Milano (città) - Osservatorio mercato immobiliare - Parte X

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Il prezzo medio delle case non può essere considerato positivamente correlato con la qualità della vita visto che è un costo per le famiglie...:cool:. Tra l'altro invece il valore medio dei canoni di affitto è (giustamente) considerato inversamente proporzionale alla qualità della vita...ci sono poi degli indicatori che poco servono a valutare la qualità della vita (come per esempio quanto è stato speso per la riqualificazione energetica degli edifici:confused:)...l'indagine del Sole come sempre lascia molto a desiderare...
Beh non so però.
Se concordo sulla qualità e utilità dell'analisi, penso che in una nazione con % di proprietà molto elevate, avere prezzi che tengono e crescono sia positivo per il medione dell'analisi.
 
Beh non so però.
Se concordo sulla qualità e utilità dell'analisi, penso che in una nazione con % di proprietà molto elevate, avere prezzi che tengono e crescono sia positivo per il medione dell'analisi.
Se consideri il costo degli affitti come negativamente correlato alla qualità della vita consideri anche il costo delle case nello stesso modo visto che comprare una casa è alternativo ad affittarla. Tra l'altro l'indicatore sugli affitti è molto interessante preso a sè stante perchè evidenzia che in alcune (soprattutto grandi, ma non solo) città i valori immobiliari sono non adeguati ai redditi:

Qualità della vita 2022: la classifica delle province italiane dove si vive meglio. Bologna la migliore nel 2022 | Il Sole 24 ORE

visto che si considera ottimale avere i costi dell'abitazione (che sia mutuo o affitto) fino al massimo al 30-35% tutte le città che presentano valori superiori sono molto impattate negativamente dalla qualità della vita perchè puoi avere tutto quello che vuoi intorno a te, ma se spendi ad es. il 50% del tuo reddito solo per usufruire della location come a Bologna (o addirittura il 61% di Milano e il 71% di Roma) difficilmente riesci ad usufruirne...in fin dei conti è proprio questo l'assurdo della grande città, avere tante opportunità per pochi/pochissimi...
 
Se consideri il costo degli affitti come negativamente correlato alla qualità della vita consideri anche il costo delle case nello stesso modo visto che comprare una casa è alternativo ad affittarla.
Non dico che sia sbagliata la tua interpretazione a livello teorico. Ma mentre l'affitto è una spesa pura, la proprietà immobiliare è patrimonio.
Avere quindi una provincia (credo che a livello provinciale pure MI non abbia valori mostruosi fuori dalle disponibilità dei redditi) che non perde (e magari guadagna) nei valori immobiliari significa che gli abitanti si arricchiscono (o impoveriscono meno) rispetto alle altre province.

Tra l'altro l'indicatore sugli affitti è molto interessante preso a sè stante perchè evidenzia che in alcune (soprattutto grandi, ma non solo) città i valori immobiliari sono non adeguati ai redditi:

Qualità della vita 2022: la classifica delle province italiane dove si vive meglio. Bologna la migliore nel 2022 | Il Sole 24 ORE

visto che si considera ottimale avere i costi dell'abitazione (che sia mutuo o affitto) fino al massimo al 30-35% tutte le città che presentano valori superiori sono molto impattate negativamente dalla qualità della vita perchè puoi avere tutto quello che vuoi intorno a te, ma se spendi ad es. il 50% del tuo reddito solo per usufruire della location come a Bologna (o addirittura il 61% di Milano e il 71% di Roma) difficilmente riesci ad usufruirne...in fin dei conti è proprio questo l'assurdo della grande città, avere tante opportunità per pochi/pochissimi...

Qui sono d'accordo, sono gli effetti della gentrification che favorisce ulteriormente i patrimoni importanti.
 
Non dico che sia sbagliata la tua interpretazione a livello teorico. Ma mentre l'affitto è una spesa pura, la proprietà immobiliare è patrimonio.
Avere quindi una provincia (credo che a livello provinciale pure MI non abbia valori mostruosi fuori dalle disponibilità dei redditi) che non perde (e magari guadagna) nei valori immobiliari significa che gli abitanti si arricchiscono (o impoveriscono meno) rispetto alle altre province.



Qui sono d'accordo, sono gli effetti della gentrification che favorisce ulteriormente i patrimoni importanti.

Quanto al primo punto In realtà il valore delle abitazioni è considerato per 100mq in zona semicentrale, non è il prezzo medio provinciale.
Sul secondo punto in realtà questi indicatori dimostrano esattamente l'inverso, ovvero che non c'è gentrification. Se ci fosse avremmo una elevata percentuale di redditi alti e quindi anche l'indicatore che misura l'incidenza tra l'affitto (alto) e il reddito medio (altrettanto elevato) riporterebbe il valore percentuale intorno al 30-35-40% come nelle altre realtà provinciali. Invece le grandi città OGGI sono caratterizzate da prezzi ALTI e redditi "BASSI". BASSI ovviamente in termini relativi rispetto ai prezzi. Detto in altri termini il surplus di redditi non giustifica il surplus dei prezzi.
A meno che quando si parla di GENTRIFICATION non ci si riferisca ai patrimoni*, ma allora torniamo al fulcro del tema delle ultime pagine e ha ragione chi sostiene (ed è sempre stata anche la mia teoria) che i prezzi elevati sono pagati dai patrimoni famigliari dei benestanti di tutta Italia che vedono in Milano lo strumento di "realizzazione professionale" del figliolo. Milano oggi assolve il ruolo che avevano le feste in epoca medioevale, da lustro sociale alla famiglia.

