Megafusione Euronext NYSE

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luigir

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dovrebbe nascere un agglomerato con fatturato di oltre 100 mio di usd, risparmi per 272 mio, utili in crescita del 14pct e guadagni a +21pct. Gruppo da oltre 16 miliardi di dollari con quasi 4000 societa' quotate...

E per gli investitori una maggiore garanzia sul prezzo.

Saranno tutti a favore? Investitori? Autorita'? Qualcuno avra' da ridire. scommettiamo?
 
luigir ha scritto:
dovrebbe nascere un agglomerato con fatturato di oltre 100 mio di usd, risparmi per 272 mio, utili in crescita del 14pct e guadagni a +21pct. Gruppo da oltre 16 miliardi di dollari con quasi 4000 societa' quotate...

E per gli investitori una maggiore garanzia sul prezzo.

Saranno tutti a favore? Investitori? Autorita'? Qualcuno avra' da ridire. scommettiamo?
se si toccano degli interessi, se qualche sedia scompare...è sicuro..
 
Beh aspetto di saperne qualcosina di più prima di esprimermi...certo che è una grossa operazione....rischiano di schiacciare qualche calletto....vedremo
 
Garbi: i Bot sbarcheranno a New York
Euronext, nel mirino di New York e Francoforte, è anche un po’ italiana: assieme alla borsa di Milano controlla Mts, il mercato all’ingrosso dei titoli di Stato avviato dal Tesoro e poi affermatosi come principale piattaforma europea. Gianluca Garbi, numero uno di Mts, in queste ore è a Amsterdam per l’assemblea di Euronext. Sa che quello che vi sarà deciso oggi avrà ripercussioni anche in Italia. Il New York Stock Exchange ha calato le sue carte. Cosa prevede?
«Non mi aspetto necessariamente una decisione all’assemblea - risponde Garbi -. Potrebbe decollare l’integrazione di Euronext con il Nyse, ma non escluderei un rilancio tedesco».
Chi fra Borsa Italiana e Euronext dovesse cambiare controllo, per contratto dovrebbe offrire le proprie quote di Mts all’altra. Borsa sarà il solo azionista di riferimento di Mts?
«Euronext e il Nyse stesso non hanno un controllo effettivo, sono scambiate pubblicamente sul mercato. Poi c’è il diritto di gradimento del Tesoro italiano a ogni cambio di assetti. E non credo che in Via XX Settembre si vedrebbe di buon occhio che Mts resti isolata, se anche Borsa Italiana dovesse esserlo per il momento nella partita fra grandi piazze finanziarie».
Vuol dire che un’eventuale fusione fra Nyse e Euronext per voi di Mts sarebbe positiva?
«Come mercato dei titoli di Stato, abbiamo già raggiunto un buon grado di integrazione su scala europea. Ora un legame con il Nyse ci metterebbe nelle condizioni ideali per avere una grande facilità di accesso al mercato americano. Sarebbe un’opportunità per aumentare la liquidità. Anche i governi che emettono titoli in Europa potrebbero beneficiare di un allargamento della base degli utenti».
Tci e Atticus, due dei grandi «hedge fund» azionisti di Euronext, frenano sull’offerta del Nyse. Francoforte è ancora in partita?
«Se vuole un’opportunità, dal punto di vista di Euronext, Deutsche Börse forse dovrebbe lanciare un’offerta più paritaria. Dal punto di vista dei fondi azionisti, è ovvio che si cerchi un rilancio. Dal punto di vista istituzionale e del mercato, infine, è impossibile ignorare l’offerta della prima piazza finanziaria al mondo».
E dal punto di vista di Borsa italiana?
«Borsa è un’azionista rilevante della mia società. Posso solo dire che mi pare importante stare nei giochi e ora i giochi si fanno attorno a Euronext. Il tempismo, in questo caso, conta».
F. Fub.

corriere
 
La lettera E adesso Capuano rilancia in Francia: via libera al negoziato
(f. fub.) E’ partita ieri una lettera firmata dall’amministratore delegato di Borsa Italiana, Massimo Capuano, per la controparte di Euronext Jean-François Théodore. Capuano risponde così alla proposta lanciata da Théodore giorni fa di aprire negoziati per esplorare la possibilità di un’integrazione sull’asse Milano-Parigi. Nella risposta, Capuano si dichiara favorevole. Un’integrazione con Euronext, la rete con centro a Parigi che comprende Bruxelles, Amsterdam, Lisbona e il Liffe di Londra (derivati), permetterebbe alla Consob di continuare a svolgere la sua funzione di regolatore di Piazza Affari. Ma per Euronext in questa fase la priorità è ormai il rapporto con il New York Stock Exchange. Per Théodore, le altre alleanze restano per ora sullo sfondo.
 
n. 120 del 23-05-06 pagina 26

Wall Street pronta a conquistare l’Europa
di Angelo Allegri
I tedeschi sconfitti potrebbero guardare a Piazza Affari

