Pensioni, il piano Calderone: staffetta generazionale, incentivi e anno zero per il Tfr

sabigroom1974

Nuovo Utente
Registrato
28/6/16
Messaggi
72
Punti reazioni
5

Dal sito del Sole24ore....potrebbe essere adeguata la soglie di deducibilità per i contributi volontari ai fondi integrativi....fermi da illo tempore.

Il rilancio della previdenza integrativa e l'anno zero per il Tfr

Con la prossima riforma sarà rilanciata la previdenza integrativa, che dovrà essere sviluppata in sinergia con quella obbligatoria. Anche in questo caso Calderone ha dato qualche indicazione parlando di ideazione di nuove campagne di adesione ai fondi pensione e un «nuovo anno zero» per la destinazione del Tfr dei lavoratori dipendenti alle forme complementari. Che dovrà essere associato all'adeguamento della soglia di deducibilità «dei contributi di secondo pilastro».
 

Dal sito del Sole24ore....potrebbe essere adeguata la soglie di deducibilità per i contributi volontari ai fondi integrativi....fermi da illo tempore.

Il rilancio della previdenza integrativa e l'anno zero per il Tfr

Con la prossima riforma sarà rilanciata la previdenza integrativa, che dovrà essere sviluppata in sinergia con quella obbligatoria. Anche in questo caso Calderone ha dato qualche indicazione parlando di ideazione di nuove campagne di adesione ai fondi pensione e un «nuovo anno zero» per la destinazione del Tfr dei lavoratori dipendenti alle forme complementari. Che dovrà essere associato all'adeguamento della soglia di deducibilità «dei contributi di secondo pilastro».
OK!
 
Che dovrà essere associato all'adeguamento della soglia di deducibilità «dei contributi di secondo pilastro
L'adeguamento della soglia potrebbe essere anche al ribasso, specialmente se l'obiettivo fosse quello di recuperare risorse per ampliare la platea degli aderenti alla previdenza complementare in modo da includere chi ha carriere discontinue (e che pertanto solo in casi marginali arriverebbe a saturare la soglia di deducibilità).
 
e perchè mai dovrebbero ribassare la soglia di deducibilità?

quale sarebbe il senso?
quello che tutti abbasserebbero i versamenti ai fondi pensione visto che la deducibilità è un forte input ovviamente per chi riesce

ma per chi non riesce a versare per bassi redditi o scarsa propensione al risparmio che beneficio ne avrebbero?
 
@Manu1972, a mio giudizio i segnali (in ordine di rilevanza crescente) sono i seguenti.
  1. Se l'intento governativo fosse quello di aumentare la soglia di deducibilità, la dichiarazione del ministro utilizzerebbe esplicitamente la parola "aumento" e non l'ambigua parola "adeguamento".
  2. Si parla (fin troppo) spesso di revisione delle "tax expenditures" come controparte di una futuribile riduzione del cuneo fiscale. Anche il disegno di legge di riforma fiscale presentato dal ministro dell'economia del governo precedente (e poi non trasformato in legge) si muoveva in questa direzione all'articolo 2 [Princìpi e criteri direttivi per la revisione del sistema di imposizione personale sui redditi] comma b:
    <<riordino delle deduzioni dalla base imponibile e delle detrazioni dall’imposta lorda sul reddito delle persone fisiche, tenendo conto della loro finalità, con particolare riguardo alla tutela del bene casa, e dei loro effetti sull’equità e sull’efficienza dell’imposta e destinando le risorse derivanti dalla loro eventuale eliminazione o rimodulazione, fatto salvo quanto previsto alla lettera f), ai contribuenti soggetti all’IRPEF, con particolare riferimento a quelli con redditi medio-bassi;>>
  3. Quali tax expenditures colpire, quando politicamente verrà l'ora? Forse quelle che vengono suggerite dalla COVIP stessa per bocca del suo presidente durante un'audizione presso una Commissione parlamentare (pagg. 16 e 17, grassetto mio):
L’efficacia dei vantaggi fiscali concessi alla previdenza complementare, intesa come capacità di accrescere il bacino degli iscritti e dei flussi contributivi, andrebbe inoltre valutata tenendo conto degli obiettivi in termini di equità ed inclusione.