*Gentrificazione - Wikipedia

questa non è gentrification, ma TRASFERIMENTO DI RISORSE a favore dei landlord locali
 
Quanto al primo punto In realtà il valore delle abitazioni è considerato per 100mq in zona semicentrale, non è il prezzo medio provinciale.

Peggio ancora, sono degli zapponi. Perché capisco le città metropolitane, ma le province con capoluoghi da 50-100k abitanti mi chiedo che rappresentatività diano.
Peraltro leggo 5200€/mq a Milano su cui ho serissimi dubbi

Sul secondo punto in realtà questi indicatori dimostrano esattamente l'inverso, ovvero che non c'è gentrification. Se ci fosse avremmo una elevata percentuale di redditi alti e quindi anche l'indicatore che misura l'incidenza tra l'affitto (alto) e il reddito medio (altrettanto elevato) riporterebbe il valore percentuale intorno al 30-35-40% come nelle altre realtà provinciali. Invece le grandi città OGGI sono caratterizzate da prezzi ALTI e redditi "BASSI". BASSI ovviamente in termini relativi rispetto ai prezzi. Detto in altri termini il surplus di redditi non giustifica il surplus dei prezzi.

Oddio, a livello ortodosso hai sicuramente ragione, ma nella società moderna dominata dal capitale trovo la definizione storica che contrappone il proletariato alla borghesia un attimo desueta, soprattutto in Italia dove gli stipendi sono bassi e i patrimoni belli pienotti. Una discreta fetta di italiani lavora per stipendi dichiarati pari o inferiori al valore che restituisce mezzo milione investito al 4% netto.


A meno che quando si parla di GENTRIFICATION non ci si riferisca ai patrimoni*, ma allora torniamo al fulcro del tema delle ultime pagine e ha ragione chi sostiene (ed è sempre stata anche la mia teoria) che i prezzi elevati sono pagati dai patrimoni famigliari dei benestanti di tutta Italia che vedono in Milano lo strumento di "realizzazione professionale" del figliolo. Milano oggi assolve il ruolo che avevano le feste in epoca medioevale, da lustro sociale alla famiglia.

*Gentrificazione - Wikipedia

questa non è gentrification, ma TRASFERIMENTO DI RISORSE a favore dei landlord locali

Io ho da sempre sostenuto il peso patrimoniale sui prezzi ed è per questo motivo che sono sempre stato scettico di fronte a previsioni di cali importanti.
Sulla terminologia va benissimo, non so poi come inserire in quest'equazione l'aspetto turistico/AirBnB che in mezzo mondo ha aggredito i mercati immobiliari cittadini.
La differenza di vedute è però sulle motivazioni. Quando si cita la realizzazione professionale del figliolo pare che si parli di un vezzo da borghesi che snobbano la provincia e vivono col "mito di Milano" (grande Otto, ci manchi) :D :D
Dalla mia esperienza, sicuramente non esaustiva, a Milano vengono persone quanto più sono in difficoltà a casa loro, per cui sicuramente c'è gente da tutta Italia, ma gran parte dei neolaureati viene dal Sud o da province agricole.

La vita che possono costruire a Milano, anche se poi dovessero stabilirsi a vivere a Paderno o Settimo M.se, offre loro opportunità e servizi che difficilmente riuscirebbero a ottenere in altre aree.
Per quanto siano vittime del trasferimento di risorse citato, credo continuino a ritenerlo conveniente.
 

Milano, frena il mercato immobiliare: compravendite in calo del 5% nel terzo trimestre​

di Gino Pagliuca
Il rapporto dell'Agenzia delle Entrate: 5.815 transazioni con un calo di 310 unità rispetto allo stesso periodo del 2021. Peggior risultato tra le grandi città italiane. Acquisti frenati anche dal rincaro dei mutui

Frenano le vendite di case a Milano. Secondo l’Agenzia delle Entrate nel terzo trimestre di quest’anno sono state effettuate 5.815 transazioni, con un calo di 310 unità rispetto allo stesso periodo del 2021 (-5,1%). Il totale dei primi nove mesi dell’anno rimane però positivo, con 21.410 operazioni (+10,4%) rispetto a gennaio-settembre 2021. Il capoluogo lombardo registra il risultato peggiore tra le grandi città italiane ed è nettamente sotto la media nazionale, che ha visto una crescita dell’1,7%.
Che sia in atto un rallentamento del mercato meneghino lo aveva segnalato nelle scorse settimane anche Nomisma, registrando per il secondo semestre dell’anno una crescita di poco superiore allo zero delle quotazioni, che spiega nel più logico dei modi: i prezzi hanno raggiunto un livello troppo elevato, che in una fase di aumento del tasso dei mutui tagliano fuori dall’acquisto le fasce economicamente più deboli. Una realtà che emerge chiaramente se si mettono a confronto prezzi medi e tassi medi dei mutui di oggi con quelli di un anno fa. Una casa che a fine 2021 costava 200mila euro oggi ne costa 212mila, tenendo per buono il +6% di aumento computato da Nomisma. Per finanziare l’80% di quella casa con un mutuo fisso a 30 anni un anno fa si spendevano 568 euro al mese, ora ne servono 737, cifra che richiede un reddito certo di almeno duemila euro al mese, mentre a fine 2021 ne bastavano 1.600. Va comunque detto che anche alle condizioni attuali per chi quel reddito ce l’ha e ha anche i circa 50mila euro in contanti necessari per acquistare il mutuo resta un ottimo affare se rapportato ai canoni di locazione correnti.
Nella lettura dei dati bisogna anche tenere conto del fatto che l’Agenzia delle Entrate conteggia le operazioni, né può fare diversamente, all’atto della trascrizione del rogito, che può avvenire anche mesi dopo che la trattativa, con la sottoscrizione del compromesso, si è di fatto conclusa. Siccome l’opinione generale degli operatori è che il mercato abbia subito un ennesimo rallentamento dopo l’estate, è probabile che i prossimi dati vedranno ancora il segno meno. I numeri delle Entrate dicono anche che chi compra a Milano cerca abitazioni sempre più piccole, per risparmiare e anche per guadagnare. Nell’ultimo trimestre considerato la media si è attestata a 80,4 metri quadrati, a fronte dei 107,7 del mercato italiano nel complesso. Per avere un termine di paragone Roma si attesta a 92,7. Il dato della nostra città è però influenzato dall’abnorme quota (oltre il 21%) di acquisti di case di superficie inferiore a 50 metri: nella stragrande maggioranza dei casi sono immobili destinati alla locazione.

