Niente canone Rai, addio tv

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Niente canone Rai, addio tv
Di Luigi Chiarello

Gli operatori di telefonia mobile stanno diffondendo il nuovo segnale quarta banda (le cui frequenze sono state assegnate); ma il segnale interferisce con alcune frequenze del digitale terrestre. In particolare, con i canali tra il 58 e il 60. Canali su cui viaggia, in alcune zone d'Italia, anche il segnale Rai. Col diffondersi dei ripetitori, per evitare l'oscuramento, dovrà essere installato un «filtro» digitale su tutte le antenne televisive terrestri italiane, collocate nei pressi dei nuovi ripetitori. Diciamo in un raggio d'azione fino a 30 km.

Chi non lo farà non vedrà più nulla. E chi non è in regola col pagamento del canone Rai non potrà installare alcun filtro. Dunque, si troverà con la tv oscurata.
Ma c'è di più: non è ancora chiaro a chi spetterà installare questo filtro. Potranno essere operai comuni o dovranno essere installatori qualificati? Non solo: qualora l'utente finale non sia nelle condizioni di ricevere il tecnico a casa e chieda il mero recapito del filtro, dovrà firmare una liberatoria che esonererà gli operatori di telefonia da qualunque responsabilità, in caso di mancata ricezione del segnale televisivo.

Non è ancora stato emanato, ma fa già discutere gli operatori del settore, il regolamento predisposto dal ministro dello sviluppo economico sui sistemi per le comunicazioni mobili di nuova generazione (Lte). Il provvedimento delega un operatore call center (della Fondazione Ugo Bordoni) a decidere se inviare un tecnico per l'installazione del filtro (pagato dagli operatori telefonici) o se inviare direttamente il filtro agli utenti finali. Ma se l'utente non è in regola col pagamento del canone Rai, non avrà diritto al servizio di installazione pagato dai gestori telefonici. E neanche al mero recapito del filtro al proprio domicilio. E nei casi di antenna centralizzata, potrebbe perfino succedere che venga imposto agli amministratori di condominio di certificare la regolarità di tutti i condomini nel pagamento del canone Rai.

Inoltre, ad allarmare gli installatori è quanto previsto all'art. 4, comma 2, della bozza di provvedimento, in cui si parla degli interventi di mitigazione delle interferenze sugli impianti di ricezione della Tv digitale. Perché l'operazione relativa a questi interventi viene definita dalla bozza come attività di «manutenzione ordinaria». E, in quanto tale, non necessita dell'intervento di un'impresa abilitata, né del rilascio della relativa dichiarazione di conformità.

Infatti, ai sensi del dm 37/08, le attività di ordinaria manutenzione sono definite: «Interventi finalizzati a contenere il degrado normale d'uso, nonché a far fronte a eventi accidentali che comportano la necessità di primi interventi, che comunque non modificano la struttura dell'impianto su cui si interviene...». Nella bozza del nuovo regolamento, invece, si parla esplicitamente di «eventuale installazione di un filtro che deve rispettare le caratteristiche tecniche specificate nella Guida Cei 100-7»; cioè di un filtro, finalizzato a mitigare le interferenze del nuovo segnale Lte, non presente, dunque, nell'impianto.

Da qui l'allarme degli operatori, che non considerano l'installazione del filtro attività di mera manutenzione ordinaria. Alberto Zanellati, coordinatore del settore impianti d'antenna di Cna Installazione impianti spiega che «l'installazione del filtro interdice in forma permanente il passaggio dei canali televisivi nella banda 800 MHz configurandosi di fatto come una vera e propria modifica dell'impianto stesso». Di conseguenza «l'operazione va ritenuta a tutti gli effetti intervento di manutenzione straordinaria e, come tale, soggetta alle prescrizioni del dm 37/08 che prevedono l'obbligo del committente di affidare i lavori a una impresa abilitata con il relativo rilascio della dichiarazione di conformità».

Il rischio che paventano gli antennisti Cna è che qualora l'installazione di questi filtri venisse considerata attività di manutenzione ordinaria, «ci si troverebbe di fronte a una situazione in cui chiunque potrebbe salire sui tetti a installare i filtri, con buona pace delle misure relative alla sicurezza e alla funzionalità degli impianti». Tra l'altro, la bozza di regolamento prevede anche la sottoscrizione di una liberatoria da parte dell'utente in caso di mera consegna del filtro.

In essa, l'utente dovrà dichiarare che l'installazione del filtro sull'impianto di antenna avverrà a sua cura e spese e che con la consegna del filtro non avrà nulla a pretendere per le interferenze generate dalle stazioni base Lte attivate in banda 800 MHz. Bene, per Zanellati si tratta di «un modo maldestro per scaricare sull'utente l'aspetto più critico dell'operazione». In sostanza, l'utente finale sarà lasciato solo, nonostante «non certo per sua colpa si vedrà inibita la visione di canali tv digitali per l'introduzione di sistemi di nuova generazione Lte, a meno che non faccia installare a sue spese il filtro che elimina le interferenze».

complicazione di affari semplici. non sarebbe successo in altri paesi più civili di noi.
 
il digitale terrestre non serve a un .....................

basterebbe metytere in orbita un a satellite e avremmo un TVSAT già esistente ma con poca banda per i canali...... con 1000 canali..................

costerebbe solo costruirlo e metterlo in orbita la gestione sarà un costo paradossalmente infimo... e si potrà avere anche la PAY TV
 
io alla tv gli sparo, minkia. col revorbaro.
:D
 
:cool: ma soprattutto ... quanto denaro e quali interessi girano ?

