Nell'era della Fibra Ottica per tutti, la terminazione è RF .......

  • ANNUNCIO: 37° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    A frenare i mercati nelle ultime sedute è stato l’atteggiamento della Fed con la concreta possibilità di un’altra stretta entro fine anno e un costo del denaro su livelli più elevati, rispetto alle precedenti attese, per tutto il 2024. Lato macro, nell’Eurozona l’inflazione nel mese di settembre ha mostrato, secondo le stime preliminari, un rallentamento su base annuale dal 5,2% di agosto al 4,3% (consensus al 4,5%). L’indice core esclusi energetici e alimentari ha segnato un rallentamento ancora più evidente dal 5,3% al 4,5% (consensus al 4,8%). I numeri odierni suggeriscono che i timori sulle pressioni inflazionistiche devono essere ridimensionati. Negli Stati Uniti, l’inflazione misurata dall’indice Pce core, che la Fed utilizza come uno dei principali indicatori riguardo ai prezzi, si è attestata in agosto al 3,9%, in linea con le attese e in rallentamento rispetto al 4,3% (dato rivisto) di luglio. Per continuare a leggere visita il link

ToriToriTori

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Ciao a tutti .....

:bow:



La primavera 2006 ha portato la Pasqua !!!!






Corso storico nuovo, Thread nuovo ....... :yes: :yes:

IL TAPPO E' SALTATO .... adesso si riapre il mercato in Italy !!!!

OK! OK!

:clap:

Ora che il Truster è al tramonto, nuovi incoraggianti scenari per una vera pluralità nel settore di accesso ai media via RF si spalancano .... e non dimentichiamo che a monte ci sarà sempre la Fibra Ottica ... !


Riepilogo:
 

Allegati

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:o

Veniamo subito al punto .....

Fino ad oggi, c'è stata in Italia, una importantissima risorsa ECONOMICA che senza soluzione di continuità, da una parte è stata duopolizzata, dall'altra è stata tenuta sotto cappa perchè pericolosissima possibilità di reale concorrenza nel campo di accesso ai MEDIA a trasmissione RF (impropriamente detto anche via ETERE).
Bene, ci si può ben augurare che con il nuovo corso governativo si possa SBLOCCARE buona parte di tutto questo ben di Dio:

 
:yes:


Diciamo subito qual'è il "blocco" che in questi ultimi anni in questo paese, a differenza di Gran Bretagna, Francia, Germania ed altri, si è verificato per una negligenza, non si sa fino a quanto voluta:

1) Le frequenze del Ministero della Difesa, che devono essere rese disponibili al servizio WIMAX, sono tuttora pronte ad essere liberate.
Ma per "semplici" motivi burocratici ovvero per negligenza dei Ministeri delle Comunicazioni e della Difesa, ancora non si è verificato il passaggio all' uso commerciale nel mercato degli INTERNET-Media via RF ....

2) Le frequenze, pregiatissime, di cui ancora non si è discussa la prossima destinazione, che dovevano essere liberate da RAI e MEDIASET per passaggio alla trasmissione in Digitale .... proroga leggegasparri .... :wall: :wall:


:rolleyes:
 
lo stesso idio.ta ke il lunedi' delle votazioni sul tg4 faceva il buffone dicendo ke stava andando a festeggiare dove c'era il bus di prodi e ke da allora a preferito nascondersi.
 
SIEMENS: ATTIVITA' TLC IN MIRINO MOTOROLA,AVVIATE TRATTATIVE

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15 Aprile 2006 20:14 ROMA (ANSA)