Milano, frena il mercato immobiliare: compravendite in calo del 5% nel terzo trimestre
MILANO, SE SEI GIOVANE VAI A PIOLTELLO

E così scopriamo dal Sole 24 Ore che la fighissima Milano non è poi così vivibile. Che lo sfarzo dei suoi grattacieli, la patina dei suoi negozi, i filtri delle sue inquadrature Instagram, in realtà nascondono una città dove i ceti bassi e soprattutto i giovani stanno sempre peggio.

Un metro quadro in città costa ormai oltre 5000 euro, per un appartamento di medie dimensioni per una famiglia è diventato impossibile spendere meno di mezzo milione. Il famoso "miliardo di lire".
Secondo una recente indagine di Immobiliare.it per comprare un trilocale a Milano e garantirsi una tenore di vita normale serve un reddito di 5500 euro al mese.
Mi spiegate quale giovane guadagna quella cifra, quale neo famiglia con dei progetti può anche solo pensare di trasferirsi in città?
La verità è che Milano è sempre più esclusiva. Ma nel senso che esclude, sia gli ultimi che i penultimi.
Abbiamo le piste ciclabili, l'Area C per le macchine elettriche e la follia dell'Area B (copre il 74% dell'area cittadina) in cui sei quasi fuorilegge se circoli con una diesel Euro 5 (vendute sul mercato fino al 2016, mica il 2006).

E così i ragazzi se ne vanno a vivere oltre la tangenziale, dove la vita è meno Instagrammabile, ma più accessibile. Meno filtri, più sostanza.
Qualcuno chiede lo smartworking o il "southworking" per evitare proprio di avere a che fare con la metropoli.
Chi sceglie di rimanere, a 30-35 anni, nel 90% dei casi è costretto a condividere casa come i criceti per permettersi affitti sempre più cari rispetto al reddito medio.
Chi può fa il pendolare, gli altri se ne vanno direttamente.

Che Milano scenda nella classifica della "qualità della vita" stupisce solo chi fino a oggi l'ha amministrata con il mito di attrarre i capitali, di costruire grattacieli o CityLife che per quasi metà sono case vuote investimento di russi, arabi o fenomeni da baraccone.

Tra 5-10 anni Milano, con questi prezzi e senza politiche serie, sarà una città che per neolaureati e ragazzi con la voglia di farcela da soli sarà accessibile da un posto solo: il metaverso.

Ci arriveremo.
 
MILANO, SE SEI GIOVANE VAI A PIOLTELLO

E così scopriamo dal Sole 24 Ore che la fighissima Milano non è poi così vivibile. Che lo sfarzo dei suoi grattacieli, la patina dei suoi negozi, i filtri delle sue inquadrature Instagram, in realtà nascondono una città dove i ceti bassi e soprattutto i giovani stanno sempre peggio.

Un metro quadro in città costa ormai oltre 5000 euro, per un appartamento di medie dimensioni per una famiglia è diventato impossibile spendere meno di mezzo milione. Il famoso "miliardo di lire".
Secondo una recente indagine di Immobiliare.it per comprare un trilocale a Milano e garantirsi una tenore di vita normale serve un reddito di 5500 euro al mese.
Mi spiegate quale giovane guadagna quella cifra, quale neo famiglia con dei progetti può anche solo pensare di trasferirsi in città?
La verità è che Milano è sempre più esclusiva. Ma nel senso che esclude, sia gli ultimi che i penultimi.
Abbiamo le piste ciclabili, l'Area C per le macchine elettriche e la follia dell'Area B (copre il 74% dell'area cittadina) in cui sei quasi fuorilegge se circoli con una diesel Euro 5 (vendute sul mercato fino al 2016, mica il 2006).

E così i ragazzi se ne vanno a vivere oltre la tangenziale, dove la vita è meno Instagrammabile, ma più accessibile. Meno filtri, più sostanza.
Qualcuno chiede lo smartworking o il "southworking" per evitare proprio di avere a che fare con la metropoli.
Chi sceglie di rimanere, a 30-35 anni, nel 90% dei casi è costretto a condividere casa come i criceti per permettersi affitti sempre più cari rispetto al reddito medio.
Chi può fa il pendolare, gli altri se ne vanno direttamente.

Che Milano scenda nella classifica della "qualità della vita" stupisce solo chi fino a oggi l'ha amministrata con il mito di attrarre i capitali, di costruire grattacieli o CityLife che per quasi metà sono case vuote investimento di russi, arabi o fenomeni da baraccone.

