Non il solito caso del trader che si licenzia e si mette in proprio

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ma "trader professionista" per necessita'.

Vorrei prospettarvi non la solita vexata quaestio dello scalper giovanotto di belle speranze e tipico frequentatore di questo forum, che dopo i successi nel trading di questo ultimo anno, prospetta l'ipotesi di licenziarsi dal lavoro, fare il trader a tempo pieno e diventare cosi' soggetto d'imposta nel campo imprenditoriale o professionale, pagando relative tasse e contributi.

Abbiamo visto in numerosissimi post che questa strada o percorso formativo nel campo del lavoro autonomo non e' legislativamente possibile, in quanto non espressamente prevista e quindi disciplinata dalla vigente legislazione.

Infatti il caso del trader che si licenza non ha attualmente prospettive di percorsi alternativi al lavoro abusivo in "zona d'ombra", cioe' nel pieno anonimato, con gli enormi rischi conseguenti di vario tipo e talvolta additato anche al pubblico ludibrio, cioe' mal visto e tollerato negli usi e consuetudini locali della provincia italiana.

Pero' esistono anche i casi di trader che non hanno alcuna velleita' professionistica, ma sono spinti semplicemente dalla necessita'.
Si tratta della famosa e oramai fitta schiera dei 50 enni out of work, cioe' i licenziati in esubero che sono troppo vecchi per interessare al mondo del lavoro, ma troppo giovani per essere pensionati, per cui hanno la necessita' di accumulare ancora qualche anno di contributo pensionistico e non vedono facili vie di uscita oltre al pagamento dei contributi volontari.

Suggerisco allora una ipotesi:

puo' la moglie (figlio, genitore, parente, amico, etc.) aprire una partita IVA e/oppure una posizione in camera di commercio ed il marito disoccupato diventare trader fittiziamente, al solo scopo di accumulare i minimi requisiti contributivi ?

Chiedo cortesemente un vostro outlook su questa ipotesi.
Grazie anticipate.
 
Scritto da Piedi a Terra
necessita' di accumulare ancora qualche anno di contributo pensionistico e non vedono facili vie di uscita oltre al pagamento dei contributi volontari.



Il soggetto che lavora sul mercato con soldi propri non è riconosciuto ai fini lavorativi/contributivi. E' una persona che amministra il proprio danaro, tutto qui.

Per versare contributi volontari, inoltre, ci sono determinate regole e non c'è bisogno di inventarsi una qualche attività fittizia (e quella in proprio sul mercato nemmeno servirebbe, ripeto).
 
Creare un'azienda fittizia, quindi. Non conviene.

Fermo restando che basta chiedere di proseguire i contributi volontariamente, un caso del genere comporterebbe dei costi tali (basti pensare alla sola contabilità ed alle imposte fisse) tali da superare i benefici. I redditi da operazioni sul mercato, inoltre, finirebbero tassati a bilancio e non al 12.5% fisso.
 
Eravamo partiti da "puo' la moglie (figlio, genitore, parente, amico, etc.) aprire una partita IVA e/oppure una posizione in camera di commercio ed il marito disoccupato diventare trader fittiziamente, al solo scopo di accumulare i minimi requisiti contributivi?"

Non comprendo il nesso col discorso successivo.
 
Scritto da Piedi a Terra
Solo se esercitato come attivita' di impresa.
Se esercitato come attivita' liberale professionale non e' dovuto nemmeno il corrispettivo di 400 Euro annuali per la tenuta dei libri contabili (imposte fisse), ne' la tassa alla Camera di Commercio.

Hai (avete) pensato anche a possibili contratti di associazione in partecipazione tra moglie e marito? Anche questa e' una strada percorribile.




Non e' detto ... l'attivita' di lavoro dipendente come da me intesa non e' un'attivita' di trading, bensi' attivita' di analisi tecnica, cioe' l'oggetto della prestazione di lavoro dipendente non ha nulla a che fare con la gestione di capitali del datore di lavoro preponente.

