i suoi clienti con Masterworks per dire che ci sono "precedenti" è l'equivalente di paragonare un usuraio con Unicredit per concludere che dobbiamo stare lontani dalle banche. Entrambi guadagnano grazie al tasso di interesse sui crediti!



Il mio consiglio, se vuoi "investire" in un mercato - anche tramite strumenti finaziari che personalmente comunque ritengo strampalati - cerca prima di tutto di approfondire la conoscenza di un mercato e le sue dinamiche.
Grazie, però anche qui, il consiglio vale per l'arte come per qualsiasi altra forma di investimento.


Tutti i database, compreso quello a cui ti riferisci, non sono minimamente in grado di contemplare queste differenze, quindi le proiezioni o chissà quali altri elementi che ti possono fornire, elaborati da algoritimi, non hanno praticamente nulla di attendibile. Men che meno in termini di proiezioni ed andamenti, quelle sono cose da cartomanti o chiaroveggenti.
Queste tue affermazioni assolute! Metti tout court in discussione le fondamenta dell'analisi quantitativa. Non so che dirti...
 
Nel mio primo post in questo thread, ho promesso di descrivere la mia esperienza. Potrebbe essere utile a coloro che contemplano un investimento di questo tipo.

L'iscrizione avviene tramite il sito ed è aperta a tutti. Bisogna dichiarare la propria residenza fiscale.
Si prenota successivamente una chiamata con un dipendente di Masterworks che sostanzialmente avvia la procedura "KYC": Qual è il controvalore del tuo portafoglio? Qual è la percentuale di liquidità? Qual è la tua esperienza nel mondo degli investimenti alternativi?

Per essere abilitati all'invetimento, bisogna decidere se investire in uno dei quadri disponibili sul sito nel momento della chiamata. In un determinato momento, ci sono da 5 a 7 quadri fra cui scegliere. 2-3 nuovi ogni settimana. Io, ho aspettato l'arrivo di un quadro in cui volevo veramente investire per contattare di nuovo il dipendente di Masterworks e farmi abilitare. Uno viene poi messo in contatto con la persona che lo segue nel processo online di accettazione dei termini. Si conclude la chiamata con la "sottoscrizione" delle quote a seconda dell'importo che si vuole investire.

Ed è qui che iniziano i problemi. L'investimento non è confirmato, finché non arrivano i soldi alla loro banca negli Stati Uniti e finché non confermano la ricezione. Ho dovuto sollecitare io dopo giorni di inattività (e di e-mail automatiche inviate dal loro sistema quotidianamente per ricordarmi di confermare) e solo dopo un'email di fuoco al loro servizio clienti mi hanno finalmente riconosciuto le quote. Forse, se avessi pagato tramite carta di credito, sarebbe tutto stato più veloce.

Dunque, per quanto riguarda la UX, c'è sicuramente spazio di miglioramento. Infine, e su questo do ragione a @Biagio.tv: siate prudenti. Masterworks non è quotata in borsa, quindi non si sa veramente quanto sia sostenibile. E in ogni caso, l'investimento è illiquido (solo per la clientela americana c'è un mercato secondario) e con un orizzonte temporale sconosciuto.
 
@Biagio.tv mi fa piacere vederti relativizzare. Fra dire che e dire che c'è una bella differenza.
Su quest'ultima affermazione mi trovi d'accordo. Però è anche un'affermazione banale. Tutti gli investimenti sono esposti a rischi, come scrivi anche tu stesso.


Ho letto l'articolo che citi come precedente. Paragonare quel gallerista che ha imbrogliato i suoi clienti con Masterworks per dire che ci sono "precedenti" è l'equivalente di paragonare un usuraio con Unicredit per concludere che dobbiamo stare lontani dalle banche. Entrambi guadagnano grazie al tasso di interesse sui crediti!




Grazie, però anche qui, il consiglio vale per l'arte come per qualsiasi altra forma di investimento.



