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Larghe intese, Donini (Pd): “Insopportabile governare con un pluri inquisito”
Il partito democratico si spacca sull'alleanza con il Popolo delle Libertà. A incrinare i delicati rapporti, la decisione della Cassazione di fissare l'udienza per il processo Mediaset al 30 luglio prossimo. Il gruppo di Berlusconi fa le barricate e in Emilia Romagna la base e i dirigenti locali mostrano sempre maggiore insofferenza
Il segr provinciale di Bo : “Ho sempre pensato che il governo Letta e soprattutto la maggioranza col Pdl”, ha scritto su Facebook, “dovesse avere dinnanzi a se un tempo limitato e circoscritto della legislatura. Pochi mesi per dare ossigeno all’economia e per cambiare la legge elettorale. Oggi ne sono ancor più convinto perché più si va avanti più è insopportabile l’idea di condividere l’azione di governo con un signore pluri inquisito e condannato che ancora tenta di tenere in ostaggio il Parlamento preoccupato soltanto dei suoi problemi giudiziari. Si faccia subito la riforma elettorale entro l’estate abrogando il Porcellum e poi si dia rapidamente la parola agli italiani”.
Il problema è la distanza con l’elettorato. Tanto che non ci sono più volontari nemmeno per mettere in piedi una festa dell’Unità degna del nome che porta. Hanno incrociato le braccia, i volontari. E soprattutto hanno bussato alla porta del partito con una richiesta che suona più come una minaccia: “E’ la nostra festa, dunque personaggi del Pdl non ne vogliamo”. Alla fine Donini, dopo aver perso qualche segretario di sezione – incluso quello della Bolognina – una reazione la doveva dare. E a malincuore ha abbandonato la linea ufficiale del partito. E per lui, che è un funzionario sempre stato ligio al dovere, non deve essere stato facile. La svolta precoce, invece, l’ha avuta il sindaco di Bologna, Virginio Merola. Era bersaniano di ferro, eletto grazie anche e soprattutto all’appoggio di Bersani. Il 26 febbraio 2013, giunto a sera nella sede silenziosa e triste del Partito democratico a Bologna pronunciò parole che non ci si aspettava, almeno non subito dopo le elezioni politiche, a cadavere del Pd ancora caldo: “Matteo Renzi? Credo sia la nostra possibilità di rinnovamento e di questo bisogna prendere atto“.
.....
L’Emilia, più che la natia Toscana, potrebbe così diventare la roccaforte del sindaco di Firenze che proprio qui, non va dimenticato, conta i suoi tre principali colonnelli: Roberto Reggi, ex sindaco di Piacenza e numero uno del suo staff durante il tour per le primarie, Matteo Richetti, ex presidente del consiglio regionale e ora deputato. Ma soprattutto Graziano Delrio, ex sindaco di Reggio Emilia, ora ministro del governo Letta. Questa la situazione della dirigenza: ora però bisognerà capire cosa dirà la base.
Il partito democratico si spacca sull'alleanza con il Popolo delle Libertà. A incrinare i delicati rapporti, la decisione della Cassazione di fissare l'udienza per il processo Mediaset al 30 luglio prossimo. Il gruppo di Berlusconi fa le barricate e in Emilia Romagna la base e i dirigenti locali mostrano sempre maggiore insofferenza
Il segr provinciale di Bo : “Ho sempre pensato che il governo Letta e soprattutto la maggioranza col Pdl”, ha scritto su Facebook, “dovesse avere dinnanzi a se un tempo limitato e circoscritto della legislatura. Pochi mesi per dare ossigeno all’economia e per cambiare la legge elettorale. Oggi ne sono ancor più convinto perché più si va avanti più è insopportabile l’idea di condividere l’azione di governo con un signore pluri inquisito e condannato che ancora tenta di tenere in ostaggio il Parlamento preoccupato soltanto dei suoi problemi giudiziari. Si faccia subito la riforma elettorale entro l’estate abrogando il Porcellum e poi si dia rapidamente la parola agli italiani”.
Il problema è la distanza con l’elettorato. Tanto che non ci sono più volontari nemmeno per mettere in piedi una festa dell’Unità degna del nome che porta. Hanno incrociato le braccia, i volontari. E soprattutto hanno bussato alla porta del partito con una richiesta che suona più come una minaccia: “E’ la nostra festa, dunque personaggi del Pdl non ne vogliamo”. Alla fine Donini, dopo aver perso qualche segretario di sezione – incluso quello della Bolognina – una reazione la doveva dare. E a malincuore ha abbandonato la linea ufficiale del partito. E per lui, che è un funzionario sempre stato ligio al dovere, non deve essere stato facile. La svolta precoce, invece, l’ha avuta il sindaco di Bologna, Virginio Merola. Era bersaniano di ferro, eletto grazie anche e soprattutto all’appoggio di Bersani. Il 26 febbraio 2013, giunto a sera nella sede silenziosa e triste del Partito democratico a Bologna pronunciò parole che non ci si aspettava, almeno non subito dopo le elezioni politiche, a cadavere del Pd ancora caldo: “Matteo Renzi? Credo sia la nostra possibilità di rinnovamento e di questo bisogna prendere atto“.
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L’Emilia, più che la natia Toscana, potrebbe così diventare la roccaforte del sindaco di Firenze che proprio qui, non va dimenticato, conta i suoi tre principali colonnelli: Roberto Reggi, ex sindaco di Piacenza e numero uno del suo staff durante il tour per le primarie, Matteo Richetti, ex presidente del consiglio regionale e ora deputato. Ma soprattutto Graziano Delrio, ex sindaco di Reggio Emilia, ora ministro del governo Letta. Questa la situazione della dirigenza: ora però bisognerà capire cosa dirà la base.