Angelo Allegri

da Milano

Il sogno (o l’incubo) di un unico mercato finanziario globale sembra più vicino. Nella mattinata di ieri il New York Stock Exchange, la Borsa di Wall Street, nata ben 214 anni fa e simbolo del capitalismo Usa, ha annunciato nei dettagli l’attesa offerta su Euronext, la società federata che unisce i listini di Parigi, Bruxelles, Lisbona e il londinese Liffe. E i consiglio di sorveglianza e di amministrazione di Euronext, riuniti nel pomeriggio, hanno definito l’offerta più attraente rispetto a quella avanzata nei giorni scorsi da Deutsche Börse (che ha detto di non voler per il momento rilanciare). Le due proposte saranno illustrate ai soci, riuniti questa mattina ad Amsterdam per l’assemblea annuale. Sulla base delle loro valutazioni i vertici di Euronext prenderanno una decisione definitiva.
Agli azionisti di Euronext il presidente del gruppo americano John Thain ha proposto un corrispettivo misto di azioni e contanti per un valore complessivo intorno ai 75 euro ad azione, valutando la società circa 8 miliardi. La sede della società sarebbe a New York, mentre le attività europee resterebbero a Parigi. Numero uno del gruppo sarebbe l’americano Thain, vice con pieni poteri sul vecchio continente diventerebbe il numero uno di Euronext Jean François Theodore. A nascere sarebbe di gran lunga la prima Borsa del mondo, con scambi mensili intorno ai 2,1 trilioni di dollari, più del doppio del Nasdaq, il mercato tecnologico Usa. Il nuovo listino potrebbe offrire a qualsiasi società quotata una visibilità e liquidità per il momento inediti.
Dopo il sì dei vertici del gruppo europeo il matrimonio sembra ormai molto probabile, anche se l’azionariato complesso e frammentato di Euronext lascia formalmente la porta aperta ad altre soluzioni. Tra i soci di Euronext a giocare un ruolo di primo piano sono cinque banche francesi (dal Crédit Agricole a Société Générale) riunite in una patto che può contare su poco più del 10% del capitale. Ma i veri protagonisti sono hedge fund come Children’s Investment Fund (Tci) che controlla il 9,95%, Atticus al 9,10. Società di gestione di fondi come Harris Associates e Fidelity hanno poco meno del 5%.
Nel recente passato proprio alcuni di questi fondi erano riusciti con la loro opposizione a far saltare l’attacco della Borsa di Francoforte al London Stock Exchange. In questo caso gli americani sembrano più generosi dei tedeschi, anche se il calcolo della convenienza per gli hedge fund è reso più complicato dal fatto che in qualche caso sono presenti nel capitale di più di un attore in gioco: Tci possiede anche il 10,1% della Borsa tedesca; Atticus ha il 6% del Nyse e il 5,1% di Deutsche Börse.
Quanto ai tedeschi sembrano, ancora una volta i grandi sconfitti nella battaglia per il consolidamento delle Borse. Dopo aver dovuto rinunciare al listino londinese, ora si vedono sfilare anche il maggior gruppo dell’Europa continentale. Proprio per questo però potrebbero guardare con maggior attenzione a quanto è rimasto sul mercato e in particolare a Borsa italiana. Il presidente della società milanese, Angelo Tantazzi, ha dichiarato che Euronext è la prima scelta per un’alleanza. La prima ma non l’unica, si sono affrettati a precisare dalle parti di Piazza Affari.ilgiornale
 
n. 121 del 24-05-06 pagina 22

Euronext-Piazza Affari, preparativi di nozze
di Redazione
Al via i colloqui, possibile proposta entro giugno. La società guidata da Theodore prende tempo di fronte alle offerte di Nyse e Deutsche Börse

Favoriti restano gli americani, ma non si esclude il rilancio dei tedeschi

da Milano
Euronext continua a considerare con freddezza la proposta di nozze dei tedeschi di Deutsche Börse e lancia sguardi sempre più attenti a Borsa Italiana. L’assemblea degli azionisti svoltasi ieri ad Amsterdam non ha cambiato i termini della questione per quanto riguarda le offerte concorrenti di Deutsche Börse e del New York Stock Exchange. Ma Jean François Theodore, numero uno della società che gestisce i listini di Parigi, Bruxelles, Amsterdam e Lisbona ha parlato molto di Piazza Affari, confermando che l’intesa tra il mercato milanese e la società paneuropea potrebbe arrivare già entro la fine di giugno.
Gianluca Garbi, numero uno di Mts, la società partecipata sia da Euronext sia da Borsa Italiana, che gestisce il mercato dei titoli di Stato, ha parlato di un progetto di acquisto da parte di Euronext. Più prudenti le reazioni ufficiali. Un portavoce della società mercato milanese ha confermato che la società guidata da Massimo Caputi ha risposto positivamente alle avance di Theodore e che si augura l’apertura di trattative formali al più presto. D’altra parte però è stato anche sottolineato che «ad oggi non esiste nessuno schema di come le due Borse potranno integrare le loro attività e qualune ipotesi formulata in merito risulta priva di fondamento». Una integrazione tra i diversi listini dell’area euro troverebbe comunque favorevole il ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa (lo ha dichiarato lui stesso nei giorni scorsi) mentre la struttura federale di Euronext renderebbe con tutta probabilità più gestibile la complessità tecnologica e regolamentare dell’integrazione.
Quanto ad aggregazioni resta però ancora aperta la questione legata al triangolo Euronext, Deutsche Börse, New York Stock exchange. Gli azionisti della società guidata da Theodore ieri hanno scelto di non decidere. Come previsto hanno bocciato una mozione (presentata peraltro prima dell’accendersi della battaglia e dell’offerta provieniente da Oltreoceano) che avrebbe obbligato la società a una trattativa in esclusiva con i tedeschi. Nella mattinata i vertici del gruppo avevano liquidato come «fuorviante» un mezzo rilancio di Deutsche Börse, considerato non migliorativo. Nei prossimi giorni i vertici di Euronext si sono impegnati di fronte agli azionisti a studiare nel dettaglio le due offerte e a ripresentarle con un giudizio definitivo in occasione di una assemblea che sarà convocata il prima possibile.
In vantaggio è la proposta di Wall Street ma la platea degli azionisti di Euronext è formata in larga misura da fondi (e in special modo hedge fund) che hanno l’unico obiettivo di massimizzare il vantaggio economico ricavabile da una operazione di vendita. «In pratica», ha spiegato un gestore di questi fondi all’agenzia Apcom, «è tutta questione di soldi. Basterebbe che Deutsche Börse aumentasse il prezzo per sparigliare le carte in tavola».ilgiornale
 
n. 121 del 24-05-06 pagina 23

Un giovane colosso da 2.500 miliardi
di Redazione

Il gruppo nasce nel 2000 in pieno boom delle Borse internazionali. A fondersi sono inizialmente le piazze di Parigi, Amsterdam e Bruxelles che formano così il primo operatore borsistico internazionale mai esistito. La messa in comune delle tre diverse strutture permette una riduzione dei costi di gestione che si riflette anche in un taglio delle tariffe per gli utilizzatori della nuova piattaforma. Nel 2002 Euronext aggiunge al suo portafoglio il London International Financial Futures and Options Exchange (Liffe), dove vengono scambiati prodotti derivati, e nello stesso anno si aggiudica anche la Bolsa de Valores di Lisbona e Porto. Le imprese quotate sono ad oggi 1.225 per una capitalizzazione calcolata ad aprile scorso in 2.584 miliardi di euro. Ogni giorno le transazioni registrate sulle quattro Borse sono pari a circa 900mila. L’attuale numero uno è francese: Jean-François Theodore.