Queste tue affermazioni assolute! Metti tout court in discussione le fondamenta dell'analisi quantitativa. Non so che dirti...

Giusto per chiarire: non so chi sia esattamente "Masterworks", quindi ogni mio ragionamento lo ho fatto parlando in generale sul tema "acquisto di quote frazionate si opere d'arte".
Non ho quindi il minimo elemento per un'opinione espressamente relativa a "Masterworks" nè in positivo nè in negativo.
Anche il "precedente" lo riferivo in modo del tutto generale al meccanismo.

Meccanismo verso il quale sono profondamente scettico, per una miriade di motivi, primo tra i quali oltre 20 anni di frequentazione del mercato dell'arte, che non sono proprio pochissimi.
Ecco, per me è proprio il meccanismo che non va, a prescindere da chi lo proponga, proprio per le caratteristiche del mercato dell'arte, al quale, ovviamente uno può pensare di applicare "analisi quantitative", algoritmi e parametri vari pensando che si possano applicare al settore o ai singoli artisti o alle singole opere come in altri ambiti, ma mi spiace non è per nulla così.

Anche perchè, se così fosse, ossia se usando tali strumenti analitici vi fosse la benchè minima possibilità predittiva nel medio termine, gli elaboratori di tali dati ed analisi non andrebbero di certo a proporre la condivisione degli utili a persone sconosciute tramite la vendita di quote frazionarie... ma evidentemente io ragiono con la logica del collezionista e dell'appassionato d'arte, mentre queste operazioni in realtà con l'arte non hanno nulla a che fare.
Sempre in my opinion ovviamente.
 
@Biagio.tv ti devo purtroppo correggere un'altra volta, perché scrivi:
Anche perchè, se così fosse, ossia se usando tali strumenti analitici vi fosse la benchè minima possibilità predittiva nel medio termine, gli elaboratori di tali dati ed analisi non andrebbero di certo a proporre la condivisione degli utili a persone sconosciute tramite la vendita di quote frazionarie... ma evidentemente io ragiono con la logica del collezionista e dell'appassionato d'arte, mentre queste operazioni in realtà con l'arte non hanno nulla a che fare.

Questa è un'affermazione che dimostra un'incredibile mancanza di dimestichezza con il mondo degli investimenti. Gli elaboratori di tali dati e analisi hanno un forte incentivo di condiverli, affinché si raccolgano i capitali che gli consentiranno di fare gli investimenti ritenuti migliori dalle loro analisi. Non lo fanno gratis, ma dietro pagamento (annuale con una percentuale fissa + una tantum, proporzionale sulla plusvalenza).
 
Un'azione Enel vale quanto qualsiasi altra azione Enel, per cui se analisi quantitative, stime ed studi vari prevedono una loro crescita ciò varrà, coi limiti di tutte le analisi predittive, per tutte le azioni Enel, sia quelle che detengo io sia quelle possedute da Warren Buffett.
Un quadro di Picasso no: ci sono quadri da oltre 100 milioni di euro e altri molto modesti che tali rimarranno, nonostante tutte le analisi quantitative.
 
Un'azione Enel vale quanto qualsiasi altra azione Enel, per cui se analisi quantitative, stime ed studi vari prevedono una loro crescita ciò varrà, coi limiti di tutte le analisi predittive, per tutte le azioni Enel, sia quelle che detengo io sia quelle possedute da Warren Buffett.
Un quadro di Picasso no: ci sono quadri da oltre 100 milioni di euro e altri molto modesti che tali rimarranno, nonostante tutte le analisi quantitative.

Hai ragione a sottolineare l’infungibilità delle opere d’arte. Va detto, a onor del vero, che esistono metodi statistici (chiamati edonici) per trattare questi casi. Secondo me non funzionano molto bene neanche quelli nel nostro mercato dell’arte. In ogni caso, per me il grosso problema resta il mancato possesso dell’opera. Senza il famoso “dividendo artistico” mi chiedo perché non rivolgersi direttamente ad altri investimenti. Sempre, anche io, IMHO.
 