(ANSA) - ROMA, 15 apr - Le attività della Siemens sono entrate nel mirino della Motorola, interessata a rilevare il braccio tlc del gruppo. E' quanto riporta il quotidiano tedesco Frankufurter Allgemeine Sonntagzeitug, secondo il quale le due società avrebbero già avviato trattative in proposito. L'unità telecomunicazioni del colosso tedesco, la Siemens Com, conta su un fatturato di 13 miliardi di euro e 55.000 dipendenti. I conti della società sono però in rosso. Per questo, secondo quanto riferito da Fas, Motorola vorrebbe acquisire solo le attività in nero, evitando di inglobare anche quelle in perdita. Il numero uno di Siemens, Klaus Kleinfeld, avrebbe invece posto come condizionale all'operazione l'acquisto in toto di tutte le unità tlc, scartando l'ipotesi di un "spezzatino" aziendale. La rete mobile del gruppo è oggi la più interessante dal punto di vista finanziario, mentre in perdita, riporta Reuters, sono soprattutto le attività di telefonia fissa. Nel primo trimestre fiscale chiusosi a dicembre scorso, gli utili netti di Siemens Com sono diminuiti del 13% a 323 milioni di euro. Ma i conti sarebbero stati molto peggiori al netto degli introiti derivanti dalla vendita della partecipazione nell'americana Juniper. Il gruppo tedesco non ha finora commentato le indiscrezioni, ma secondo il quotidiano i vertici della società potrebbero occuparsi del futuro di Com nel prossimo consiglio di amministrazione del 24 aprile. Siemens ha da tempo avviato un processo di ristrutturazione interna che l'ha portata a cedere anche i telefonini del marchio e che nelle intenzioni del numero uno, Kleinfeld, punta a rafforzare la posizione del gruppo a livello mondiale nelle soluzioni e sistemi medicali, nei settori idrico, energetico, automazione, della tecnica industriale e dei trasporti. (ANSA).
 
WiMax e MVNO: per Parisi (Fastweb), punto di partenza del nuovo governo per colmare il gap col resto d’Europa




Stefano Parisi - Amministratore delegato Fastweb

Apertura del mercato tlc agli operatori mobili virtuali e accelerazione sul fronte dell’assegnazione delle frequenze WiMax per colmare il gap col resto d’Europa.

Sono queste le priorità per il nuovo governo sul fronte delle nuove tecnologie, secondo l'amministratore delegato di Fastweb, Stefano Parisi, intervenuto alla quinta edizione dell'Italian Wireless Business Forum de 'Il sole 24 Ore', appuntamento dedicato alle soluzioni wireless e ai modelli di business collegati



Il rilascio delle frequenze 3.5 GHz per WiMax – attualmente utilizzate anche dal Ministero delle Difesa per applicazioni in ambito NATO – deve essere accelerato, così come è essenziale permettere l’ingresso sul mercato delle tlc anche agli operatori mobili virtuali, per garantire agli utenti la possibilità di usufruire di servizi convergenti nel più breve tempo possibile.



L’Ad ha sottolineato in diverse sedi come sia molto importante che anche la Commissione Ue vigili sull'assegnazione delle frequenze nel WiMax nel processo che dovrebbe portare la banda larga nelle zone rurali o comunque non raggiungibili con l'Adsl.

Secondo Parisi, però, basare l’assegnazione delle frequenze su un’asta “sarebbe un errore”: bisogna piuttosto fare in modo che gli operatori garantiscano una copertura totale del territorio, come a suo tempo avvenne col Gsm.



Parisi si è poi soffermato sul tema della convergenza, uno degli argomenti più caldi del panorama delle telecomunicazioni, una realtà “inevitabile”, sottolineando come la paura che un operatore possa cannibalizzarne un altro rischia di bloccare il mercato e di impedire ai player del nostro mercato di assumere una dimensione internazionale.



In Italia, si può già contare su “un buon set di regole”, ma bisogna fare di più per stimolare la concorrenza: “Più c’è competizione sul mercato nazionale - ha precisato Parisi - più si fanno i muscoli anche per andare all'estero. L'importante è che le aziende abbiano muscoli, poiché la competizione globale e' la chiave di questo mercato”.



Non ritardare ulteriormente la creazione di un contesto favorevole alla realizzazione di una convergenza piena “è un vantaggio per tutti quanti”, ha dichiarato Parisi, sottolineando che Fastweb non è al momento interessato al ruolo di operatore mobile virtuale, ma “non esclude” una tale possibilità in futuro.



