nel 1816 ci fu l’ultimo "distruttore di macchine" al quale venne spezzata la nuca. Egli cadde nel pozzo della forca cantando un inno luddista fino a quando le sue corde vocali vennero strette in un solo nodo. Un corteo funebre di tremila persone intonò al suo posto la fine dell’inno a cappella. Tre anni prima, su quattordici patiboli allineati barcollavano altrettanti accusati di praticare il "luddismo", denominazione del nuovo crimine appena codificato.
Il luddismo costituì un insolito delitto capitale: dal 1812, maltrattare una macchina in Inghilterra poteva costare la pelle. In realtà pochi ricordano i luddisti, i "ludds", titolo con il quale si riconoscevano fra di loro.
Ned Ludd, fantasma
Tutto cominciò il 12 aprile 1811. Durante la notte, trecentocinquanta uomini, donne e bambini assaltarono una fabbrica di filati del Nottinghamshire distruggendo i grandi telai a colpi di mazza e appiccando il fuoco alle installazioni. Quel che successe, presto sarebbe diventato folklore popolare. La fabbrica apparteneva a William Cartwright, fabbricante di filati di cattiva qualità ma equipaggiato di nuove macchine. La fabbrica era in se stessa un nuovo fungo spuntato in quegli anni nel paesaggio: abitualmente il lavoro veniva eseguito in piccole officine. Altri settanta telai furono distrutti quella stessa notte in altri villaggi dei dintorni. L’incendio e i colpi delle mazze si spostarono quindi verso le contee vicine di Derby, Lancashire e York, cuore dell’Inghilterra del principio del XIX secolo e centro di gravità della rivoluzione industriale. Il rigagnolo sgorgato dal villaggio di Arnold corse incontrollato per il centro dell’Inghilterra per due anni, inseguito da un esercito di diecimila soldati al comando del generale Thomas Maitland. Diecimila soldati? Wellington ne comandava assai meno quando iniziò le sue manovre contro Napoleone dal Portogallo. Più che contro la Francia? Ha senso: la Francia intimidiva con la sua vicinanza; però non era la Francia napoleonica il fantasma che percorreva la corte inglese, bensì quella assemblearia. Solo un quarto di secolo era trascorso dall’anno primo della rivoluzione. Diecimila. Il numero è indicativo di quanto fosse difficile farla finita con i luddisti. Forse perché i membri del movimento si confondevano con la comunità. In due sensi: contavano sull’appoggio della popolazione ed erano la popolazione. Maitland e i suoi soldati cercarono disperatamente Ned Ludd, il loro leader. Ma non lo trovarono. Non avrebbero mai potuto trovarlo, perché Ned Ludd non è mai esistito: era un nome inventato dagli abitanti dei villaggi per depistare Maitland. Altri leader che scrissero lettere di burla, di minaccia o di richiesta si firmavano "Mr. Pistol", "Lady Ludd", "Peter Plush" (Peter felpa), "General Justice", "No King", "King Ludd" e "Joe Firebrand" (Joe l’incendiario). Da qualche missiva si capiva che il timbro postale era stato impresso nella vicina Foresta di Sherwood. Una mitologia in formazione si sovrapponeva ad un’altra più antica. Gli uomini di Maitland si videro obbligati a ricorrere all’uso di spie, agenti provocatori ed infiltrati, che fino a quel momento costituivano una risorsa inessenziale della logistica utilizzata nei casi di guerra esterna. In questo caso si trattava di una riorganizzazione anticipata di quella forza poliziesca che oggigiorno chiamiamo servizi segreti.