@Biagio.tv ti devo purtroppo correggere un'altra volta, perché scrivi:


Questa è un'affermazione che dimostra un'incredibile mancanza di dimestichezza con il mondo degli investimenti. Gli elaboratori di tali dati e analisi hanno un forte incentivo di condiverli, affinché si raccolgano i capitali che gli consentiranno di fare gli investimenti ritenuti migliori dalle loro analisi. Non lo fanno gratis, ma dietro pagamento (annuale con una percentuale fissa + una tantum, proporzionale sulla plusvalenza).

Mi spiace insistere, e contraddirti, ma si vede che non hai molta dimestichezza con questo settore: per l'arte da decenni esistono dei database a pagamento con degli strumenti analitici avanzati (sempre a pagamento).
Ti puoi abbonare e sottoscriverli, ma non diventerai nè un esperto nè avrai alcuna possibilità di ricavarci nulla, a meno che tu non abbia già competenze advanced nel settore, il che, leggendo i tuoi post, tenderei ad escludere.

Evidentemente sei abituato ad operare su mercati di investimenti di altro genere, e magari lì sei bravissimo, ma posso garantirti che stai facendo il grosso - e grossolano - errore di mettere questo settore alla stregua di altri settori di investimento, mentre è un mondo completamente a parte.
Posso dirti semplicemente di non sottovalutare le differenze.

Come scrive @satiricon, esistono quadri di Picasso da 100 milioni e altri da 1 milione (100 volte tanto / un centesimo), e come per Picasso per tutti gli artisti: ogni opera d'arte è unica e ha caratteristiche diverse rispetto ad altre con cui magari può avere in comune altri aspetti. Ci sono fattori di complessità e varietà che NESSUN database del settore è in grado di omogeneizzare e quindi di analizzare in modo minimamente sensato.
Viceversa, volendo, se uno ha le competenze, può fare delle sue analisi - anche usando i database - ma procedendo in stile "cherry picking" ossia categorizzando le opere in base alla propria competenza, ma bisogna evidentemente possedere degli strumenti analitici acquisiti in un percorso di studio e frequentazione di un settore.

Se invece uno pensa che sia facile fare un investimento in questo settore, comperando quote frazionate di opere d'arte detenute da una società straniera, e seguendo degli indici analitici forniti dalla stessa ecc ecc, non sarò certo io a volermi intromettere nelle personali decisioni di tipo finanziario.

Però mi sento libero di condividere ciò che penso con altri che possono leggere questo thread, ossia che questo meccanismo delle quote frazionarie di opere d'arte NON mi convince minimamente, come nemmeno mi convincono minimamente gli NFT applicati al settore artistico.

Ovviamente, parlo da uno della vecchia scuola, a cui piace avere concretamente e fisicamente in mano qualcosa: che si riveli un investimento finanziario o meno lo dirà il tempo, ma intanto è mio e me lo godo, e non è un codice alfanumerico o QR o jpg in un hard disk o token o similari bizzarrie virtuali.

Ma nemmeno sforzandomi a ragionare nell'ottica non-collezionistica, non riesco a trovarci nulla di convincente nemmeno sotto l'ipotetico mero aspetto "speculativo", ma penso a questo punto si sia abbastanza intuito... ;)
 
tutto questo ragionamento tra arte ed investimento è molto lontano da me.
Io compro opere d'arte per stare lontano dal mercato finanziario.
Dovrei chiedere al mercato finanziario di comprare un'opera d'arte per me, in condivisione con altri 1000 sostenitori?
Pazzia.
Siete mai entrati in una baca d'affari? Guardate le loro facce.
Sono in grado di comprare un'opera d'arte?
No.
 