A proposito di WiMax, anche la Croazia ha appena assegnato 4 licenze - a Wimax Telekom, Odasiljaci i Veze, Iskon Internet e Optima Telekom - per l’uso delle frequenze per fornire servizi basati sulla tecnologia, mentre in Italia siamo ancora alla fase delle negoziazioni tra il ministero della Difesa e delle Comunicazioni.



Alcune settimane fa, i ministri Antonio Martino e Mario Landolfi hanno dato il via libera alla costituzione di un tavolo di lavoro congiunto per accelerare la liberazione delle frequenze, tenendo conto delle esigenze rappresentate della Difesa.



Il ministro Landolfi, che ha prorogato di altri sei mesi le sperimentazioni della tecnologia – che si concluderanno entro il 30 giugno - “punta alla liberazione rapida delle frequenze da utilizzare per il WiMax” e ha ricordato che la sperimentazione è indispensabile per dimostrare le potenzialità concrete della tecnologia.



I mercati, ha spiegato Landolfi, vogliono avere “subito una chiara percezione dei costi e dei ritorni prodotti dallo sfruttamento delle nuove tecnologie”.



Per questo è essenziale accelerare la liberalizzazione delle frequenze e “realizzare quelle condizioni che permetteranno al WiMax di partire in un contesto industriale convinto della sostenibilità finanziaria, economica e di mercato dell'operazione”.



Le società impegnate nei test sul WiMax nel nostro Paese sono diverse: Siemens, ad esempio, ha già sviluppato un progetto di copertura per l'intero territorio italiano, prevedendo investimenti dell'ordine di 200-300 milioni di euro, l'installazione di un numero di stazioni radio-base compreso tra 2.000 e 3.000 e tempi di realizzazione tra 1 e 2 anni.




Tra gli operatori attivi nelle sperimentazioni della tecnologia nel nostro Paese, Fastweb, Siemens e Rai Way stanno conducendo dei test in Val d’Aosta,Alcatel nel comune di Arezzo, Marconi in Piemonte e Sicilia, Enterprise Digital Architects nella città di Milano, mentre Ericsson ha lanciato l'iniziativa Wimax Open Trial, per valutare caratteristiche e applicabilità delle soluzioni Wimax.



Nel frattempo, il presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni Corrado Calabrò, e il presidente del Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione (CNIPA) Livio Zoffoli hanno firmato un accordo di collaborazione biennale relativo ad attività istituzionali e operative di interesse comune, finalizzato, in particolare, all'utilizzo di sistemi avanzati di comunicazione, comprese le tecnologie VoIP, wireless, Wi-Fi, WiMax e l’interconnessione di reti a banda larga.
 
Tv, cellulari, radio e banda larga mobile: l’economia può ripartire dalle frequenze