Tra 5-10 anni Milano, con questi prezzi e senza politiche serie, sarà una città che per neolaureati e ragazzi con la voglia di farcela da soli sarà accessibile da un posto solo: il metaverso.

Ci arriveremo.
Molto centrato e IMHO corretto il tema dell'esclusività coniato con "esclusione". Non solo degli ultimi, ma soprattutto dei new comer, ovvero di chi arriva da fuori. Questo è il quadro dell'antimeritocrazia.
 
Molto centrato e IMHO corretto il tema dell'esclusività coniato con "esclusione". Non solo degli ultimi, ma soprattutto dei new comer, ovvero di chi arriva da fuori. Questo è il quadro dell'antimeritocrazia.
PS: non se la prenda chi vive a Pioltello, Bollate, Rho, Buccinasco, Abbiategrasso. Ho fatto un nome a caso, giusto per fare un esempio.
Vivere in periferia non è certo da sfigati , anzi la qualità della vita è spesso meglio. Il tema del post è Milano e la sua tendenza a spingere fuori chiunque non sia benestante o molto benestante. Un trend che trovo penalizzante per un sacco di persone
 
PS: non se la prenda chi vive a Pioltello, Bollate, Rho, Buccinasco, Abbiategrasso. Ho fatto un nome a caso, giusto per fare un esempio.
Vivere in periferia non è certo da sfigati , anzi la qualità della vita è spesso meglio. Il tema del post è Milano e la sua tendenza a spingere fuori chiunque non sia benestante o molto benestante. Un trend che trovo penalizzante per un sacco di persone
E' la plutocrazia.
 
Oddio, a livello ortodosso hai sicuramente ragione, ma nella società moderna dominata dal capitale trovo la definizione storica che contrappone il proletariato alla borghesia un attimo desueta, soprattutto in Italia dove gli stipendi sono bassi e i patrimoni belli pienotti. Una discreta fetta di italiani lavora per stipendi dichiarati pari o inferiori al valore che restituisce mezzo milione investito al 4% netto.

La differenza di vedute è però sulle motivazioni. Quando si cita la realizzazione professionale del figliolo pare che si parli di un vezzo da borghesi che snobbano la provincia e vivono col "mito di Milano" (grande Otto, ci manchi) :D :D
Dalla mia esperienza, sicuramente non esaustiva, a Milano vengono persone quanto più sono in difficoltà a casa loro, per cui sicuramente c'è gente da tutta Italia, ma gran parte dei neolaureati viene dal Sud o da province agricole.

La vita che possono costruire a Milano, anche se poi dovessero stabilirsi a vivere a Paderno o Settimo M.se, offre loro opportunità e servizi che difficilmente riuscirebbero a ottenere in altre aree.
Per quanto siano vittime del trasferimento di risorse citato, credo continuino a ritenerlo conveniente.

La vera domanda però è: "Ha senso?" "E' il miglior modo per far rendere il capitale e dare a mio figlio le migliori opportunità?"
 
MILANO, SE SEI GIOVANE VAI A PIOLTELLO

E così scopriamo dal Sole 24 Ore che la fighissima Milano non è poi così vivibile. Che lo sfarzo dei suoi grattacieli, la patina dei suoi negozi, i filtri delle sue inquadrature Instagram, in realtà nascondono una città dove i ceti bassi e soprattutto i giovani stanno sempre peggio.

Un metro quadro in città costa ormai oltre 5000 euro, per un appartamento di medie dimensioni per una famiglia è diventato impossibile spendere meno di mezzo milione. Il famoso "miliardo di lire".
Secondo una recente indagine di Immobiliare.it per comprare un trilocale a Milano e garantirsi una tenore di vita normale serve un reddito di 5500 euro al mese.

Se sono 5500 a famiglia sono tanti soldi, ma non parliamo roba impossibile. Certo è fuori dalla media e non dovrebbe essere una soluzione per chi si troverebbe impiccato.
Se è 5500 a testa è una stupidaggine.

Mi spiegate quale giovane guadagna quella cifra, quale neo famiglia con dei progetti può anche solo pensare di trasferirsi in città?
La verità è che Milano è sempre più esclusiva. Ma nel senso che esclude, sia gli ultimi che i penultimi.
Abbiamo le piste ciclabili, l'Area C per le macchine elettriche e la follia dell'Area B (copre il 74% dell'area cittadina) in cui sei quasi fuorilegge se circoli con una diesel Euro 5 (vendute sul mercato fino al 2016, mica il 2006).

Ma infatti come vado predicando da sempre, mica obbliga il medico all'acquisto. Però a quanto pare dal 2019, quando le quotazioni sembravano già folli, s'è continuato a salire per cui qualche d'uno questi soldi li paga.
Le ZTL sono un pregio per gli abitanti, mica una pena. Concordo sull'eccessiva severità contro gli euro5.

E così i ragazzi se ne vanno a vivere oltre la tangenziale, dove la vita è meno Instagrammabile, ma più accessibile. Meno filtri, più sostanza.
Qualcuno chiede lo smartworking o il "southworking" per evitare proprio di avere a che fare con la metropoli.
Chi sceglie di rimanere, a 30-35 anni, nel 90% dei casi è costretto a condividere casa come i criceti per permettersi affitti sempre più cari rispetto al reddito medio.
Chi può fa il pendolare, gli altri se ne vanno direttamente.
Il pendolare potrebbe farlo chiunque, Milano rimane tutto sommato poco estesa. Molti lavori sono in periferia, mentre il centro è la parte più collegata della città, non mi sembra poi così difficile :)


Che Milano scenda nella classifica della "qualità della vita" stupisce solo chi fino a oggi l'ha amministrata con il mito di attrarre i capitali, di costruire grattacieli o CityLife che per quasi metà sono case vuote investimento di russi, arabi o fenomeni da baraccone.