n. 121 del 24-05-06 pagina 22

Il simbolo della finanza con 2.800 titoli quotati
di Redazione

Oltre a essere una delle Piazze più antiche del mondo (è stata costituita nel 1792), la Borsa di New York, il “Big Board”, è il vero e proprio simbolo del capitalismo. Al punto che Wall Street, al cui angolo sorge il palazzo che la ospita, è diventato in tutto il mondo il sinonimo della finanza internazionale. Il New York Stock Exchange è la più importante Borsa mondiale: le società quotate sono 2.800, per una capitalizzazione complessiva di 21.000 miliardi di dollari (di cui oltre 7.000 di imprese non americane). Ogni giorno vengono scambiati 1,5 miliardi di titoli. I 1.366 broker ammessi alle contrattazioni pagano il loro diritto piuttosto caro: un seggio all’interno della più celebre delle piazze finanziarie costava lo scorso dicembre anche 4 milioni di dollari. Nonostante i costi, il Nyse rimane comunque uno degli ultimi mercati che non hanno sacrificato tutto all’elettronica. Al contrario della grande rivale Nasdaq, del tutto informatizzata.ilgiornale
 
May 23, 2006
Euronext Holders Deny Deutsche Boerse Plan
By THE ASSOCIATED PRESS
Filed at 8:29 a.m. ET

AMSTERDAM, Netherlands (AP) -- Shareholders of European stock exchange operator Euronext rejected a proposal Tuesday to declare a merger with Deutsche Boerse in the company's best interest, rather than a rival bid by the New York Stock Exchange.

Earlier, the company said that between competing bids on the table from Deutsche Boerse and the NYSE Group Inc., it preferred the one from the New York Stock Exchange.

Full details of the bids are not known, but the NYSE said its cash-and-stock offer was worth around 8 billion euros ($10.2 billion), while Deutsche Boerse estimates its bid is worth 8.6 billion euros ($11 billion) at current share prices.

Euronext CEO Jean-Francois Theodore said he and the board had not made a final decision to endorse either bid, but advised shareholders to vote against declaring a preference for Deutsche Boerse.

''Your board is only telling you, asking you, advising you, not to deprive yourself of your freedom of choice,'' he said.

The vote was 44 million shares against the proposal and 33.5 million in favor.
 
May 24, 2006
Euronext Turns Down Offer From German Exchange
By JAMES KANTER
International Herald Tribune

PARIS, May 23 — Euronext shareholders Tuesday rejected a proposal to merge with a rival bourse in Germany, keeping the exchange in play in hopes of a bidding war that could reshape the business of trading in Europe and the United States.

Euronext's chief executive, Jean-François Théodore, who favors a proposed tie-up with the NYSE Group, the owner of the New York Stock Exchange, insisted that the German exchange was not out of the picture — a strategy possibly aimed at spurring the American group to raise its bid and counter claims that it was seeking a foothold in Europe at a discount.

Speaking at Euronext's annual meeting in Amsterdam, Mr. Théodore played down the significance of the vote on the offer from Deutsche Börse, describing it as a way of safeguarding shareholders' "freedom of choice." But he also made clear that he disliked the prospect of Euronext's headquarters moving to Frankfurt from Paris, and he highlighted the lesser antitrust concerns and greater cost savings that he said would result from a tie-up with the Americans.

"N.Y.S.E. and Euronext is the most attractive combination," he said, promising to call another shareholder meeting to vote on a transaction "as soon as practicable."

For some shareholders, the meeting turned into an opportunity to press the Euronext management to hold out for improved offers, possibly even beyond Germany and New York.

Jan-Michiel Hessels, the chairman of Euronext's supervisory board who would be the chairman of a combined New York Exchange and Euronext, conceded that "the possibility of a knockout bid is one of the scenarios that we are thinking of."

Euronext, which runs the Paris, Brussels, Amsterdam and Lisbon exchanges, is the latest focus of consolidation after the Nasdaq — a rival of the NYSE Group — acquired 25 percent of the London Stock Exchange.

On Monday, the NYSE Group made an offer that Euronext executives said was 73 to 74 euros a share, or as much as 8.3 billion euros ($10.2 billion).

On Tuesday, Deutsche Börse put numbers behind its bid, which was made Friday. Deutsche Börse would pay 76.60 euros a share, or about 8.6 billion euros, according to reports.

Serge Harry, the chief financial officer of Euronext, called the numbers "misleading" because they were based on Monday's closing prices — which are probably higher than the three-month average on which the German offer is actually based.

Using prices from the most recent three-month period, Euronext officers said that the true value of the Deutsche Börse bid was closer to 70.45 euros a share — lower than the American offer.

A Deutsche Börse spokesman, Walter Allwicher, said that the three-month average would be dated from the moment when both sides agree.

In resisting the German offer, Mr. Théodore must tread a fine line because the two exchanges have some big shareholders in common, including the Children's Investment Fund, which owns 10 percent of Euronext and favors a merger with Deutsche Börse. The fund reiterated that position on Tuesday.

Stock in the NYSE Group is currently highly valued relative to its earnings, making its shares a particularly valuable currency in any bidding war.

