Mondo e mercato dell'arte: mostre e articoli d'interesse 2

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Ecco la mostra che il museo Maxxi deve fare durante l’Expo
Blog post del 4/12/2014




Il Maxxi ha raccolto 600.000 euro al gala della mostra “Bellissima” sull’Alta Moda italiana. Ma cosa farà con questi soldi il museo nazionale d’arte contemporanea di Roma?

Su Twitter il Maxxi mi ha risposto che serviranno a comprare nuove opere, ma con 150 mila in più Celant sta preparando la mostra più importante di Expo, la già criticatissima “Arts & Foods”. E con molto meno di seicento mila, perfino Vincenzo Trione promette di fare un padiglione storico tra sei mesi alla Biennale di Venezia.

Mi chiedo insomma se non è forse più urgente per il Maxxi pensare a rappresentare e istituzionalizzare l’arte italiana in vista di Expo, piuttosto che comprare opere. Opere di chi poi? il Maxxi non ha specificato.

L’arte italiana non è stata istituzionalizzata dal secondo dopoguerra: non era questa la missione del Maxxi? Classificare i movimenti dal 1945 ad oggi, elencarne gli artisti?

Finora le retrospettive del Maxxi hanno consacrato in disordine De Dominicis, Boetti e altri come Penone, Pistoletto, Mauri, Kounellis che figurano nella collezione permanente. Risultato? Il pubblico non sa chi viene prima, né da quale scuola di pensiero vengano questi artisti.

Non solo: nessuna delle mostre del Maxxi è mai uscita dall'Italia, nessuna è mai andata a Parigi, Londra, New York. Non tanto per un fatto di prestigio. La circolazione delle opere oggi è la vera sfida culturale dell’arte se vuole avere un riconoscimento (e un tornaconto) globale. Ecco perché, oggi, una mostra che non viaggia significa, per l’arte italiana, avere zero impatto sul mercato internazionale. Non lasciamo che Sgarbi sia l'unico a capirlo.

Ma veniamo ai fatti: quanti collezionisti internazionali hanno comprato un De Dominicis dopo la retrospettiva del Maxxi? Aspettiamo la risposta.

Internazionalizzare l’arte italiana: questa è la missione di un museo d’arte contemporanea, per lo più se come il Maxxi il museo è addirittura nazionale e pubblico. Ma sembra proprio che il Maxxi voglia lasciare questa prerogativa alle fondazioni private: per l’Expo, le fondazioni Prada, Trussardi e Fendi inaugureranno (o rilanceranno) nuovi punti di riferimento per l’arte, sperando di cambiare le carte in tavola quanto la Fondation Vuitton a Parigi aperta quest’autunno.

La fondazione Trussardi ha appena annunciato il programma del curatore Gioni libero di spaziare tra gli artisti per lo più non italiani. Dopo tutto, le fondazioni private non hanno vincoli rappresentativi ma, se nemmeno i musei nazionali si occupano più di strutturare l’arte italiana, quanto potrà mai valere un Burri di fronte a un Rauschenberg?

Per il centenario che cade anche questo nel 2015, la fondazione Burri - che dipende ora dal Mibact - ha ottenuto per l'anno prossimo una grande retrospettiva su Burri, il precursore della Pop Art italiana, al Guggenheim di New York. Per farci un'idea, l’ultima personale dedicata a un Italiano al Guggenheim di New York era su Cattelan.

Comunque, perché la mostra di Burri al Guggenheim profitti all’Italia, il Maxxi dovrebbe per lo meno riconoscere il movimento iniziato da Burri. Sennò il risultato sarà più o meno come se avessimo estrapolato Balla dal Futurismo.

Problema: Burri è legato a Roma dove ha dato inizio alla non meglio identificata “Scuola di Piazza del Popolo”, un movimento mai legittimato seppur precedente all'Arte Povera. La piazza del Popolo a Roma è il polo che raggruppa l’Accademia di Belle Arti di Roma dove si formano Fioroni, Kounellis e Pascali e varie gallerie storiche sempre in zona, fra cui in primis quella di Plinio de Martiis, “La Tartaruga”.

Come farà quindi lo Stato italiano a ricollegare Burri agli artisti finora riconosciuti?

La scuola romana, come tutti i movimenti artistici, aveva anche un suo rappresentante teorico, Calvesi che ha diretto la GNAM e la Fondazione Burri prima di essere recentemente sostituito da Bruno Corà. Insieme a Burri nel gruppo romano v’era Rotella seguiti (in ordine di adesione) da Kounellis, Schifano, Festa, Angeli, Lombardo, Mambor, Tacchi, Ceroli, Pascali, Mochetti e infine De Dominicis che però è a cavallo con il Post-Moderno che sfocerà nel 1979 nella Transavanguardia di Bonito Oliva che decreta la fine delle classificazioni e delle gerarchie: per gli artisti non c’è più l’obbligo di essere innovatori.

