scusate io però dopo aver letto le ultime pagine non capisco perchè non è possibile con regole matematiche (finanziario-attuariali o come diavolo le si chiami) stabilire quanto mi spetta dopo 20/30/40 anni di contributi pagati, in base alla mia età e in base alla aspettativa di vita.
Nessuno l'ha detto.
non significa niente che non ce lo possiamo permettere, perchè permettere non significa niente.
io ho un montante di contributi e che io voglia sapere quanto mi spetterebbe a 55/65/75 anni alle casse dello Stato non deve cambiare nulla. Sempre pari deve essere il calcolo del montante che percepirò durante il mio periodo da pensionato.
credo di non riuscire a spiegarmi, volevo dire che matematicamente, in base ad aspettative e regole di calcolo uguali per tutti, non significa niente non ce lo possiamo permettere
se iniziassi a percepire la mia rendita a 55 anni per un certo importo (calcolato sul montante e sulla aspettativa di vita) ovviamente percepirò meno del caso in cui iniziassi ad incassare la rendita a 65 anni.
A 65 anni con 10 anni in più di contributi e 10 in meno di età da pensionato, è normale che percepirò di più! grazie arca..! ma allo Stato se io voglio andare in pensione a 55 anni, cosa gli cambia!?
non deve cambiare nulla al suo bilancio!
se invece al bilancio dello Stato non quadrano più i conti, significa che qualcosa non quadra nel sistema
Per 3 ragioni:
1. Se la tua pensione è troppo bassa finirai per prendere pensione sociale, di cittadinanza e simili andando a gravare sul sistema di più del dovuto. Proprio perché vai (e andrò anch'io) con il contributivo. Finché il montante è basso e l'età è bassa la pensione risultante sarà troppo bassa a 55 anni.
2. Prima prendi la pensione più il calcolo (che si basa su una stima dell'aspettativa di vita attuale, non futura visto che è imprevedibile) di quanto tempo andrai a prendere la pensione sarà sballato. Tanto per capirci un 40 enne che va in pensione oggi magari campa fino alla media che però sarà quella che ci sarà tra 40-50 anni... quindi imprevedibile dire se si vivrà in media fino a 150 anni tra 40-50 anni. E per le casse dello stato anche una differenza pari ad un anno impatta. In pratica più sei decrepito più sarà preciso il calcolo di quanto tempo ti rimane prima di crepare e lo stato può prevedere al meglio quanto darti... se vai in pensione a 40 anni e vivi fino a 150 anche se lo stato aveva previsto 70, lo stato, per quanto sia piccola la tua pensione, ci rimetterà 80 anni di montante non previsto.
3. Se le persone iniziano ad andare in pensione troppo presto ne risente il mondo del lavoro... si pensi ai buchi nella P.A. che ha provocato quota 100.
Penso però che si potrebbe fare una via di mezzo.
Innanzitutto prevedere un tetto più basso per la pensione anticipata che richiede ad oggi 2,5 volte la pensione sociale, ed eliminare il tetto nella pensione standard (quella con minimo 20 anni di contributi e attualmente se non erro 67 anni d'età). In secondo luogo prevedendo la possibilità di eliminare questi vincoli in caso si rinunci esplicitamente a richiedere la pensione sociale fino all'età prevista per l'accesso alla pensione di vecchiaia (mia madre che prende 2 soldi in croce ed è piena di problemi di salute ad oggi potrebbe benissimo prendere quel che le spetta anche sotto il minimo visto che mio padre ha al contrario accesso ad uno stipendio/tra 3 anni pensione/ sufficiente per entrambi), magari uno ha un'eredità, magari un partner che lo mantiene, magari portafoglio titoli che rende bene... non tutti hanno bisogno di una pensione sopra il minimo per uscire dal mondo del lavoro, ma anche quel minimo può fare la differenza tra dover continuare a lavorare e potersi ritirare.
In secondo luogo dando un minimo di flessibilità in più sull'età di uscita (proprio per il discorso che fai tu... anche se non si può far andare in pensione a 40-50 anni, a 60 ci si potrebbe fare un pensierino... con il vincolo numero 1 soddisfatto).
In terzo luogo andando a fare un piano assunzioni e sostituzione ben pensato e studiato. Quindi applicando le nuove norme molto gradualmente (tanto si riferiscono solo ai contributivi puri quindi il tempo per riformare la legge per bene c'è).
Non sarebbe male anche forzare le aziende a proporre part time a chi è in dirittura d'arrivo verso la pensione... un modo per attutire un po' gli orari quando si diventa più anziani e ci si stanca prima, ma anche un modo per iniziare a liberare qualche posto per giovani studenti universitari a cui magari non dispiacerebbe poter guadagnare qualcosa avendo però anche il tempo per studiare (perché lavorare fulltime e studiare è quasi impossibile).
Se poi il tutto venisse legato ad un sistema di formazione continua in cui lo stato investe in corsi di formazione specialistica anche per chi già lavora, spingendo le aziende a concedere 1, ma anche solo mezza, giornata alla formazione di tutti i lavoratori nel loro campo (se in crescita), in altri campi (se è un campo in declino), significherebbe avere più continuità lavorativa, meno disoccupati che non riescono a rientrare nel mondo del lavoro, dover pagare meno sussidi/ammortizzatori sociali (rdc/naspi), alzare la qualità e la specializzazione di tutta la forza lavoro italiana, avere più contributi ed una carriera lavorativa più continuativa per tutti e, per finire, questo renderebbe di fatto il sistema pensioni molto più sostenibile (perché il sistema pensioni si basa su quello del lavoro, se il sistema di lavoro è sano, il sistema pensionistico regge ovviamente molto meglio).
Penso che Opzione uomo sarebbe un piccolo palliativo come lo è già Opzione donna e come lo è stata quota 100... varie categorie di volta in volta "privilegiate" rispetto ad altre finiscono per consumare risorse e far andare in pensione gente subito al posto che pochi anni dopo, mentre il sistema è sempre meno sostenibile e i suoi problemi ricadono di volta in volta sulle generazioni più giovani. Una reale soluzione dev'essere strutturale, sostenibile e deve intervenire su medio-lungo periodo, per chi in pensione andrà tra 50 anni, non tra 5 anni. Finché si aumenta solo il debito o si trovano piccole gabole per continuare a favorire chi in pensione deve andarci tra poco sarà solo una gara generazionale in perdita con un sistema sempre in bilico tra la crisi e il collasso.
Ora tra l'altro è il momento peggiore per far crollare il sistema visto che vanno in pensione quelli del baby boom... sarà un'ondata che per qualche anno che renderà tutto ancora più complesso. Si spera solo che dopo le cose siano leggermente più semplici anche se, essendoci sempre meno giovani (e quei pochi non sempre hanno un lavoro di buona qualità), il sistema si regge in piedi sempre meno.
PS. Il nostro sistema si basa sul patto generazionale. Di fatto noi che lavoriamo paghiamo le pensioni di chi va o è in pensione ora.
I nostri figli pagheranno le nostre pensioni. Per questo più giovani lavorano più il sistema è sostenibile, meno gente lavora meno il discorso contributivo ha senso.
Il tuo montante contributivo infatti non ti viene restituito, sta già venendo usato ora per le pensioni della generazione precedente, allo stesso modo in cui il montante contributivo di chi lavorerà domani pagherà la tua di pensione, anche per questo non possono farti andare in pensione troppo presto... se no chi la paga la pensione al pensionato odierno se nessuno lavora?