STEFANO CARLI

C’è fermento nell’aria, anzi, nell’etere. Dalla Francia, alla Gran Bretagna e all’Italia le Autorità che governano l’utilizzo delle radio frequenze sono in fibrillazione. Tra nuove tecnologie, nuove piattaforme e la progressiva digitalizzazione dei segnali che trasportano dati, voci, musica, video, news ed eventi di ogni tipo, è in corso un gigantesco lavoro di risistemazione.
Due mesi fa la Francia ha bandito la gara per l’assegnazione delle frequenze WiMax. Un mese dopo, all’inizio dello scorso mese di marzo, sempre il Consiglio Superiore dell’Audiovisivo, l’Authority francese, ha chiuso la fase dei test sul Dvbh, la tecnologia che sta dietro la tv mobile, l’arrivo del segnale televisivo sui telefonini, e ha annunciato di aver iniziato a lavorare al piano di assegnazione delle frquenze.
In Gran Bretagna la Ofcom ha aperto all’inizio della scorsa settimana una consultazione, che si chiuderà senza proroghe entro il prossimo 9 giugno, per sondare le aspettative degli operatori sull’utilizzo di una porzione di frequenze conosciuta con il nome di Banda L e su cui potrebbero passare tanto il WiMax quanto lo stesso Dvbh o perfino l’Umts, nel caso ci fosse bisogno di ulteriori canali.
In Italia martedì scorso l’Agcom guidata da Corrado Calabrò ha in sostanza dato il benestare alle iniziative di Mediaset e Telecom Italia da una parte e della Tre di Vincenzo Novari dall’altra sul Dvbh.
Ma il Dvbh e la tv mobile non esauriscono gli impegni dell’Autorità e del ministero delle Comunicazioni.
Lo spettro radio è una risorsa che per troppo tempo non è stata gestita. Il risultato è che avere un quadro chiaro di che cosa, e soprattutto di chi, lo utilizza non è affatto semplice.
In Gran Bretagna, dove l’attenzione al valore patrimoniale dell’etere ha una tradizione ben maggiore della nostra (è stato infatti il primo paese a mettere all’asta le licenze dell’Umts) un complesso studio pubblicato quattro anni fa ha stabilito chi usa l’etere di Sua Maestà: per ogni blocco di frequenze, la quota percentuale assegnata alle tv o ai cellulari, alla Difesa o ai servizi radar. In Italia avere un’immagine così dettagliata è per ora impossibile. Corrado Calabrò ha avviato un mese fa il ‘censimento delle frequenze’, ma già solo avere il quadro di come le frequenze siano suddivise tra le 150 emittenti tv e le circa 700 stazioni radiofoniche sarà un’impresa ardua.
Ci sono però delle assegnazioni che non debbono attendere il catasto radioelettrico. Sono i 5 mhz liberati dal vecchio sistema analogico dei telefonini Tacs, e anche il blocco dei 15 mhz nella banda dell’Umts (intorno ai 2.100 mhz) restituiti da Ipse: e se con lo spezzone di 5 mhz dell’ex Tacs si può fare poco, su queste ultime frequenze si tratta di decidere se metterle all’asta per far entrare un nuovo operatore o in che altro modo utilizzarle. E prima o poi si dovrà decidere che cosa fare delle pregiate frequenze tv che gli attuali detentori, Rai e Mediaset in testa, dovranno restituire quando saranno spenti tutti i vecchi ripetitori analogici.