Successivamente e parallelamente alla scuola romana è nata quindi l’Arte Povera con la galleria Sperone a Torino finanziata dalla Sonnabend arrivata dall’America, e teorizzata dall'allora giovane Celant.

Ileana Sonnabend è per la Pop Art americana quello che Peggy Guggenheim era per gli Espressionisti Astratti (Pollock etc.). Molti sanno che parte della collezione Sonnabend morta nel 2007 è andata a Gagosian, ma pochi invece sanno che l’Arte Povera nasce a Torino solo dopo e a causa dello scarso successo della Sonnabend con la scuola romana: Plinio De Martiis infatti rifiutò l’accordo commerciale con la Sonnabend che avrebbe subordinato l’avanguardia europea alla Pop Art americana.

Questo rifiuto romano è fondamentale. Le cose andarono diversamente in Francia: una volta giunti in America, Restany il teorico francese dei Nouveaux Réalistes si rese conto troppo tardi delle conseguenze squalificanti del patto (cominciato a Parigi) con l’allora coppia Castelli-Sonnabend.

E così la scuola romana è l’unica a poter provare che la Pop Art americana aveva precedenti storici in Italia, visto anche che l’Arte Povera nasce dopo: nel 1963 c'è la prima mostra di Pistoletto da Sperone e nel 1967 la prima mostra intitolata Arte Povera su Flashart da Celant.

Purtroppo oggi esiste un veto politico sulla scuola romana, anche se prima o poi la centralità del gruppo romano nella storia dell’arte dovrà per forza venir fuori. Intanto in tutti gli appuntamenti culturali italiani ufficiali, dal summit europeo alla Venaria di Torino al concorso artistico della BCE, non vengono ufficializzati che artisti del Nord Italia: da Pistoletto a Penone fino a Cattelan. È un caso? Lo Stato Italiano vuole forse decretare che l’Arte Povera è superiore alla scuola iniziata da Burri?

Mettiamo che l’Arte Povera sia davvero superiore alla Pop Art romana, è forse normale non si sappia niente oggi sulla scuola artistica in cui si sono formati anche artisti americani come Cy Twombly?

Che la scuola torinese sia messa oggi in primo piano non è un problema, è soltanto una delle tante scelte ufficiali. Ma che questa scelta includa addirittura di occultare la centralità di Roma, che è stata nel dopoguerra l'indiscutibile culla della cultura italiana in cui, non a caso nello stesso periodo, Cinecittà inventava la Dolce Vita dopo il Neorealismo, sarebbe una clamorosa falsificazione storica che gli storici devono denunciare prima del fatidico 2015.

(scritto da Raja El Fani)
 
In apertura a Pietrasanta da sabato al 31 gennaio la mostra "Non è una mostra per tutti", organizzata da Claudio Francesconi della Gestalt Gallery.
In esposizione opere di Paolo Icaro, Armando Marrocco, Antonio Trotta e Tom Jò Coladelli.

Il catalogo qui
Gestalt Gallery

Se qualcuno poi volesse il cartaceo io glielo spedisse :)
 
In apertura a Pietrasanta da sabato al 31 gennaio la mostra "Non è una mostra per tutti", organizzata da Claudio Francesconi della Gestalt Gallery.
In esposizione opere di Paolo Icaro, Armando Marrocco, Antonio Trotta e Tom Jò Coladelli.

Il catalogo qui
Gestalt Gallery

Se qualcuno poi volesse il cartaceo io glielo spedisse :)

di qualità molti lavori di Marrocco anni '60, periodo cinetico/programmato
 
Linee forza n. 10, olio su tela, cm 77x77
Giacomo Balla. La nuova maniera 1920-1929

a cura di Elena Gigli

Cortina d'Ampezzo, 27 dicembre 2014 – 11 gennaio 2015


La mostra che Farsettiarte proporrà a Cortina in occasione delle festività di fine anno, rappresenta un contributo importante per meglio capire lo sviluppo e l’evoluzione creativa di uno dei maggiori esponenti del movimento futurista. Le opere di Giacomo Balla esposte sono state eseguite negli anni Venti e testimoniano in maniera chiara il metodo di lavoro e le linee portanti della sua produzione artistica di quegli anni. Il nucleo centrale della mostra di Cortina è costituito da dieci bozzetti a tempera su carta intelata, dipinti tra il 1925 ed il 1929, già appartenuti a Casa Balla a Roma e successivamente acquistati da un collezionista privato lombardo. Sono degli ottimi esempi dell’astrattismo di Balla degli anni Venti, caratterizzato da uno spiccato dinamismo delle linee, unito ad una notevole energia espressa, resa grazie ad un uso particolarmente felice del colore. In essi è possibile individuare il metodo di lavoro di Giacomo Balla e capire i procedimenti tecnici e compositivi che lo hanno portato alla realizzazione delle sue opere. Accanto ad alcuni di questi bozzetti saranno infatti esposte le opere di riferimento, così da creare un’ottima opportunità per un confronto diretto.