Di iniziative simili ne ho letto e sentito parlare, anche in Italia, diverse volte. La prima volta ormai diversi anni fa in una nota galleria del nord-est, mi riferirono del coinvolgimento del figlio del gallerista in una start-up per fare questa cosa, come fosse un progetto destinato a sconvolgere il mercato dell'arte. Non so se la start-up sia poi partita e che fortuna abbia avuto.
In generale quello che mi lascia perplesso sul piano più astratto è proprio la scarsa liquidità dello strumento. Qualsiasi azienda, e tanto più una società di investimenti, avrà bisogno di un continuo cash-flow per funzionare bene, per generarlo in questo caso o continui ad acquisire nuovi clienti (possessori di quote) ad un ritmo adeguato, o devi vendere opere che hai in magazzino. I tempi di rivalutazione di un'opera d'arte possono essere anche nell'ordine del/dei decenni ... Se poi io possessore di quote ad un certo punto voglio disinvestire, prima che la mia opera venga venduta, che garanzia ho di poterlo fare, e cosa mi verrà dato come controvalore? Personalmente ritengo siano sempre da prediligere strumenti di investimento massimamente liquidi. Poi che uno possa provare a mettere una minima parte della propria possibilità di investimento su qualcosa del genere, ci può anche stare, come scommessa..
 
@Biagio.tv dimostri una chiusura mentale che da un lato sembri riconoscere ("Ovviamente, parlo da uno della vecchia scuola, a cui piace avere concretamente e fisicamente in mano qualcosa..."), dall'altro lato sembra prevalere su qualunque altro ragionamento.

Il fatto che esisto quadri di Picasso da 100 milioni e altri da 1 milione non vieta una analisi statistica. Tant'è vero che Masterworks dichiara di calcolare il rendimento annuale di ogni dipinto in offerta sulla base dei dipinti simili. In aggiunta, questa è solo una delle statistiche utilizzate.
E sì, fanno anche il "cherry-picking" di cui parli, visto che dichiarano di comprare meno di 2,5% dei dipinti che analizzano.

Leggendo i tuoi commenti, dubito che tu abbia speso un minimo di tempo visitando il loro sito... all'inizio addirittura facevi un paragone fra loro e un gallerista imbroglione... per non parlare degli NFT che continui a nominare, nonostante non c'entrino nulla.

@mmt:
Io compro opere d'arte per stare lontano dal mercato finanziario.
Dovrei chiedere al mercato finanziario di comprare un'opera d'arte per me, in condivisione con altri 1000 sostenitori?
La mia risposta è: sì!

Siete mai entrati in una baca d'affari? Guardate le loro facce.
Sono in grado di comprare un'opera d'arte?
No.
Questa mi ha fatto ridere. Comunque, fra le loro persone responsabili per gli acquisti di opere d'arte si trovano anche persone con facce di persone in grado di comprare un'opera d'arte (esempio).

@Stefano Perrini a differenza di ciò che sembrano pensare le persone coinvolte in questa discussione, secondo le quali è quasi impossibile investire in arte se non nel modo che loro conoscono da anni, ce ne sono vari metodi statistici nonché serie storiche abbastanza lunge che possono sostenere un approccio in parte quantitativo. Se il "dividendo artistico" nasce dall'utilità goduta da chi possiede un qualcosa di esclusivo e dalla derivante soddisfazione della necessità di scalare la piramide sociale, allora le quote frazionate di un'opera d'arte sicuramente non sono lo strumento adatto.
Rispondendo quindi alla tua domanda sul perché non rivolgersi direttamente ad altri investimenti, direi che l'arte ha storicamente protetto contro l'inflazione con rendimenti che a lungo termine possono essere veramente alti.

Ripeto ciò che ho scritto in un mio commento precedente: si tratta di un investimento illiquido, con orizzonte temporale sconosciuto, offerto da un'azienda che non è quotata e di cui la sostenibilità non è nota al pubblico. I $110 milioni di investimento ottenuto l'anno scorso, possono essere un indicatore, ma potrebbero anche non bastare.
 
