Patto di non concorrenza

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telmar

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23/7/02
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Vorrei avere una opinione o un consiglio su questa questione:

Un operatore informatico ha firmato presso la sua società un patto di non concorrenza in caso di sua uscita dalla società.
Questo patto di non concorrenza generico in quanto non è stato specificato nessu campo pratico di non concorrenza (ad es. vendita sw, attività di programmazione, consulenza, formazione, ecc...) prevede in cambio una mensilità annuale aggiuntiva come tfr.
L'operatore adesso è fuori dalla società e vuole farne un'altra sempre dello stesso settore, per lui il patto di non concorrenza non è valido in quanto è troppo generico e troppo limitativo. In sostanza non può più fare nulla in cambio di una mensilità annuale per quattro anni (durata del patto) dall'uscita della società. In più non sono mai stati conteggiati nel tfr le mensilità pregresse (questo patto è stato firmato 5 anni fa). Inoltre a suo dire la firma del patto era stata ottenuta con velate minacce sulla possibile perdita del posto di lavoro. Inoltre lui non ha mai avuto in mano copia del patto.
La sua ormai ex società gli ha già inviato una lettera dall'avvocato ricordando l'esistenza del patto e inoltre è già andata da un suo propabile cliente dicendo che se accetterà un offerta da questo operatore (entrambi hanno presentato una offerta ad un cliente) aprirà un contenzioso.

Voi come la vedete?
Il cliente può essere coinvolto nel contenzioso?
Il patto ha valore legale?
Si può diffidare la ex società a non tenere un comportamento simile?
Quale può essere la richiesta danni della ex società nei confronti dell'operatore visto che nel vecchio patto non era specificato?
 
non è generico ma determinato (lo sarebbe se privasse ad un soggetto di svolgere qualsiasi attività): il patto di non concorrenza ha perciò riguardo all'attività (direi, effettiva) della società. Il punto è: è previsa una durata dell'obbligo?
 
Scritto da Verm & Solitair
non è generico ma determinato (lo sarebbe se privasse ad un soggetto di svolgere qualsiasi attività): il patto di non concorrenza ha perciò riguardo all'attività (direi, effettiva) della società. Il punto è: è previsa una durata dell'obbligo?

Quattro anni dall'uscita della società. E come si può fare per arginarlo? In fondo questa persona sa fare solo il suo mestiere e questo patto è stato firmato sotto pesanti pressioni all'epoca.
Grazie per qualsiasi aiuto

NL
 
vediamo un po'.......

Piccola premessa. Quando ho letto il messaggio mi è venuto subito un dubbio. In genere questo tipo di contenziosi coinvolgono ex dipendenti assorbiti da soggetti concorrenti. Perchè? Perchè spesso è realmente così o formalmente così. Nel senso che può accadere che la società nuova datrice di lavoro figuri come schermo giuridico. Pensa un po' se si fosse costituita una srl (20milionidivecchielire) con prestanomi o fiduciari che fattutava prestazioni salate ad un consulente esterno e all' abbisogna falliva...non sarebbe stata la prima. Con ciò non voglio dire che si doveva operare in quel senso ma che era opportuno non esporsi direttamente. Vediamo però la situazione e di offrire qualche soluzione anche se sarebbe necessario sapere qualcosa di più sul contenuto del aptto.
Si parla di patto quadriennale. Ora, la fattispecie va riportata all' art. 2125 del C.C.. Quindi se il dipendente occupava una posizione dirigenziale, va bene, viceversa il limite legale è di tre anni e quindi va ridotto automaticamente (presumo forma scritta).
Supponendo una genericità del medesimo si può "lavorare" sull' oggetto. Buona parte di giurisprudenza in materia laboristica ritiene che il patto possa limitare l' attività lavorativa successiva allo scioglimento del rapporto di lavoro ma non sopprimerla. Ciò non deve esaurirsi la possibilità occupazionale del lavoratore, tenuto conto del background occupazionale. Quindi, quanto più è generico il limite del patto, quanto più è tecnica il mansionario svolto, teoricamente tanto più facile sarà dimostrare che il soggetto non sa fare altro e non riesce più a lavorare. Un patto simile, sarebbe contrario all' art. 4 della C.C. perchè sopprime la libertà di lavoro e di scelta del medesimo. In un confronto legale non vedo altra via di uscita. E' chiaro che si tratta di una tesi e come tale potrei confutarla appoggiando l' azienda con soluzioni alternative.
Quanto al cliente, se terzo, non vedo il problema. Se io voglio farmi costruire una casa e tra varie offerte prendo quella di un ex capomastro di un' impresa edile, con la quale aveva un patto di non concorrenza, e che mi ha fatto un offerta meno conveniente, che mi frega. Mica opera un limite verso terzi: l' efficacia del patto è obbligatoria non reale (cioè opera tra le parti e non verso terzi).
Anzi, io cliente, minacciatomi come hai scritto se non accetto una offerta meno conveniente, già potrei sporgere denuncia per tentata estorsione!!!
 
Re: vediamo un po'.......