Farsettiarte - Cortina d’Ampezzo, Largo delle Poste (piano rialzato) - Tel. 0436 860669 27 dicembre 2014 – 11 gennaio 2015 Orario: 10.00 – 13.00 e 16.00 – 19.30
 
La letteratura che diventa arte.
In un momento in cui il libro sta vivendo una fase non molto felice (e i risultati, in alcuni casi, si notano da come si scrive), il romanziere Doug Dorst su idea del geniale J.J. Abrams ha creato un romanzo ''sui generis'', il ''S. La Nave di Teseo''.

Si tratta di un romanzo geniale perché S. La Nave di Teseo si presenta con una veste inedita, originale, unica nel suo genere.
L'opera ha l’aspetto di un vecchio libro di biblioteca con pagine vissute e ingiallite.
Gli elementi che lo rendono unico sono i seguenti: oltre alla trama, presente, naturalmente, in qualsiasi romanzo, troveremo delle annotazioni dei primi personaggi (fantastici) che lo hanno letto, Jen e Eric, due studenti che mentre lo leggevano l’hanno riempito con le loro annotazioni a margine.

Quindi, il libro dovrebbe leggersi due volte, la prima volta bisogna ''divorare'' il romanzo, mentre la seconda volta bisogna dedicarsi alle annotazioni di Jen e Erice agli allegati contenuti nel libro: fogli di giornale, cartoline, tovaglioli con annotazioni.

Davvero un libro unico che consiglio vivamente.

Ecco un bellissimo articolo con foto del libro Cosa aspettarsi dal romanzo di JJ Abrams
 
PREMIO ARTISTICO FONDAZIONE VAF – VI edizione Posizioni attuali dell’arte Italiana

I finalisti del Premio Fondazione VAF in mostra a Palazzo della Penna a Perugia

Dopo le due mostre in Germania, a Sindelfingen e Kiel, è a Palazzo della Penna a Perugia che fino al 25 gennaio 2015 si potranno vedere le opere dei quindici finalisti del VI Premio Fondazione VAF. Posizioni attuali dell’arte italiana.

fino al 25 gennaio 2015 | palazzo della penna | perugia

PREMIO ARTISTICO FONDAZIONE VAF – VI edizione
Posizioni attuali dell’arte Italiana

Durante l’inaugurazione di quest’ultima tappa italiana della mostra, la Fondazione VAF ha assegnato a Maria Elisabetta Novello il premio principale di questa edizione e ha deciso inoltre di conferire due premi di riconoscimento a Rä Di Martino e Gianluca Vassallo per l’indiscutibile qualità del loro lavoro.

In mostra a Perugia, oltre alle opere degli artisti premiati, si potranno vedere i lavori più recenti di Guglielmo Castelli, Flavio De Marco, Marco Di Giovanni, Zoè Gruni, Jacopo Mazzonelli, Margherita Moscardini, Caterina Nelli, Giovanni Ozzola, Laurina Paperina, Nicola Samorì, Marco Maria Giuseppe Scifo, Nicola Toffolini.

La motivazione di questo premio, assegnato da una Fondazione tedesca a giovani artisti italiani, nasce dalla volontà di stabilire una relazione di confronto fra le diverse posizioni artistiche appartenenti alle due nazioni. Le modalità di selezione e il lavoro svolto dal Presidente Klaus Wolbert e dai membri del Consiglio di Amministrazione (Volker W. Feierabend, Lóránd Hegyi, Silvia Höller, Norbert Nobis, Peter Weiermair) dimostrano una serietà di intenti che si è consolidata nel corso degli anni ed è stata apprezzata anche a livello internazionale, testimoniata dalle numerose e continuative collaborazioni con le più importanti istituzioni europee.

La Fondazione VAF, nata per volontà del collezionista Volker W. Feierabend, ha negli anni riunito una collezione di arte italiana moderna e contemporanea di altissimo livello. Una raccolta che, grazie ad una lungimirante politica di acquisizioni attuata dal Consiglio di Amministrazione, vanta importanti capolavori del Novecento italiano e si spinge fino alla più recente contemporaneità. Risale al 2001 la collaborazione con il Mart di Trento e Rovereto, il museo che possiede più di mille opere della collezione con un deposito a lungo termine.

Nel frattempo, oltre alle già consolidate collaborazioni con importanti istituzioni museali tedesche, la Fondazione ha attivato nuove collaborazioni in Europa e in particolare con il Musée d’Art Moderne di Saint-Etienne in Francia presso il quale, nel 2016, si realizzerà, oltre alla VII edizione del Premio, una grande mostra sull’arte italiana dagli inizi del Novecento ad oggi con capolavori provenienti dalla collezione della Fondazione.