But the German exchange might have an advantage in its ability to raise enough additional cash to convince Euronext shareholders that an all-European deal is the better move.

The German exchange "could offer more cash without harming itself, especially since it has no debt right now," said Robert Mazzuoli, an analyst with Landesbank Rheinland-Pfalz.

Raising its bid might be the best way for Deutsche Börse to avoid standing on the sidelines during rapid global consolidation.

"It makes no sense to overpay for a company like Euronext, but without this merger the vision for Deutsche Börse's future is gone," said Ulrich Hocker, president of DSW, the German association of small shareholders.

In coming weeks, Mr. Théodore may succeed in bulking up Euronext by striking a deal to buy the Milan-based exchange, Borsa Italiana. He told shareholders Tuesday that he hoped to have a preliminary agreement with Borsa Italiana by the end of June.

Deutsche Börse has continued efforts to make its overture more palatable, offering the chief executive's slot to Mr. Théodore until 2008.

Euronext, however, is unlikely to favor even that arrangement, which would still probably put the majority of executives in Frankfurt.

Deutsche Börse said Tuesday that it would sound out its own shareholders about additional moves at its annual meeting Wednesday in Frankfurt, and it stressed its continuing interest in a deal.

"We continue to believe in the strong substance and value, as well as the earnings accretion of a combination of Deutsche Börse and Euronext to both shareholder groups under our proposal," the Deutsche Börse chief executive, Reto Francioni, said in a statement.

Carter Dougherty contributed reporting from Frankfurt for this articleand Heather Timmons from London.






May 24, 2006
Deutsche Boerse Offers a Concession
By THE ASSOCIATED PRESS
Filed at 9:17 a.m. ET

FRANKFURT, Germany (AP) -- Germany's Deutsche Boerse AG offered a concession in its battle with the New York Stock Exchange to take over European stock-market operator Euronext, saying Wednesday that Euronext CEO Jean-Francois Theodore initially could become sole boss of the combined company.

Deutsche Boerse had previously proposed that Theodore initially would share the top job with its own Chief Executive Reto Francioni, who would then take over as sole leader.

''I would like to confirm ... that in our last letter a few days ago, in consultation with Dr. Reto Francioni, I suggested that Jean-Francois Theodore, under certain criteria, could become sole CEO up until the AGM (annual general meeting) of 2008,'' Kurt Viermetz, Deutsche Boerse's supervisory board chairman, told shareholders at the company's annual general meeting.

Euronext, which runs the Paris, Brussels, Amsterdam and Lisbon exchanges, is at the center of the current round of stock market consolidation after the Nasdaq Stock Market Inc. acquired 25 percent of the London Stock Exchange PLC. It has said it currently favors the offer from the New York Stock Exchange.

The NYSE's cash-and-stock offer was worth around 7.6 billion euros ($10 billion) at closing prices Tuesday. Analysts have estimated Deutsche Boerse's bid to be worth around 8.6 billion euros ($11 billion).

But the NYSE bid contains more cash than the Deutsche Boerse deal, and the Deutsche Boerse proposal requires the combined company to carry more debt. Both bidders have touted the strategic benefits and cost savings of their plans.

Viermetz cited managers' ''fundamental belief that a combination between Euronext and Deutsche Boerse would be the best and potentially the last opportunity to create a European powerhouse,'' ensuring long-term competitiveness with leading American and Asian operators.

Francioni said Deutsche Boerse wants to take ''a proactive lead'' in industry consolidation.

He noted that neither Euronext managers' stated preference for NYSE nor its shareholders' refusal to commit in principle to a merger with Deutsche Boerse were binding decisions.

''We will therefore carefully analyze the situation,'' he said, without offering further details.

Francioni argued that ''we have done our best to persuade the Euronext management of the potential for the combination and of the quality of our proposal.'' He said the proposal was a ''fair balance'' and would create value for shareholders.

He stressed heavily his company's pledge of a ''merger of partners'' -- a contrast with NYSE's bid, which is structured as a takeover.

''The reproach leveled time and again against us -- that we would impose our business model on others -- will not get any more accurate by repeating it,'' Francioni said.

Viermetz said Deutsche Boerse appears to face a bidding battle in which ''level-headedness is now called for to protect European interests.''

If Deutsche Boerse does not win Euronext, its ''growth strategy would be continued in all segments, products and regions of the globalized market,'' he added.

''We are firmly convinced to be able to cooperate, find partners in these markets and to be able to identify acquisitions that will benefit our shareholders and our clients.''

One shareholder representative called on Francioni to outline alternatives to Euronext.

Klaus Nieding, of Germany's DSW shareholders' rights group, urged him to say how he intends to prevent Deutsche Boerse being sidelined if both the LSE and Euronext go to U.S. rivals.

Markus Kienle, representing another investor group, SdK, voiced fears that Deutsche Boerse could itself become a takeover candidate if it fails to secure a merger.

Deutsche Boerse shares fell nearly 2.7 percent to 100.04 euros ($128.59) on the Frankfurt exchange in an overall lower market. Euronext shares dropped 3.1 percent to 67.80 euros ($87.15).
 
n. 130 del 03-06-06 pagina 21

Borse, si fondono Euronext e New York
di Paolo Stefanato
Nel risiko dei mercati finanziari può entrare anche la piazza di Milano, che potrebbe confluire a breve nel circuito europeo

Già martedì o mercoledì incontro tra Capuano e Theodore. Momento favorevole per Piazza Affari