Ad esempio la moglie assegna al marito cinquantenne il compito di trovare dei pattern favorevoli, ed il marito esegue il lavoro ricevendo una adeguata retribuzione, corroborata dalla sicurezza sociale di accumulare contributi per la pensione e con l'inseriemnto in un contesto lavorativo che ne rafforza l'autostima, gli fa vivere meglio gli anni che mancano alla pensione.

Non e' detto che questo libro dei sogni non si possa realizzare, ma qualche consulente del lavoro (commercialista, avvocato, etc.) ci dovrebbe pur essere...



Buon WEEKEND a tutti, ad ogni modo.
 
Scritto da Piedi a Terra
Il nesso e' certamente comprensibile se riformulo la domanda togliendo la parola "solo" che avevo inavvertitamente posto all'inizio, dal momento che la tua osservazione e' ineccepibile.



"puo' la moglie (figlio, genitore, parente, amico, etc.) aprire una partita IVA e/oppure una posizione in camera di commercio ed il marito disoccupato diventare trader fittiziamente, (al solo) allo scopo
1) di accumulare i minimi requisiti contributivi ed
2) evitare con il solo proseguimento dei contributi volontari senza attivita' d'impresa l'esercizio di un lavoro abusivo in "zona d'ombra", cioe' nell'anonimato, con l'immutabilita' degli enormi rischi conseguenti a questa professione ed aggiungendone altri di vario tipo, cioe' esercitare abusivamente una professione che, ingiustamente, viene talvolta additata anche al pubblico ludibrio con la parola "speculatore di borsa", cioe' un esercizio di un'attivita' mal vista e tollerato negli usi e consuetudini locali della provincia italiana ?

A prescindere dai giudizi sociali ricorrenti nelle province italiane, e' comunque sempre apprezzabile e rassicurante per l'autostima del soggetto stesso svolgere un'attivita' tutelata quale il lavoro dipendente, piuttosto che l'abusivo con maggiore convenienza economica.

Immagino facilmente che su questo ultimo punto converrai sul mio giudizio, nei limiti della fattibilita' di un eventuale progetto alternativo di attivita' liberale di impresa (fittizia o reale) .

Ciao e grazie nuovamente dell'attenzione al post

Scusami Piedi a Terra ma quale autostima potrebbe avere una persona che sa benissimo che è un lavoro fittizzio l'essere dipendenti?

Se ha paura del giudizio dei suoi vicini può tranquillamente inventarsi un lavoro da far credere agli altri.
 
Scritto da Wild Weasel
Scusami Piedi a Terra ma quale autostima potrebbe avere una persona che sa benissimo che è un lavoro fittizzio l'essere dipendenti?

Se ha paura del giudizio dei suoi vicini può tranquillamente inventarsi un lavoro da far credere agli altri.

Appunto!

:D
 

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Scritto da Piedi a Terra
ORA IL CINQUANTENNE E' TROPPO GIOVANE PER UN LAVORO, TROPPO VECCHIO PER LA PENSIONE


Uhm forse è il contario :D :D



Cmq ora sei stato chiaro e hai descritto uno scenario ben diverso dai primi msg

Prima sembrava che A e C fossero la stessa persona

Cmq volendo si potrebbe aprire un'attività però il tutto costerebbe troppo come commercialista tasse varie etc.
 
Scritto da Piedi a Terra
Due parole sul caso in concreto.

Cinquantenne licenziato dalla Standa, in mobilita' per due anni.
Ex tesserato di Forza Italia aveva una qualifica buona, vicecapomagazziniere, quindi un ottima autostima di se' stesso, dal momento che credeva di svolgere un lavoro socialmente utile e tra l'altro ben retribuito.

Due settimane all'anno in montagna, una a San Vigilio l'altra in localita' di volta in volta diversa.

Purtroppo quando era stato assunto 25 anni fa non aveva fatto i conti con il suo datore di lavoro, al quale il destino dei dipendenti della Standa non sembra oggi che gli fossero stati a cuore, in quanto ha venduto ai tedeschi i quali a loro volta hanno venduto la filiale della Standa per metterci un pornoshop.

?

Fossi nel cinquantenne preferirei andare a lavorare nel pornoshop...

Saluti.
Intruder
:yes: :yes: :clap: :clap:
 
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