Dali
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La nostra città sta subendo in questi giorni una grave ingiustizia. La squadra di pallavolo maschile di serie A1 Asystel Volley Milano, sta per scomparire. Il presidente e sponsor Caserta, nonché proprietario dell’omonima azienda di computer, ne ha deciso le sorti in una trattativa di pochi scrupoli e di indubbio vantaggio (il suo!) che vedrà i diritti della squadra ceduti all’omologo gruppo di Piacenza (fra le ultime squadre in classifica del campionato!), determinando una fusione che darà luogo ad una nuova squadra con sede a Piacenza, denominata Copra Asystel volley Piacenza.
Caserta motiva la sua scelta attraverso la difficoltà di comunicazione intervenuta tra la società e il comune, a causa degli elevati costi della storica sede delle dispute -il Palalido- e della totale indisponibilità ad individuare e rendere fruibili –da parte del comune- impianti alternativi.
Da parte sua il comune nega ogni responsabilità, dichiarando altresì di non essere neppure stato interpellato per la ricerca di una mediazione.
La scelta appare quanto meno inconsueta e deve far riflettere: è come se una delle squadre di calcio milanese, improvvisamente sopraggiunta una fase di criticità finanziaria o organizzativa o in una situazione di latenza manageriale, anziché retrocedere in una serie inferiore per poi riemergere, come recentemente testimoniato dalla ex Fiorentina-Florentia ora nuovamente Fiorentina, venisse spostata, giocatori inclusi, in una cittadina di provincia, magari al sud. Immaginate l’impatto della paradossale fusione: Vico Equense-Milan calcio o anche Catanzaro Lido-Inter calcio.
Come reagirebbe il cuore di centinaia di tifosi ad un tale dolore?
Qualcosa non quadra: è notizia del 14 Maggio, Gazzetta dello Sport, che Caserta ha rifiutato la generosa offerta di un gruppo di imprenditori milanesi che , forse più consapevoli del valore sociale e aggregativo dello sport minore, erano pronti a salvare la prestigiosa squadra – arrivata ad un pelo dalla finale!- e…….l’orgoglio degli ultras……
E’ noto che Caserta oltre che sponsor e presidente di più di una squadra, è anche proprietario di un piccolo impero economico e si sa che quando interessi economici, politici e sociali convivono sotto un’unica bandiera, la conflittualità di interessi, che è spesso più che un sospetto, è destinata a palesarsi con rilevanti rischi di impatto. E si sa pure che in questi casi i tentativi di soluzione offerti dall’apprezzabile iniziativa di uomini di buona speranza, non fa che peggiorare la situazione: rendendo evidente il diniego immotivato alla vendita, si rende chiaro ulteriormente che problemi finanziari e comunicazioni impossibili col comune, nulla hanno a che fare con la trattativa fino all’ultimo nascosta con Copra Piacenza.
A poco serve comprendere ormai: le porte del Palalido si sono chiuse e a nulla sembrano portare le petizioni via mail della tifoseria, le assemblee, gli slogan ripetuti delle ultime partite, che chiedono in modo ridondante il volley a Milano.
Finita, finita per molti, per noi tutti, che abbiamo seguito e amato la squadra fin da quando era Gonzaga, Mediolanum ed infine Asystel, in tutte le partire, in tutte le città, senza mai perdere la speranza di vincere, senza mai smettere di lottare e gridare “Noi abbiam Milano nel cuore”
E’ un pezzo di Milano che se ne va, come se se ne andasse il bar della galleria, la Rinascente, la fiera di Sant’ambrogio……Scelta semplice e rapida, a conferma del fatto che gli sport minori non contano nulla neppure per una città che ha gravi problemi nel recupero dei giovani di strada che spesso vedono nello sport l’unica vera alternativa alla noia e al disagio.
Che ne sarà dei 700 tifosi che 15 giorni fa, con 9 pullman, avevano affollato il Palaverde di Treviso nella speranza di vincere quella 5° gara dei play-off contro la squadra di vertice?
Non posso dimenticare gli occhi velati di tristezza di Javier Zanetti, grande capitano, che quel giorno, dopo la sconfitta, si interrogava forse su come riportare il sorriso sul volto del suo amico Marcos Milinkovich……Non posso dimenticare le lacrime di molti tifosi che quella domenica hanno visto sfumare non solo il titolo ma il loro gioioso, spesso unico impegno di molti week end….
Con questa iniziativa Caaserta sta uccidendo lo sport minore, di cui nessuno ama occuparsi: quello che fatica ad emergere ma che proprio per questo ha bisogno di sostegno, impegno e ….tanto amore,
Con Asystel Milano muoiono tante cose: i climi festosi, i valori della partecipazione, le amicizie occasionali che si consolidano. Cessa l’orgoglio di una tifoseria “morbida” che, diversamente da altre, non insulta né aggredisce ma sa sostenere e lottare per effetto dell’energia, e della voglia di “esserci”. Ma cessa soprattutto il valore profondo di trovarsi insieme per la causa comune dell’identificarsi e dell’appartenere.