Paolo Stefanato

da Milano

Nel giorno della storica fusione tra le Borse di Euronext (Parigi, Lisbona, Amsterdam, Bruxelles e il Liffe di Londra) e il New York Stock Exchange (il listino principale della Borsa statunitense), si valorizza fortemente il ruolo che Borsa italiana può giocare nel nuovo scenario di globalizzazione dei mercati finanziari. Con l’annuncio dato ieri a Parigi nasce il più grande operatore finanziario mondiale e la prima Borsa transoceanica: un accordo da 9,96 miliardi di dollari (7,78 miliardi di euro), una fusione che crea un colosso che avrà una capitalizzazione di mercato di 20 miliardi di dollari, capace di razionalizzazioni di sistema del valore di 375 milioni di dollari, e che avrà un valore di scambi giornaliero di circa 100 miliardi di dollari.
Che cosa c’entra Borsa italiana, che sta vivendo ore febbrili nella prospettiva di entrare nel gioco di questa alleanza? La fusione tra Euronext e il Nyse avviene su un rapporto di sostanziale parità, con la costituzione di una nuova holding: l’operazione prevede un concambio di 0,98 titoli della nuova società per un’azione Euronext, mentre per quelli del Nyse la conversione è alla pari. Se Euronext dovesse, «in corso d’opera», accogliere in seno un nuovo soggetto quale Borsa italiana, è facile intuire che i pesi della fusione si potrebbero sbilanciare a favore degli europei. Non essendo noti tutti i dettagli dell’alleanza transatlantica, si tratta di una supposizione. Che trova comunque sostegno nell’enfasi delle dichiarazioni rilanciate ieri dalle agenzie: Jean François Theodore, presidente di Euronext, si è detto «felice e onorato» di poter accogliere nella sua società anche Borsa italiana. Il momento è doppiamente favorevole: da un lato Euronext avrebbe, in ogni caso, una più elevata capitalizzazione da far valere nei rapporti con gli americani, dall’altro lato Borsa italiana, su questo presupposto, potrebbe spuntare un rapporto di concambio da una posizione di forza; se oggi il suo valore è stimato tra 1 e 1,5 miliardi di euro (quello di Euronext è di circa 8 miliardi), un accordo nel momento propizio potrebbe avvicinarsi di più al prezzo massimo. Per la Borsa italiana si tratta inoltre di «non perdere quello che si presenta come l’ultimo treno» ha commentato, non senza qualche preoccupazione, l’ex presidente degli agenti di cambio Attilio Ventura, secondo il quale bisogna «decidere in fretta».
In effetti il calendario fissato prevede marce forzate: ieri Massimo Capuano, amministratore delegato di Borsa italiana e Theodore, hanno avuto un lungo colloquio telefonico (che segue, peraltro, i numerosi pour parler dell’ultimo periodo). Durante la fine della settimana i reciproci advisor stabiliranno la data del primo incontro, martedì o mercoledì, non si sa ancora se a Milano o a Parigi. Se una lettera d’intenti è prevedibile in tempi brevi, tecnicamente un accordo impegnerà come minimo alcune settimane. L’obiettivo è comunque quello di anticipare l’operatività della fusione transoceanica (la chiusura è prevista entro qualche mese), per ottenere in questo modo ulteriori sinergie. Da notare che se si giungerà a una fusione societaria tra Milano e Parigi, le banche azioniste della Borsa italiana (in alcune delle quali sono presenti importanti soci francesi) diventerebbero importanti soci della «federazione» parigina, dando vita a nuove relazioni virtuose e a un nuovo equilibrio nei rapporti di forza.ilgiornale
 
Borsa-Euronext, prove d’accordo «Una proposta entro giugno»
Chirac sul fronte anti-Wall Street
Euronext ha fretta e entro giugno intende presentare a Borsa italiana una precisa proposta di integrazione: Jean-François Théodore, amministratore delegato della federazione di società-mercato con base a Parigi, ieri a Milano lo ha confermato agli uomini di vertice di Piazza Affari, Massimo Capuano e Angelo Tantazzi. In parallelo però vengono allo scoperto le resistenze politiche nell’Ue di fronte a un sistema di Borse che alcuni considerano troppo condizionato dai gruppi americani. Il più esplicito ieri è stato Jacques Chirac, solo pochi giorni dopo l’annuncio di un accordo di fusione fra Euronext e il New York Stock Exchange (Nyse) che ora gli azionisti saranno chiamati a ratificare. Al termine di un incontro con il cancelliere tedesco Angela Merkel, il presidente francese non ha fatto mistero dei suoi dubbi: «Mi dispiacerebbe se una fusione fra Euronext e Deutsche Börse alla fine non avesse luogo», ha detto. Più riservata Angela Merkel, forse perché sa che il governo tedesco detiene parte della soluzione: i responsabili di Parigi le hanno chiesto di esercitare pressioni sull’amministratore delegato di Deutsche Börse, Reto Francioni, perché accetti un’alleanza più paritaria con Euronext. La precedente proposta di Deutsche Börse era stata rifiutata dai vertici di Euronext perché troppo simile a una conquista di Francoforte su Parigi. Si spiega anche così la stretta di Théodore per un’intesa meno squilibrata con il Nyse.
Ma proprio l’ingresso del Nyse suscita malumori nei governi europei. Il Nasdaq di New York, con il 25,1% del capitale, ha un veto sulle grandi scelte del London Stock Exchange. E per ora tagliata fuori da Euronext, Deutsche Börse ha avviato contatti con la società-mercato a maggior capitalizzazione al mondo: la Chicago Mercantile Exchange. Senza vere fusioni fra grandi Borse europee, il mercato finanziario dell’area-euro potrebbe dunque restare frammentato e incapace di darsi un regolatore comune. Anche Tommaso Padoa-Schioppa è parso riflettere questi dubbi venerdì, dopo l’annuncio dell’accordo fra il Nyse e Euronext. Il ministro dell’Economia ha parlato di «occasioni mancate» dell’Europa benché l’euro «potesse essere presupposto per altre conquiste». E ha aggiunto fra gli esempi: «Lo vediamo per le banche e in materia di Borse».
Federico Fubini corriere
 
