Jaspar
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[...]Per secoli la differenza del tenore di vita fra i ricchi e i poveri della terra è stato di tre a uno, nel Novecento siamo passati a dieci a uno per arrivare nel 1960 a trenta a uno e ora a centoventicinque a uno, con punte incredibili come il rapporto fra Svizzera e Mozambico, passato in due secoli dal cinque a oltre cinquecento a uno. Ogni tanto si riunisce il club degli otto paesi più industrializzati del mondo che stanno fra gli altri come picchi inaccessibili. Ma dentro questi superprivilegiati si riproducono diversità non meno incredibili, sacche di povertà così povera da non poterla nemmeno censire [...]
[...]
Ma il globalismo di cui si parla nei paesi ricchi come di uno sviluppo universale va in realtà diviso prima fra i ricchi e i poveri del mondo, poi fra i ricchi e i poveri dei paesi avanzati perché anche in questi l’aumento della produzione del trenta per cento negli ultimi quindici anni non ha migliorato i salari dei lavoratori rimasti fermi o diminuiti. [...]
(Giorgio Bocca)
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Ma il globalismo di cui si parla nei paesi ricchi come di uno sviluppo universale va in realtà diviso prima fra i ricchi e i poveri del mondo, poi fra i ricchi e i poveri dei paesi avanzati perché anche in questi l’aumento della produzione del trenta per cento negli ultimi quindici anni non ha migliorato i salari dei lavoratori rimasti fermi o diminuiti. [...]
(Giorgio Bocca)