Fin qui l’Authority, che stabilisce le regole di utilizzo, ma una parte altrettanto rilevante spetta al ministero delle Comunicazioni, che è invece molto più indietro. Anzi, i suoi ritardi tengono bloccati interi settori. Come quello della radio digitale. Il Dab aspetta da oltre un anno che il ministero pubblichi il bando per l’assegnazione delle frequenze della Banda L alle emittenti che ne faranno richiesta.
Analoga la situazione per quanto riguarda il WiMax. Si sa che dovrà viaggiare su frequenze poste nella banda tra 3.200 e 3.600. Ci sono quindi ben 400 mhz a disposizione. Sono frequenze oggi gestite dal ministero della Difesa, che è pronto a liberarle, dietro il pagamento di un indennizzo. Ma nulla succede perché il ministero non ha ancora deliberato il ‘cambio di destinazione d’uso’: una formalità burocratica. Che però intanto tiene gli investimenti sul WiMax chiusi nei cassetti.
Sorte analoga per un altro blocco di una ventina di mhz nella banda di frequenza 1.800: anche qui sono i militari che devono spostarsi. Ma è il solito circolo vizioso: i militari non si spostano senza soldi; i soldi non arrivano se non si decide la destinazione e si mettono le frequenze all’asta.
Altri nodi stanno per venire al pettine. Che cosa succederebbe se domani arrivassero al ministero e all’Authority domande di avvio di test per il Dmb o per l’IpDab, su quali frequenze verrebbero autorizzati? Sono possibili allo stato solo ipotesi. E si indicano le stesse frequenze del Dab, la radio digitale, perché di fatto queste due piattaforme sono sviluppi che partono proprio dalla tecnologia Dab. Ma oggi non avrebbero spazio per decollare. Perché il Dab, che è stato collocato (ma ancora senza assegnazione) nella cosiddetta Banda L, sopra i 1.400 mhz, potrebbe invece più utilmente andare in Banda Terza (tra 174 e 230 mhz): un blocco di frequenze che sono migliori e più efficienti, perché le frequenze più sono basse e più ampio hanno il loro raggio di azione e necessitano di antenne più piccole e di un minor numero di trasmettitori. Ma la Banda Terza è oggi inutilizzabile per colpa di Rai 1, che trasmette le sue immagini in un canale che non è esattamente quello assegnatole. E’ sempre stato così, non si sa perché. Fatto sta che spostare la rete ammiraglia della Rai non è cosa facile.
Un puzzle, certo, ma il groviglio di tecnologie e di competenze non giustifica i ritardi. Che costano doppiamente: in termini di sviluppi economici bloccati in settori ad alta crescita e di mancate entrate per le casse dello Stato (che ne hanno un disperato bisogno). Una frequenza tv, in pratica un blocco di 8 mhz, costa oggi tra i 100 e i 120 milioni di euro. Un blocco di 5 mhz di frequenze per la telefonia cellulare ai tempi dell'asta Umts è stato pagato dagli operatori mobili 1,2 miliardi di euro. Anche dimezzando il valore di questo picco raggiunto in piena bolla della New Economy, si potrebbe scendere tra i 500 e i 700 milioni.
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La carica degli operatori mobili virtuali: oltre cento, dalle nicchie ai grandi marchi