Scritto da redon
Piccola premessa. Quando ho letto il messaggio mi è venuto subito un dubbio. In genere questo tipo di contenziosi coinvolgono ex dipendenti assorbiti da soggetti concorrenti. Perchè? Perchè spesso è realmente così o formalmente così. Nel senso che può accadere che la società nuova datrice di lavoro figuri come schermo giuridico. Pensa un po' se si fosse costituita una srl (20milionidivecchielire) con prestanomi o fiduciari che fattutava prestazioni salate ad un consulente esterno e all' abbisogna falliva...non sarebbe stata la prima. Con ciò non voglio dire che si doveva operare in quel senso ma che era opportuno non esporsi direttamente. Vediamo però la situazione e di offrire qualche soluzione anche se sarebbe necessario sapere qualcosa di più sul contenuto del aptto.
Si parla di patto quadriennale. Ora, la fattispecie va riportata all' art. 2125 del C.C.. Quindi se il dipendente occupava una posizione dirigenziale, va bene, viceversa il limite legale è di tre anni e quindi va ridotto automaticamente (presumo forma scritta).
Supponendo una genericità del medesimo si può "lavorare" sull' oggetto. Buona parte di giurisprudenza in materia laboristica ritiene che il patto possa limitare l' attività lavorativa successiva allo scioglimento del rapporto di lavoro ma non sopprimerla. Ciò non deve esaurirsi la possibilità occupazionale del lavoratore, tenuto conto del background occupazionale. Quindi, quanto più è generico il limite del patto, quanto più è tecnica il mansionario svolto, teoricamente tanto più facile sarà dimostrare che il soggetto non sa fare altro e non riesce più a lavorare. Un patto simile, sarebbe contrario all' art. 4 della C.C. perchè sopprime la libertà di lavoro e di scelta del medesimo. In un confronto legale non vedo altra via di uscita. E' chiaro che si tratta di una tesi e come tale potrei confutarla appoggiando l' azienda con soluzioni alternative.
Quanto al cliente, se terzo, non vedo il problema. Se io voglio farmi costruire una casa e tra varie offerte prendo quella di un ex capomastro di un' impresa edile, con la quale aveva un patto di non concorrenza, e che mi ha fatto un offerta meno conveniente, che mi frega. Mica opera un limite verso terzi: l' efficacia del patto è obbligatoria non reale (cioè opera tra le parti e non verso terzi).
Anzi, io cliente, minacciatomi come hai scritto se non accetto una offerta meno conveniente, già potrei sporgere denuncia per tentata estorsione!!!

Ti ringrazio molto, cercherò a breve di essere più preciso.
Grazie ancora.
NL
 
Re: vediamo un po'.......

Scritto da redon
Quindi, quanto più è generico il limite del patto, quanto più è tecnica il mansionario svolto, teoricamente tanto più facile sarà dimostrare che il soggetto non sa fare altro e non riesce più a lavorare. Un patto simile, sarebbe contrario all' art. 4 della C.C. perchè sopprime la libertà di lavoro e di scelta del medesimo. In un confronto legale non vedo altra via di uscita. E' chiaro che si tratta di una tesi e come tale potrei confutarla appoggiando l' azienda con soluzioni alternative.
Se ho capito bene l'oggetto del contratto è il divieto di concorrenza aprendo un'altra società che svolga attività nello stesso ramo.
Nessuno impedisce all'operatore di lavorare come dipendente presso un'altra società concorrente: i termini del contratto quindi non violano il suo diritto a svolgere il lavoro che sa fare.

L'operatore ha firmato un contratto che va riportato entro i limiti previsti dalla legge, ma che è valido a tutti gli effetti.
Ha diritto a ricevere le 5 mensilità che mancano dal TFR e le 3 che mancano per la restante validità del patto.

L'unica cosa che può fare è dimostrare che è stato minacciato e avrebbe perso il lavoro se non avesse firmato 5 anni fa. Ma la vedo dura...

Ciao
Jelly
 
non vero

a parte che mi pare che abbia agito diversamente, cioè direttamente. Però si reputa concorrenziale anche l' attività di un lavoratore se svolta come dipendente presso impresa che soddisfi, anche in via succedanea, gli stessi bisogni o simili.
Ovvio che se inserito in una grande struttura, sarà più difficile se non impossibile, dimostrare la violazione del patto. Ma se la struttura è medio piccola, fondamentale è, come pare, l' apporto del lavoratore, sostanzialmente potrebbe violare, come detto da verm & solitair, il patto
 
Non ho ancora il patto in mano, però vorrei aggiungere questo.

La persona in questione ha fondato una nuova società operante nel settore in parte concorrenziale alla sua precedente.
Però c'è da dire questo, mentre nella sua precedente società era lui il riferimento principale per determinate attività in quanto c'èrano altre persone in grado di farlo (e infatti adesso sono nei casini...) in questa nuova società (6 persone) c'è un management tecnico di qualità superiore e quindi è uno fra i tanti. Anzi 3 di questi soci sono laureati in archittetura e ingegneria, uno è geometra e un altro è diplomando universitario nel campo di specializzazione della società (sistemi informativi territoriali) mentre lui è un diplomato in ragioneria (che poi sia un ottimo tecnico sit è un altro discorso).
Per cui il suo ruolo è o risulta apparentemente sottodimensionato.

La nuova società nel caso che la precedente società apra un contenzioso con questa persona ha qualcosa da temere (non credo proprio ma non si sa mai...)?

Inoltre il fatto che erano previsti delle mensilità in accontamento al tfr ma che non sono mai state date e che forse non sono nemmeno state contabilizzate nei bilanci precedenti può invalidare il patto?

Ciao
NL
 
la società è un soggetto giuridico a sè stante (ANCHE SE SOCIET° DI PERSONE E NON DI CAPITALI). Resta ferma l'astratta configurabilità di uno "storno di dipendenti" (atto di concorrenza sleale, come ipotesi di cui all'art. 2598 n. 3 c.c., non credo proprio configurabile nel caso tuo).
 
sottoscrivo verm & solitair

restano però da vedere i precedenti casini...quanti clienti ha sottratto???!!!!
 
Re: sottoscrivo verm & solitair

Scritto da redon
restano però da vedere i precedenti casini...quanti clienti ha sottratto???!!!!

Per il momento uno, ma grosso.
Ciao
NL
 
dipende

dipende da quanto €€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€€ grosso!!!
 
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