Tutti pronti a entrare in competizione con milioni di professionisti probabilmente più bravi di noi e sicuramente pagati meno?
Vorrei ricordarvi come è andata negli ultimi trent’anni per le professionalità meno specialistiche, non mi pare che i colletti blu in occidente ci abbiano guadagnato granché.
E ora che la tecnologia lo consente è arrivato il momento dei colletti bianchi.
La competizione non arriverà da Londra ma da Mumbai o da Sofia.
La compagna di un mio conoscente ha appena perso il posto che aveva da vent’anni in una multinazionale americana basata a Milano. Hanno spostato l’amministrazione di tutte le filiali europee in Polonia.
Non lo posso dare per certo ma la mia sensazione è che avendo visto che possono gestire queste attività da remoto senza perdere produttività hanno deciso di gestirla da una località molto più remota dell’hinterland di Milano dove questa tizia e i suoi colleghi risiedono.
Pronto ad entrare in competizione assolutamente no, il problema è che quella arriva che lo si voglia o meno.
Inoltre, purtroppo, la rivoluzione tecnologica falcerà i lavori dei colletti bianchi. Se si guarda alle banche, i piani già da anni prevedono la chiusura delle filiali eccetto che per la clientela "private". Il mass-market sarà sempre più servito dal canale online con l'assistenza via chat o al telefono. Le dolocalizzazioni dei back-office in Polonia, e più in generale nell'est europa, sono state fatte ben prima del cavid e dello smart working.
Vivete in un mondo tutto vostro.
Le svariate centinaia di migliaia di lavoratori che tutti i santi giorni entrano in città sono tutti ingegneri, product manager, professionisti ad alta specializzazione?
Scendete dalla posizione privilegiata in cui vi trovate e cominciate a aprire gli occhi; guardate in faccia le persone che vengono vomitate tutte le mattine dai mezzi pubblici negli uffici della città. Sicuri che siano tutti ”pezzi unici” insostituibili?
Io fossi in loro starei molto attento a chiedere di lavorare da casa per troppo tempo perché poi quando le aziende capiscono che il tuo lavoro può essere svolto da Varsavia, la domanda successiva che si pongono è se quel lavoro lo può svolgere anche un polacco.
E se la risposta è sì, quando tutto il team è in Polonia che senso ha tenere il capo del dipartimento in Italia?
Ma quasi tutte quelle figure specializzate o hanno frequentato l'università a Milano, sostenuti da mamma e papà, oppure si devono trasferire. Visto che sono figure "specializzate" le pagano quanto? 700€ di stage e dopo 6/12 mesi 1500€ di stipenio pieno.
Una casa in affitto la pagano 1000€, 700€ la stanza condivisa. Sai cosa fa il neolaureato? Fa i 6/12 mesi di stage poi va a Varsavia, dove ci sono i bank-office delle banche di mezza europa e l'ambiente è internazionale tanto quanto quello di Milano.
I costi "folli" delle case e degli affitti alla fine ricadono sulle imprese rendo i loro stipendi meno competitivi. Vedi i recenti problemi di ATM a trovare il personale per i mezzi.
Se pensi solo a ruoli di back office è così.
Se apri invece LinkedIn e vedi cosa cercano le aziende a Milano troverai vari ruoli (controllo di gestione, analista di processi, product manager, ingegneria di offerta, etc) per cui non basta la sola cultura accademica, soprattutto se da un paese diverso rispetto all'Italia.
Certo, full rem totale (cioè senza mai una trasferta, senza mai incontrare un cliente, senza mai una riunione in fisico) non è possibile. Ma mettendo in conto 3/4 notti in albergo al mese e qualche Frecciarossa sarebbe fattibile lavorare "a Milano" e vivere a 2/300 km di distanza.
Se questo non avviene è soprattutto per un messaggio generale: la spinta a voler riportare i lavoratori in ufficio (per dar da mangiare a bar e mense, per non svuotare le case, etc) esiste ed è visibile (molte aziende sono tornare al 3+2 o comunque con obblighi di presenza anche quando non necessario).
Una delle motivazioni che potrebbe portare le aziende a respingere lo smart-working è anche il fatto che riduce il contatto tra i colleghi e, solitamente, un buon ambiente di lavoro rende più difficili le dimissioni.
Farei però attenzione all'associazione smart-working = no trasferte. Anzi, se sei sempre in giro a cosa ti serve vivere vicino all'ufficio?
Inoltre, le trasferte qualcuno le paga... in fondo perché non risolvere tutto con una videochiamata?
Seguendo questa logica dovremmo anche non farci pagare gli straordinari, perché sia mai che le aziende capiscano che in Italia esiste qualcuno che non se li fa pagare ed in grado di fare il medesimo lavoro.
Idem per le richieste di aumento.
La tua visione del lavoratore mi pare molto molto disequilibrata verso l'azienda. Praticamente il lavoratore deve sottostare a qualunque cosa e rinunciare a qualsivoglia diritto possa essere un costo per l'azienda.
Mi pare di capire da una tua frase precedente che sei dell'HR, corretto ?
Gli straordinari vengono pagati?