@Biagio.tv dimostri una chiusura mentale che da un lato sembri riconoscere ("Ovviamente, parlo da uno della vecchia scuola, a cui piace avere concretamente e fisicamente in mano qualcosa..."), dall'altro lato sembra prevalere su qualunque altro ragionamento.

Il fatto che esisto quadri di Picasso da 100 milioni e altri da 1 milione non vieta una analisi statistica. Tant'è vero che Masterworks dichiara di calcolare il rendimento annuale di ogni dipinto in offerta sulla base dei dipinti simili. In aggiunta, questa è solo una delle statistiche utilizzate.
E sì, fanno anche il "cherry-picking" di cui parli, visto che dichiarano di comprare meno di 2,5% dei dipinti che analizzano.

Leggendo i tuoi commenti, dubito che tu abbia speso un minimo di tempo visitando il loro sito... all'inizio addirittura facevi un paragone fra loro e un gallerista imbroglione... per non parlare degli NFT che continui a nominare, nonostante non c'entrino nulla.


@mmt:
La mia risposta è: sì!


Questa mi ha fatto ridere. Comunque, fra le loro persone responsabili per gli acquisti di opere d'arte si trovano anche persone con facce di persone in grado di comprare un'opera d'arte (esempio).


@Stefano Perrini a differenza di ciò che sembrano pensare le persone coinvolte in questa discussione, secondo le quali è quasi impossibile investire in arte se non nel modo che loro conoscono da anni, ce ne sono vari metodi statistici nonché serie storiche abbastanza lunge che possono sostenere un approccio in parte quantitativo. Se il "dividendo artistico" nasce dall'utilità goduta da chi possiede un qualcosa di esclusivo e dalla derivante soddisfazione della necessità di scalare la piramide sociale, allora le quote frazionate di un'opera d'arte sicuramente non sono lo strumento adatto.
Rispondendo quindi alla tua domanda sul perché non rivolgersi direttamente ad altri investimenti, direi che l'arte ha storicamente protetto contro l'inflazione con rendimenti che a lungo termine possono essere veramente alti.

Ripeto ciò che ho scritto in un mio commento precedente: si tratta di un investimento illiquido, con orizzonte temporale sconosciuto, offerto da un'azienda che non è quotata e di cui la sostenibilità non è nota al pubblico. I $110 milioni di investimento ottenuto l'anno scorso, possono essere un indicatore, ma potrebbero anche non bastare.

Ti ringrazio per la discussione forse un po’ spigolosa, ma sempre molto civile.

Preciso meglio il mio pensiero.

Ho studi ingegneristici di probabilità, statistica e processi stocastici. Nel corso del mio Master in Art Market Studies a Zurigo ho studiato le applicazioni di metodi quantitativi al mercato dell’arte. Ho avuto modo di parlare con una persona molto in gamba che ha costruito su questo un bel business (preferisco non fare nomi o pubblicità). Non ho quindi un pregiudizio sul fatto che esistano modi di trattare questo tipo di dati o che non ci siano persone preparate che vi si applichino. Né il pregiudizio più generale che, siccome l’Arte è irrazionale, umanissima e inafferrabile non possa essere interpretata con dei numeri.

Il problema, se vuoi, è a monte: le tue “serie storiche abbastanza lunghe”. In altri mercati hai a disposizione enormi quantità di dati in tempo reale e i dati sono veri. Nel mercato dell’arte, opacissimo, hai pochi dati, che non puoi mai essere sicuro che siano veri. In galleria ci sono, quando va bene, i listini: ma quanto si paga veramente, con quali modalità, varia caso per caso e non è noto pubblicamente. Gli unici dati “affidabili” sarebbero quelli delle aste: peccato che non sia impossibile organizzare vendite per far apparire certe aggiudicazioni; per non parlare del sistema, che è ormai la regola, delle garanzie, per cui ciò che paga chi si aggiudica l’opera spesso non è quello che risulta nei database. Insomma, è un campo affascinante, ma costruire grandi modelli matematici alimentati da prezzi farlocchi secondo me non è il massimo.
Naturalmente, ho riassunto pochi elementi di un discorso che sarebbe molto più complesso e tecnico, ma che forse annoierebbe i più.

