sabigroom1974
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Dal sito del Sole24ore....potrebbe essere adeguata la soglie di deducibilità per i contributi volontari ai fondi integrativi....fermi da illo tempore.
Il rilancio della previdenza integrativa e l'anno zero per il Tfr
Con la prossima riforma sarà rilanciata la previdenza integrativa, che dovrà essere sviluppata in sinergia con quella obbligatoria. Anche in questo caso Calderone ha dato qualche indicazione parlando di ideazione di nuove campagne di adesione ai fondi pensione e un «nuovo anno zero» per la destinazione del Tfr dei lavoratori dipendenti alle forme complementari. Che dovrà essere associato all'adeguamento della soglia di deducibilità «dei contributi di secondo pilastro».
L'adeguamento della soglia potrebbe essere anche al ribasso, specialmente se l'obiettivo fosse quello di recuperare risorse per ampliare la platea degli aderenti alla previdenza complementare in modo da includere chi ha carriere discontinue (e che pertanto solo in casi marginali arriverebbe a saturare la soglia di deducibilità).Che dovrà essere associato all'adeguamento della soglia di deducibilità «dei contributi di secondo pilastro
L’efficacia dei vantaggi fiscali concessi alla previdenza complementare, intesa come capacità di accrescere il bacino degli iscritti e dei flussi contributivi, andrebbe inoltre valutata tenendo conto degli obiettivi in termini di equità ed inclusione.
In questa prospettiva, non appare prioritario l’innalzamento del limite di deducibilità, considerando che solo i lavoratori delle fasce di reddito più elevate sono in grado di dedurre i contributi fino al limite massimo, come mostrato da un contributo mediamente pari, come già detto sopra, a 2.740 euro.
Per converso, è la crescente incidenza di carriere discontinue e frammentate, spesso accompagnate da curve salariali piatte, che dovrebbe indurre a riconsiderare il complesso di strumenti destinati ad incentivare il risparmio previdenziale. Si deve rilevare che chi più avrebbe più bisogno di un’integrazione al reddito pensionistico formato attraverso la previdenza obbligatoria è paradossalmente meno in grado di partecipare alla previdenza complementare, pesando peraltro l’adozione di contratti di lavoro non tradizionali, che non beneficiano nemmeno di un contributo specifico a carico del datore di lavoro.
Complessivamente, gli attuali incentivi fiscali non appaiono ben mirati rispetto a segmenti del mercato del lavoro più fragili e perciò più bisognosi di protezione sociale. Andrebbero rimodulati in funzione del reddito degli iscritti per costruire un risparmio previdenziale anche da parte delle classi di reddito più basse. Ad esempio, prevedendo un intervento diretto dello Stato a sostegno delle posizioni pensionistiche di determinate categorie, e in particolare delle fasce di età più giovani.
Quest’ultimo meccanismo avrebbe il vantaggio di rendere ‘tangibile’ il beneficio monetario dell’agevolazione, al contrario della deduzione la quale, confusa fra le altre voci della busta paga del lavoratore, è di non immediata e agevole percezione da parte del lavoratore; inoltre, esso non sarebbe regressivo, evitando effetti redistributivi indesiderati.
Ulteriori interventi diretti a tenere meglio conto della diffusione di percorsi di carriera più discontinui potrebbero andare nella direzione di definire alcuni meccanismi di incentivo, come ad esempio i limiti ai contributi deducibili, non più su base annuale bensì pluriennale, evitando così di penalizzare coloro che non sono in grado di destinare ogni anno alla previdenza complementare un flusso stabile di contributi e per altro verso incentivando l’adesione e la contribuzione di lavoratrici e lavoratori i cui redditi sono più volatili, come in molti casi del variegato panorama del lavoro autonomo.
Beh, a poterlo spostare lordo sarebbe una bella opportunità per gli stipendi più alti.Il secondo, in questo transitorio di inflazione, sarà ovviamente un regalo per le aziende che così non dovranno adeguare al 7/8% per qualche anno i montanti dei dipendenti
- anno zero per il TFR: re-istituiranno un nuovo silenzio assenso anche per i già assunti che hanno mantenuto TFR (azienda manda comunicazione "ad oggi hai il tfr fermo, se non rispondi X a questa comunicazione, te lo spostiamo al fondo pensione")
Per le aziende medie e grandi, il TFR è già presso Inps. Quindi cambierebbe poco da quel punto di vista.Beh, a poterlo spostare lordo sarebbe una bella opportunità per gli stipendi più alti.
Per il favore alle aziende... mah, considera che sarebbe una grossa perdita di liquidità. E alla fine il ricorso al credito non sarebbe a tassi tanto più bassi.
Curiosità: ma con la Rita un dipendente pubblico può raccogliere il tfr senza aspettare i tempi del pubblico?L'anno zero credo inoltre sarà in caso sponsorizzato soprattutto per i dipendenti pubblici, a cui oggi effettivamente conviene poco aderire alla previdenza integrativa (non hanno un vero e proprio fondo pensione, ma un meccanismo per cui i soldi comunque finiscono in Inps).
La RITA è pagata dal fondo pensione, il TFR dallo stato. Nel caso puoi chiedere un anticipo de TFR, non so come funziona nel pubblico.Curiosità: ma con la Rita un dipendente pubblico può raccogliere il tfr senza aspettare i tempi del pubblico?
Scusa, mi sono espresso molto male.La RITA è pagata dal fondo pensione, il TFR dallo stato. Nel caso puoi chiedere un anticipo de TFR, non so come funziona nel pubblico.
Certo, come confermato anche da @manderScusa, mi sono espresso molto male.
Intendevo chiedere: nel pubblico l'erogazione del tfr può essere molto lenta (fino a 3 anni). Se uno dirottare tutto il tfr su Perseo Sirio e decidesse di recuperare tutto sotto forma di RITA ritirandosi per esempio un anno prima dal lavoro, potrebbe avere il TFR in meno tempo dal fondo pensione invece di aspettare l'INPS. È giusto?