STEFANO CARLI

WalMart e Aldi in Germania, Ikea in Svezia, Carphone e Virgin in Gran Bretagna e ora (l’annuncio è della scorsa settimana) anche in Francia. Non è un elenco casuale di nomi della grande distribuzione (alimentari, mobili, elettronica e musica): sono protagonisti della distribuzione che hanno due elementi in comune. Il primo è che sono dei marchi ormai universalmente riconosciuti. Il secondo è che sono «operatori telefonici mobili virtuali». Operatori cellulari ma senza una propria rete telefonica, che affittano dagli operatori «storici» e «reali», quelli che hanno ottenuto una licenza, investito in impianti. Sono dei rivenditori, se si vuole, ma sono anche in grado di offrire qualcosa in più: spesse volte hanno la capacità di andare a creare offerte su misura per pubblici specializzati (il caso della Virgin con il pubblico giovane ne è l’esempio perfetto). Vanno anche a competere sul prezzo, ma non è la regola.
In Europa sono ormai una parte consolidata del mercato della telefonia mobile, e se questo può far meraviglia ad un punto di vista italiano, basta sapere che ciò dipende dal fatto che solo tre paesi in tutto il Vecchio Continente non hanno ancora aperto le porte agli operatori mobili virtuali, o Mvno (Mobile Virtual Netwwork Operators), come vengono chiamati nel linguaggio delle Autorità di regolamentazione. I tre paesi sono: Italia, Spagna e Portogallo. In Spagna l’apertura del mercato è questione di settimane. Restiamo solo noi e i portoghesi.
In tutto il resto del continente, dall’Ue all’Est Europa, negli ultimi anni c’è stata una vera e propria proliferazione. Il numero di Mvno è superiore ad un centinaio. Farne una rilevazione mercato per mercato sarà forse un po’ noioso ma se si arriva alla fine si ha sicureamente un’idea più precisa di cosa può significare questo settore.
Allora: in Austria ce ne sono 3; nel piccolo Belgio addirittura 8, e vanno tutti sulla rete di un solo operatore «reale», il gruppo Base; in Danimarca, che ha tanti abitanti quanti la sola Roma o poco più, ce ne son 10 e altri 2 sono in arrivo; sono 2 in Estonia, 2 in Lituania, 1 in Lettonia e 2 anche in Lussemburgo; 7 in Finlandia e altre 3 apriranno presto; in Francia 12 e altri 2 in arrivo; ben 19 in Germania e in Olanda ce ne sono 22 attivi e altri 6 che stanno per avviare l’attività; 6 in Norvegia; 2 in Polonia; 12 in Svezia con altri 6 in predicato; 3 in Svizzera e 12 in Gran Bretagna.
Ma chi sono questi operatori? «Ci sono due tipi di operatori virtuali spiega Andrea Filippetti, che ha da pochi mesi sommato al ruolo di amministratore delegato di Tele2 Italia quello di responsabile di tutto il Sud Europa per il gruppo svedese Il primo è quello costituito da telecom di rete fissa che vogliono aggiungere la telefonia mobile per completare la loro offerta con tutti i nuovi servizi legati alla convergenza. E di questo gruppo facciamo parte noi di Tele2, nei mercati in cui non siamo operatori mobili ‘reali’, o Bt, che aveva rinunciato al mobile molti anni fa. Oppure Internet provider come Tiscali. La seconda tipologia è quella di operatori che non vengono dalle tlc ma hanno un forte marchio, o una clientela molto fidelizzata oppure che hanno una forte e capillare presenza territoriale, come le catene della grande distribuzione».
La telefonia mobile come operazione di marketing, quindi. E non è dunque un caso che tra i nuovi protagonisti candidati ad entrare in questo mercato ci siano nomi come Bertelsmann in Germania (tv, editoria, giornali, musica), Vivendi Universal in Francia (gli stessi settori) o un marchio ormai «globale» come Ryan Air, che starebbe guardando anche al mercato italiano.
Così come guarda al mercato italiano Tele2, tra i primi in Italia a chiedere l’apertura agli Mvno: «Sembra che adesso ci sia un clima più favorevole all’introduzione di operatori virtuali prosegue Filippetti Quindi speriamo di poter avere novità anche prima del 2008, data che è ancora oggi ufficialmente il termine prima del quale in Italia di Mvno non si dovrebbe parlare».
La vera questione è se la carica degli operatori virtuali lascia spazio sufficiente per tutti. Certo che a guardare i risultati raggiunti da Virgin Mobile, il braccio ‘mobile’ del gruppo che fa capo a Richard Branson e che è stato appenda ceduto alla tv via cavo britannica Ntl, l’impatto degli Mvno sembra considerevole. Virgin Mobile opera solo in Gran Bretagna, anche se appena la settimana scorsa, il giorno prima della vendita, ha annunciato lo sbarco in Francia. E nel solo mercato britannico ha ben 4,3 milioni di utenti: sono tutte carte prepagate, e quindi hanno una discreta ‘volatilità’ ma sono numeri da operatore «reale». Tanto più notevoli quanto più si pensi che Bransono non ha fatto una politica di prezzi bassissimi ma ha cercato di ritagliare un’offerta commerciale che calzasse a pennello al suo pubblico di riferimento. «Virgin è un caso unico chiosa Filippetti La realtà degli operatori virtuali è un’altra. Tutti assieme hanno un 10% della quota di mercato europeo in termini di utenti, e il 7% in termini di ricavi. Noi come Tele2, con 700 mila utenti (solo i ‘virtuali’, senza contare gli utenti mobili ‘veri’ di Tele2) siamo la maggiore realtà dopo il ‘fenomenoVirgin’. Bisogna considerare che spesso i mercati si aprono ma lasciano spazio solo a nicchie minuscole. Eravamo entrati in Germania, per esempio, ma abbiamo deciso di uscirne perché non abbiamo raggiunto accordi soddisfacenti con gli operatori di rete».
Affari & Finanza > RAPPORTO
 