Ma è davvero questo che vogliamo?
Caserta motiva la sua scelta attraverso la difficoltà di comunicazione intervenuta tra la società e il comune, a causa degli elevati costi della storica sede delle dispute -il Palalido- e della totale indisponibilità ad individuare e rendere fruibili –da parte del comune- impianti alternativi.
Da parte sua il comune nega ogni responsabilità, dichiarando altresì di non essere neppure stato interpellato per la ricerca di una mediazione.
La scelta appare quanto meno inconsueta e deve far riflettere: è come se una delle squadre di calcio milanese, improvvisamente sopraggiunta una fase di criticità finanziaria o organizzativa o in una situazione di latenza manageriale, anziché retrocedere in una serie inferiore per poi riemergere, come recentemente testimoniato dalla ex Fiorentina-Florentia ora nuovamente Fiorentina, venisse spostata, giocatori inclusi, in una cittadina di provincia, magari al sud. Immaginate l’impatto della paradossale fusione: Vico Equense-Milan calcio o anche Catanzaro Lido-Inter calcio.
Come reagirebbe il cuore di centinaia di tifosi ad un tale dolore?
Qualcosa non quadra: è notizia del 14 Maggio, Gazzetta dello Sport, che Caserta ha rifiutato la generosa offerta di un gruppo di imprenditori milanesi che , forse più consapevoli del valore sociale e aggregativo dello sport minore, erano pronti a salvare la prestigiosa squadra – arrivata ad un pelo dalla finale!- e…….l’orgoglio degli ultras……
E’ noto che Caserta oltre che sponsor e presidente di più di una squadra, è anche proprietario di un piccolo impero economico e si sa che quando interessi economici, politici e sociali convivono sotto un’unica bandiera, la conflittualità di interessi, che è spesso più che un sospetto, è destinata a palesarsi con rilevanti rischi di impatto. E si sa pure che in questi casi i tentativi di soluzione offerti dall’apprezzabile iniziativa di uomini di buona speranza, non fa che peggiorare la situazione: rendendo evidente il diniego immotivato alla vendita, si rende chiaro ulteriormente che problemi finanziari e comunicazioni impossibili col comune, nulla hanno a che fare con la trattativa fino all’ultimo nascosta con Copra Piacenza.
A poco serve comprendere ormai: le porte del Palalido si sono chiuse e a nulla sembrano portare le petizioni via mail della tifoseria, le assemblee, gli slogan ripetuti delle ultime partite, che chiedono in modo ridondante il volley a Milano.
Finita, finita per molti, per noi tutti, che abbiamo seguito e amato la squadra fin da quando era Gonzaga, Mediolanum ed infine Asystel, in tutte le partire, in tutte le città, senza mai perdere la speranza di vincere, senza mai smettere di lottare e gridare “Noi abbiam Milano nel cuore”
E’ un pezzo di Milano che se ne va, come se se ne andasse il bar della galleria, la Rinascente, la fiera di Sant’ambrogio……Scelta semplice e rapida, a conferma del fatto che gli sport minori non contano nulla neppure per una città che ha gravi problemi nel recupero dei giovani di strada che spesso vedono nello sport l’unica vera alternativa alla noia e al disagio.
Che ne sarà dei 700 tifosi che 15 giorni fa, con 9 pullman, avevano affollato il Palaverde di Treviso nella speranza di vincere quella 5° gara dei play-off contro la squadra di vertice?
Non posso dimenticare gli occhi velati di tristezza di Javier Zanetti, grande capitano, che quel giorno, dopo la sconfitta, si interrogava forse su come riportare il sorriso sul volto del suo amico Marcos Milinkovich……Non posso dimenticare le lacrime di molti tifosi che quella domenica hanno visto sfumare non solo il titolo ma il loro gioioso, spesso unico impegno di molti week end….
Con questa iniziativa Caaserta sta uccidendo lo sport minore, di cui nessuno ama occuparsi: quello che fatica ad emergere ma che proprio per questo ha bisogno di sostegno, impegno e ….tanto amore,
Con Asystel Milano muoiono tante cose: i climi festosi, i valori della partecipazione, le amicizie occasionali che si consolidano. Cessa l’orgoglio di una tifoseria “morbida” che, diversamente da altre, non insulta né aggredisce ma sa sostenere e lottare per effetto dell’energia, e della voglia di “esserci”. Ma cessa soprattutto il valore profondo di trovarsi insieme per la causa comune dell’identificarsi e dell’appartenere.
Ma è davvero questo che vogliamo?
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