n. 134 del 08-06-06 pagina 20

«Sì a Euronext unita a Milano e Francoforte»
di Redazione

da Milano

Sta raccogliendo consensi l’idea di raggruppare sotto un unico ombrello societario le Borse europee. Dopo il «no» espresso martedì scorso da Jacques Chirac all’aggregazione tra Euronext e New York Exchange, ieri il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, si è mostrato perfettamente in sintonia con il presidente francese dichiarandosi d’accordo sulla creazione di un sistema di mercati azionari a rete costituito da Borsa Italiana, Deutsche Börse e da Euronext. «Sono molto favorevole al consolidamento di mercati azionari a livello europeo - ha detto durante una conferenza stampa in chiusura dei lavori dell'Ecofin -; al momento in Europa ci sono due poli, quello di Deutsche Börse e di Euronext, e un certo tipo di consolidamento sta avvenendo. Ho sempre pensato che l'area monetaria unica debba avere una struttura di Borsa unica». Anche Banca Intesa, che di Borsa Italiana controlla poco meno del 5%, sta seguendo con interesse l’evoluzione del risiko borsistico. «Aspettiamo quello che ci proporrà l’amministratore delegato di Borsa Italiana, Massimo Capuano», ha detto l’ad dell’istituto di credito Corrado Passera, che ha comunque ribadito la necessità di aggregazione «perché soli non si può stare». Martedì Capuano ha incontrato il numero uno di Euronext, Jean François Theodore, primo di una serie di incontri che dovrebbero portare alla definizione di un’intesa. Un cda di Borsa Italiana è previsto tra il 14 e il 15 giugno, ma è probabile che le crescenti pressioni da parte dei governi Ue per la messa a punto di una Borsa paneuropea possano rimescolare le carte. Così, la probabile alleanza con Euronext e Nyse potrebbe essere messa in discussione. New York ha offerto 10 miliardi di dollari per convolare a nozze con Euronext, ma secondo il presidente di Axa, Henri de Castries, prima di prendere una decisione, il consorzio federato dovrebbe aspettare che Deustche Börse presenti un’offerta migliore.ilgiornale
 
concordo con l'idea, come ho sempre detto. Ritenendo che in questo caso ne guadagnerebbe la trasparenza verso gli investitori e sarebbe un enorme passo avanti verso l'adeguamento della direttiva Mifid riducendo i costi per l'implementazione che ricadra', inevitabilmente sui clienti delle banche e gli azionisti.
 
I francesi a quanto pare già rizzano il pelo....
 
I dubbi di Euronext sull’Italia: «Fate chiarezza o niente offerta»
È partito in salita il negoziato che, in teoria, dovrebbe portare Borsa Italiana nel cuore d’Europa. Dal primo contatto martedì a Palazzo Mezzanotte i vertici di Piazza Affari e quelli di Euronext, la federazione di piazze europee con base a Parigi, sono emersi entrambi con qualche dubbio più di prima. Massimo Capuano, amministratore delegato di Borsa, attende che siano i francesi a scoprire le loro carte. Ma il presidente di Euronext Jean-François Théodore esita, al punto che a Parigi non si esclude di rinunciare all’offerta qualora dall’Italia non giungano nuovi segnali. Le prossime settimane chiariranno se si tratti di schermaglie o se stanno venendo al pettine nodi più sostanziali. Di certo l’incontro di martedì tra Théodore e Capuano, accompagnati dal vicepresidente di Euronext Olivier Lefebvre e dal presidente di Borsa Angelo Tantazzi, ha attraversato fasi delicate. Per esempio al momento di abbordare il problema della valutazione di Borsa in vista di un’operazione che, sulla carta, prevede uno scambio di azioni di Piazza Affari con titoli Euronext. Quest’ultima è quotata per un valore di 7,82 miliardi di euro (ai prezzi di ieri sera), mentre Borsa per ora ha giusto avviato i primi studi per un eventuale collocamento da 1-1,5 miliardi. Théodore avrebbe sollecitato Capuano a mostrargli il piano di sviluppo di Milano per permettere di formulare un’offerta. Ma Capuano avrebbe rifiutato ricordando che il piano è «confidenziale», quindi si sarebbe rivolto ai francesi senza giri di parole: «Avanzate voi una proposta - avrebbe detto - tenendo conto che Milano non è certo la Borsa portoghese» (Lisbona, con Bruxelles, Amsterdam e il Liffe dei derivati di Londra, fa parte della federazione Euronext).
Altri malintesi sarebbero emersi sulle tecnologie, decisive in caso di aggregazioni per i potenziali risparmi che consentono. Théodore avrebbe chiesto lumi sul sistema di Milano della Sia, la Società italiana automazione. Capuano avrebbe rimandato ai risultati di uno dei «gruppi di lavoro» comuni che devono iniziare il loro lavoro. I francesi sanno che la loro tecnologia è dominante, gli italiani che la loro è meno cara.
In queste condizioni tutto si complica. Euronext sembra tentata di non lanciarsi in un’offerta al buio, esposta al rischio di un rifiuto, se non ci sarà più chiarezza. Meglio allora per Théodore concentrarsi sulla fusione con il New York Stock Exchange (va assicurata la parità malgrado la maggioranza americana in consiglio) o sulle possibili opzioni con Deutsche Börse. Gli addetti ai lavori a Milano ritengono invece che debba essere Théodore a muovere per primo: da Parigi è arrivata la prima proposta formale - si ricorda - i francesi sono parte aggregante e conoscono la nuova «governance». Come se ne esca, non è chiaro né di qua né al di là delle Alpi.
Federico Fubini corriere
 
n. 135 del 09-06-06 pagina 21

«Borse unite? Meglio l’opzione franco-tedesca»
di Redazione
Deutsche Börse rilancia su Euronext. Piazza Affari aperta a più soluzioni