In questa prospettiva, non appare prioritario l’innalzamento del limite di deducibilità, considerando che solo i lavoratori delle fasce di reddito più elevate sono in grado di dedurre i contributi fino al limite massimo, come mostrato da un contributo mediamente pari, come già detto sopra, a 2.740 euro.

Per converso, è la crescente incidenza di carriere discontinue e frammentate, spesso accompagnate da curve salariali piatte, che dovrebbe indurre a riconsiderare il complesso di strumenti destinati ad incentivare il risparmio previdenziale. Si deve rilevare che chi più avrebbe più bisogno di un’integrazione al reddito pensionistico formato attraverso la previdenza obbligatoria è paradossalmente meno in grado di partecipare alla previdenza complementare, pesando peraltro l’adozione di contratti di lavoro non tradizionali, che non beneficiano nemmeno di un contributo specifico a carico del datore di lavoro.

Complessivamente, gli attuali incentivi fiscali non appaiono ben mirati rispetto a segmenti del mercato del lavoro più fragili e perciò più bisognosi di protezione sociale. Andrebbero rimodulati in funzione del reddito degli iscritti per costruire un risparmio previdenziale anche da parte delle classi di reddito più basse. Ad esempio, prevedendo un intervento diretto dello Stato a sostegno delle posizioni pensionistiche di determinate categorie, e in particolare delle fasce di età più giovani.

Quest’ultimo meccanismo avrebbe il vantaggio di rendere ‘tangibile’ il beneficio monetario dell’agevolazione, al contrario della deduzione la quale, confusa fra le altre voci della busta paga del lavoratore, è di non immediata e agevole percezione da parte del lavoratore; inoltre, esso non sarebbe regressivo, evitando effetti redistributivi indesiderati.

Ulteriori interventi diretti a tenere meglio conto della diffusione di percorsi di carriera più discontinui potrebbero andare nella direzione di definire alcuni meccanismi di incentivo, come ad esempio i limiti ai contributi deducibili, non più su base annuale bensì pluriennale, evitando così di penalizzare coloro che non sono in grado di destinare ogni anno alla previdenza complementare un flusso stabile di contributi e per altro verso incentivando l’adesione e la contribuzione di lavoratrici e lavoratori i cui redditi sono più volatili, come in molti casi del variegato panorama del lavoro autonomo.
 
complimenti per l'analisi, secondo me manco loro sanno cosa vogliono fare

vedremo e poi agirò di conseguenza in base a quale sarà la mia personale convenienza, ma dubito faranno qualcosa di concreto
 
Che significa anno zero per il TFR? Grazie.
 
Articolo confusionario che non dice nulla come al solito (ammesso che il politico intervistato abbia un disegno concreto a portata di mano).

Ipotizzo:
  • limiti di deducibilità: sarebbero da alzare, sia per equità (oggi chi guadagna più di 35k è martoriato di tasse, dovrebbero essere loro i beneficiari di deduzioni e non chi già oggi paga meno servizi pubblici di quelli che usa) che per spingere all'adesione (come sostiene Manu abbassare i limiti non aumenta gli iscritti), ma non se ne farà nulla pena la perenne lotta sindacale "le risorse devono essere indirizzate verso chi è meno fortunato" (o più attento nel dichiarare, ndr)
  • anno zero per il TFR: re-istituiranno un nuovo silenzio assenso anche per i già assunti che hanno mantenuto TFR (azienda manda comunicazione "ad oggi hai il tfr fermo, se non rispondi X a questa comunicazione, te lo spostiamo al fondo pensione")
Il secondo, in questo transitorio di inflazione, sarà ovviamente un regalo per le aziende che così non dovranno adeguare al 7/8% per qualche anno i montanti dei dipendenti
 
  • anno zero per il TFR: re-istituiranno un nuovo silenzio assenso anche per i già assunti che hanno mantenuto TFR (azienda manda comunicazione "ad oggi hai il tfr fermo, se non rispondi X a questa comunicazione, te lo spostiamo al fondo pensione")
Il secondo, in questo transitorio di inflazione, sarà ovviamente un regalo per le aziende che così non dovranno adeguare al 7/8% per qualche anno i montanti dei dipendenti
Beh, a poterlo spostare lordo sarebbe una bella opportunità per gli stipendi più alti.

