Se è vero che, rispetto ad un passato anche recente, alcune testate (vedi "Plus" abbinato a IlSole24Ore del sabato) offrono spazio, a volte davvero ampio, alle tante lamentele del pubblico sui prodotti, altrove si prosegue alla maniera di sempre.
Milano Finanza, ad esempio, non si smentisce mai e nel numero di sabato scorso, a pagina 33, magnifica le polizze finanziarie con un articolo che sembra scritto da un venditore.
Si comincia col presentare le polizze tradizionali come "alternativa a fondi pensione e FIP". E la migliore struttura dei costi dei fondi pensione? Ed il contributo aggiuntivo aziendale? Ed il miglior trattamento fiscale?
Le polizze sarebbero strumenti "dove gli italiani sono tornati ad investire"...come se non si sapesse dove nascono i successi di vendita dei prodotti: basta spingere i venditori con appositi incentivi ed ecco che "gli italiani tornano ad investire" dove si desidera che investano.
Scendendo nei dettagli, poi, si arriva a leggere una vera assurdità: visto che il probabile rialzo dei tassi penalizzerà i risultati (pretendere che i gestori passino al tasso variabile è troppo?) "per non mettere a rischio" i rendimenti si darà più spazio alle azioni! Più azioni vorrebbe dire meno rischio, quindi!
Ha dimenticato di rammentare l'impignorabilità e l'insequestrabilità: peccato, altrimenti lo spot sarebbe stato perfetto!
Poi c'è la tipica "intervista all'esperto", uno che di mestiere vende polizze e quindi non ne parla certo male.
Quanto ai rendimenti, evidenziati con l'immancabile grande tabella, ecco cosa andava scritto anziché liquidare la cosa con un generico "attenzione ai costi":
- I risultati delle gestioni separate delle polizze sono calcolati in base al costo storico di acquisto e non confrontando le quotazioni di dodici mesi prima: se si rettificassero i dati, ci si accorgerebbe che i rendimenti sarebbero ben diversi.
- I rendimenti riguardano il fondo interno alla polizza, ma nel fondo non finiscono tutti i soldi versati dal cliente perché la compagnia prima preleva i caricamenti, vale a dire le proprie commissioni, ed i caricamenti sono altissimi.
- Inoltre, moltissime polizze non lo riconoscono nemmeno del tutto al cliente (vedere percentuale di "retrocessione" nel contratto), trattenendone una parte.
Quel rendimento, quindi, riguarda solo una parte del danaro che l'investitore sborsa.
Per approfondire il discorso della struttura dei costi nelle polizze
http://investire.aduc.it/php/mostra.php?id=40881
Questi articoli costituiscono una vera manna per i venditori, che vanno in giro con le fotocopie delle tabelle spacciando che "pure Milano Finanza dimostra che le nostre polizze sono ottime".
Anche questa volta, poi, manca la risposta alla mia domanda: se questi prodotti sono tanto validi, perché banche-sim-poste-assicurazioni li vendono ma non ci mettono mai un centesimo del proprio danaro?
Milano Finanza, ad esempio, non si smentisce mai e nel numero di sabato scorso, a pagina 33, magnifica le polizze finanziarie con un articolo che sembra scritto da un venditore.
Si comincia col presentare le polizze tradizionali come "alternativa a fondi pensione e FIP". E la migliore struttura dei costi dei fondi pensione? Ed il contributo aggiuntivo aziendale? Ed il miglior trattamento fiscale?
Le polizze sarebbero strumenti "dove gli italiani sono tornati ad investire"...come se non si sapesse dove nascono i successi di vendita dei prodotti: basta spingere i venditori con appositi incentivi ed ecco che "gli italiani tornano ad investire" dove si desidera che investano.
Scendendo nei dettagli, poi, si arriva a leggere una vera assurdità: visto che il probabile rialzo dei tassi penalizzerà i risultati (pretendere che i gestori passino al tasso variabile è troppo?) "per non mettere a rischio" i rendimenti si darà più spazio alle azioni! Più azioni vorrebbe dire meno rischio, quindi!
Ha dimenticato di rammentare l'impignorabilità e l'insequestrabilità: peccato, altrimenti lo spot sarebbe stato perfetto!
Poi c'è la tipica "intervista all'esperto", uno che di mestiere vende polizze e quindi non ne parla certo male.
Quanto ai rendimenti, evidenziati con l'immancabile grande tabella, ecco cosa andava scritto anziché liquidare la cosa con un generico "attenzione ai costi":
- I risultati delle gestioni separate delle polizze sono calcolati in base al costo storico di acquisto e non confrontando le quotazioni di dodici mesi prima: se si rettificassero i dati, ci si accorgerebbe che i rendimenti sarebbero ben diversi.
- I rendimenti riguardano il fondo interno alla polizza, ma nel fondo non finiscono tutti i soldi versati dal cliente perché la compagnia prima preleva i caricamenti, vale a dire le proprie commissioni, ed i caricamenti sono altissimi.
- Inoltre, moltissime polizze non lo riconoscono nemmeno del tutto al cliente (vedere percentuale di "retrocessione" nel contratto), trattenendone una parte.
Quel rendimento, quindi, riguarda solo una parte del danaro che l'investitore sborsa.
Per approfondire il discorso della struttura dei costi nelle polizze
http://investire.aduc.it/php/mostra.php?id=40881
Questi articoli costituiscono una vera manna per i venditori, che vanno in giro con le fotocopie delle tabelle spacciando che "pure Milano Finanza dimostra che le nostre polizze sono ottime".
Anche questa volta, poi, manca la risposta alla mia domanda: se questi prodotti sono tanto validi, perché banche-sim-poste-assicurazioni li vendono ma non ci mettono mai un centesimo del proprio danaro?