da Milano

Ad accendere la miccia, all’inizio della settimana, era stato il presidente francese, Jacques Chirac, con il sostegno del Cancelliere tedesco, Angela Merkel. Poi era toccato al nostro ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa. Adesso è il turno di Jean-Claude Trichet, ma la sostanza non cambia: nel puzzle borsistico in via di composizione, l’unione di più tasselli europei vince sull’incastro tra Euronext e il New York Stock Exchange. «Non abbiamo alcun potere in materia - ha spiegato ieri a Madrid il presidente della Bce - ma è chiaro che il mio sentimento personale è che un’opzione europea, a parità di condizioni, è preferibile a una soluzione extra-europea».
Le pressioni su Euronext, che si è già accordata con il Nyse accettando un’offerta da 10 miliardi di dollari ancora da sottoporre all’approvazione dell’assemblea dei soci (che potrebbe slittare a settembre o a ottobre), si stanno dunque facendo sempre più insistenti e potrebbero indurre il consorzio guidato da Jean-François Theodore a riprendere in considerazione l’alternativa costituita dall’aggregazione con Deutsche Börse. La partita, infatti, sembra ancora ben lontana dal fischio finale. Anche Borsa Italiana, pur avendo già avviato trattative per partecipare all’intesa Euronext-Nyse, lascia la porta aperta a soluzioni alternative. Che non sembrano sgradite all’amministratore delegato, Massimo Capuano, ieri a Zurigo in veste di presidente della Federazione delle Borse europee (Fese). «La Fese - ha detto Capuano - crede nella forza del mercato dei capitali europeo» e nella possibilità per gli investitori «di negoziare qualsiasi strumento in Europa, sia domestico, sia estero».
Nonostante Euronext continui a ribadire che un eventuale matrimonio con Francoforte si scontrerebbe con l’Antitrust europeo, l’amministratore delegato di Deutsche Börse, Reto Francioni, non si arrende. Secondo il Financial Times, Francioni ha incontrato mercoledì a Parigi azionisti e clienti di Euronext, dichiarandosi disposto a offrire nuove condizioni per quanto riguarda la struttura di management e a rivedere il prezzo dell’offerta.ilgiornale
 
Borsa Italiana ha i costi più bassi d’Europa

DIECI anni fa nove Ipo su
dieci avvenivano a Wall
Street. Oggi, nove matricole
su dieci non sono americane
e disertano la Borsa Usa. Si
può spiegare la ragione della
grande rivoluzione.
Dopo il blitz del Nasdaq,
che ha acquistato poco meno
del 25% della Borsa di Londra,
c'è stato l'acquisto, da parte
del Nyse, ovvero il listino di
Wall Street, di Euronext, la
Borsa parigina che raccoglie
anche i listini di Amsterdam,
Bruxelles e Lisbona. Il tutto
per poco meno di 8 miliardi di
euro. E che è destinata, in
tempi brevi, ad accogliere la
stessa Piazza Affari.
Un terremoto che nasconde,
innanzitutto, la necessità
dei mercati Usa di trovare
nuovi sbocchi di attività.
Negli ultimi anni, infatti, i
listini Usa hanno perso posizioni,
per vari motivi. I Paesi
emergenti, a partire da Cina
e Russia, hanno preferito la
più neutrale Londra per lanciare
le matricole sui mercati
finanziari.
I Paesi arabi, spaventati
dalle norme antiterrorismo,
hanno ritirato molti capitali
da New York. Infine, le regole
imposte in America, dopo gli
scandali finanziari, la Sarbanes-
Oxley si sono rivelate troppo
rigide soprattutto per le
Ipo. «Non mi importa chi possieda
le azioni della City - ha
detto al proposito un importante
broker inglese - purché
le leggi e l'autorità di controllo
restino inglesi».
Per quanto riguarda l'Europa,
nasce una Borsa che tratterà
titoli con una capitalizzazione
di 27.000 miliardi di euro,
(otto volte il pil italiano) e che
resterà aperta 22 ore su 24.
Alla fine del processo, sarà
possibile comprare un titolo di
Exxon o di Google in euro,
senza passare da complicazioni
di valute o di dichiarazioni
doganali di alcun genere.
Perché la rivoluzione riguarda
anche l'Italia, visto che Massimo
Capuano, ceo di Borsa
Italiana, già sta trattando con
Euronext un'alleanza benedetta
da governo e Banca d'Italia. Al
negoziato Capuano è arrivato
con uno studio della Ue che
certifica come Piazza Affari offra
i prezzimigliori d'Europa sia
per il trading sia per il post
trading. «Ma non è il solo biglietto
da visita di cui andare fieri -
aggiunge Capuano -. Altrettanto
rilevante è la nostra capacità di
far crescere mercati liquidi, comedimostra
il listino dei derivati,
che si espande ad un ritmo
del 30 per cento annuo, assai
più di altre piazze primarie. O la
nostra potenzialità di far crescere
il mercato delle Ipo».
Il documento della Ue evidenzia
che, a fronte di un
costo medio di 1 euro per le
transazioni effettuate a Piazza
Affari da soggetti che partecipano
direttamente alla negoziazione
sui sistemi di Borsa
Italiana (quindi broker e dealer),
ne occorrono 5 euro a
Francoforte, 4 a Londra e 3,7
euro a Parigi. Il sistema risulta
essere il meno caro nelle
varie fasi, non solo il trading,
ma anche il settlement e il
clearing (cioè la regolazione
degli affari dopo gli scambi).
Ma quali sono i benefici che
arriveranno anche alla clientela
privata? «Abbiamo creato
valore e l'abbiamo distribuito
al mercato - conclude soddisfatto
Capuano -. E ritengo
che i frutti del nostro lavoro
abbiano raggiunto anche
l'utente finale».
Una piccola indagine tra le
principali piattaforme di trading
online lo conferma: l'esecuzione
di un ordine in Italia
costa la metà circa, a conti
fatti, dell'utilizzo della Borsa
di Francoforte. Ma va detto
che la battaglia dei prezzi per i
traders, dopo la rivoluzione, è
appena cominciata. Si apre il
mercato globale, tra opportunità.
E rischi, naturalmente.
[Borsa&Finanza] tuttosoldi la stampa
 
