Soldi però ce n'erano anche nei decenni scorsi, e probabilmente sono in diminuzione. Un forte indizio in questo senso è che in quasi tutta Italia i valori immobiliari sono scesi rispetto a una quindicina di anni orsono, nonostante i tassi a zero fino a poco tempo fa.
Vero, ma i valori immobiliari sono figli di domanda/offerta. Puoi avere pure i tassi a zero, ma se manca la richiesta di immobili poco cambia.
C'è tutta un'Italia in spopolamento tra intere aree senza lavoro e paesini avvitati in una demografia non attrattiva (paesi piccoli dove la popolazione invecchia, giovani se ne vanno e non arriva grande ricambio).
La differenza è che adesso tutti vogliono andare a Milano. Va bene i giovani con lavoro ben pagato, ma sono pochini, va bene chi si laurea in medicina, torna al paesello e stampa soldi, ma tutti gli altri? C'è una psicosi nazionale per casa e lavoro, e siccome a Milano "c'é lavoro" e "le case non si sono svalutate", tante famiglie prendono decisioni secondo me discutibili.
Secondo me nì.
Milano è un magic moment per cui oltre a motivi razionali c'è sicuramente una componente di coolness: oggi viene a Milano a studiare gente che non ci sarebbe mai venuta 10 anni fa.
C'è psicosi nazionale per casa e lavoro? Forse. Un po' perché (parere personalissimo) l'italiano medio ha un concetto della casa più "alto" rispetto a molti omologhi stranieri: l'impressione è che da noi vi sia in generale una maggior affezione (e spesso cura) del posto in cui si vive, rispetto ad altre culture.
Sul lavoro invece credo si legga una narrazione esagerata. Non è che la gente da via l'anima per lavorare a Milano invece di scegliere tra le grandi opportunità di casa propria, bensì le opportunità di casa propria non ci sono.
Certo, a Milano vengono persone da Centro e da Nord, ma una bella massa di laureati è meridionale.
Capisci bene che il marchigiano magari la trova pure un'impresa (anche se spesso PMI, con tutti i limiti del caso) per iniziare a lavorare, l'ing. siculo si trova magari degli scenari imbarazzanti e il posto da Deloitte lo prende volentieri.
Anche perché magari fa il ratto in consulenza per 2-3 anni, ma poi si piazza dal cliente e arriva a uno stipendio medio alto con il quale non comprerà per forza casa a Milano, ma sarà in grado di garantirsi delle prospettive che in Sicilia non c'erano.
Milano ha 2 caratteristiche peculiari che la differenziano lavorativamente dal resto d'Italia:
- elevata concentrazione di multinazionali, per cui capiamo bene che andare a Milano per lavorare da consulenze, gruppo Eni, Vodafone o L'Oreal non ha la stessa attrattiva della PMI "di provincia" per vari motivi quali possibilità di crescita interna, tutele, sicurezza e stabilità, disponibilità di impieghi da corporate;
- (in coerenza con la prima) facilità di ricollocamento lavorativo, che sia per alzare la RAL o per trovare un nuovo lavoro in caso di imprevisti.