Il bilancio dell’editrice del Corriere della Sera
Rcs Media, gli stipendi dei top manager battono ogni tipo d’inflazione
MILANO Mentre i costi del personale sono scesi (-7,8% a 402,9 milioni) e i dipendenti sono diminuiti (da 6.417 a 5.580, -13%), il totale dei compensi elargiti ai membri del consiglio di amministrazione della Rcs Media Group, l’editore del “Corriere della Sera”, è lievitato nel 2003 di oltre il 600%, raggiungendo i 15,206 milioni di euro, rispetto ai 2,422 milioni dell’anno precedente. Tutto merito della superliquidazione riconosciuta all’ex direttore generale Gaetano Mele, che a novembre ha lasciato il gruppo portandosi dietro un assegno da 9,629 milioni di euro, quasi 19 miliardi di vecchie lire, tra stipendio lordo (1,414 milioni) e buonuscita (8,215 milioni, l’equivalente di 70 mensilità), come si legge in una nota integrativa del bilancio pubblicato ieri.
Ma anche senza tener conto del maxi-compenso assegnato all’ex direttore generale del gruppo – pari quasi alla metà della liquidazione concessa nel 2002 a Paolo Cantarella, l’ex numero uno della Fiat, dopo 25 anni di servizio – i costi del cda della Rcs Media si sono inflazionati aumentando del 230%, da una parte per le parcelle dovute ai consiglieri che contemporaneamente hanno svolto attività di consulenza legale (1,594 milioni a Enrico Gilberti, 109 mila euro a Natalino Irti), dall’altra per l’evidente generosità dei componenti del Comitato per le retribuzioni, guidato dallo stesso Guido Roberto Vitale (presidente della holding dallo scorso 15 aprile, 750 mila euro di stipendio nel 2003) e da Maurizio Romiti (l’amministratore delegato, 1,893 milioni) che hanno festeggiato il ritorno all’utile con una pioggia di emolumenti a vantaggio di amministratori e sindaci.
Il primo a beneficiarne è stato Franco Tatò, con 562 mila euro in busta paga, di cui 547 mila (poco più di un miliardo di lire) dovuti all’incarico di ex presidente del gruppo: un mandato durato poco più di cento giorni, tra il gennaio e il 15 aprile 2003, con la partecipazione a ben cinque consigli di amministrazione.
Per assicurare la sua presenza ad un numero di riunioni di non molto superiore (in tutto il 2003 il Cda si è riunito 12 volte), Paolo Mieli, che dal 15 aprile riveste i panni di vicepresidente della holding, ha percepito un compenso di 270 mila euro, quasi due volte lo stipendio di Alan Greenspan, il presidente della banca centrale americana. E dire che l’ex direttore del Corriere della Sera, che ha preso il posto di Indro Montanelli nella prestigiosa rubrica delle lettere, si era anche autosospeso lo scorso settembre dai ruoli manageriali nel gruppo, per evitare conflitti con il suo incarico giornalistico.
Gli altri consiglieri del board - se si eccettua per Paolo Fresco, ultimo per retribuzioni dei vertici della Rcs Media, con appena 4 mila euro - se la sono cavata con compensi oscillanti tra i 15 e i 45 mila euro. Non male è andata pure ai sindaci, a cominciare dal loro presidente Gianrenzo Cova, che ha incassato 62 mila euro: in fondo in tutto il 2003 il collegio sindacale si è riunito appena 7 volte.
Sandro Orlando
da “l’Unità” del 2 aprile 2004 – pagina 15