WiMax in dirittura d’arrivo


SUSANNA JACONA SALAFIA

Connessioni internet ultraveloci a banda larga (fino a 70 Mbit/s) con il nostro pc portatile, Pda o cellulare 3G, sul treno, in macchina o ovunque sia difficilmente accessibile una postazione telefonica fissa o mobile. Servirà non soltanto a chi viaggia o si sposta ma anche in quelle aree attualmente non servite da Adsl o Umts, come le zone costiere o montuose, e quindi in digital divide. Sembra un sogno, ma accadrà già dal 2007 se si considera il ritmo impressionante di crescita annuale del mercato di questa nuova tecnologia:+759% nel 2005 con 142,3 milioni di dollari secondo uno studio della società di consulenza di mercato Infonetics research.
Stiamo parlando di "WiMax", una tecnologia simile al wifi, ma che è riuscita a raggiungere una copertura di 50 chilometri e sulla quale oggi punta molto il mercato mondiale Itc. Intel, nel 2004 ha già presentato il primo "chip" mentre, il "craig" di questo tipo di investimento, cioè il suo tasso di crescita annuale in cinque anni, secondo gli analisti di Infonetics sarà del 134% con un mercato di un miliardo e 600 milioni di dollari nel 2009.
A giugno 2006, in coincidenza con il "PlugFest" di Malaga, si effettueranno test di conformità e interoperabilità del protocollo Wimax, tra gli operatori, come già era avvenuto sempre a Malaga e a Pechino nelle due PlugFest del 2005 e l’ultima svoltasi in Francia a Marzo. Si tratta di un evento organizzato dal Wimax Forum (www.wimaxforum.org), un consorzio di oltre 200 compagnie (per l’Italia, la Telecom) da tutto il mondo che da due anni studia l’applicazione e l’implementazione del nuovo protocollo Wimax 802.16e. Nelle PlugFest del Wimax forum le compagnie aderenti al circuito possono cosi testare tra loro la capacità di fornire un reale connessione WiMax, valutando cosi l’omogeneità del protocollo tra loro per la standardizzazione di uno spettro di frequenze. Il superamento del test consente cosi di ottenere la "certificazione" WiMax dal Forum internazionale. A Malaga sarà la volta delle compagnia Ict spagnola Cetecom e la stunitense Aeroflex, produttrice di hardware.
Altri 10 operatori del forum hanno avuto la possibilità di testare la loro conformità del protocollo WiMax nelle precedenti 3 PlugFest. Dal Gennaio scorso il WiMax forum ha cominciato a rilasciare la "certificazione" a quattro "base station" tra quelle che hanno superato il test: Aperto Network, Sequans, Wavesat, Redline Communication. Sono provider in grado già di fornire nodi WiMax per una connessione a banda larga nel raggio di 50 chilometri. L’obiettivo del forum è quello di certificare al più presto tutte le aziende che ne faranno richiesta in modo da moltiplicare i nodi e raggiungere veramente una copertura WiMax globale del pianeta. I nodi outdoor, gestiti in gran parte da autorità ed enti locali, rappresentano un segmento interessante di questo nuovo mercato, secondo lo studio di Infonetics, totalizzando 110 milioni di dollari nel 2005, cioè quasi l’1% dell’intero mercato mondiale.
In Italia, intanto il ministero delle Telecomunicazioni ha chiesto alla Difesa di liberalizzare le radiofrequenze su cui si basa la tecnologia, onde agevolare la sperimentazione WiMax in corso nel nostro Paese. Alla sperimentazione italiana è stata infatti assegnata dal Ministero una radiofrequenza( tra i 3400 e i 3600 Mghz) che non è quella usata dal WiMax forum e da Intel del nuovo procollo 802.16(da 10 a 66 Ghz). L’Italia quindi rischia di rimanere fuori da questa importante tecnologia.
Affari & Finanza > RAPPORTO
 
mai , mai , mai , mai che in tutti questi articoli venga nominata retelit !!!!!
 
the-king ha scritto:
mai , mai , mai , mai che in tutti questi articoli venga nominata retelit !!!!!
finalmente uno che ha fatto questa osservazione!
 
pazzaidea ha scritto:
finalmente uno che ha fatto questa osservazione!
grazie , mi sento un genio , un vero re

effettivamente mi sono accorto che nessuno la conosce , nessuno ne parla , mai la nominano , neanche nell'articolo di ieri sul corriere riguardante motorola e siemens

spero di non morire prima di vederla esplodere , nel bene e nel male

e poi non rattristiamoci , consoliamoci guardando i titoli che vanno peggio

come insegna mia suocera saremo ricchi nell'altra vita !!!!!!
 
the-king ha scritto:
grazie , mi sento un genio , un vero re

effettivamente mi sono accorto che nessuno la conosce , nessuno ne parla , mai la nominano , neanche nell'articolo di ieri sul corriere riguardante motorola e siemens

spero di non morire prima di vederla esplodere , nel bene e nel male

e poi non rattristiamoci , consoliamoci guardando i titoli che vanno peggio

come insegna mia suocera saremo ricchi nell'altra vita !!!!!!