Ultima cosa: per “dividendo artistico” non intendo gli elementi che hai indicato tu in maniera un po’ moralisteggiante, ma, semplicemente, “godersi l’opera”.
 
@Biagio.tv dimostri una chiusura mentale che da un lato sembri riconoscere ("Ovviamente, parlo da uno della vecchia scuola, a cui piace avere concretamente e fisicamente in mano qualcosa..."), dall'altro lato sembra prevalere su qualunque altro ragionamento.

Il fatto che esisto quadri di Picasso da 100 milioni e altri da 1 milione non vieta una analisi statistica. Tant'è vero che Masterworks dichiara di calcolare il rendimento annuale di ogni dipinto in offerta sulla base dei dipinti simili. In aggiunta, questa è solo una delle statistiche utilizzate.
E sì, fanno anche il "cherry-picking" di cui parli, visto che dichiarano di comprare meno di 2,5% dei dipinti che analizzano.

Leggendo i tuoi commenti, dubito che tu abbia speso un minimo di tempo visitando il loro sito... all'inizio addirittura facevi un paragone fra loro e un gallerista imbroglione... per non parlare degli NFT che continui a nominare, nonostante non c'entrino nulla.

Mi diverte molto questo scambio, e penso che possa essere anche di qualche utilità a chi legge e magari si fa qualche domanda prima di buttarsi su questo tipo di operazioni finanziarie senza rete, perchè di questo si tratta. Poi se si buttano, per lo meno lo fanno avendo letto anche qualche opinione contraria.

Vedi, il fatto che io mi definisca della "vecchia scuola" rispetto al collezionismo e al mercato dell'arte per me è un plusvalore.

Hai perfettamente ragione sul fatto che io non abbia nemmeno aperto il loro sito, e confermo che nemmeno intendo farlo, perchè, come ho cercato di spiegare (a vuoto probabilmente) è che per me non è un problema della società/azienda ma proprio del meccanismo. Se non ritengo possa funzionare il meccanismo, non ho interesse a informarmi su chi lo pratichi.
Infatti non mi esprimo sulla società ma sull'acquisto di quote frazionate di opere d'arte, e ribadisco che secondo me non funziona sotto nessun punto di vista.

Ulteriore duplice conferma è la seguente: da un lato chi "investe" in questo tipo di operazioni finanziarie è totalmente inesperto di arte e di mercato dell'arte, dall'altro lato chi invece è collezionista e conoscitore del mercato sta alla larga da queste situazioni.

Come notazione finale, devo ahimè smentirti sul fatto che "l'arte ha storicamente protetto contro l'inflazione con rendimenti che a lungo termine possono essere veramente alti": l'arte non è un bene come l'oro, il petrolio, o un indice o altro, è un mercato e molto vario, articolato e complesso con alti e bassi, aumenti e cali. Non investi mai "in arte" come fosse un indice ma su uno o più artisti, che possono singolarmente rivalutarsi o crollare. O puoi anche comperare di un artista che si rivaluta un'opera brutta (ovviamente pensando sia bella ma non avendo strumenti per capirlo), o strapagarla e finire a rimetterci lo stesso: questo vale per l'acquisto pieno di un'opera, figuriamoci per una quota frazionaria di un'opera gestita da terzi.

La chiudo qui perchè tanto si è capito che per me queste operazioni sono un nonsense a rischio collasso, e per te un'ipotetica differenziazione con delle potenzialità.
Approcci inconciliabili, ma del resto va benissimo così.

