ivanisevic82
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Buonasera a tutti, riassumo in sintesi uno spiacevole episodio recentemente accadutomi con la mia banca (Unicredit).
In gennaio prendo appuntamento con il direttore per discutere una rinegoziazione, estremo tentativo prima di procedere con eventuale surroga.
Il direttore della mia filiale mi dice che non vogliono perdere un buon cliente e si dichiara disponibile alla rinegoziazione.
Al contempo affrontiamo la questione di un problema che si è verificato sull'ipoteca durante una precedente surroga (non entro in dettagli, la banca era "scoperta" da garanzia per errore della surrogata e andava fatto un atto notarile ricognitivo per correggere il problema).
Dopo un paio di settimane chiedo aggiornamenti e mi scrive "la rinegoziazione è in fase di approvazione".
Dopo altre due settimane chiedo ulteriori aggiornamenti e lui mi scrive "sto lavorando per arrivare ad una soluzione contemporanea per la rinegoziazione e la corretta iscrizione dell’ ipoteca".
Lasciando così intendere che la rinegoziazione sia stata approvata.
Due settimane dopo siamo finalmente pronti per risolvere la questione ipotecaria, ci vediamo dal Notaio laddove ci accordiamo (questa volta solo verbalmente) per sottoscrivere la rinegoziazione la settimane seguente.
Finalmente la settimana seguente mi contatta...e mi dice che la banca non è più disponibile a rinegoziare!!!
Dice che i tassi sono aumentati e non possono più permettersela.
Ovviamente si è guardato bene dall'avvisarmi di tale circostanza la settimana prima, quando aveva convenienza affinché gli firmassi l'atto ricognitivo che serviva a salvare il sederino della sua banca.
Mi sento chiaramente preso per i fondelli ed ho una gran voglia di cambiare istituto anche solo per il modo spudorato in cui sono stato preso in giro.
Peraltro porterò via due conti correnti con movimentazione annua di circa 100k, un fido a pagamento ed un conto deposito con circa 10k: un vero affare farmi cambiare istituto.
Ad ogni buon conto, surrogare sarebbe una vera seccatura per me: questa filiale è comoda e unicredit ha un sacco di sportelli, con un'altra banca dovrei ripartire da zero, mentre con Unicredit ho un rapporto ventennale.
A vostro avviso, il fatto che il direttore abbia implicitamente, per iscritto, riconosciuto che la banca aveva approvato la rinegoziazione, vincolerebbe in qualche modo l'istituto? Oppure pensate sia tempo perso, nel senso che la banca che se ti dice (per iscritto) che intende rinegoziare, può sempre cambiare idea fino all'ultimo?
In altre parole, vedete una qualche forma di vincolatività nelle espressioni del direttore che ho riportato?
In alternativa potrei scrivere una lettera alla direzione centrale e all'Ufficio reclami, segnalando il comportamento del direttore, allegando copia della corrispondenza intercorsa.
O ancora avviare una procedura di arbitrato, che è meno impegnativa e costosa di un contenzioso, giusto per provare ad essere persuasivo.
Grazie per i pareri!
In gennaio prendo appuntamento con il direttore per discutere una rinegoziazione, estremo tentativo prima di procedere con eventuale surroga.
Il direttore della mia filiale mi dice che non vogliono perdere un buon cliente e si dichiara disponibile alla rinegoziazione.
Al contempo affrontiamo la questione di un problema che si è verificato sull'ipoteca durante una precedente surroga (non entro in dettagli, la banca era "scoperta" da garanzia per errore della surrogata e andava fatto un atto notarile ricognitivo per correggere il problema).
Dopo un paio di settimane chiedo aggiornamenti e mi scrive "la rinegoziazione è in fase di approvazione".
Dopo altre due settimane chiedo ulteriori aggiornamenti e lui mi scrive "sto lavorando per arrivare ad una soluzione contemporanea per la rinegoziazione e la corretta iscrizione dell’ ipoteca".
Lasciando così intendere che la rinegoziazione sia stata approvata.
Due settimane dopo siamo finalmente pronti per risolvere la questione ipotecaria, ci vediamo dal Notaio laddove ci accordiamo (questa volta solo verbalmente) per sottoscrivere la rinegoziazione la settimane seguente.
Finalmente la settimana seguente mi contatta...e mi dice che la banca non è più disponibile a rinegoziare!!!
Dice che i tassi sono aumentati e non possono più permettersela.
Ovviamente si è guardato bene dall'avvisarmi di tale circostanza la settimana prima, quando aveva convenienza affinché gli firmassi l'atto ricognitivo che serviva a salvare il sederino della sua banca.
Mi sento chiaramente preso per i fondelli ed ho una gran voglia di cambiare istituto anche solo per il modo spudorato in cui sono stato preso in giro.
Peraltro porterò via due conti correnti con movimentazione annua di circa 100k, un fido a pagamento ed un conto deposito con circa 10k: un vero affare farmi cambiare istituto.
Ad ogni buon conto, surrogare sarebbe una vera seccatura per me: questa filiale è comoda e unicredit ha un sacco di sportelli, con un'altra banca dovrei ripartire da zero, mentre con Unicredit ho un rapporto ventennale.
A vostro avviso, il fatto che il direttore abbia implicitamente, per iscritto, riconosciuto che la banca aveva approvato la rinegoziazione, vincolerebbe in qualche modo l'istituto? Oppure pensate sia tempo perso, nel senso che la banca che se ti dice (per iscritto) che intende rinegoziare, può sempre cambiare idea fino all'ultimo?
In altre parole, vedete una qualche forma di vincolatività nelle espressioni del direttore che ho riportato?
In alternativa potrei scrivere una lettera alla direzione centrale e all'Ufficio reclami, segnalando il comportamento del direttore, allegando copia della corrispondenza intercorsa.
O ancora avviare una procedura di arbitrato, che è meno impegnativa e costosa di un contenzioso, giusto per provare ad essere persuasivo.
Grazie per i pareri!