Tra 5-10 anni Milano, con questi prezzi e senza politiche serie, sarà una città che per neolaureati e ragazzi con la voglia di farcela da soli sarà accessibile da un posto solo: il metaverso.

Ci arriveremo.

Nonostante i temi siano corretti, quella classifica vale quanto l'oroscopo.
 
PS: non se la prenda chi vive a Pioltello, Bollate, Rho, Buccinasco, Abbiategrasso. Ho fatto un nome a caso, giusto per fare un esempio.
Vivere in periferia non è certo da sfigati , anzi la qualità della vita è spesso meglio. Il tema del post è Milano e la sua tendenza a spingere fuori chiunque non sia benestante o molto benestante. Un trend che trovo penalizzante per un sacco di persone

Moralmente ti do ragione, ma continuo a sollevare lo stesso problema: come gestire una situazione in cui ci sono 1000 persone che vogliono viverci vs 100 abitazioni disponibili? (sono cifre a caso per rendere l'idea)
La soluzione del mercato è nei prezzi, si alzano fino a scremare.

Poi possiamo pure parlare di edilizia popolare, di limiti air bnb e di quant'altro, misure anche sensate, ma il mondo ci dice che le città che tirano vanno tutte verso quella direzione lì.
 
i. Leggendovi, fate molto spesso riferimento al meridionale patrimonizalizzato che acquista a Milano.

Io penso che si tratti di una percentuale non rilevante, di un èlite del sud (figlio di farmacista, notaio, diigente pubblico, piccolo imprenditore ecc.). Che non può avere tutto questo impatto nell'influenzare i prezzi.

E' vero che in Italia ci sono 5 mila miliardi di ricchezza finanziaria. Ma come è distribuita? "A pelle" direi che è concentrata al nord e sopratutto nelle mani di pochi. Se avete dati al riguardo sono lieto di leggerli.

Domande ISEE per area geografica
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Redditi medi: Irpef Comuni Dichiarazioni 2020

ii. Il secondo punto che voglio trattare è il seguente, ci avete passeggiato per Milano? Andate su immobiliare.it?

Vi prego di notare l'età del parco auto circolante, molto spesso datato e poco mantenuto (sinceramente nelle città Europee dove sono stato ho visto un parco auto migliore in termini di età ma anche di brand).

Lo stesso per gli immobili, entri in certi condomini e ti trovi spazi comuni poco mantenuti (e ci vorrebbe poco a sistemarli), canaline passacavi a vista, campanelli di tipologie diverse su ogni piano, facciate trascurate (ci è voluto il bons 110 per fargliele sistemare) arredamento degli appartamenti al massimo del risparmio e senza gusto (per come sono fatto io, la casa in cui abito deve essere un luogo confortevole/piacevole da starci non serve spendere un capitale, con ikea si riesce a realizzare soluzioni gradevoli) ecc.

iii. L'abbigliamento delle persone, città della moda, del design ecc. ma è pieno di persone trascurate.

In definitiva, non vedo corrispondenza tra valore patrimoniale, presunti redditi elevati e manutenzione/cura/arredamento.
 
Ultima modifica:
La vera domanda però è: "Ha senso?" "E' il miglior modo per far rendere il capitale e dare a mio figlio le migliori opportunità?"

Partiamo dalla prima domanda.
Ha senso? Per il giovane secondo me si. Ne ha tantissimo per il meridionale che sceglie tra Pino Srl in nero a 700 euro oppure Deloitte a 1500 entry level. Ne avrà di meno per il veneto che magari i 1500 li piglia nella PMI delle sue parti. Chiaramente poi ci sono sfumature intermedie, ma se tolto l'espatrio devi scegliere tra il RdC e una corporate milanese di dubbi ne avrei pochi.

E' il modo migliore per far rendere il capitale? Ni, probabilmente no.
Ci sono sicuramente strumenti più efficaci e rendite maggiori, ma 80-100k che comprano mezzo bilocale in periferia decente comunque rendono almeno l'affitto risparmiato dal figlio, il quale chiaramente dovrà pagare con mutuo il resto.
Così facendo ogni mese l'investimento teoricamente gli "rende": AffittoTeorico - (Interessi+spese extra da proprietario) con un immobile che probabilmente sarà più resistente alle sofferenze del mercato rispetto a buona parte della nazione, magari addirittura cresce di valore. Peraltro è un rendimento che essendo un risparmio, non paga tasse.
Certo coi mutui a tassi maggiori e obbligazionario che torna ad esistere la convenienza scende.

Dà le migliori opportunità? Certo che no.
Meglio l'estero o meglio spenderli per formazione di alto livello quasi sicuramente.
Ma il mondo è vario, molti all'estero non ci vanno per voglia, lingua o banalmente non trovano lavoro.
Se però ti chiamano Snam, AON o Vodafone, per dire, magari non sono i posti della vita, però penso rimangano delle ottime opportunità dalle quali si fa sempre in tempo a tornare indietro.


Chiedo invece: quali sono le alternative? (sempre dando per scontato che, su grandi numeri, una grossa mole di gente si debba spostare da casa propria)
- Scegliere una PMI improbabile per vivere a prezzi immobiliari calmierati?
- puntare subito all'hinterland appena arrivati?
Perché lo so che ci sono tante aziende in Italia, ma i numeri quelli sono, altrimenti la gente probabilmente non verrebbe così tanto qui.
 
