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9 febbraio 2004

SERVIZI Sanpaolo, UniCredit, Intesa, Capitalia: le strade scelte per analizzare i reclami dei clienti


Bond, il rimborso «costa»


I paladini dei risparmiatori non lavorano gratis: c’è chi arriva a chiedere il 15%

Risparmiatori delusi, i primi risarcimenti scendono in pista. Anche se averli non è così facile. Ma quanto costa farsi difendere dai (pochi) paladini della gente comune? La cliente del Sanpaolo - indennizzata dalla banca per 11.000 euro su un valore nominale di 13.000 dei propri bond Cirio - aveva ricevuto anche una richiesta di 1.350 euro da parte degli avvocati associati all'Adusbef, l’organizzazione che difende i diritti degli utenti finanziari a cui la risparmiatrice si era rivolta. Una parcella poi rivelatasi errata: erano, in parte, soldi che lo studio aveva chiesto alla banca torinese. E che l’istituto si era rifiutato di pagare. Il conto per la signora, alla fine, si è ridimensionato a 250 euro circa. Una cifra pari al 2,3% del rimborso ottenuto e che si avvicina molto al tariffario standard degli avvocati. L'Adusbef non è certo l'unica associazione che presenta il conto ai propri clienti. E non è nemmeno la più cara. Anche se è difficile definire a tavolino le spese da mettere in conto per chi decide di farsi patrocinare.
Innanzitutto ci sono le tessere associative. Una richiesta giustificata e, a conti fatti, ridotta: 32 euro per l'Adoc, 25 per l'Adusbef, 50 euro per il Codacons e 30 per i Federconsumatori. L'incognita è nella voce «spese legali secondo le tariffe forensi nazionali» prevista da molte associazioni. Il Siti chiede da 61,97 a 258,23 euro, a seconda del portafoglio, oltre al 15% del rimborso ottenuto attraverso vie legali. A essere onesti, però, nel caso delle quattro banche (Sanpaolo, UniCredit, Capitalia e Banca Intesa) che hanno avviato iniziative di rimborso per gli obbligazionisti, le spese che le associazioni devono sostenere sembrano molto basse. «Spesso si risolve tutto con quattro telefonate e una raccomandata» ammette il presidente di un'associazione che preferisce restare anonimo.
Le procedure sono standardizzate e aperte dalle stesse banche. Si tratta di tavoli extragiudiziali e gli avvocati dei consumatori non devono sostenere certo le stesse spese previste per l'apertura di un normale contenzioso in tribunale. Alcune banche, come lo stesso Sanpaolo, ricordano che per far esaminare la propria posizione è sufficiente indirizzare un reclamo e non è necessario presentarsi con l'appoggio di un avvocato. Strategie per indebolire l’avversario? Può darsi. Ma il Sanpaolo ha anche fatto sapere che della decina di clienti finora rimborsati non tutti avevano di fianco l’avvocato. Come dire: la consulenza legale, almeno sulla carta, non aumenta le probabilità di vincere.
Un altro termometro per valutare questo legame può essere l'unico esempio di conciliazione «caso per caso» giunto al termine. Quello del Monte Paschi di Siena per i discussi prodotti MyWay/ForYou. Alla fine, anche se tutti i clienti si sono presentati spalleggiati dalle associazioni, i rimborsi sono stati pari al 18,6% del totale. Insomma: avere un paladino non vuol dire rimborso garantito. Infine, c'è anche da considerare che in casi come il tavolo dell'UniCredit su Cirio e quello di Mps, le associazioni per ogni risparmiatore indennizzato ricevono già dalla banca una cifra, non confermata, sui 300 euro.
Ma come funzionano le quattro procedure di rimborso attivate dalle principali banche? Gli iter previsti sono diversi tra di loro. Partiamo dai due più «rodati», Sanpaolo e UniCredit. La banca torinese ha avviato analisi «caso per caso» non solo sui bond Cirio ma anche su quelli Parmalat e Giacomelli, aziende che dopo il crac finanziario sono finite in amministrazione straordinaria. Il cliente che ritiene di non essere stato informato correttamente allo sportello può presentare la richiesta di rimborso ricordando che l'onere della prova è a carico della banca. I bond in questione, in caso di soluzione positiva, vengono riacquistati dal Sanpaolo.
UniCredit, invece, ha affidato il contenzioso a una commissione esterna guidata dall'ex presidente della Consob Guido Rossi. Il meccanismo è sempre quello dell'analisi «caso per caso», con la valutazione di vari requisiti tra cui grado di istruzione, professione, portafoglio, esperienza nel campo finanziario. Curioso quindi che alla commissione di Rossi siano arrivate richieste di indennizzo anche da parte di dipendenti dello stesso gruppo milanese. Totalmente diverso il meccanismo scelto da Capitalia. Il gruppo romano rimborserà i clienti che al 1° gennaio 2004 avevano sul proprio conto obbligazioni di aziende finite in crisi. Nel caso di bond collocati dalla stessa banca, o di emissioni destinate alla clientela istituzionale e poi finite in tasca ai risparmiatori, Capitalia rimborserà il valore nominale meno il prezzo di mercato attuale, quindi circa l'80%. Ma il titolo rimane comunque al risparmiatore che può quindi sperare anche in una percentuale di recupero alla fine della procedura di amministrazione straordinaria. Il rimborso scende al 50% se la banca non ha partecipato all'emissione del titolo.
L'ultima soluzione è quella scelta da Banca Intesa. Un tavolo di conciliazione con le associazioni dei consumatori per arrivare a un protocollo che trovi una soluzione di rimborso per i bond. Anche in questo caso, la procedura dovrebbe abbracciare non solo le obbligazioni Cirio ma anche quelle di altre società in crisi finanziaria.
http://www.assinews.it/rassegna/articoli/ce090204bo.html
 