eppure la fibra cela!!!!!!!!e anche tanta!!!!!!!! :D :D

speriamo non debba infilarsela tutta su per il c.u.l.o!!!!!!!!!!!!!!! :p :p
 
Curria69 ha scritto:
eppure la fibra cela!!!!!!!!e anche tanta!!!!!!!! :D :D

speriamo non debba infilarsela tutta su per il c.u.l.o!!!!!!!!!!!!!!! :p :p
speriamo proprio
 
Ultima modifica:
the-king ha scritto:
grazie , mi sento un genio , un vero re

effettivamente mi sono accorto che nessuno la conosce , nessuno ne parla , mai la nominano , neanche nell'articolo di ieri sul corriere riguardante motorola e siemens

siemens 55.000 dipendenti
retelit 43
:clap:
 
Mike67 ha scritto:
the-king ha scritto:
grazie , mi sento un genio , un vero re

effettivamente mi sono accorto che nessuno la conosce , nessuno ne parla , mai la nominano , neanche nell'articolo di ieri sul corriere riguardante motorola e siemens

siemens 55.000 dipendenti
retelit 43
:clap:
appunto qui sta la speranza !!!

retelit con soli 43 dipendenti e tutta quella fibbra ( i lavori li appalta ) dovrebbe venire acquistata da qualche grossa società che speriamo ce la paghi bene . o no ?
 
the-king ha scritto:
Mike67 ha scritto:
appunto qui sta la speranza !!!

retelit con soli 43 dipendenti e tutta quella fibbra ( i lavori li appalta ) dovrebbe venire acquistata da qualche grossa società che speriamo ce la paghi bene . o no ?
Ciao Mimo,tutto può accadere,ma più che Siemens,io vedo qualche provider Internet che possa aver interesse a Retelit,per esempio Tele 2,poi ci può pure stare che Siemens metta a disposizione la tecnologia necessaria che manca per completare la rete Wi-Max,ed a questo pro si spiegherebbe la sperimentazione fatta dalla nostra con Siemens.Mi lascia però perplesso il fatto che tutti i dirigenti abbiano venduto centinaia di migliaia di azioni :mmmm:
 
Si,molti dirigenti hanno venduto maaaa,hanno venduto al 100%? Oppure hanno solo alleggerito per portarsi a casa dei buoni guadagni?
Oppure serve liquidita' per.....boh....io non farei allarmismi su queste vendite..piuttosto mi chiederei VERAMENTE il perche' il wifi non decolla in Italia....
Troppo monopolio troppo interesse da parte di molte aziende (magari vedi Telecom)a non far decollare il wifi?
Come mai in Italia anche su adsl siamo il paese piu' caro? E di domande come queste ne avrei tante tante altre......Monopolio....monopolio di aziende che non hanno interesse a far decollare il futuro.... :(

Detto questo...beh,mi scuso perche' dovevo presentarmi prima...sono una new entry in possesso di azioni retelit.... :)
Buona giornata a tutti
 
alexcomix ha scritto:
Si,molti dirigenti hanno venduto maaaa,hanno venduto al 100%? Oppure hanno solo alleggerito per portarsi a casa dei buoni guadagni?
Oppure serve liquidita' per.....boh....io non farei allarmismi su queste vendite..piuttosto mi chiederei VERAMENTE il perche' il wifi non decolla in Italia....
Troppo monopolio troppo interesse da parte di molte aziende (magari vedi Telecom)a non far decollare il wifi?
Come mai in Italia anche su adsl siamo il paese piu' caro? E di domande come queste ne avrei tante tante altre......Monopolio....monopolio di aziende che non hanno interesse a far decollare il futuro.... :(

Detto questo...beh,mi scuso perche' dovevo presentarmi prima...sono una new entry in possesso di azioni retelit.... :)
Buona giornata a tutti

bisogna aspettare metà maggio x il WIFI :yes:
secondo me ci potrebbe essere dietro l'uscita di SIRTI anche BT che se non sbaglio è un ottimo cliente LIT e alla quale prendere LIT fa un baffo :yes:

P.S. l'ho buttata come idea non la prendete x buona (qui la razionalità è cosa sconosciuta :yes: :D OK! )
 
bongiorno............oggi rimbalzo tecniko??? :D
 
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