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Un approfondimento che non sono stato portato a fare per l’evidente difficolta di comprensione occidentale anche e soprattutto da chi si sente di sinistra, è il del patto sociale implicitamente imposto che ha avuto luogo per il funzionamento dell’occidente capitalista, riguarda la forma di protezionismo del capitale/ista dalla massa populista, che in una logica applicazione democratica porterebbe ad una forma di redistribuzione sociale della ricchezza.
Ha avuto luogo dapprima nella partecipazione di chi amministrava il capitale alla formazione delle leggi, con un crescendo che ha portato gli eccessi di questi anni di neoliberismo, in cui la stesura delle leggi è stata sempre più demandata al capitale stesso, fino ad arrivare al paradosso per cui il controllore ed il controllato coincidono, o chi stabilisce il valore o il rapporto riscio/beneficio è chi del beneficio trae profitto.
Questo non vuol essere una celebrazione del socialismo, anzi, è l’aspetto che i paesi ex comunisti sanno riconoscere, stranamente più della vecchia europa che di queste teorie è stata culla, trovando i punti critici sia della possibile deriva del capitalismo che del socialismo/comunismo.
La visione di dugin riporta una prospettiva lontana da noi, come occidente, perche ne vede questi ed altri limiti, ma è certamente più comprensibile dagli ex comunisti. La figlia nel suo percorso, anche radicale ha intravisto la lontananza delle azioni dei palazzi europei da una larga fetta di teste pensanti autonome, non vincolate a quella distrazione dal reale patto sociale logico in una democrazia, per questo entrambi così avversi alla democrazia.
Avversi alla democrazia per i limiti di applicazione che vedono, esattamente come noi occidentali abbiamo visto i limiti del comunismo nelle applicazioni in società di grandi dimensioni.
Dugin ha dalla sua l’aver cercato una strada alternativa nella quarta teoria politica, noam chomsky da linguista ha analizzato i percorsi linguistici usati per ottenere questi risultati la cui risultante filosofica ha dei punti in comune nella riappropriazione della dimensione del tempo del lavoro e della gestione del capitale che deve essere subordinato alla vita umana. Puntando su quel che chiamerei una riappropriazione umanista.
Il limite dell’avversione della dughina (qui mi allargo) alla democrazia, è nella confusione tra democrazia e la democratura vigente.