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febbraio 2004




Consumatori, il governo regala 27 milioni di euro


Il governo Berlusconi? E’ il più generoso d’Europa nell’aiutare i consumatori. Nelle casse delle associazioni di categoria, infatti, stanno per arrivare 27 milioni di euro. La somma è stata ricavata dalle sanzioni amministrative (350 milioni di euro), che l’Antitrust ha inflitto nel 2002 alle compagnie assicurative, colpevoli di avere creato un cartello sulle tariffe Rc auto. Questo modo di ridistribuire le multe è innovativo e ha suscitato molto interesse anche in ambito europeo. La vicenda ha riempito di gioia i consumeristi vecchi e nuovi, che non avevano mai visto tanti soldi affluire nelle loro casse. Nonostante l’eccezionalità dell’evento, la notizia che oltre 35 milioni di euro (considerando anche la quota a carico delle organizzazioni) verranno spesi in iniziative destinate ai consumatori è passata sotto silenzio. Le stesse organizzazioni così solerti nel denunciare ogni giorno le violazioni dei diritti e dei problemi, questa volta hanno mantenuto un profilo discreto.
In totale i finanziamenti sono andati alle 26 iniziative proposte dalle organizzazioni dei consumatori più rappresentative, ai 29 progetti promossi dalle associazioni locali e ai 29 di iniziativa regionale. Le 14 associazioni nazionali che aderiscono al Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti hanno ricevuto 11,5 milioni di euro, le Regioni 11,5 milioni, mentre le 15 associazioni locali dei consumatori (a volte sconosciute) sono state liquidate con 3,8 milioni.
Nella lista divulgata da ministero il primo progetto è firmato dall’Adusbef e riguarda i «Servizi bancari e finanziari conoscerli bene per usarli meglio» aiutato con 500.000 euro. Anche lo «Sportello assicurazioni e previdenza» del Centro tutela consumatori e utenti Onlus ha ricevuto lo stesso importo. Altri sportelli di aiuto sono proposti dal Movimento difesa cittadino, Federconsumatori, mentre il Codacons offre uno sportello di consulenza legale e un osservatorio sulla pubblicità ingannevole. Nella lista ci sono sei studi sulle etichette alimentari che totalizzano oltre 2,5 milioni di euro, mentre 2 milioni di euro sono destinati ai progetti delle Regioni sull’informazione alimentare e sui consumi. L’Acu ha ricevuto un milone di euro per un lavoro dal tema intrigante «Mangiare fuori casa. Obiettivo ristorazione tariffe prezzi qualità» e uno sulle «palestre sicure». Altroconsumo ha ricevuto 1 milione di euro per fornire gratuitamente ai cittadini che telefonano (02-69.61.566) indicazioni sull’assicurazione auto più conveniente e su altri servizi.
Umbria e Lombardia hanno proposto e ottenuto rispettivamente 284.000 e 442.000 euro per allestire osservatori sui prezzi. Le altre regioni (Campania, Marche, Liguria, Veneto, Toscana) allestiranno «sportelli di informazione e assistenza».
Tra le associazioni di consumatori di carattere locale il gruppo più finanziato è stato Arco con 7 progetti per un totale di 595 mila euro. L’obiettivo è creare «Osservatori sulla qualità dell’acqua del rubinetto percepita dai consumatori», sull’Rc auto e sui prezzi. La Casa del consumatore ha totalizzato 295.000 euro per l’iniziativa «Avvocati di strada, la tutela dei consumatori scende in piazza» e una seconda dedicata alle questioni con le tintolavanderie. Anche l’Adico si cimenterà con 298.000 euro in un osservatorio regionale prezzi e uno sulle carte dei servizi.
I progetti sono finanziati al 70% e prevedono la possibilità di includere tra le spese: macchinari ed attrezzature, personale dipendente dall’associazione, consulenti e programmi informatici sino al 20% dell’importo ricevuto. Il 10% invece si può investire per fare conoscere le iniziative ai consumatori. La novità è che la rimanente quota pari al 30% potrà essere coperta da soggetti sia pubblici che privati.
Per alcuni il decreto è un modo per sostenere le organizzazioni dei consumatori che, in base alla legge 281 del luglio 1998 non possono essere finanziate direttamente, anche se svolgono un ruolo pubblico. «Il provvedimento - precisa Giustino Trincia di Cittadinanza Attiva - è importante perché riconosce ufficialmente le funzioni di tutela e di interesse generale svolto dalle organizzazioni dei consumatori. A questo punto bisogna dimostrare di essere all’altezza del compito migliorando la qualità del servizio. Occorre quindi rispondere concretamente alle esigenze dei consumatori e preoccuparsi meno di comparire ogni giorno sui media a discapito di un servizio di assistenza diretto». «Il problema vero - aggiunge Rocco Di Blase direttore del settimanale Il salvagente - è verificare che i progetti vengano seguiti, controllati e realizzati seriamente». Un altro auspicio è che i finanziamenti riducano il livello di conflittualità che caratterizza il parlamentino dei consumatori (Cncu) famoso per i veleni e i litigi più volte finiti in tribunale, proprio per questioni di carattere monetario.

http://www.assinews.it/rassegna/articoli/ce090204bo2.html
 
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