L’analisi Borsa italiana e fusione con Euronext Un matrimonio troppo difensivo
S indrome Omnitel. Perché quando abbiamo un’eccellenza assoluta - e non capita certo di frequente - che ci viene invidiata da tutti in termini di management, di tecnologie d’avanguardia e di capacità di anticipare i bisogni del cliente riusciamo solo a farci comprare? Essere aggregati invece che aggregare? Eppure la lezione dovrebbe essere stata appresa: Omnitel, diventata poi la filiale più redditizia e creativa di Vodafone, sta contribuendo in modo determinante a rimediare agli errori della casa madre che l’hanno portata a trasformarsi - secondo il Financial Times - da «macchina da acquisizioni» a possibile preda di scalate ostili.
Ancora una volta: nessuna difesa antistorica di italianità. Ma visto che un’altra fusione tra pari è in vista - quella tra New York Stock Exchange ed Euronext - vediamo che ruolo possiamo giocare. Sempre che l’operazione vada in porto - manca forse il consenso politico e, di certo le approvazioni assembleari e dell’Antitrust - la governance sarà in mano agli americani, e in misura minore ad un paio di membri dell’attuale Federazione europea.
La domanda chiave diventa quindi: conviene a Milano aggregarsi a questo treno, solo apparentemente indistruttibile, e fare da vagone di coda? E pensiamo davvero che partecipare a «forme di consolidamento orizzontale» in strutture federative sia l’unica soluzione?
Un passo indietro: uno studio della Commissione europea di fine maggio spiega, al di là di ogni ragionevole dubbio, che abbiamo la Borsa più competitiva e nel contempo più redditizia d’Europa. Certo sotto tanti profili rimane una Cenerentola, soprattutto per la miopia di molta parte della imprenditoria italiana e della politica che non ha affrontato i nodi che avrebbero indotto molte imprese a crescere anche mediante la quotazione.
Ma la Borsa rimane un gioiellino: il management ci è invidiato dagli altri attori, è la più profittevole a livello europeo, dispone di piattaforme tecnologiche d’avanguardia e nel settore chiave - la trattazione di azioni per contanti - ha i costi di negoziazione, di clearing e settlement più bassi di tutti i mercati europei. Questa è la ragione per cui, tra l’altro, molti trader online lo preferiscono come mercato per operare. Ancora lo studio dimostra che in Italia ci sono le commissioni di trading e post trading più basse in Europa in rapporto al valore del contratto per le categorie di utilizzatori analizzate.
La domanda diventa quindi «cosa si otterrà con l’aggregazione alla Federazione?». Maggiore efficienza? Da dubitarne. Ancora: costi inferiori per gli investitori? Probabilmente sarà vero il contrario. Perché non tentare quindi una strada più ambiziosa: rafforzarsi subito con la quotazione, trovare un partner (Chicago Mercantile Exchange? O anche Deutsche Boerse?) e tentare la strada della sfida alla «Federazione».
Lo spiazzamento avvenuto alcuni anni fa in poche settimane da parte della borsa tedesca a svantaggio del Liffe (la borsa inglese dei derivati una volta considerata imbattibile) ci ricorda che gli intermediari cercano solo piattaforme all’avanguardia, costi di trading bassi, procedure di compensazione efficaci. La liquidità viene poi da sé.
Senza dimenticare che nell’Europa della crescita (quella dell’Est) c’è un terreno ancora vergine e assai meglio disposto nei confronti di attori italiani (che oltretutto vede i propri gruppi bancari leader assoluti in quasi tutti quei Paesi).
Il caso Unicredit ha già dimostrato in passato che quando si riesce ad essere più competitivi e redditizi e si dispone di un management di qualità e dotato di una visione, se gli azionisti lo assecondano, si può primeggiare in Europa anche quando si è basati a Milano. Coraggio allora perché non osare?
(Università Bocconi) CARLO MARIA PINARDI corriere
 
n. 139 del 14-06-06 pagina 26

Deutsche Börse pronta al rilancio per Euronext
di Redazione

da Milano

Deutsche Börse rompe gli indugi, annunciando di essere pronta ad alzare l’offerta in contanti per Euronext. Già anticipato nei giorni scorsi da Reto Francioni, amministratore delegato della società che controlla il listino di Francoforte, il rilancio consisterebbe in un aumento della parte in contanti dell’offerta da 8,6 miliardi, il cui ammontare complessivo resterebbe però invariato. Proprio la nuova mossa della società tedesca sarebbe stato al centro, secondo quanto riferito dal Financial Times Deutschland, di una serie di incontri degli uomini di Francioni con i vertici della Bafin, l’autorità regolamentare tedesca. La mossa del gruppo di Francoforte ha l’obiettivo di indurre Euronext, consorzio che raggruppa i listini francese, belga, olandese (più il mercato dei derivati di Londra) a rivedere la propria intesa con il New York Stock exchange. Contro l’accordo stanno crescendo le perplessità a livello politico e istituzionale. A pronunciarsi ieri è stato un esponente di spicco del mondo bancario di Germania, Edgard Meister, componente del direttivo della Bundesbank e direttore alla Bce della Commissione interna sulle banche e il controllo del settore finanziario. Meister ha dichiarato al quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz) in edicola ieri: «A mio avviso una fusione tra Nyse ed Euronext arresterebbe il processo dell'integrazione dei mercati finanziari europei e, probabilmente, li lascerebbe in uno stato di stagnazione ancora per anni». Nei giorni scorsi erano state numerose le voci che si erano dichiarate favorevoli a un’alleanza di listini paneuropei (tra queste quella del ministro dell’Economia italiano Tommaso Padoa Schioppa). Secondo alcuni rumors sarebbe addirittura allo studio un’iniziativa politica comune di alcuni governi del vecchio continente. Le notizie di un rilancio di Deutsche Börse su Euronext non hanno fatto bene alle quotazioni delle due società. In una giornata negativa per i mercati la prima ha perso il 5,9%, la seconda il 7,9%.ilgiornale
 
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