Per il favore alle aziende... mah, considera che sarebbe una grossa perdita di liquidità. E alla fine il ricorso al credito non sarebbe a tassi tanto più bassi.
 
Beh, a poterlo spostare lordo sarebbe una bella opportunità per gli stipendi più alti.

Per il favore alle aziende... mah, considera che sarebbe una grossa perdita di liquidità. E alla fine il ricorso al credito non sarebbe a tassi tanto più bassi.
Per le aziende medie e grandi, il TFR è già presso Inps. Quindi cambierebbe poco da quel punto di vista.
Quelle piccole che usano la liquidità TFR per finanziarsi, a parte che da codice civile non so se possibile al 100%, già oggi ostacolano in tutti i modi l'adesione ai negoziali per evitare il contributo datoriale. Continueranno al massimo a "sconsigliare attivamente" anche in ipotetico anno zero.

L'anno zero credo inoltre sarà in caso sponsorizzato soprattutto per i dipendenti pubblici, a cui oggi effettivamente conviene poco aderire alla previdenza integrativa (non hanno un vero e proprio fondo pensione, ma un meccanismo per cui i soldi comunque finiscono in Inps).
 
L'anno zero credo inoltre sarà in caso sponsorizzato soprattutto per i dipendenti pubblici, a cui oggi effettivamente conviene poco aderire alla previdenza integrativa (non hanno un vero e proprio fondo pensione, ma un meccanismo per cui i soldi comunque finiscono in Inps).
Curiosità: ma con la Rita un dipendente pubblico può raccogliere il tfr senza aspettare i tempi del pubblico?
 
Curiosità: ma con la Rita un dipendente pubblico può raccogliere il tfr senza aspettare i tempi del pubblico?
La RITA è pagata dal fondo pensione, il TFR dallo stato. Nel caso puoi chiedere un anticipo de TFR, non so come funziona nel pubblico.
 
La RITA ha carattere generale e può essere richiesta da tutti i lavoratori, inclusi i dipendenti del pubblico impiego, che rispettano i seguenti requisiti: sono iscritti ad un fondo di previdenza integrativa per almeno 5 anni (al quale andrà richiesta la RITA); hanno cessato l'attività lavorativa.

RITA Rendita integrativa temporanea anticipata: come funziona
 
La RITA è pagata dal fondo pensione, il TFR dallo stato. Nel caso puoi chiedere un anticipo de TFR, non so come funziona nel pubblico.
Scusa, mi sono espresso molto male.

Intendevo chiedere: nel pubblico l'erogazione del tfr può essere molto lenta (fino a 3 anni). Se uno dirottare tutto il tfr su Perseo Sirio e decidesse di recuperare tutto sotto forma di RITA ritirandosi per esempio un anno prima dal lavoro, potrebbe avere il TFR in meno tempo dal fondo pensione invece di aspettare l'INPS. È giusto?
 
Scusa, mi sono espresso molto male.

Intendevo chiedere: nel pubblico l'erogazione del tfr può essere molto lenta (fino a 3 anni). Se uno dirottare tutto il tfr su Perseo Sirio e decidesse di recuperare tutto sotto forma di RITA ritirandosi per esempio un anno prima dal lavoro, potrebbe avere il TFR in meno tempo dal fondo pensione invece di aspettare l'INPS. È giusto?
Certo, come confermato anche da @mander
 
il ragionamento sul limite di 5k di deducibilità che favorisce le persone con RAL sopra la media è penso una delle più grandi verità del mondo pensionistico nazionale. e parliamo comunque di un prodotto previdenziale che interessa 1 italiano su 5.

se arrivassero ai 2,7k, che da quel che ho capito è il valore medio, e introducessero una sorta di terzo pilastro sotto forma di ISA o roth IRA come nei paesi anglosassoni, permettendo all'utente di gestirsi il proprio piano pensionistico, sarebbe un gran passo in avanti per muovere i risparmi del nostro paese.
 
Indietro