Owner Earnings vs "Investor" Earnings

Ivan787

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Buongiorno a tutti,
sono curioso di chiedere il parere del forum riguardo ad un possibile modo di valutare una azione che mi frulla in testa da un po' di tempo.

Si basa sempre sulla teoria che il valore di una azione oggi è pari ai flussi di cassa futuri, ma non più visti dalla parte del proprietario dell'azienda ma visti dalla parte di un investitore, di piccolo calibro, con un orizzonte temporale non breve ma comunque finito. Cioè che ad un certo punto venderà l'azione.
Provo a fare un esempio.

Oggi voglio comprare l'azione A perchè ho fatto le mie valutazioni e ritengo l'azienda sana, affidabile e con potenziale di crescita.
Quali sono i flussi di cassa futuri se assumo un orizzonte temporale di (esempio) 10 anni?
Saranno 10 anni di dividendi + il "terminal value" che nel mio caso sarà la vendita dell'azione.

Quindi io vado a scontare, al tasso di rendimento che voglio ottenere, 10 anni di dividendi (al netto o al lordo delle imposte a seconda di come preferisco impostare il rendimento atteso se pre-tax o post-tax) e un prezzo di vendita futuro ottenuto dalla stima degli EPS e da un P/E medio (settore piuttosto che storico dell'azienda o dell'indice).

Quale è l'output? Non un valore dell'azienda bensì quale è il massimo che posso pagare per acquistare l'azione per avere il rendimento atteso. Fermo restando ovviamente che si tratta di forecast e quindi imperfetti, margini di sicurezza, ecc ecc.....

In sintesi è l'approccio che normalmente utilizzo nei progetti industriali (faccio il project manager) dove valuto il valore attuale dei flussi di cassa che mi aspetto dal progetto e verifico che siano maggiori dell'investimento fatto per mettere a punto il progetto.

Che ne dite? Sono riuscito a spiegare cosa intendo?
 
Buongiorno a tutti,
sono curioso di chiedere il parere del forum riguardo ad un possibile modo di valutare una azione che mi frulla in testa da un po' di tempo.

Si basa sempre sulla teoria che il valore di una azione oggi è pari ai flussi di cassa futuri, ma non più visti dalla parte del proprietario dell'azienda ma visti dalla parte di un investitore, di piccolo calibro, con un orizzonte temporale non breve ma comunque finito. Cioè che ad un certo punto venderà l'azione.
Provo a fare un esempio.

Oggi voglio comprare l'azione A perchè ho fatto le mie valutazioni e ritengo l'azienda sana, affidabile e con potenziale di crescita.
Quali sono i flussi di cassa futuri se assumo un orizzonte temporale di (esempio) 10 anni?
Saranno 10 anni di dividendi + il "terminal value" che nel mio caso sarà la vendita dell'azione.

Quindi io vado a scontare, al tasso di rendimento che voglio ottenere, 10 anni di dividendi (al netto o al lordo delle imposte a seconda di come preferisco impostare il rendimento atteso se pre-tax o post-tax) e un prezzo di vendita futuro ottenuto dalla stima degli EPS e da un P/E medio (settore piuttosto che storico dell'azienda o dell'indice).

Quale è l'output? Non un valore dell'azienda bensì quale è il massimo che posso pagare per acquistare l'azione per avere il rendimento atteso. Fermo restando ovviamente che si tratta di forecast e quindi imperfetti, margini di sicurezza, ecc ecc.....

In sintesi è l'approccio che normalmente utilizzo nei progetti industriali (faccio il project manager) dove valuto il valore attuale dei flussi di cassa che mi aspetto dal progetto e verifico che siano maggiori dell'investimento fatto per mettere a punto il progetto.

Che ne dite? Sono riuscito a spiegare cosa intendo?

La spiegazione è chiara e potrebbe pure essere vista nell'ambito del dividend discount model ( con orizzonte infinito):
infatti dopo 10 anni il terminal value sarà comunque la somma dei dividendi attesi ( almeno a livello teorico).
Nei casi concreti,data l'aleatorietà delle stime sull'orizzonte temporale, un buon margine di sicurezza alla Graham dovrebbe essere sempre consigiabile.
 
io concordo con Mei magari per i primi 10 anni la crescita del dividendo può essere calcolata in modo analitico in base ai piani della società,

successivamente si può porre uguale alla crescita media del PIL nazionale o mondiale a seconde del livello a cui opera la società stessa.
 
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