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PREMIO ARTISTICO FONDAZIONE VAF – VI edizione
Posizioni attuali dell’arte Italiana

Curated by: Vaf Foundation: Chairman Klaus Wolbert – Board Volker W. Feierabend, Lóránd Hegyi, Silvia Höller, Norbert Nobis, Peter Weiermair
Organizer: VAF Foundation – Frankfurt am Main

Perugia, Palazzo della Penna. Centro per le arti contemporanee
Catalogue: Allerheiligenpresse - Innsbruck
Artists: Guglielmo Castelli, Flavio De Marco, Marco Di Giovanni, Rä Di Martino, Zoè Gruni, Jacopo Mazzonelli, Margherita Moscardini, Caterina Nelli, Maria Elisabetta Novello, Giovanni Ozzola, Laurina Paperina, Nicola Samorì, Marco Maria Giuseppe Scifo, Nicola Toffolini, Gianluca Vassallo


http://www.fondazione-vaf.it/assets/Downloads/Comunicato-stampa-PREMIO-VAF-3-def.pdf

http://www.fondazione-vaf.it/assets/Uploads/Comunicato-stampa-PREMIO-VAF-PREMIAZIONE.pdf
 
Ottime, si direbbe...l'articolo è' critico, giustamente, per alcuni aspetti, ma ciò nn toglie che le prospettive sono di crescita, visto l'interesse sempre maggiore di cui questo mondo beneficia
 
Ultima modifica:
In apertura a Pietrasanta da sabato al 31 gennaio la mostra "Non è una mostra per tutti", organizzata da Claudio Francesconi della Gestalt Gallery.
In esposizione opere di Paolo Icaro, Armando Marrocco, Antonio Trotta e Tom Jò Coladelli.

Il catalogo qui
Gestalt Gallery

Se qualcuno poi volesse il cartaceo io glielo spedisse :)


Sono disponibili alcune copie del catalogo della mostra. Se qualcuno fosse interessato basta che mi mandasse indirizzo in mp (sperando che arrivassero in minor tempo delle copie del libro di Roberto...:rolleyes:).

A Cris70 se viene da Carroll glielo do di persona :)
 
Ultima modifica:
Neochrome Gallery Torino

8 Gennaio 2015 Jamie Sneider - Nick Farhi

NEOCHROME
 
3-5M? ma perdavero?
Cmq devo dire che non la trovo particolarmente esaltatante...

Esatto quella è la stima.
Su un articolo letto stamani dicono che con molta probabilita sarà ampiamente superata.

L'opera è bella ma concordo con te sul fatto che non si tratta di un capolavoro, mancano quei forti contrasti chiaroscurali che contraddistinguono la produzione più felice del Caravaggio.;)
 
Rileggendo la nutrita scheda, fino al 1950 non era ancora ben chiara la paternità dell'opera.
Quindi non mi stupisce la stima, anche se le attribuzioni (Murillo o Le Nain) non sono poi così male. ;).
Oltre al fatto che Caravaggio ha dipinto decisamente di meglio, se fosse sicura al 100% la sua mano non basterebbe certo uno 0 in più.
 
Esatto quella è la stima.
Su un articolo letto stamani dicono che con molta probabilita sarà ampiamente superata.

L'opera è bella ma concordo con te sul fatto che non si tratta di un capolavoro, mancano quei forti contrasti chiaroscurali che contraddistinguono la produzione più felice del Caravaggio.;)

...nn volevo dirlo in effetti, ma a me da ignorante profano questo nn sembra per nulla un Caravaggio. Più che un ragazzo che pela frutta poi mi sembra che peli cipolle a giudicare dall'espressione facciale
 
Mah
A me non sembrava tanto Caravaggio (so abbastanza come buttano là le attribuzioni) e sono andato a vedere sotto.
Risultato: opera appartenuta a Reynolds, ma come "Murillo" :eek:
in seguito ad un asta come "Le Nain" (invenduto :D )
riciclato nel 1976 come opera di M.A. da Caravaggio (qualunque cosa ciò voglia dire).
Invero più sotto la letteratura pare un po' più concorde nel considerarlo un originale di C., benché
M. Cinotti, Caravaggio: tutte le opere, Bergamo, 1983, p. 442, no. 20, as the best copy of lost original on panel.
e molti altri la considerino una copia.

A colpo d'occhio, per quel che vale, anch'io.
 
...nn volevo dirlo in effetti, ma a me da ignorante profano questo nn sembra per nulla un Caravaggio. Più che un ragazzo che pela frutta poi mi sembra che peli cipolle a giudicare dall'espressione facciale

:D:p
 
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