Se sono 5500 a famiglia sono tanti soldi, ma non parliamo roba impossibile. Certo è fuori dalla media e non dovrebbe essere una soluzione per chi si troverebbe impiccato.
Se è 5500 a testa è una stupidaggine.
Mah insomma, non sono tanti soldi... Avrei da ridire.

Stiamo parlando di redditi ampiamente sopra la media milanese (pari a 1.838,29€/1.982,21€ netti x 12 mesi a seconda della fonte del dato).

5.500€ netti è l'equivalente (circa) di quello che portano a casa due professori associati o dirigenti scolastici/presidi di plessi scolastici di media dimensione. Non proprio bruscolini.
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Partiamo dalla prima domanda.
Ha senso? Per il giovane secondo me si. Ne ha tantissimo per il meridionale che sceglie tra Pino Srl in nero a 700 euro oppure Deloitte a 1500 entry level. Ne avrà di meno per il veneto che magari i 1500 li piglia nella PMI delle sue parti. Chiaramente poi ci sono sfumature intermedie, ma se tolto l'espatrio devi scegliere tra il RdC e una corporate milanese di dubbi ne avrei pochi.
In termini monetari tra essere sfruttato da Pino srl (detto Ú furbo) o da Deloitte, meglio la seconda. Poi dipende da che tipo di filosofia di vita si ha. Di certo oggi per 1.500€ a Milano si viene spremuti per bene (salvo eccezioni).
Il poblema di fondo resta uno: a famiglia sono tanti soldi, ma non parliamo di roba impossibile.

Bisogna essere in coppia con tutti i rischi che ne conseguono.

compri casa, fai un figlio e dopo qualche anno la moglie/compaga ti da il ben servito. Si porta a casa il nuovo monteur (magari più giovane) che inizia a vive a sbaffo a casa tua, mente tu continui a pagare parte del mutuo, spese cond. straordinarie e eventuali alimenti.

 
Ultima modifica:
i. Leggendovi, fate molto spesso riferimento al meridionale patrimonizalizzato che acquista a Milano.

Io penso che si tratti di una percentuale non rilevante, di un èlite del sud (figlio di farmacista, notaio, diigente pubblico, piccolo imprenditore ecc.). Che non può avere tutto questo impatto nell'influenzare i prezzi.

Piano però. Non saltiamo ai soliti estremi dei ricchi da jet privato.
80-100k per i figli li accumula(va)no 2 lavoratori normali (quadro+impiegato), il farmacista manda i figli alla Bocconi e compra casa cash.
Non è che il Sud sia il Burkina Faso.

E' vero che in Italia ci sono 5 mila miliardi di ricchezza finanziaria. Ma come è distribuita? "A pelle" direi che è concentrata al nord e sopratutto nelle mani di pochi. Se avete dati al riguardo sono lieto di leggerli.

Mi pareva di aver letto un patrimonio medio di circa 350k a famiglia (inclusi immobili) e mediano di circa la metà. Però capiamo bene che sono numeri di ordini di grandezza diversi rispetto a qualche migliaio di persone che arriva a Milano.



Questo non credo cambi molto.


ii. Il secondo punto che voglio trattare è il seguente, ci avete passeggiato per Milano? Andate su immobiliare.it?

Vi prego di notare l'età del parco auto circolante, molto spesso datato e poco mantenuto (sinceramente nelle città Europee dove sono stato ho visto un parco auto migliore in termini di età ma anche di brand).

Questo è vero, ma infatti non è il Bengodi e questo innalzamento dei prezzi lo paga gran parte della società non benestante.

Lo stesso per gli immobili, entri in certi condomini e ti trovi spazi comuni poco mantenuti (e ci vorrebbe poco a sistemarli), canaline passacavi a vista, campanelli di tipologie diverse su ogni piano, facciate trascurate (ci è voluto il bons 110 per fargliele sistemare)

Vero, ma imho è un problema diffuso anche all'estero e dovuto all'eterne diatribe condominiali.

arredamento degli appartamenti al massimo del risparmio e senza gusto (per come sono fatto io, la casa in cui abito deve essere un luogo confortevole/piacevole da starci non serve spendere un capitale, con ikea si riesce a realizzare soluzioni gradevoli) ecc.

Hai ragione probabilmente, ma non so che dire :D

iii. L'abbigliamento delle persone, città della moda, del design ecc. ma è pieno di persone trascurate.

In definitiva, non vedo corrispondenza tra valore patrimoniale, presunti redditi elevati e manutenzione/cura/arredamento.

Perdonami, ma cosa c'entra? Cioè, magari c'è del cattivo gusto, ma non vedo in giro gente con i vestiti lisi se non immigrati.
Se poi vai all'estero simile a noi (non la svizzera ecco), magari vedi le auto più recenti, sull'arredamento non mi pare siano meglio (almeno non Francia, Spagna, UK e Germania meno ricca, alcune aree tedesche sono MOLTO ricche) ne sulla cura degli immobili. Meglio invece nella cura della res pubblica, ma è tema amministrativo.

Non credo a presunti redditi elevati, credo siano bassi nonostante l'evasione mascheri un po' troppo al ribasso i redditi reali.