PS. per "cherry picking" mi riferivo ai dati presenti nei database per arrivare a delle analisi, non certo alle opere comperate.
Anche @eSide e @Stefano Che ha studi specifici in materia analitica hanno dato dei contributi sulla sostanziale impossibilità di utilizzo di dati "grezzi" per tutta una serie di motivazioni, ma evidentemente sono concetti palesi per chi segue il mercato dell'arte e non facilmente comprensibili per chi è abituato a seguire altri mercati con caratteristiche differenti in cui i "beni" analizzati sono del tutto omogenei e raffrontabili. Per le opere d'arte non è così.
 
ringrazio tutti per questa discussione interessantissima.. io sono assolutamente ignorante in fatto di arte e trovo questo dibattito molto stimolante e carico di informazioni interessanti nonostante la normale diversità di vedute dei partecipanti
 
Chalki, sulla necessità di controllare il sito mi trovavo esattamente nella posizione di Biagio, ma, seguendo il tuo suggerimento, mi sono detto: “Magari loro sanno qualcosa che ti sfugge, non ti sei aggiornato!”. Così ho guardato il sito che ci consigli.

A me può bastare il grafico che viene presentato, che confronta un indice di “Arte Contemporanea” con lo S&P 500. Naturalmente, la performance è molto migliore per il primo. Peccato che, in una riga scritta in caratteri piccoli, ci venga detto che l’indice suddetto sia stato ottenuto da opere vendute almeno due volte all’asta. Al di là di quanto ho già detto sull’affidabilità dei prezzi realizzati in asta, mi preme sottolineare che l’utilizzo del metodo delle vendite ripetute è quello più semplice e meno sofisticato (altro che metodi edonici!). Diamo il beneficio del dubbio e supponiamo che l’indice sia un po’ più sofisticato e utilizzi anche un mix di informazioni. Ti faccio comunque notare due difetti macroscopici. Primo: un’opera già venduta all’asta ritornerà e verrà venduta solo se il possessore si aspetta un guadagno (altrimenti si tiene l’opera), quindi l’indice sovrastima la performance del mercato per costruzione. Secondo: le opere invendute non vengono conteggiate.
Basarsi su un indicatore simile per concludere sulle performance rispetto ad altri tipi di investimento e sulla protezione dall’inflazione mi sembra azzardato.

Sono riuscito a stare sei mesi nel forum senza mai fare pubblicità al libro che ho scritto, ma mi ci tiri quasi per i capelli. Che non sia il mio, si leggano altri libri che saranno pure migliori, ma consiglio di provare a capire come funziona il mercato dell’arte prima di prendere decisioni in questo campo.
 
Non avendo trovato un thread su quest'azienda, volevo comminciare con la discussione su Masterworks.

La loro idea consiste nell'acquisto attraverso crowdfunding di dipinti per venderli poi dopo anni. Investitori da (quasi) tutto il mondo possono partecipare acquistando "quote" dei dipinti da $20, con un investimento minimo che va dai $500 ai $1000. Hanno una banca dati con l'evoluzione dei prezzi di varie opere che consente il calcolo dello Sharpe ratio per ogni artista.
Così, un investitore retail riesce a diversificare al di fuori del mercato finanziario, accettando la liquidità inesistente in cambio di un potenziale rendimento alto.

Costi: 1,5% annuo più 20% sulla plusvalenza nel momento dell'acquisto.


Commenti?
(Scriverò sulla mia esperienza, se c'è interesse)

ciao, trovo interessante questa iniziativa, come in tutte le cose e in tutti gli investimenti bisognerà valutare la serietà di questa Società ma l'idea per quanto semplice la trovo interessante applicata alle opere d'arte, anche per chi è collezionista. Ci sono vari artisti che stimo molto e in cui credo molto che sono fuori dalla mia portata, con questo tipo di proposta potrei applicare le mie conoscenze nel mondo dell'arte ad un ivestimento che non frazionato sarebbe per me irraggiungibile.
 
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