credo che ci sia anche una certa difficolta' a giudicare un modello cosi' differente dal nostro....
la democrazia si conquista a piccoli passi e con molto tempo...
esportarla o guardare loro pensando a noi e' un po' difficile temo...
io la vorrei interpretare positivamente....
le varie rivoluzioni arabe hanno finito per favorire nei vari rimescolamenti anche le aree un po' piu' fondamentaliste e religiose...
ecco che arrivi il primo morsi e si creda di mettere tutte le leggi religiose del menga ad una popolazione gia' non troppo abituata e che esce fresca ed adrenalinica da delle sommosse di piazza ...
forse...e mi auguro che sia...domostra anche che all'essere umano se gli fai assaggiar equel minimo di liberta' non torna piu' indietro
per me e' un grosso passo avanti...

poi la speranza e' che non sfoci in altri eccessi altro sangue da versare in nome di altri passi avanti
Il discorso meriterebbe un trattato, e non un post.
Il problema di fondo è l'accettazione delle regole democratiche, che prevedono la partecipazione alla competizione politica di tutte le forze che si riconoscono in esse. Quindi, se un partito, fazione o movimento viene riconosciuto idoneo alla partecipazione, poi deve avere il rispetto dell'opposizione per la sua azione di governo.
Se i FM partecipano e vincono, perchè riescono ad avere il consenso della maggioranza della nazione, non è che si sappia solo dopo, che loro vedono lo stato compenetrato alla religione, e non si può ignorare che abbiano ottenuto il consenso per governare.
Nè si può ignorare che anche loro abbiano partecipato alla rivoluzione dello scorso anno.
Non abbiamo la controprova, ma credo che anche l'Italia del dopoguerra abbia corso il rischio di una guerra civile se avesse vinto la sinistra, e anche lì si sarebbe posto il problema democratico del diritto a governare di chi legittimamante partecipava alle elezioni.
Quindi il nodo del discorso è quello della piena legittimazione alla partecipazione elettorale, che una volta concessa non può essere ritirata se si portano avanti i propri programmi politici.
Che poi l'azione di governo debba essere esercitata nei limiti costituzionali e con una serie di controlli e contrappesi istituzionali è il minimo che si possa richiedere ad una buona democrazia, e forse proprio questo manca nel recente Egitto, dove questa funzione è stata e sembra rimanere ad appannaggio delle forze armate, che decidono con la forza delle armi che tipo di ordine debba essere ristabilito e a quali condizioni.
Questo sarà comunque un pessimo precedente per la situazione politica egiziana, perchè a prossimi risultati elettorali invertiti si rimanifesteranno sicuramente gravi problemi di tensione politica e popolare.
Molto lunga e già ampiamente compromessa sembra essere la strada democratica per questo paese, e occorre subito che si apra un tavolo per la pacificazione coordinato da forze politiche internazionali occidentali ed arabe.