Ciao, l'unico corso che ho fatto col mio amico Shybrazen( al secolo Bruno Nappini) è stato nel 2019 ( o 2018, boh non ricordo) : è stato di due giorni e abbiamo parlato di queste cose , di opzioni e di come funzionano i vari meccanismi che muovono i mercati in funzione alle strategie messe in piedi dagli operatori. Quando trovo un po' di tempo provero' a farti un sunto ( visto che non posso satre due giorni a scrivere sul forum

) ma senza almeno una infarinatura /conoscenza base di opzioni sarà dura ma ci proveremo

che risponderà anche alle tue domande sul perchè il prezzo di una azione e/o sottostante cambia di molto senza alcuna "logica apparente" ( ai piu' ) rimanendo tale il suo businnes o le notizie ad essa correlate. PS: il caso Game Stop è significativo per capire perchè le posizioni in opzioni a mercato ( gli Open Interest) influenzino e possono spesso modificare il prezzo del loro sottostante.
PS: ti ho fatto un copia e incolla preso in rete sulla spiegazione ( sommaria ma realistica) sul caso Game Stop che era sulla bocca di tutti.
"Che accade, quando un’azienda appare inserita in una traiettoria di declino non reversibile, almeno nel business model corrente? Che gli investitori speculano al ribasso sulle sue azioni, vendendole allo scoperto. Cioè le prendono in prestito e le vendono, contando di riacquistarle a prezzo più basso.
GameStop è tra le aziende più vendute allo scoperto proprio a causa del suo modello di business in apparente declino irreversibile. Che accade, a questo punto? Che sulla scena arrivano, aiutati dall’azzeramento delle commissioni da parte dei broker, dalla possibilità di investire anche cifre davvero minime, dal passaparola dei social e dal notevole tempo libero consentito dal covid, gli investitori retail.
Che si organizzano in veri e propri sciami di locuste rialziste su social come Reddit. Ma come operano? Preliminarmente, identificano azioni che siano pesantemente shortate, cioè vendute allo scoperto. Poi, comprano delle opzioni call, che sono contratti che danno la facoltà ma non l’obbligo di sottoscrivere azioni a un dato prezzo di esercizio ed entro una certa data.
Ah, quasi dimenticavo: il presunto razionale degli acquisti è l’ipotesi di una rigenerazione del modello di business di GameStop, da morente catena di negozi da centro commerciale a distributore di videogame online. Digitale, basta la parola. Attenzione agli effetti indesiderati.
OPZIONI A POCHI CENT
Le piccole locuste social comprano opzioni il cui prezzo di esercizio è molto più elevato delle quotazioni correnti, cioè deep-out-of-the money, e a scadenze piuttosto brevi, spesso non superiori alla settimana. Tali opzioni costano pochi centesimi. Il gioco consiste nella possibilità che il loro prezzo, prima della scadenza, salga di quegli altrettanto miseri cent che tuttavia determinerebbero plusvalenze di elevate percentuali, per i compratori.
Ci siete, sin qui? Lo spero. Se qualcuno compra opzioni, è perché qualcuno gliele vende. Questo qualcuno può coprirsi dal rischio comprando l’azione sottostante l’opzione. In fondo alla catena di transazioni avviata con l’acquisto della opzione call, c’è un compratore del cosiddetto “sottostante”, cioè dell’azione.
Che accade, quando in molti comprano le opzioni call di un titolo? Che molti altri, in loro contropartita, devono comprarsi l’azione sottostante. Il cui prezzo inizia a salire. Il riacquisto di una azione fortemente venduta allo scoperto può causare una valanga di riacquisti, le cosiddette ricoperture, dove i venditori sono costretti a ricomprare per evitare di perdere soldi.
RIBASSISTI SPREMUTI A SANGUE
Si crea, in sintesi, quello che in gergo si chiama short squeeze. Cioè, letteralmente, i venditori allo scoperto vengono spremuti, a volte a sangue. Il prezzo aumenta e, date le condizioni descritte, talvolta ciò accade in modo esplosivo. Gli anglosassoni lo chiamano melt-up, in contrapposizione al melt-down. In casi del genere, si tratta di retroazioni che si rinforzano. Per quelli più tecnici tra voi e che conoscono le “greche” delle opzioni, si chiama più esattamente gamma squeeze, comunque.
Ecco, quindi, che i compratori delle call out-of-the-money possono fare grandi guadagni, letteralmente bastonando i venditori allo scoperto. Bene, carino, direte. E quindi? Quindi, in tutto questo turbine di azioni e reazioni, tra derivati (l’opzione lo è) e sottostanti, ci siamo persi di vista il concetto di base? Quanto “vale” l’azione sottostante?
Ottimo punto, se ancora il valore fosse determinabile in modo “oggettivo” o meglio, se “servisse” a qualcuno o a qualcosa. Per identificare tale grandezza, cioè il prezzo-target di un’azione, di solito si compulsano i report degli analisti, che tendono a distribuirsi con relativa omogeneità intorno a un valore di consenso, in base alle attese di redditività attualizzata. Ovviamente, gli analisti non sono l’Oracolo di Delfi ma il consenso esprime una metodologia “razionale”, dato un set di ipotesi di scenario.
Per darvi l’idea, il prezzo-target mediano di GameStop è attualmente intorno ai 12 dollari. Ieri, l’azione GameStop ha chiuso a 77 dollari, dopo aver toccato in giornata un massimo di oltre 140 dollari. Credo superfluo chiosare sulla differenza tra i due numeri."