Quello che però sostengo è che non sia così difficile tirar fuori i soldi necessari a imboccare il figliolo.
Come ho già raccontato nel topic, io che nasco nel lodigiano conosco personalmente le famiglie di amici storici e oltre la metà ha 2a casa o comprato casa ai figli. Siamo tutti di un paesello normale, provenienti di famiglia normale, ci si conosce fin troppo, mansioni lavorative incluse.
La famiglia della mia morosa (ligure) ha cacciato soldi per mutuo a entrambe le figlie (un bilo a Mi e un nuovo 140mq a Torino) e parliamo comunque di un buon ex quadro delle Poste e di una dipendente della provincia.
I miei genitori (madre ex impiegata RCS e padre ex operaio/spazzino/tecnico allo stadio/addetto cimiteriale) di risparmi ne hanno comodi più di 200k, ma probabilmente anche 300k. Al massimo mio padre ha investito in BTP e null'altro.

Magari sono biased dalla mentalità contadina abbastanza taccagna, magari è la mia zona. Ma di gente che nella vita ha risparmiato sempre e che ora, in pensione e con zero spese grosse, risparmia ancora di più, ce n'è tanta.

E ribadisco, parlo di gente normale con lavori normali in zona. C'è qualche "arricchito" che magari aveva un negozio da anni, qualcuno con l'impresina che fa il cafoncello al bar col BMW. Ma quando per caso ho conosciuto alcuni benestanti di Lodi (tipo i Fiorani) ho subito capito la differenza ENORME tra noi e loro, prima non sapevo nemmeno esistesse sta gente a Lodi. (Nota di colore, pure Bianca Balti frequentava :D ).
E Lodi è un buchetto da 40k abitanti, non certo la ricchezza della Lombardia. All'Uni scoprii meglio la Brianza e ridefinii nuovamente il concetto di benestante, altro capitolo di grossi danari.
Ecco, per muovere il mercato non servono i ricchi, bastano i figli degli impiegati di un anonimo comune lombardo.
 
Mah insomma, non sono tanti soldi... Avrei da ridire.

Stiamo parlando di redditi ampiamente sopra la media milanese (pari a 1.838,29€/1.982,21€ netti x 12 mesi a seconda della fonte del dato).

5.500€ netti è l'equivalente (circa) di quello che portano a casa due professori associati o dirigenti scolastici/presidi di plessi scolastici di media dimensione. Non proprio bruscolini.
La gente non deve comprarsi casa propria continuamente. I redditi medi sono la media di gente che per la maggiore vive in città e non compra ne vende.
Comunque ho scritto che sono tanti soldi ma che non sono poi così impossibili da raggiungere, mai detto fossero pochi.
Questo in continuità con quanto detto prima: se emigri a Milano per lavorare o cresci raggiungendo circa quelle cifre (2500-2800 a cranio, premi inclusi) oppure andrai a vivere fuori. Altrimenti serve sempre mammà.

In termini monetari tra essere sfruttato da Pino srl (detto Ú furbo) o da Deloitte, meglio la seconda. Poi dipende da che tipo di filosofia di vita si ha. Di certo oggi per 1.500€ a Milano si viene spremuti per bene (salvo eccezioni).

Ma perché dici così? Ho messo Deloitte per indicare le consulenze, che sebbene sfruttino, sono anche abbastanza accessibili nell'ingresso e consentono anche in pochi anni buone crescite.
Ma altrimenti hai l'Oreal, Vodafone, gruppo Eni, Snam, A2A, una valanga di banche, assicurazioni varie, il comparto moda. On top c'è pure il contorno della periferia con diverse realtà industriali (due nomi, Bracco e Schneider) importanti.
Sarei curioso di vedere quante sono le PMI che offrono condizioni entry level comparabili a queste, anche come sfruttamento.
Di certo c'è la non offerta lavorativa di mezza Italia che costringe i ragazzi a venire a Milano.

Il poblema di fondo resta uno: a famiglia sono tanti soldi, ma non parliamo di roba impossibile.

Bisogna essere in coppia con tutti i rischi che ne conseguono.

compri casa, fai un figlio e dopo qualche anno la moglie/compaga ti da il ben servito. Si porta a casa il nuovo monteur (magari più giovane) che inizia a vive a sbaffo a casa tua, mente tu continui a pagare parte del mutuo, spese cond. straordinarie e eventuali alimenti.


Questo è tutto corretto, unica soluzione: non sposarsi e non figliare. Se proprio siete bravi, trovate una ricca che abbia già la casa. :D
 
Il fatto è che a Milano, specialmente in consulenza (che la fa da padrone, o quantomeno alla fine gran parte degli STEM ci finiscono dentro nell'80% dei casi) la paga e i 'balzi' non sono male. Sia se comparata rispetto alle medesime società con sede in altri luoghi (sì, anche un Deloitte Milano vs Deloitte Roma, ai miei tempi come entry level prendevi almeno 1/2k in più a Milano).

Se poi per caso post università fai uno stage/entri in un'azienda finale (energy? pharma?) rischi già di portarti a casa un bel 30/32k come entry level (ho colleghi con ral da 32.8k entry level) e se lavori bene nei primi anni qualche aumento lo porti a casa (oltre ai benefit, al welfare, ai buoni pasti da almeno 10-11€, che comunque fanno almeno 200€ NETTI al mese in più, alle 14 mensilità, bonus aziendali ecc) fidati che sei già ben sopra le media dei 1800€ (su 12 mensilità).
Come minimo sei sopra i 2000€, flirtando con i 2200/2300 (un 32k entry level, sono 1750€ per 14, più 10/11€ di buoni pasto *20gg*11mesi, ci levo le 3 sett di ferie. Il tutto poi ridistribuito su 12 mesi, son tipo 2250€ di media al mese..a 24/25anni.) In consulenza parti più basso (presumo che adesso sia almeno 27k la paga base), ma con scatti annuali quindi poi siam sempre lì diciamo.