..Il provvedimento delega un operatore call center (della Fondazione Ugo Bordoni) a decidere se inviare un tecnico per l'installazione del filtro (pagato dagli operatori telefonici) o se inviare direttamente il filtro agli utenti finali. ....

... Chi ha bisogno della Fondazione Bordoni? - Francesco Vatalaro - Il Fatto Quotidiano (articolo del 2010)

Chi ha bisogno della Fondazione Bordoni?

di Francesco Vatalaro | 18 novembre 2010
Commenti (0)

Riprendendo fonti di stampa, si apprende che martedì l’avv. Sarzana ha espresso preoccupazione per la presunta decisione del Ministero dello Sviluppo economico di affidare alla Fondazione Ugo Bordoni la gestione del registro pubblico delle opposizioni, che accoglierà tutti gli abbonati telefonici che non desiderano essere contattati telefonicamente per fini commerciali o promozionali. Secondo il legale, la presenza fra i fondatori – rappresentati in un apposito “Comitato” – di primari operatori di telecomunicazioni (Fastweb, Poste Italiane, Telecom Italia, Telespazio, Tre Italia, Vodafone e Wind) potrebbe configurare un vero e proprio conflitto di interesse, potenzialmente a danno del consumatore. E come dargli torto?

Ma, si sa, dato un problema esistono almeno due punti di vista. Qui c’è quello dei consumatori e c’è quello dei ricercatori.

Per chi non la conosce, la FUB è un Ente di ricerca nelle telecomunicazioni con un prestigioso passato.

Fino all’anno 2000, quando è entrata in un declino inarrestabile, ha formato ricercatori e accademici di valore internazionale nelle telecomunicazioni. Ha prodotto risultati scientifici pregevoli, dagli studi sui fenomeni della propagazione necessari alle comunicazioni via satellite, a quelli sulle fibre e sui dispositivi ottici, agli studi sulle tecniche di elaborazione dei segnali vocali, solo per citarne alcuni. Era, sia pure in un settore di nicchia, un fiore all’occhiello del Paese che formava tanti giovani laureati e studiosi.

Oggi, ridotta al simulacro di ciò che era, sta mestamente e docilmente al guinzaglio del MSE (Ministero dello Sviluppo Economico) e “la gestione del registro pubblico delle opposizioni” ha tutta l’aria di rappresentare il punto di arrivo della parabola. Ora la gloriosa FUB sarà un “call center” o poco più: sia detto con tutto il rispetto per le professionalità dei call center (Report domenica scorsa ci ha mostrato che sono pieni di giovani e bravi avvocati).

Si sa, quando si conferisce un mandato c’è il committente e c’è l’incaricato. E se il Consiglio di Amministrazione della FUB, qualora questo incarico – supponiamolo per assurdo, per mero esercizio retorico – arrivasse davvero, con uno scatto di orgoglio declinasse con cortese ma anche con ferma determinazione? Purtroppo anche il più inguaribile degli ottimisti non oserebbe sperare tanto. E allora: andiamo avanti cosi, facciamoci del male. E non se ne dispiacciano le associazioni dei consumatori e i call center se gli enti di ricerca fanno loro concorrenza. Sono tempi duri per tutti. Anche i ricercatori tengono famiglia.
 
Sky ringrazia sentitamente. OK!

il digitale terrestre non serve a un .....................

basterebbe metytere in orbita un a satellite e avremmo un TVSAT già esistente ma con poca banda per i canali...... con 1000 canali..................

costerebbe solo costruirlo e metterlo in orbita la gestione sarà un costo paradossalmente infimo... e si potrà avere anche la PAY TV

solo una mossa per far pagare il canone, altrimenti non ci sarebbero altri vantaggi per gli utenti, ma solo la quasi certezza di non vedere più alcuni canali sulle frequenze più alte.
I costi dovrebbero essere sempre a carico di chi usufruirà delle nuove frequenze, che i militari hanno dismesso a partire dal 1990.
 
e' interessantissima questa cosa.ma dove si possono trovare informazioni a riguardo?e' legge?
 
si pero' si parla di solo 700 installazioni.che palle ed io che pensavo che fosse arivato il momento dello spegnimento del canone.

ma lo sanno lor signori che sulla baya si trovano gia' i filtri aumma aumma che vengono direttamente dalle fabbriche in cina dove vengono prodotti gli "originali"?
 
quindi tutto sta nel trovare e montare un filtro all'antenna?


:D :D :D


che minkiata
 
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