ANCHE GLI SCHIAFFI HANNO AIUTATO DE LAURENTIIS A RINSAVIRE
Il Napoli – è fondamentale ricordarlo e non dimenticarlo mai – ha vinto il campionato in opposizione alla città. La miglior campagna acquisti della storia del club è stata messa a segno in un clima di odio. Volevano cacciare tutti: da De Laurentiis a Spalletti. Poi, a campionato stravinto, sono saliti tutti sul carro del vincitore. E il vincitore ne è stato persino orgoglioso. Ha cominciato a parlare la loro lingua. A nutrire il “mostro” col cibo che prediligeva. Poltiglia neoborbonica in salsa calcistica. Come la frase su Giuntoli juventino.
AURELIO DE LAURENTIIS
Non capiva, allora, che più concedeva sul terreno dell’ignoranza, più affossava il Napoli e danneggiava i conti del club. Quel mostro infatti lo ha travolto. Quella foto con gli ultras (l’inizio del declino) altro non fu che un tradimento culturale. E i tradimenti culturali si pagano, com’è giusto che sia. Crediamo che il rinsavimento di De Laurentiis sia passato soprattutto attraverso l’analisi dei conti e del bilancio del Napoli. Ma ci prendiamo il merito, noi che lo avevamo sempre sostenuto, di avergli cominciato a rifilare ceffoni sonanti. E di averlo fatto quasi in solitudine, mentre tutt’attorno erano solo balli e festeggiamenti (perché, al fondo, c’era la convinzione che Napoli non potesse mai ri-vincere).
Avevamo compreso subito, sin da quella foto, che il signor Aurelio aveva smarrito la retta via. Che stava portando il Napoli a deragliare. Quando si alza il livello del populismo, si accende la spia del Napolista. Se tieni a qualcuno che sta sbagliando, è doveroso riportarlo alla realtà. De Laurentiis si è meritato le stroncature più violente. Perché ha rischiato di buttare a mare il gioiellino che aveva creato.
ANTONIO CONTE
Guardiamo all’oggi e viene quasi da commuoversi pensando che laddove l’anno scorso c’era l’annuncio dell’ingresso in società del genero Sinicropi e del ds Meluso (brava persona e bravo professionista ma evidentemente ingaggiato solo per riempire la casella), oggi ci sono Antonio Conte e Gabriele Oriali (oltre a Manna). Ancor prima di Conte, proprio l’arrivo di Oriali è una novità assoluta nel Napoli di De Laurentiis.
Non era mai esistita una figura simile, e poi così autorevole. Il ruolo di cui i tifosi hanno invano fantasticato per anni. Chi ama il calcio, non può non emozionarsi al pensiero che Oriali venga a lavorare qui. Viene voglia di intervistarlo per un’ora solo su Stielike e su quella finale. Un uomo che trasuda calcio.
AURELIO DE LAURENTIIS
ADL HA COMPRESO CHE NEL NAPOLI C’ERA UN DEFICIT DI CULTURA CALCISTICA
De Laurentiis ha compreso che nel Napoli c’era un deficit di calcio. Di cultura calcistica. Di conoscenza calcistica. Ha capito che uno non vale uno. Che l’uomo solo al comando è roba da falliti che raccontano storie inventate al bar. Che servono competenza, esperienza, affidabilità. E ha deciso che era arrivato il momento di spendere.
Come dicono gli americani: “when in trouble, go big”. Quando sei in difficoltà, vai all’attacco, gioca pesante. È quel che ha fatto. Forse per la prima volta nella sua esperienza di presidente del Napoli, ha assunto un vero rischio d’impresa. Chapeau. Crediamo che dopo anni, il presidente tornerà anche negli Stati Uniti. Ha capito che deve fare il presidente del Napoli, non del Borgorosso. Ha creato una struttura in grado di governare al meglio la baracca. I suoi compiti sono lontano dal campo e dallo spogliatoio.
ANTONIO CONTE
Manca un passaggio su Antonio Conte. Che cosa possiamo aggiungere? È un grandissimo allenatore, è ovvio. È un profondo conoscitore di calcio, si sa. Ha anche un brutto carattere, pure questo è noto. Napoli sarà un banco di prova per il suo carattere. Ci emoziona l’idea che il Napoli sia riuscito a convincerlo. Così come ci emoziona l’idea di vederlo in panchina dalla nostra parte. A noi il presunto processo di juventinizzazione piace, eccome. Ci allarga i polmoni (poi chiediamo: quindi con Giuntoli la Juve si è napoletanizzata?).
AURELIO DE LAURENTIIS
Noi preferiamo raccontarla diversamente. Il Napoli è andato sul mercato e ha avuto la forza contrattuale (i dané) per prendere i migliori. È una rivoluzione culturale e del resto basta osservare la reazione di tanti “nordisti” che non si capacitano di questa resurrezione. La speranza è che De Laurentiis abbia compreso la lezione. Che non torni mai più al plebeismo. E per provare a convincerlo gli ricordiamo che ogni concessione al plebeismo gli è costata un bel po’ di milioni. In un’annata fallimentare di milioni ne ha bruciati circa un centinaio: qualcosa in più e non in meno.