Bastano per Milano? Ovvio che no.
Ma ti danno più prospettiva rispetto a far la fame al sud (per non parlare dei non-contributi pagati /non tutela /rischi che hai rispetto ad una multinazionale con sede a Milano).

Va da se che nel giro di poco (3/5/7 anni, poi dipende da che tipo si è, se si piace balzare e incrementare il salario ogni tot mesi) se sì è bravi e magari ci si 'accoppia' con un simile, alla fine quei 5000€+ al mese netti li si portano a casa come 'coppia'.

Bastano per comprare a Milano? Dipende.
Se non si hanno grandi risparmi e/o aiuto familiare (non per forza 30-40-50k) probabilmente no, a meno di non andare nell'hinterland o trovare qualche bilo 'affare' ma sempre in periferia.

Se si può accedere ad una piccola eredità, direi proprio di sì (parlo di bilocali ovviamente).
Accedendo ad un piccolo aiuto familiare (15k-20k), se si è stati parsimoniosi nei primi 5 anni di lavoro (1700€*14 [=23800€, senza considerare i buoni pasto], a cui sottrarre un 600€*12(affitto+bollette condivise), sottrarre un 350€*12 per mangiare, 2k extra per vacanze o altro, un soggetto potrebbe risparmiare 10k e spicci netti l'anno, che per 5 anni = 50k di risparmi, senza fare il mago della borsa e/o sfruttare CD/BTP ecc)

Va da sé, che una coppia 'media' (con questa carriera, che ripeto, è una delle più comuni, quantomeno tra profili stem) dopo 5anni, potrebbe permettersi anche un bilo in buonissime zone (250k/300k) così ripartito:
- 30/40k dalle 2 famiglie
- 80/100k (o più, dipende dal grado di risparmio)
- 130/170k di mutuo su 20/25y (con una rata che a testa sarà comunque di <= dell'affitto pagato)

Ovvio, da single senza una base di partenza (aiuto/patrimonio genitori) l'è un po' più dura, ma non penso che in altre realtà provinciali/medio piccole ce la si passi meglio. Magari una casa ce la si può permettere prima (bilo) o nello stesso tempo (trilo/quadri) rispetto alle tempistiche milanesi, ma prospettive di carriera + 'impatto immobiliare' (e resistenza o rivalutazione) penso sia a senso unico..
 
Mi sento di quotare il messaggio di Agent0. Ticket a parte di cui sovrastima l'importo (starei sui 7 euro di media) per il resto è verissimo e condivisibile tutto quel che lui scrive.
 
Partiamo dalla prima domanda.
Ha senso? Per il giovane secondo me si. Ne ha tantissimo per il meridionale che sceglie tra Pino Srl in nero a 700 euro oppure Deloitte a 1500 entry level. Ne avrà di meno per il veneto che magari i 1500 li piglia nella PMI delle sue parti. Chiaramente poi ci sono sfumature intermedie, ma se tolto l'espatrio devi scegliere tra il RdC e una corporate milanese di dubbi ne avrei pochi.

E' il modo migliore per far rendere il capitale? Ni, probabilmente no.
Ci sono sicuramente strumenti più efficaci e rendite maggiori, ma 80-100k che comprano mezzo bilocale in periferia decente comunque rendono almeno l'affitto risparmiato dal figlio, il quale chiaramente dovrà pagare con mutuo il resto.
Così facendo ogni mese l'investimento teoricamente gli "rende": AffittoTeorico - (Interessi+spese extra da proprietario) con un immobile che probabilmente sarà più resistente alle sofferenze del mercato rispetto a buona parte della nazione, magari addirittura cresce di valore. Peraltro è un rendimento che essendo un risparmio, non paga tasse.
Certo coi mutui a tassi maggiori e obbligazionario che torna ad esistere la convenienza scende.

Dà le migliori opportunità? Certo che no.
Meglio l'estero o meglio spenderli per formazione di alto livello quasi sicuramente.
Ma il mondo è vario, molti all'estero non ci vanno per voglia, lingua o banalmente non trovano lavoro.
Se però ti chiamano Snam, AON o Vodafone, per dire, magari non sono i posti della vita, però penso rimangano delle ottime opportunità dalle quali si fa sempre in tempo a tornare indietro.


Chiedo invece: quali sono le alternative? (sempre dando per scontato che, su grandi numeri, una grossa mole di gente si debba spostare da casa propria)
- Scegliere una PMI improbabile per vivere a prezzi immobiliari calmierati?
- puntare subito all'hinterland appena arrivati?
Perché lo so che ci sono tante aziende in Italia, ma i numeri quelli sono, altrimenti la gente probabilmente non verrebbe così tanto qui.
Se l'alternativa è tra 700 euro in nero e 1500 entry level che sicuramente aumenteranno in futuro unito ad una vita extralavorativa stimolante soprattutto se non interessato a metter su famiglia concordo con te. Però se la famiglia è benestante nella città d'origine e ha un capitale esistono alternative per non espatriare (ad esempio aprire uno studio medico per il figlio che studia medicina, una farmacia, uno studio veterinario, una palestra, uno studio da fisioterapista, etc.etc. "piazzarlo" in banca o nella PA, da qualche amico commercialista, etc.etc.), questi ultimi credo che siano investimenti migliori che andare ad impegnare tutto il capitale famigliare per una casa meneghina magari aggiungendoci pure un bel mutuo sostanzioso. Poi è chiaro che esistono anche le vie di mezzo, come impegnare una parte del capitale spingendosi verso la periferia e l'hinterland, etc.etc. Sempre IMHO...
 
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